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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

martedì 12 marzo 2024

The haunting - Mike Flanagan

Da ragazzo avevo appezzato molto il film horror Haunting – Presenze, tanto che dopo averlo visto mi ero letto anche il romanzo che lo aveva ispirato, ossia L'incubo di Hill House (intitolato anche La casa degli invasati) di Shirley Jackson.

Avendo saputo che di recente era stata prodotta una serie dedicatagli, intitolata The haunting, ho deciso di guardarla, pur avendo visto che solo una stagione era dedicata a Hill House, mentre l’altra era dedicata invece a Bly Manor, un’altra antica dimora misteriosa e pericolosa.

Anzi, ho fatto l’errore di guardare per prima la seconda stagione, quella su Bly Manor: errore veniale, comunque, visto che le due stagioni sono completamente indipendenti, se si eccettua la curiosa scelta di riciclare molti degli attori, utilizzati nelle due serie per diversi personaggi.

Dico subito una cosa: si vede che The haunting è prodotta da Netflix per via della (solita) propaganda mondialista che vi è stata messa dentro, a cominciare dalle relazioni omosessuali-lesbiche inserite in entrambe le stagioni, che non solo non c’entravano niente con le due trame (e in particolare con la trama di L'incubo di Hill House, letteralmente stravolta rispetto alla storia e ai personaggi originali), ma che rendono tutto quanto tra l’imbarazzante e il ridicolo. Già solo questo elemento rischia di mandare a monte l'opera… purtroppo, quando si è costretti a mettere certi elementi perché costretti dal “padrone”, l’intero progetto perde di valore, com’è sempre quando di mezzo ci sono propaganda e manipolazione.

Detto questo, e facendo finta di nulla relativamente a tale fattore, la seconda stagione, ossia Bly Manor, si rivela molto ben fatta e interessante, sia nell’atmosfera sia nella sceneggiatura. Alcuni personaggi sono ben caratterizzati, anche se non tutto convince.

Riguardo alla prima stagione, invece, ossia Hill House, le cose sono peggiori: si inizia subito con la scena omosessuale e poi si va avanti, tuttavia incespicando spesso, tra personaggi, dialoghi,  sceneggiatura e i numerosi effetti sonori/visivi spaventanti, tipici dei prodotti orrorifici di basso livello. Peraltro, essendovi un discreto numero di personaggi, ritratti sia da giovani che da adulti, ed essendovi molti cambi di scena e salti tra passato e presente, sulle prime si fa fatica a seguire la narrazione.

In effetti, forse se avessi iniziato dalla prima stagione-storia non sarei arrivato alla seconda… nonostante anche la serie dedicata a Hill House possa vantare scene o episodi di valore, come quello dedicato alla “Donna dal collo storto”.
Essendo partito dalla seconda stagione, invece, ho poi guardato (e concluso) la prima, per poi recensire il tutto.

Preciso peraltro che l’ideatore del prodotto è Mike Flanagan, creatore del gioiello Midnight mass, una breve serie indipendente… nella quale non ha dovuto mettere per forza la solita (e imbarazzante) propaganda globalista. Ma magari è solo un caso. In compenso, ci ha messo antichi angeli veterotestamentari e vampirismo: un elemento comunque interessante.

Concludendo, The haunting è un'opera interessante, a cominciare dalla concezione delle due stagioni parallele, da un lato sorelle ma dall'altro lato indipendenti: ci sono elementi filmici di valore e il tutto è ben confezionato. Peccato per gli elementi forzati che stonano col tutto e ne abbassano livello e valore.

Fosco Del Nero



Titolo: The haunting (The haunting).
Genere: serie tv, horror.
Ideatore: Mike Flanagan.
Attori: Victoria Pedretti, Tahirah Sharif, Alex Essoe, Oliver Jackson-Cohen, Martin McCreadie, Jim Piddock, Kate Siegel, Henry Thomas, Rahul Kohli, T'Nia Miller, Michiel Huisman, Carla Gugino, Timothy Hutton, Elizabeth Reaser, Amelia Eve, Tahirah Sharif, Amelie Bea Smith, Benjamin Evan Ainsworth.
Anno: 2018-2020.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui



martedì 5 marzo 2024

Ghost in the shell - Rupert Sanders

Ghost in the shell di Rupert Sanders è l’esempio perfetto di ottave di coscienza: il film recitato del 2017 non è infatti che una pallidissima imitazione del film animato del 1995 diretto da Mamoru Oshii, il quale a sua volta era la conversione dell’omonimo manga di Masamune Shirow (1989-1991)... il quale pera la cronaca era uno dei miei mangaka preferiti nell’adolescenza.

Lasciando da parte l’universo di Ghost in the shell, il quale comprende diverse opere derivate, e confrontando il film animato del 1995 e quello recitato del 2017, passiamo da un’opera cyberpunk, che aveva la coscienza come suo tema centrale e che era corredata da una sua bellezza lirica, per esempio nella colonna sonora (tanto in Ghost in the shell quanto in Ghost in the shell 2), a un prodotto il quale non è altro che un film di fantascienza pieno di azione e di effetti speciali.

Temi interiori: niente.
Insegnamenti elicitati a voce: nessuno.

Purtroppo tale “caduta coscienziale” è molto diffusa nei rifacimenti di film od opere del passato… un po’ perché una grande fetta del pubblico attuale domanda prodotti “bassi e facili”, un po’ perché dietro vi è un disegno manipolatorio volto ad abbassare sempre più l’intrattenimento collettivo, e quindi per converso la coscienza collettiva.
Qualcuno storcerà il naso a questa affermazione, ma le cose stanno esattamente in questi termini, che lo si veda o meno.

Ad ogni modo, passiamo alla trama di Ghost in the shell: il Maggiore Mira Killian (le hanno cambiato anche il nome, oltre che il senso) è un cyborg che lavora per la Sicurezza Pubblica Numero 9, un’organizzazione antiterrorismo gestita dal governo, la quale si avvale di numerosi agenti, molti potenziati e molti ancora umani (o vie di mezzo di varia natura).
Improvvisamente, tutti gli scienziati più importanti della Hanka Robotics vengono attaccati, uccisi o hackerati, per ordine di un certo Kuze, un misterioso soggetto che sembra dotato di grandi poteri (e che si rivelerà essere un amico d’infanzia del Maggiore a suo tempo maltrattato dalla polizia).
Mentre indaga su Kuze, il Maggiore scopre dettagli sul suo passato, nonché numerose bugie e inganni.

Detto che con l’opera si è perso del tutto il “ghost”, ossia lo spirito, puntando tutto sul “shell”, ossia il guscio, il corpo, il mondo materiale (con ciò contraddicendo persino il titolo del film, che parla esplicitamente di "coscienza nel corpo", di "spirito nella materia"), va sottolineato che pure la trama è stata peggiorata: è stata introdotta una sottospecie di storia d’amore d’infanzia tra umani-cyborg, alquanto ridicola, nonché ricongiungimenti familiari altrettanti ridicoli, che ovviamente non c’erano nella storia originale.

Anzi, a tal riguardo ne approfitto per affermare senza mezzi termini che dovrebbe essere vietato per legge modificare un'opera che si sta rappresentando: se si vuole mettere in scena un'altra opera, che lo si faccia, ma non utilizzando un determinato titolo.

Al di là dei dettagli, comunque, è proprio l’intera opera che è nata “sbagliata”, ossia orientata verso l’effetto speciale, i combattimenti e il facile melodramma, in luogo dei dilemmi etici ed esistenziali che la caratterizzata in origine.
Me lo aspettavo, peraltro, e per questo ho tardato parecchio a guardarla.

In conclusione, il Ghost in the shell di Rupert Sanders è pessimo a dir poco.

Fosco Del Nero



Titolo: Ghost in the shell.
Genere: fantascienza, azione.
Regista: Rupert Sanders.
Attori: Scarlett Johansson, Juliette Binoche, Michael Pitt, Michael Wincott, Pilou Asbæk, Takeshi Kitano, Chin Han, Chris Obi, Joseph Naufahu, Kaori Momoi, Yutaka Izumihara, Tawanda Manyimo.
Anno: 2017.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui



martedì 27 febbraio 2024

La cosa - John Carpenter

Avevo in animo da ormai un paio di decenni di guardare La cosa di John Carpenter, non tanto perché il classico del 1982 mi ispirasse, quanto perché volevo vedere se nel film c’erano degli elementi interessanti… essendo Carpenter il regista di uno dei film più simbolici e rivelatori di tutti, ossia They live – Essi vivono.

In effetti, a voler sintetizzare al massimo la trama del film, in entrambi i casi c’è una forma di vita aliena che in qualche modo riesce a mimetizzarsi tra gli esseri umani, allo scopo di ingannarli… o di ucciderli, se serve.
I modi e i generi dei due film sono, tuttavia, completamente differenti, tanto che i due film non si somigliano affatto, per genere e per trama.

Andiamo per l’appunto a tratteggiare la trama de La cosa: siamo nel 1982, in Antartide, e nella prima scena seguiamo il volo di un elicottero che segue un cane allo scopo di ucciderlo, usando persino delle bombe. Sulle prime si fa il tifo per il cane, per poi ricredersi poco dopo.
Il cane giunge a una stazione di ricerca statunitense, mentre sull’elicottero ci sono due membri della vicina stazione norvegese: i due norvegesi muoiono… e gli statunitensi seguiranno a breve, visto che il cane si rivela essere il veicolo di contagio di una sorta di creatura aliena capace di mutare forma, fino ad acquisirne una indistinguibile da quella mimata.

Così, il film si rivela essere una sorta di “ne rimarrà uno solo”, sul modello di Alien, che non a caso precede La cosa di un paio d’anni, con l’aggravante per cui non solo c’è in giro un alieno pericoloso, ma egli potrebbe essersi mimetizzato avendo assunto la forma di chiunque tra i membri della stazione di ricerca (l'alieno di Ridley Scott era più letale, ma più onesto, diciamo).

Riguardo alle sue origini, il film è ispirato al racconto La cosa da un altro mondo di John W. Campbell (uno degli scrittori della cosiddetta età dell’oro della fantascienza, nonché longevo direttore di Astounding Science Fiction).
Riguardo al suo successo, dapprima il film ebbe uno scarso esito, sia di critica che di pubblico, salvo poi essere rivalutato col tempo, fino a essere considerato un classico dell’orrore fantascientifico.

Di mio, non nego vari suoi pregi, ma tendo poco allo splatter, oltre che alla violenza in generale, per cui in larga parte il film mi ha annoiato. Gli preferisco nettamente Essi vivono… anche se, cinematograficamente parlando, La cosa gli è superiore.

Tra gli altri film di Carpenter recensiti nel blog, ricordo anche Grosso guaio a ChinatownDark star e Il seme della follia… ognuno a suo modo divenuto un classico, pur in generi assai diversi tra di loro (tra fantascienza, horror, fantasy e commedie), segno che il regista in questione sapeva il fatto suo.

Ad ogni modo, finalmente ho finalmente visto La cosa, per cui ora posso passare oltre.

Fosco Del Nero



Titolo: La cosa (The thing).
Genere: horror, fantascienza.
Regista: John Carpenter.
Attori: Kurt Russell, Keith David, Richard Dysart, Charles Hallahan, David Glennon, David Moffat, Wilford Brimley, Peter Maloney, Joel Polis, Thomas G. Waites. 
Anno: 1982.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.



martedì 20 febbraio 2024

Older gods - David A. Roberts

Da vecchio appassionato dei racconti/romanzi di Howard Phillips Lovecraft, non appena ho letto che il film Older gods aveva un tono spiccatamente lovecraftiano, sono stato colto dalla curiosità di guardarlo… nonostante l’antica attrazione per il genere orrorifico sia oramai sparita.

Ecco la trama di Older gods, il quale comunque non si distingue per una sceneggiatura particolarmente complessa, per utilizzare un eufemismo: Chris ha da poco sopportato un lutto, ossia la morte dell’amico Billy, che secondo l’opinione comune è impazzito dedicandosi a temi alquanto bizzarri.

Chris potrebbe a buon diritto lasciar perdere tutto, anche perché ha una moglie in attesa di un bambino, ma si sente in colpa per non aver consigliato e accudito il suo vecchio amico d’infanzia, col quale aveva un rapporto molto stretto, per cui si reca in Galles, nel luogo dove Billy è morto, per indagare, utilizzando a tale scopo i video registrati da Billy, i filmati della polizia, dei vecchi articoli di giornale e altro ancora.
Finirà che egli stesso sarà preso di mira dal culto che aveva perseguitato Billy e il suo gruppo.

Se la trama è semplice, e nient’affatto originale (la persona che va a vivere in un posto sperduto dalla fama sinistra: la solita carenza di intelligenza dei protagonisti dei film horror), quello su cui il film punta è decisamente l’atmosfera: se è vero che Older gods inizia con la scena di un sacrificio umano in un rituale alquanto macabro, e che ogni tanto propone dei flash di questo tipo, è pure vero che il film punta assai di più sul non visto e sull’angoscia interiore, cosa che, unitamente al concetto di una sorta di deità cui si dedica un gruppo di accoliti, lo può inscrivere a buon diritto nel filone “lovecraftiano”.

Tanto più che non si tratta solamente di sacrifici umani atti a risvegliare una qualche antica deità, ma di qualcosa di più sottile, e per certi versi attraente: l’adesione a un gruppo, la guarigione interiore, la promessa di conoscenza e risveglio.

Il film non si avvale di grandi effetti speciali, essendo una produzione a bassissimo costo, ma è comunque molto efficace nel generare quel che gli serve, tramite disegni, voci fuori campo, ambientazioni misteriose.

Insomma, Older gods si è rivelato un film di seconda fascia, per così dire, ma talmente ben fatto da ambire alla prima, e certamente più fascinoso di molti film del medesimo genere horror. Fatto ancor più meritorio giacché, ho letto online, si trattava del film d’esordio, alla regia, di David A. Roberts.

Fosco Del Nero



Titolo: Older gods.
Genere: horror.
Regista: David A. Roberts.
Attori: Rory Wilson, Lindsay Bennett-Thompson, Ieuan Coombs, Jonathan Keeble, Holly Kehoe, Andrew Sexton, Tim Wellspring.
Anno: 2023.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui



martedì 13 febbraio 2024

Anon - Andrew Niccol

Il genere di Anon non è una sorpresa per chi conosce il regista Andrew Niccol, decisamente orientato verso la fantascienza e le tematiche di genere sociale e/o distopico: Anon è il suo quarto film che vedo, dopo GattacaIn time e The host… tutti e tre film inseribili nei filoni suddetti.

Ecco in grande sintesi la trama di Anon: in un futuro prossimo, l’umanità vive in una sorta di realtà informativa estesa dalla tecnologia, in cui ogni persona che si incontra per strada è già “schedata” per nome, età, professione e altro ancora.
Una tale realtà si presta molto al controllo informativo e assai poco alla libertà e alla privecy individuale…

… nonostante vi siano dei ribelli /trasgressori i quali rifiutano tale stile di vita e cercano di vivere nell’anonimato, da cui il titolo del film.

Sal Frieland (Clive OwenCloser, Sin CityI figli degli uomini, Valerian e la città dei mille pianeti) è un detective che un giorno incontra per strada una donna priva di informazioni, la quale si scopre essere uno degli anonimi, una sorta di rete di terroristi mediatici (almeno, loro li definiscono così, ma chiaramente la visione dei ribelli è assai diversa) i quali da un lato cercano di vivere liberi e non identificati, e dall’altro cercano di causare problemi ai loro nemici.

La donna (Amanda SeyfriedMean girls, Cappuccetto rosso sangueIn time) viene attratta in una trappola, ma ne esce bene, e anzi mette decisamente nei guai il detective Frieland (nome che evidentemente occhieggia alla libertà) il quale aveva funto da esca… assai da vicino, occorre dire.

Anon risulta interessante sia nella tematica sociale, sia nell’ambito tecnologico, dal momento che potrebbe anticipare alcuni fenomeni futuri. 

Cinematograficamente parlando, il film è discreto, pur se non imperdibile: molto ristretto come cast e come scenografia, non è del tutto convincente nei dialoghi e in certe scene, ma tutto sommato regge e si guadagna la pagnotta.

Forse sarebbe da 6 e basta, ma alzo il voto di un mezzo punto per le tematiche interessanti.

Fosco Del Nero



Titolo: Anon (Anon).
Genere: fantascienza, drammatico.
Regista: Andrew Niccol.
Attori: Clive Owen, Amanda Seyfried, Colm Feore, Sonya Walger, Mark O'Brien, Joe Pingue, Iddo Goldberg, Sebastian Pigott, Rachel Roberts (II), Ethan Tavares, Marco Grazzini.
Anno: 2018.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.



mercoledì 7 febbraio 2024

Ladro lui, ladra lei

Son passato dalla trilogia di Poveri ma belli, conclusasi con Poveri milionari, a un altro classico di quel periodo: Ladro lui, ladra lei.
Gli anni, anzi, sono esattamente quelli: si va dal 1957 di Poveri ma belli al 1959 di Poveri milionari, passando per Ladro lui, ladra lei, datato 1958.

Gli ultimi due film citati hanno un’altra cosa in comune: l’attrice Sylva Koscina, allora sorta di sex symbol nazionale.
Quanto al regista Luigi Zampa, di lui finora ho recensito solamente un film, un altro classico con Alberto Sordi: Il vigile.

Ma veniamo alla trama di Ladro lui, ladra lei, il quale alla fine non è altro che una commedia semplice, con qualche venatura sentimentale ma più tendente al film comico: Cencio è il discendente di una stirpe di ladri, fieramente orgogliosa di esserlo, il quale va avanti tra furti, truffe e soggiorni al carcere di Regina Coeli, in cui è praticamene di casa.
Cesira è la  sua vicina e amica d’infanzia, anch’ella coinvolta in truffe di vario tipo… ma desiderosa di cambiare vita e di sistemarsi al meglio. Con tale intento va a lavorare come commessa, trovando però solamente dei datori di lavoro interessanti ad approfittarsi di lei, essendo una ragazza molto avvenente.
Anche il commerciante di stoffe Raimondi, che sulle prime gli era parso una brava persona, si allarga un po’ troppo, cosa che conduce al licenziamento e a una serie di eventi truffaldini di vario tipo.

Diciamo due cose: Ladro lui, ladra lei è un bel film, semplice ma gradevole e divertente. Sordi, talentuoso sin da giovane, regge la baracca quasi da solo, pur se aiutato da diversi comprimari.

La seconda cosa da dire è che il film non fa un bel quadro dell’Italia di allora, madre di quella di adesso (il frutto non cade lontano dall’albero): nelle periferie è pieno di gente che cerca di rubare e truffare; in centro è pieno di commercianti borghesi che non pagano le tasse e che si approfittano delle loro dipendenti; le dipendenti stesse cercano di sfruttare al meglio la loro situazione.

Inoltre, il presentare come il più simpatico il ladro inveterato, o comunque il disonesto che abusa del suo potere sugli altri (evento molto frequente nella carriera di Sordi, dal vigile al medico), è (probabilmente stato) a dir poco diseducativo.

Purtroppo i più trascurano il potere delle forme di intrattenimento, col risultato che oggi siamo arrivati alla propaganda di Netflix e in generale dei canali televisivi.

Ad ogni modo, Ladro lui, ladra lei è un film di valore, piacevole da vedere e interessante come testimonianza storica (vengono citati anche gli stipendi di alcune figure del periodo). Inoltre, è del tutto privo di volgarità, nell’eloquio e nelle scene, il che non è poco a paragone di quel che viene prodotto oggigiorno.

Fosco Del Nero



Titolo: Ladro lui, ladra lei.
Genere: commedia.
Regista: Luigi Zampa. 
Attori: Alberto Sordi, Sylva Koscina, Ettore Manni, Mario Riva, Anita Durante, Nando Bruno, Vinicio Sofia, Memmo Carotenuto, Carlo Delle Piane, Fausto Guerzoni, Mino Doro, Ada Colangeli, Antonio Acqua, Marisa Merlini, Mario Carotenuto.
Anno: 1958.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui



martedì 23 gennaio 2024

Poveri milionari - Dino Risi

Visto Poveri ma belli e il seguito Belle ma povere, era giunto il momento, con qualche decennio di ritardo, del terzo film della saga, ossia Poveri milionari.

In cabina di regia c’è sempre Dino Risi, mentre l’anno di produzione si sposta dal 1957 dei primi due film al 1959: una distanza comunque breve, testimonianza del buon successo riscosso all’epoca dai film in questione.

I protagonisti sono sempre quelli, con un’eccezione: abbiamo le due coppie maschili e femminili, Romolo e Salvatore da un lato, Anna Maria e Marisa dall’altro lato… ma non c’è più Giovanna-Marisa Allasio, di fatto sostituita di fatto da Alice-Silvia Koscina

Nel cambio, devo dire che ci si perde abbastanza, sia come presenza scenica, sia come funzionalità della storia.

Ma ecco la trama di Poveri milionari, film, come i suoi predecessori, sui temi sentimenti-gioventù-denaro: le due coppie si sono finalmente sposate, per quanto il viaggio di nozze a Firenze cominci in modo disastroso per via di disguidi con i treni.
Romolo ha un lavoro e ha appena preso una casa, mentre Salvatore è in difficoltà e perciò viene momentaneamente ospitato dall’amico nella casa nuova… una casa alquanto incompleta per problemi di ristrutturazione.

Le cose cambiano all’improvviso quando Salvatore, dopo una botta in testa, perde la memoria e viene accolto e accudito da Alice, giovane e ricca imprenditrice, che di fatto ne fa il suo fidanzato nonché il Direttore Generale dei grandi magazzini di cui è proprietaria… che non sono altro che il posto dove lavora Romolo.

Romolo è disperato per le 300.000 lire che Salvatore gli doveva rendere, e che ora dispera di rivedere, mentre Marisa è disperata perché teme di aver perso il suo marito-innamorato.

Va così avanti, per un po’, questa sorta di commedia degli equivoci dal tono molto leggero e disimpegnato, com’erano peraltro anche i due precedenti film.
Se Poveri milionari ha il merito di aver introdotto degli elementi nuovi, laddove Belle ma povere risultava quasi una replica di Poveri ma belli, è pur vero che rimane distante dal primo film, il quale resta nettamente il più bello ed efficace del trittico.

Fosco Del Nero



Titolo: Poveri milionari.
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Dino Risi.
Attori: Maurizio Arena, Renato Salvatori, Memmo Carotenuto, Sylva Koscina, Lorella De Luca, Alessandra Panaro, Fred Buscaglione, Gildo Bocci, Roberto Rey, Marco Tulli, Ughetto Bertucci, Mimmo Poli, José Jaspe, Mimo Billi
Anno: 1959.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui



martedì 16 gennaio 2024

Belle ma povere - Dino Risi

Belle ma povere è il seguito di Poveri ma belli, entrambi diretti da Dino Risi: se mi ricordavo perfettamente il primo film, personaggi, trama e persino molti dei dialoghi, non mi ricordavo niente del secondo, segno che probabilmente non lo avevo mai visto.

Girati nello stesso anno, il 1957, sono il secondo la diretta prosecuzione del primo, con la trilogia che è chiusa da Poveri milionari, il quale ugualmente non credo di aver mai visto e che dunque costituirà una prima visione… a distanza di appena sessantaquattro anni.

Ecco la trama di Belle ma povere: Romolo (Maurizio Arena) e Salvatore (Renato Salvatori) si sono fidanzati con Annamaria (Alessandra Panaro) e Marisa (Lorella De Luca), ossia le rispettive sorelle, e ora sono alle prese con la questione del futuro. Entrambi sono chiamati, un po’ dalla vita e un po’ dalle ragazze, a mettere la testa a posto, a smettere di bighellonare e farsi una buona posizione trovandosi un buon lavoro.
In questo, Romolo sembra esser messo meglio dell’amico, il quale tuttavia si fa preferire in quanto a carattere e a limpidezza.

A complicare le cose, oltre che le rispettive famiglie, anche la rediviva Giovanna (Marisa Allasio), sempre bellissima ma ora alle prese con un nuovo fidanzato, Franco (Riccardo Garrone), il benestante proprietario di una gioielleria.

Belle ma povere è caruccio, ma staziona diverse spanne sotto il suo predecessore: rispetto a Poveri ma belli, il suo successore perde in qualità, pur rimanendo vivace e movimentato. 
Se il primo film era memorabile, e non a caso inserito nelle classifiche dei migliori film italiani di tutti i tempi, il secondo non propone niente di nuovo rispetto al precedente film… se non variazioni su temi già affrontati, ma con un livello qualitativo inferiore.

I personaggi del film rimangono comunque simpatici, pur ognuno con i suoi evidenti difetti… ma, d’altronde, ci si era affezionati a loro già da Poveri ma belli.

Visto Belle ma povere, è ora il momento di chiudere il cerchio vedendo anche Poveri milionari… pur se non mi aspetto altro che altre variazioni sul tema.

Fosco Del Nero



Titolo: Belle ma povere.
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Dino Risi.
Attori: Maurizio Arena, Renato Salvatori, Marisa Allasio, Riccardo Garrone, Lorella De Luca, Sandra Panaro, Memmo Carotenuto, Gildo Bocci, Nino Vingelli, Ughetto Bertucci, Alessandra Panaro, Giorgio Gandos, Roy Ciccolini, Giancarlo Zarfati.
Anno: 1957.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.



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