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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

lunedì 30 aprile 2012

A Christmas carol - Robert Zemeckis

A Christmas carol non è certo il primo adattamento cinematografico della novella Il canto di Natale di Charles Dickens, e di mio ricordo sempre volentieri il fantasioso S.O.S. fantasmi, con Bill Murray.

Anche in questo caso siamo di fronte a un adattamento piuttosto originale, anche se non nella sostanza, bensì semplicemente nella forma.
Dietro la macchina da presa infatti vi è Robert Zemeckis, che dopo aver mietuto un certo numero di successi con la recitazione classica (Ritorno al futuro, Chi ha incastrato Roger Rabbit, Forrest Gump, Contact), negli ultimi anni si è dato all’animazione (La leggenda di Beowulf, Polar express), benché un’animazione mista, basata sulle performance di attori in carne ed ossa: A Christmas carol per l'appunto è stato realizzato utilizzando la stessa tecnica mista dei due precedenti film.

Ma cominciamo dalle basi, con la trama de Il canto di Natale… per chi non la conoscesse ancora: Ebenezer Scrooge è un vecchio avaro, talmente avaro da essere sinonimo di avarizia e di grettezza per tutta la città, parenti compresi. Una sera, di ritorno nella sua fredda casa, Ebenezer riceve una visita molto particolare: quella dello spirito de Jacob Marley, il suo ex socio morto da ormai sette anni, che lo avvisa che la sua esistenza ha preso una brutta piega, e che se vuole evitare di trovarsi incatenato come lui dovrà cambiare stile di vita.

Per convincerlo di ciò, altri tre spiriti sarebbero passati a trovarlo prossimamente: lo spirito del Natale passato, lo spirito del Natale presente e lo spirito del Natale futuro. Detto, fatto, e ben presto Ebenezer conoscerà i simpatici spiritelli, che lo trascineranno in un viaggio nel tempo a metà strada tra tristezza, paura e speranza.

Dopo quest’esperienza la vita di Ebenezer cambierà radicalmente. La prima cosa notevole del film è per l’appunto la sopra citata tecnica mista, assai più realistica delle animazioni normali (in fin dei conti proviene da recitazioni e attori veri!), per quanto spesso meno fluida e più scattosa.

La seconda cosa da sottolineare è la solita poliedricità del protagonista centrale, Jim Carrey (Ace Ventura, Man on the moon, Yes man, The Truman show), che interpreta sia Ebenezer Scrooge che i tre spiriti del Natale.

Altri interpreti da ricordare sono Gary Oldman (Dracula, Interstate 60, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban), Bob Hoskins (Chi ha incastrato Roger Rabbit, Sirene), Robin Wright Penn (La storia fantastica, La leggenda di Beowulf), Cary Elwes (La storia fantastica, Saw - L’enigmista).

A Christmas carol ha ottenuto un grande successo al cinema, incassando moltissimo in tutto il mondo, Italia compresa, e arrivando alla cospicua cifra di circa 330 milioni di dollari (essendone costato poco meno di 200). Personalmente, pur non essendomi dispiaciuto, A Christmas carol di Robert Zemeckis non mi ha entusiasmato.
Questione di gusti, comunque: certamente non si può dire che non si tratta di un prodotto ben realizzato…

Fosco Del Nero



Titolo: A Christmas carol (A Christmas carol).
Genere: animazione, fantastico.
Regista: Robert Zemeckis.
Attori: Jim Carrey, Gary Oldman, Robin Wright Penn, Colin Firth, Cary Elwes, Bob Hoskins, Daryl Sabara, Fay Masterson,Raymond Ochoa, Sammi Hanratty, Sonje Fortag.
Anno: 2009.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 24 aprile 2012

Tutte le manie di Bob - Frank Oz

Bill Murray è sempre stato uno dei miei attori preferiti, e anzi mi rammarico che al di là di alcuni grandi successi e grandi capolavori (Ghostbusters, Ricomincio da capo, Sos fantasmi) abbia lavorato poco.

Tra gli altri suoi film da protagonista ho visto Ghostbusters 2, Tootsie, Polpette, Osmosis Jones e Lost in translation, mentre nell’ultimo decennio egli è apparso più che altri in picoli ruoli, spesso associati a film d'autore o comunque a produzioni particolari, come: I Tenenbaum, Benvenuti a Zombieland, Ember - Il mistero della città di luce, o anche il più vecchio La piccola bottega degli orrori.

A questi titoli si affianca oggi Tutte le manie di Bob, film diretto da Frank Oz (Dark crystal, La piccola bottega degli orrori, Funeral party, In & out) nel 1991, ossia negli anni d’oro di Bill Murray.

Il film è tratto da un racconto, e rappresenta il tormentato rapporto tra Bob Wiley e il suo nuovo analista, il dottor Leo Marvin, colpevole di averlo assecondato più dei suoi numerosi colleghi che lo hanno preceduto nell’ingrato incarico di lavorare con un nevrotico fobico di tale portata.

Bob arriva persino a tallonare il suo analista in vacanza con la famiglia, molestandolo prima per telefono e poi di persona una volta scoperto il luogo. Curiosamente, Bob pare essere piuttosto simpatico alla moglie e ai figli del dottor Marvin, il quale ci metterà ben poco ad iniziare a odiarlo, pur dovendo fare buon viso a cattivo gioco…

Tutte le manie di Bob ha avuto un buon successo, ed è valso a Bill Murray, autore di numerose improvvisazioni (come suo solito, tanto che la sceneggiatura del film è stata scritta a posteriori per tenerne conto!), anche se poi non è rimasto nella memoria come un gran film.

E in effetti non lo è, devo dire con tutta onestà nonostante la mia grande simpatia per Bill Murray: spesso fa sorridere, ogni tanto fa ridere, ma è ben lontano dai livelli umoristici o anche metaforici di Ricomincio da capo o Ghostbusters, rimanendo più che altro una serie di gag visive e verbali.
In più, non si distingue nemmeno per virtuosismi estetici o sonori.

Siamo dunque appena al di sotto della soglia di sufficienza, col film che è consigliato solo ai grandi fan di Murray.

Fosco Del Nero



Titolo: Tutte le manie di Bob (What about Bob?).
Genere: commedia, comico.
Regista: Frank Oz.
Attori: Bill Murray, Julie Hagerty, Richard Dreyfuss, Charlie Korsmo, Kathryn Erbe, Tom Aldredge, Susan Willis.
Anno: 1991.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 16 aprile 2012

Ultimatum alla Terra - Scott Derrickson

Ultimatum alla Terra è una di quelle produzioni americane in grande stile, sorta di colossal di fantascienza sul genere di Independence Day.

La trama in effetti, perlomeno nei suoi esordi, è molto simile: un bel giorno nelle maggiori città della Terra si palesano delle misteriose sfere di origine aliena, la più grande delle quali si piazza a New York, in Central Park. Da essa esce fuori un essere, evidentemente alieno, che comincerà a relazionarsi con le autorità americane.

Oggetto della discussione: l’eliminazione della razza umana per salvaguardare il pianeta.

La trama di Ultimatum alla Terra dunque non è nulla di che, con la solita invasione aliena, anche se stavolta il tutto verte più su dimensioni psicologiche che non tecnologico-spettacolaristiche, pur se gli autori hanno pensato bene da un lato di inventarsi un inverosimile automa alieno praticamente onnipotente e dall’altro lato di far interpretare gli alti comandi militari a personaggi ottusi e stupidi (pessima combinazione).

Alti comandi militari statunitensi, occorre dire, dal momento che il tutto è visto da un’ottica “usacentrica”: gli alieni si rivolgono ai leader statunitensi per decidere se eliminare tutta la razza umana, e d’altro canto agli americani non passa neanche per l’anticamera del cervello di coinvolgere i diplomatici del resto del mondo.

Criticabile anche il finale-morale di fondo del film, in cui (svelo come finisce, cosa che peraltro è chiara fin dall’inizio, per cui nessuna sorpresa) l’alieno Klaatu, dopo esser sceso sulla Terra per comunicare la decisione della Confederazione Galattica di annientare la razza umana per salvaguardare il pianeta, a causa della nostra tendenza ad inquinare, far la guerra, distruggere, etc, cambia idea sulla base del semplicissimo ragionamento di un vecchietto (che lo mette nel sacco manco fosse Socrate) e di una scenetta familiare strappalacrime.

Insomma, Ultimatum alla Terra è un po’ un’americanata, per utilizzare una definizione sintetica, che peraltro non può vantare nemmeno degli effetti speciali convincentissimi (come accade di solito con film non troppo originali che la buttano sulla tecnologia visiva), e che peraltro mostra alcuni difetti evidenti di sceneggiatura (l’alieno è lasciato da solo in una grande stanza con un semplice e indifeso tecnico; la notizia era segretissima eppure subito è pieno di giornalisti e gente; l’anziano che gioca a fare Socrate con l’evolutissimo alieno lo mette nel sacco con un ragionamento semplicissimo... che peraltrosi presuppone che la Federazione Galattica abbia preso in considerazione prima di decidere l’annientamento della razza umana!).

Va detto, però, che il film possiede anche una buona suspence e un buon senso del ritmo, nonché una certa cura generale.
La presenza di due attori di prima fascia come Jennifer Connelly (Labyrinth, A beautiful mind, Requiem for a dream) e Keanu Reeves (MatrixConstantineDracula), inoltre, lo nobilita un poco.

Non troppo, però, e tra storia banale, scelte narrative dubbie e morale di fondo pacchiana, certamente Ultimatum alla Terra non può essere indicato come un grande film.

Fosco Del Nero



Titolo: Ultimatum alla Terra (Majo no takkyubin).
Genere: fantascienza, drammatico.
Regista: Scott Derrickson.
Attori: Jennifer Connelly, Keanu Reeves, Jaden Smith, Kathy Bates, John Cleese, Jon Hamm, Brandon Jackson, Roger R. Cross, James Hong, Aaron Douglas, Lorena Gale.
Anno: 2008.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 10 aprile 2012

Kiki - Consegne a domicilio - Hayao Miyazaki

Kiki - Consegne a domicilio è l’ottavo film di Hayao Miyazaki che recensisco, dopo Nausicaa della valle del vento, La città incantata, Lupin III - Il castello di Cagliostro, Il castello errante di Howl, Porco Rosso e Ponyo sulla scogliera e Laputa - Castello nel cielo
A cui poi vanno aggiunti I sospiri del mio cuore, Pom Poko e il recente Arrietty, da Miyazaki sceneggiati ma non diretti.

Pur trattandosi in tutti i casi di film notevoli, quando non di capolavori, confesso che ho un debole particolare per Kiki - Consegne a domicilio.
Adoro difatti ogni fotogramma, i magnifici colori, la delicatezza dei personaggi, le ambientazioni (sia la campagna che la città in cui viene a trovarsi la piccola Kiki), il gatto Jiji… insomma, tutto.

Adoro anche la storia al contempo leggera ma importante, che se da un lato può essere vista semplicemente come il periodo di noviziato delle giovani streghe, sorta di stage formativo, da un altro alto può (e dovrebbe) essere letta come una storia di formazione personale. Dietro la vicenda del viaggio della tredicenne, difatti, vi è una metafora della crescita, con tanto di responsabilità, di decisioni, di denaro, di compagnie umane, di perdita di senso dell’infanzia (non a caso probabilmente è stata scelta l’età adolescenziale del primo mestruo, anche tale accostamento al film può sembrare strano).

Ma andiamo subito a vedere la trama del film: Kiki è una giovane streghetta in un mondo che accetta tranquillamente la figura delle streghe, anche se sempre più rara. Come da tradizione, una volta raggiunti i tredici anni la ragazzina deve andar via di casa per un anno intero, scegliendo come destinazione una città in cui non vi sia già una strega e vivendo del suo lavoro…
… improvvisandolo, spesso, se nella giovane ancora non si è dispiegato un talento particolare (come gli unguenti di guarigione, gli incantesimi d’amore o la preveggenza).
Kiki, non sapendo fare nulla di particolare, sceglie di sfruttare la sua capacità di volare (ovviamente con la scopa!) per fare consegne a domicilio, attività che le procura da subito clienti, simpatie… ma anche quale problemuccio.

In questo periodo di noviziato Kiki conoscerà diverse persone: l'energica signora Osono, il socievole adolescente Tombo, l'elegante madame Ro-fujin, la vivace pittrice Barsa, etc, ma soprattutto dovrà superare la prima grande crisi della sua vita, che arriverà persino a influire sui suoi poteri... 
... compresa la capacità di capire il suo irresistibile gatto Jiji. Questo elemento segna, a mio avviso, il punto di passaggio dall'infanzia e dalla sua innocenza a un'età più matura: la ragazza, che fino a quel momento aveva tranquillamente dialogato col gatto, d'improvviso non lo comprende più, sentendo il più canonico miagolio: l'infanzia è finita, e infatti l'evento accade proprio dopo che la ragazzina si è avvicinata a un mondo più maturo, relazioni interpersonali e lavorative comprese... il momento per certi versi è triste, ma è anche necessario nel percorso di crescita.

Ne approfitto per proporre giusto due frasi tratte dal film.

"Non attaccarti tanto all'esteriorità... a essere prezioso è l'animo."

"Il sangue della strega, il sangue del pittore, il sangue del fornaio... sono come dei poteri datici da Dio o chi per lui. Grazie ai quali si può anche soffrire, però."

Poco altro da dire su Kiki - Consegne a domicilio, se non che confermare che visivamente è spettacolare (l’ambientazione cittadina è stata modellata sulle coloratissime città svedesi), che emotivamente è caloroso come tutti i film di Hayao Miyazaki e che è un inno alla fantasia e alle possibilità della vita.

Fosco Del Nero



Titolo: Kiki consegne a domicilio (Majo no takkyubin).
Genere: anime, commedia, fantastico.
Regista: Hayao Miyazaki.
Anno: 1989.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 2 aprile 2012

Big fish - Tim Burton

Tim Burton da molti anni è uno dei miei registi preferiti, e non a caso su Cinema e film sono già passati svariati suoi film: Il mistero di Sleepy Hollow, Alice in wonderland, Beetlejuice (cui si sono aggiunti poi Ed Wood, Dark shadows, Frankenweenie, Big eyes).

I migliori, tuttavia, mancavano: mi riferisco ai film d’animazione Nightmare before Christmas (da lui tuttavia non diretto, ma solo sceneggiato e prodotto) La sposa cadavere e al film recitato Big fish.

In attesa dei primi due, oggi arriva la recensione di quest’ultimo, uno dei film fiabesco-avventurosi più brillanti e convincenti che abbia mai visto, probabilmente il film della maturità di Tim Burton, che con questo film ha fatto letteralmente incetta di nomination nei vari premi (Oscar, Golden Globe, Donatello, Bafta, Grammy, Saturn Award, Critics' Choice Movie Awards, etc).

Ecco in breve la trama di Big fish, per quelli che non lo avessero ancora visto e che dovranno irrimediabilmente vederlo entro breve se vogliono dimostrare di avere un minimo di senso estetico (si fa per dire ovviamente): Edward Bloom, vecchio commesso viaggiatore sul punto di morte, per tutta la vita è stato un grande affabulatore, tanto che la sua caratteristica principale è proprio quella di raccontare storie. Storie rigorosamente inverosimili, con protagonisti giganti, streghe, sorelle siamesi, poeti gangster, uomini-lupo, etc.
Una personalità talmente brillante e egotica da mettere in ombra e a disagio il figlo Will, che difatti non rivolge la parola al padre da tre anni, e che gli si riavvicina solo per la grave malattia che ormai lo tiene fisso a letto.
Gli ultimi giorni in compagnia del padre saranno per lui l’occasione per ricucire il rapporto col genitore, capendo finalmente che persona vi è dietro la maschera dei racconti.

Big fish è un film in qualche modo difficile da commentare, perché in esso tutto è bellezza e ispirazione.
Scenografia e fotografia sono da applausi (la cittadina di Spectre, il passaggio nel bosco, la vita nel circo, l’incontro con l’amata Sandra, i viaggi in tutto il mondo, etc).

Le interpretazioni sono memorabili, e non si sa se citare per primi i due Edward, quello giovane, Ewan McGregor (Moulin Rouge, Trainspotting, Star wars, L'uomo che fissa le capre, The island, Sogni e delitti), e quello vecchio, Albert Finney (Erin Brockovich), le bellissime e ispiratissime Marion Cotillard (Amami se hai il coraggio, Inception, Nine, Il pianeta verde, Midnight in Paris) ed Helena Bonham Carter (Fight Club, La dea dell'amoreMerlino, i vari Harry Potter), Jessica Lange (Cape Fear - Il promontorio della paura), il controllato ma efficacissimo Billy Crudup (Tutto dicono I love you, Watchmen, Innocenza infrantaSirene, Mangia, prega, ama), o ancora le comparse d’eccezione Danny De Vito (Anything else, Man on the moon, I soldi degli altri, The big kahuna) e Steve Buscemi (Le ieneIl grande Lebowski, Fargo).

La trama è ricchissima e sempre coinvolgente, nel suo continuo alternarsi tra presente e flashback.
La colonna sonora è all’altezza e svolge bene il suo lavoro, e che dire dei dialoghi, brillanti e convincenti? Così come di costumi, scenografia e colonna sonora? Il film non ha un solo punto debole.

In conclusione, e in due parole Big fish di Tim Burton è un film da non perdere, soprattutto per gli amanti del genere fantastico-surreale... ma anche per chi vuole trovare ispirazione nella vita e nei suoi infiniti percorsi, con il suo parlare di libertà e di possibilità.

Chiudo con alcune frasi interessanti tratte dal film.

"Il pesce più grosso del fiume diventa tale non facendosi mai catturare."

"La via più lunga è più facile... ma è più lunga."

"Nessuno può evitare di giungere alla fine della sua vita."

"Non sono pronto per fermarmi in nessun posto."

"Quasi tutte le creature che consideriamo malvagie o cattive sono semplicemente sole."

"Il destino ha un suo modo crudele di chiudere i cerchio sull'uomo e di coglierlo di sorpresa."

"Come era sempre accaduto, il mio amore fu la mia salvezza."

"L'uomo vede le cose in modo diverso in momenti diversi della sua vita."

"Diventi ciò che sei sempre stato."

"A furia di raccontare le sue storie, un uomo diventa quelle storie."

Fosco Del Nero



Titolo: Big fish (Big fish).
Genere: fantastico, surreale, commedia, sentimentale.
Regista: Tim Burton.
Attori: Ewan McGregor, Albert Finney, Billy Crudup, Jessica Lange, Marion Cotillard, Helena Bonham Carter, Danny De Vito, Alison Lohman, Steve Buscemi, Miley Cyrus.
Anno: 2003.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.

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