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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

martedì 7 agosto 2018

Non lasciarmi - Mark Romanek

Quest’oggi recensisco un film non facile da recensire e che, a seconda di ciò su cui si pone l’accento, potrebbe meritare valutazioni assai differenti: parlo di Non lasciarmi, film del 2010 conversione cinematografica dell’omonimo romanzo di Kazuo Ishiguro e ambientato in un recente passato e presente alternativo distopico.

Ucronico e distopico, dunque, con i due termini che rispettivamente indicano che si sta sceneggiando una storia diversa da quella effettivamente avuta nella realtà (ad esempio, come se la Germania avesse vinto la Seconda Guerra Mondiale, o come se l’Empoli avesse vinto tredici scudetti di fila) e che si sta sceneggiando una società di tipo dispotico-totalitario, in cui i diritti umani sono sospesi o fortemente limitati.

Il film è raccontato sotto forma di flashback, con la scena iniziale la quale, con i ricordi che man mano vanno avanti nel corso del tempo, diviene anche la finale. Inoltre è suddiviso in tre blocchi, secondo le età dei suoi protagonisti: bambini, ragazzi appena maggiorenni, adulti di circa 28 anni.

Peraltro, è impossibile valutare il film senza accennare almeno in parte alla trama, per cui nella recensione vi sarà qualche accenno ad essa, pur cercando di non svelare tutto quanto.

La storia segue il personaggio di Kathy (Isobel Meikle-Small), che dapprincipio, nell’Inghilterra degli anni "70, è una bambina che frequenta il Collegio di Hailsham, una scuola immersa nella campagna inglese che pare un modello di efficienza, sorta di situazione idilliaca per tutti i suoi allievi.
Tra di essi, vi sono Ruth (Ella Purnell) e Tommy (Charlie Rowe): la  prima è la migliore amica di Kathy, e il secondo è un ragazzino un po’ strano, spesso preso in giro dagli altri, che tuttavia la prima prende in simpatia e con cui la seconda poi si fidanza.
L’idillio però diviene incubo, almeno negli occhi dello spettatore, quando si scopre che tutti quei bambini sono dei cloni umani nati in laboratorio e fatti crescere con l’obiettivo di divenire donatori di organi all’abbisogna, normalmente dai 20 anni in su, quando servirà. Essi dunque sono destinati a morire giovani: dopo una, due o tre donazioni, dipende dal singolo caso…

In seguito essi, a diciotto anni, vengono trasferiti in un cottage, sempre nelle campagne inglesi, dove vivono senza far niente, mantenuti dallo Stato, proprio come animali da allevamento.
Kathy (Carey Mulligan), Ruth (Keira Knightley) e Tommy (Andrew Garfield) sono ancora assieme, e Ruth e Tommy sono ancora una coppia, con la cosa che in qualche modo irriterà la pur comunque serafica Kathy, che chiederà di divenire assistente (ossia assisterà i donatori che stanno per essere sottoposti a donazione obbligatoria), e man mano si allontanerà e perderà di vista i suoi amici d’infanzia.

La terza parte del film segue Kathy da grande, mentre svolge il suo lavoro… e inaspettatamente ritrova sia Ruth che Tommy.

Detto della trama, veniamo al commento del film, cominciando dai pro.
Non lasciarmi, a livello di realizzazione tecnica, è un gioiellino, soprattutto nella sua prima parte: la regia è ottima, e ottima è pure la fotografia. Buona la recitazione, e per me Carey Mulligan meglio di Keira Knightley, meno convincente.
Ancora, tutta la storia è pervasa da un’atmosfera dolce e tenera, a dispetto degli argomenti trattati.

Veniamo ora ai contro… che purtroppo sono pesantissimi.
Primo: l’idea di fondo del film, e ancora prima del romanzo, non è affatto originale, sia nella sua componente di “donazione di organi” (il film The island è di un anno prima del romanzo...), sia nella sua componente di “vita a termine” (cito il più vecchio film La fuga di Logan, che ho recensito anni fa).
Secondo: è totalmente inverosimile che i “donatori” non si ribellino al loro destino imposto da una società evidentemente violenta e insensibile o che numerose frange della società in questione non protestino per quell’evidente mancanza di rispetto dei diritti umani. Di base tutti i film, specie quelli con ambientazioni fantastiche, richiedono la cosiddetta sospensione dell’incredulità, ma qua siamo davvero oltre il limite, persino oltre il limite di film di fantascienza come Alien o Avatar.
Terza cosa: davvero assurdo anche che, per interpretare i ruoli di tre diciottenni, ossia i ragazzini appena trasferiti nel cottage, siano utilizzati tre giovani adulti di rispettivamente 25, 25 e 27 anni. Forse si è voluto evitare tre casting diversi per tutte e tre le fasce di età, ma la scelta è davvero opinabile, e questo al di là della bontà degli attori, che ovviamente è un altro discorso. In tal senso, molto meglio il casting degli attori bambini.

Altro elemento che non mi è piaciuto affatto: il fortissimo senso di rassegnazione dei “donatori”. Sono animali da macello, ma fa niente, e in fin dei conti anche le persone normali vivono meno di quanto vorrebbero: questo è il pensiero della protagonista con cui si chiude il film.

Non lasciarmi  è un film tecnicamente davvero bello, dunque, ma interiormente davvero povero e quasi biasimevole, oltre che, come detto, poco originale nella sua sceneggiatura.
La valutazione è una media tra tali fattori.

Fosco Del Nero



Titolo: Non lasciarmi (Never let me go).
Genere: fantascienza, drammatico, distopia.
Regista: Mark Romanek.
Attori:  Carey Mulligan, Andrew Garfield, Keira Knightley, Isobel Meikle-Small, Ella Purnell, Charlie Rowe, Charlotte Rampling, Sally Hawkins.
Anno: 2010.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

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