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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 2 gennaio 2019

Piccolo Buddha - Bernardo Bertolucci

Devo essere onesto: Piccolo Buddha era un film che mancava, sia nel blog tra le recensioni, ma soprattutto all’interno della mia lista di film consigliati di genere esistenziale (Film che aprono la mente... o il cuore).
Peraltro, essendo il film piuttosto famoso, lo conoscevo di nome, e ne avevo anche visto qualche stralcio, ma mai tutto intero, per cui questa è la prima visione, dovuta al suggerimento di un lettore che me lo ha riportato all’attenzione, e devo dire che ne sono rimasto contentissimo.

Peraltro, doppia mancanza, Piccolo Buddha è un film in buona parte italiano: diretto dal nostro Bernardo Bertolucci, è una coproduzione italo-franco-britannica, per quanto ambientata in tutt’altri luoghi, tra Stati Uniti, Bhutan, Nepal e India.

Partiamo con la trama sommaria: un monaco tibetano, Lama Norbu (Ying Ruocheng), il quale vive in un monastero del Bhutan dall’occupazione cinese del Tibet in poi, si reca a Seattle alla ricerca dell’incarnazione del suo vecchio maestro Lama Dorje, identificata in un bambino di una decina d’anni, Jesse (Alex Wiesendanger), i cui genitori, però, Dean (Chris Isaak) e Lisa (Bridget Fonda), son tutt’altro che vicini alle idee della reincarnazione e del buddhismo, pur non negandole aprioristicamente.
Il piccolo Jesse non è l’unico “candidato”, ma ve ne sono altri due: l’ancor più piccolo Raju e la più navigata Gita.
Jesse e il padre intraprenderanno un viaggio a seguito di Lama Norbu e dei suoi colleghi monaci per scoprire chi è la vera reincarnazione di Lama Dorje.

Intanto due premesse: la prima è che Piccolo Buddha è la conversione cinematografica dell’omonimo romanzo di Gordon McGill.
La seconda è che questa per me è una “prima visione”: non solo del film in sé, ma anche di Bridget Fonda e Chris Isaak, mai apparsi finora nel blog, nonché dello stesso Bernardo Bertolucci, di cui andrò a vedermi qualcos’altro.

Non è invece la prima di Keanu Reeves, che è il protagonista della storia parallela, quella del Siddharta che diventa il Buddha vero e proprio, il quale è al contrario uno degli attori che ho più visto in assoluto: Matrix, Matrix reloaded, Matrix revolutionsConstantineA scanner darkly - Un oscuro scrutare, La vita segreta della signora LeeLe riserveThe gift - Il dono, La casa sul lago del tempo47 ronin, Man of tai chi.

Il cuore di Piccolo Buddha non è tuttavia la storia di Jesse, la quale è solo una scusa, e nemmeno la rappresentazione della ricerca e dell’illuminazione di Siddharta, bensì gli insegnamenti buddhisti portati man mano durante il film… e ancora di più, oserei dire, l’atmosfera di fondo, davvero bella: al contempo serena, dolce, amorevole, ampia.

In questo senso, Piccolo Buddha è un grande film, e anzi si ha la sensazione di guardare più film contemporaneamente, e non solo per il doppio binario Jesse-Siddharta, con le due storie che sono egualmente godibili e ben eseguite e che ben rappresentano il contrasto tra la ricerca dei beni materiali, i quali deperiscono fino ad essere scheletri vuoti (non a caso il padre di Jesse sta affrontando una crisi personale, professionale ed economica) e la ricerca della pienezza interiore, che al contrario non deperisce ma è durevole.

Il film entra dunque dritto filato nella lista dei film consigliati per i loro contenuti profondi, e la recensione vien chiusa da una lista di frasi significative contenute nel film.

“C'era una volta, in un villaggio dell'antica India, una capretta e un sacerdote. Il sacerdote voleva sacrificare la capra agli dei, e sollevò la mano per tagliarle la gola. Quando tutto a un tratto la capra si mise a ridere. Il sacerdote si fermò stupefatto e domandò alla capra: "Perché ridi? Non lo sai che sto per tagliarti la gola?"
"Oh, sì", disse la capra, "Dopo 499 volte che sono morta e poi rinata come capra, questa volta rinascerò come essere umano."
Poi la capretta si mise a piangere.
Il sacerdote disse: "Perché piangi adesso?".
E la capra risposte: "Perché, povero sacerdote, 500 vite orsono anche io ero un gran sacerdote e sacrificavo le capre agli dei".
Allora il sacerdote cadde in ginocchio, dicendo: "Perdonami, ti supplico, d'ora in poi sarò guardiano e protettore di tutte le capre del paese". 
Che cosa ci insegna quest'antica favola?
Che nessuna creatura vivente deve mai essere sacrificata.”

“Stavamo ammirando il vuoto di questa stanza.”
“Nessuna stanza è veramente vuota, se la tua mente è piena.”

“Esistono alcuni esseri molto speciali che tornano sulla Terra come guide spirituali.”

“Sono venuto al mondo per raggiungere l'illuminazione e per liberare dalla sofferenza tutte le creature.”

“Gli dei deludono spesso i desideri degli esseri mortali.”

“Non occorre andare altrove quando c’è tanta bellezza intorno a te.”

“La moglie e il figlio erano bellissimi.
Ma essi dormivano, mentre lui era sveglio.
Tutta la corte era in preda a un sonno profondo.
Ma per Siddharta il sonno stava finendo: il suo lungo viaggio verso il risveglio era iniziato.”

“Se impariamo a meditare nel modo giusto, possiamo raggiungere l'illuminazione.”

“Se tendi la corda oltremisura, si spezzerà.
E se la lasci troppo lenta, non suonerà.”

“La strada dell’illuminazione sta nella via di mezzo.
È la linea che sta tra tutti gli opposti estremi.”

“Il quadrato alla base dello stupa è il simbolo della terra.
La cupola è il simbolo dell'acqua.
Al di sopra degli occhi c'è il livello dell'illuminazione, ovvero il fuoco.
L'ombrello in cima è il simbolo dell'aria.”


“Architetto, finalmente ti ho incontrato.
Tu non ricostruirai più la mia casa.”

“Oh, signore del mio ego, tu sei pura illusione.
Tu non esisti.”

“Siddharta aveva vinto la battaglia contro un esercito di demoni con la sola forza dell’amore e della grande compassione che aveva trovato in sé.
E così aveva raggiunto la grande calma che precede il distacco dalle emozioni.
Si era spinto oltre se stesso.
Era andato oltre la gioia e il dolore, al di là di ogni giudizio.”

“Ogni movimento nell’universo è un effetto determinato da una causa.”

“Non vi può essere salvezza se non vi è compassione per tutte le altre creature.”

“Ognuno di noi è collegato agli altri, come lo è il mondo con l’universo.”

“La cosa più importante di tutte è provare compassione per tutti gli esseri, donare sé stessi e soprattutto trasmettere la conoscenza come il Buddha.”

“Come vedi, io non sono un grande esempio del distacco che chiede il Buddha.
Bambini... siamo tutti bambini.”

“Noi moriamo continuamente, ogni secondo.
Questo fa parte della vita.
Ogni volta che respiriamo, moriamo.”

“La forma è vuoto, il vuoto è forma.
Non più occhi, orecchie, naso, lingua, corpo, mente.
Non più colore, suono, olfatto, gusto, tatto, cose esistenti.
Non più te, né morte, né paura.
Non più vecchiaia, né morte, non più fine della vecchiaia e della morte.
Non più sofferenza, non causa di sofferenza o fine della sofferenza.
Non è strada, non è saggezza, e non è vantaggio, non è vantaggio.
Così i bodhisattva vivevano nella perfezione della comprensione senza interferenza della mente. Niente interferenza, quindi niente paura, oltre ogni illusione.
Questo è il nirvana.”

Un ultimo commento, su un dettaglio: la madre di Siddharta, ossia del futuro Buddha, si chiama Maya. Il senso è molto chiaro: si nasce dentro Maya... ma poi bisogna liberarsi dall'illusione e conquistare la libertà.

Fosco Del Nero



Titolo: Piccolo Buddha (Little Buddha).
Genere: esistenziale, commedia.
Regista: Bernardo Bertolucci.
Attori: Bridget Fonda, Keanu Reeves, Ying Roucheng, Chris Isaak, Alex Wiesendanger, Jo Champa.
Anno: 1993.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.


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