The place, film girato da Paolo Genovese nel 2017, è stata una bella sorpresa.
Partiamo dalle basi, una generale e una individuale-personale: la prima è che il film è tratto da una serie tv statunitense: The booth at the end.
La seconda è che mi è stato consigliato da un mio lettore per dei contenuti esistenzialmente interessanti… che ci sono, anche se in maniera un po’ traslucida.
Cominciamo con la trama sommaria del film, che in verità pare più un pezzo teatrale che un’opera cinematografica: in un bar-tavola calda di Roma, chiamato The place (realmente esistente) un uomo di mezz’età (interpretato da Valerio Mastandrea) è sempre seduto al medesimo tavolo, alla fine del locale, in praticamente qualsiasi ora del giorno e della notte (non si fa menzione di eventuali orari di chiusura). Sapendo che è sempre lì, ed evidentemente essendo ormai noto per le sue capacità, c’è sempre qualcuno che va a trovarlo per chiedergli di realizzare un suo desiderio.
Così, arriva la donna in crisi col marito, la ragazza che vuole diventare più bella, il padre che vuole ricongiungersi col figlio grande, il padre che vuole salvare la vita al figlio piccolo malato, l’uomo che desidera una certa modella e così via.
Il “genio”, che non si definisce né benigno né maligno, ma rimane misteriosamente sulle sue, si dichiara disponibile a esaudire ogni desiderio, ma più il desiderio è grande più domanda un prezzo elevato da pagare… che non è necessariamente una cattiva azione, come ho letto in qualche recensione del film, ma è un comportamento contrario ai valori, ai desideri o all’immagine che il singolo questuante ha di sé.
Così, a un bravo ragazzo viene chiesto di violentare una donna, al padre di famiglia viene chiesto di uccidere un bambino a sua scelta… perché sono evidentemente comportamenti contrari al loro essere più intimo.
Parallelamente, alla suora viene chiesto di unirsi con qualcuno e concepire un bambino, mentre al meccanico che non vuole dipendenze o prendersi cura di nessuno viene chiesto di difendere una bambina che potrebbe essere aggredita. Queste due ultime azioni non sono cattive (fare l’amore con qualcuno, difendere qualcuno), ma rappresentano comunque qualcosa di opposto agli istinti caratteriali dell’individuo.
La domanda di fondo del film è chiara: fin dove sei disposto a spingerti per veder realizzato un certo desiderio?
Una seconda domanda si aggiunge dopo: sei sicuro che quel desiderio era proprio quello che volevi e che rappresentava il tuo bene?
A fine film, giunge anche una terza considerazione, la quale forse è l’unico elemento veramente interessante in senso esistenziale del film, giacché quanto veniva prima può facilmente essere ricondotto alla morale: se il livello di base è rappresentato dalla genia umana, ossia anime incarnate alle prese con i desideri egoici della personalità, e un livello di sapienza-coscienza superiore è rappresentato dall’uomo che mette alla prova le varie persone, un livello ancora più elevato è rappresentato dal personaggio che non a caso è chiamato Angela (interpretato da Sabrina Ferilli): così come l’uomo-genio del bar dava agli esseri umani la possibilità di conoscere e di evolvere, la donna-cameriera-angelo dà all’uomo-genio la possibilità di evolvere anch’egli, andando oltre la sua condizione…
… ch’era evidentemente una condizione di mezzo, non troppo gradita, come l’uomo mostra sin da subito con la sua stanchezza e come dice apertamente a fine film.
Con ciò, The place mostra apertamente un’esistenza di tipo gerarchico, come effettivamente è.
Il valore esistenziale del film non sta tanto nelle questioni morali, che rappresentano la parte più “popolare” della questione, ma in tale visione gerarchica del creato, che rappresenta la parte più “sapienziale”.
È un po’ la stessa differenza che passa tra il livello essoterico e quello esoterico di una medesima religione, per chi capisce cosa si intende.
Detto questo, The place di Paolo Genovese è un ottino film, che non a caso è stato largamente premiato: come sempre, la qualità, soprattutto la qualità interiore, porta con sé risultati… e senza effetti speciali, inseguimenti, sparatorie, scene di sesso, adrenalina e dintorni, visto che l’intero film si svolge all’interno del bar che gli dà il titolo.
Fosco Del Nero
Titolo: The place.
Genere: fantastico, drammatico.
Regista: Paolo Genovese.
Attori: Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alessandro Borghi, Silvio Muccino, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Sabrina Ferilli, Silvia D'Amico, Rocco Papaleo, Giulia Lazzarini, Vinicio Marchioni.
Anno: 2017.
Voto: 8.
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