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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

martedì 14 gennaio 2020

Covenant - Ridley Scott

Giacché c’ero, dopo essermi visto Prometheus, mi son visto anche Covenant, il suo seguito, ed entrambi prequel di Alien.
In cabina di regia, in tutti e tre i casi, Ridley Scott, un nome top degli anni “80, ma la cui carriera è lentamente declinata; lo stesso riprendere, a distanza di molto tempo, la saga di Alien è probabilmente un tentativo estremo di ravvivare la suddetta carriera.

Tentativo non troppo ben riuscito in linea generale, anche se, come avevo letto online, Covenant si dimostra migliore del suo predecessore Prometheus, molto bello nella scenografia quanto banale nella trama e infantile nella gestione… forse perché pensato proprio per un pubblico adolescenziale (nei gusti se non nelle anagrafe).

Covenant, invece, il quale è ambientato una decina di anni dopo la storia precedente, dimostra di avere una struttura filmica più solida, anche se inciampa, anche lui, nei soliti topos, ormai unti e bisunti: un segnale misterioso che attiva un equipaggio imprudente, un’eroina donna (a proposito, quella precedente non ha fatto una bella fine), un androide traditore (è lui il vero alieno, alla fine), gente che tocca spore e bozzoli alieni con grande nonchalance (professionisti, i migliori sulla piazza, una missione super-pericolosa, avvisati delle insidie), l’alieno piccolo che nasce in infermeria, l’alieno grande che si intrufola sulla nave spaziale e che poi ne viene buttato fuori, etc. Tutto già visto, solamente riproposto in una salsa tecnologicamente molto più avanzata e bella da vedere.

Ecco la trama sommaria di Covenant: l’astronave Covenant ha la missione di trasportare equipaggio e duemila coloni presso un pianeta allo scopo di colonizzarlo. Un incidente causa però la morte di alcune persone, capitano della nave compreso, nonché il danneggiamento del velivolo. Il nuovo capitano, Christopher Oram (Billy Crudup; Big fish, Innocenza infranta, Watchman), decide di abbandonare momentaneamente la rotta stabilita per seguire un segnale proveniente da un pianeta non distante… un segnale nientemeno che in inglese (l’egocentrismo degli statunitensi non ha confini, a quanto pare), e nientemeno che la canzone Country road, take me home, simbolica sia nel suo significato (“portami a casa”) sia nell’esser stata scritta da un uomo nato a Roswell (dunque, alieni).
Sta di fatto che la nave vira su quel pianeta, vi atterra, i soliti soldati adolescenti e imprudenti si mettono a toccare tutto, a dividersi per essere più deboli e facilmente attaccabili, e combinano il patatrac: vengono infettati da alcune spore aliene che causano (rapidamente, nel giro di una decina di minuti) l’incubazione e la nascita del proto-alien. Tutto nella norma. Il colpo di scena arriva quando un essere umano, o almeno un tipo che sembra tale, ma che si rivelerà essere l’androide traditore di Prometheus, condurrà i superstiti in un luogo della precedente civiltà, quella degli Ingegneri...

Covenant, come film, è superiore a Prometheus perché un poco più solido: quel che in Prometheus era dilettantismo e insensatezza puri divengono qui più moderata imprudenza e sventatezza, e la caratterizzazione dei personaggi ne guadagna un poco.
Entrambi sono molto belli da vedere ed entrambi sono penalizzati dalla scarsa originalità della sceneggiatura (tanto che mi è venuto il dubbio-certezza che il loro scopo non fosse produrre nuove storia, ma riproporre la storia di Alien alle nuove generazioni e con la migliore tecnologia del giorno d’oggi), ma Covenant è più credibile.

Nonostante alcuni scivoloni: la cosa più grave è che l’unico spunto interessante di Prometheus, ossia la natura e la presenza degli Ingegneri, e dunque la genesi dell’essere umano, è stato praticamente liquidato, con tanti saluti alle eventuali risposte che si potevano avere in tal senso.
Anche alla figura dell’alieno, qua nato nella sua forma “tradizionale”, vien dato poco spazio, giusto il tempo per attaccarsi a una faccia, crescere nell’ospite umano, infiltrarsi nell’astronave e poi esserne buttato fuori dall’eroina di turno… il tutto in tempi rapidissimi, non rispettando affatto la tempistica dell’Alien originale, in cui l’uomo attaccato era rimasto in infermeria a lungo, poi ne era uscito apparentemente sano, e solo dopo un certo numero di giorni dall’attacco aveva espulso un alien, il quale, nato piccolo, era poi cresciuto a furia di nutrirsi. Qua invece in un mezz’ora abbiamo tutto quanto, con un alieno grande e formato già bello pronto. La scena è peraltro ridicola perché il capitano delle nave, trovatosi in una sorta di caverna degli orrori genetici, si mette a guardare dentro il baccello alieno, e su suggerimento di un androide di cui ha appena scoperto la follia e la cattiveria. Mah.

Oltre alle varie banalità e a certe incongruenze, abbiamo altri scivoloni: il bacio omosessuale tra gli androidi è ridicolo, lo scambio di androide era francamente prevedibile (solo i restanti dell’equipaggio non ci hanno pensato, io credo), e altro ancora.

Insomma, Prometheus e Covenant non sono due film disastrosi, e anzi hanno molta bellezza visiva da offrire, ma sono purtroppo l’esempio di come la tecnologia sia inutile senza che dietro di essa vi siano idee e spunti di valore da proporre.
Qua uno spunto di valore peraltro c’era, il ruolo degli Ingegneri, ma è stato eliminato da un androide il cui comportamento è senza senso.

Fosco Del Nero



Titolo: Covenant (Covenant)
Genere: fantascienza, horror.
Regista: Ridley Scott.
Attori: Michael Fassbender, Katherine Waterston, Billy Crudup, Danny McBride, Demián Bichir, Carmen Ejogo, Jussie Smollett, Callie Hernandez, Amy Seimetz, Nathaniel Dean, Alexander England.
Anno: 2017.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.


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