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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

martedì 10 settembre 2024

Il messia del diavolo - Willard Huyck, Gloria Katz

Mi ero segnato Il messia del diavolo perché avevo letto che il film aveva atmosfere lovecraftiane… e che era considerato una sorta di piccolo cult movie del genere horror.

Datato 1974, i due registi Willard Huyck e Gloria Katz non mi dicevano niente… anche se il primo mi ha riportato a uno dei film più curiosi della mia infanzia, ossia Howard e il destino del mondo, mentre la seconda leggo che ha partecipato alla stesura di alcune sceneggiature famose, come  American Graffiti e Indiana Jones e il tempio maledetto.

Passiamo a descrivere, sommariamente, la trama de Il messia del diavolo: il film inizia con la protagonista, Arietty, rinchiusa in un ospedale psichiatrico dopo gli eventi che le sono occorsi, e che rivisita a beneficio dello spettatore.

La giovane e avvenente donna si era recata presso il paese di Point Dume alla ricerca del padre, un famoso pittore di cui non aveva più notizie. Giunta sul posto, s’imbatte in situazioni e personaggi strani, tra benzinai e collezionisti d’arte. 
Conosce Thom e le sue due compagne-amanti (Toni e Laura), e s’avvicina a lui, anch’egli alla ricerca del di lei padre, volendo acquistare dei dipinti.

I due, anzi, i quattro, troveranno ben altro, sotto forma di mangiatori di carne umana simili a zombie, un poco più ben tenuti ed eleganti della media, adoratori di strane divinità.

Effettivamente i temi de Il messia del diavolo sono abbastanza lovecraftiani, e l’incipit inserirebbe immediatamente la storia nel novero di quelle del genere, sia per stile che per storia (le ultime lettere di uomo che diviene sempre più bizzarro per poi smettere di dare notizie).

Tuttavia, il film si perde dopo l’ottimo abbrivio iniziale: da un lato è molto lento e concettoso, dall’altro lato col suo stile dandy si abbina male al tipo di argomento trattato.

Il film è famoso per l’aspetto stilistico, ed effettivamente c’è del buono nella pellicola, ma è stato altrettanto criticato per la lentezza. Ambo le cose sono veritiere.

Di mio, ho apprezzato l’avvio, ma poco altro, con la valutazione finale che è il diretto risultato del tutto.

Rimanendo su Lovecraft, a oggi il film più lovecraftiano che conosco è tuttora Dagon: B movie, se vogliamo, ma eccellente e fascinoso nella sua nicchia di seconda fascia.
Curioso che la letteratura dello scrittore di Providence finora sia stata letteralmente ignorata dalle grandi produzioni: forse troppo difficile da mettere su schermo, o forse troppo scomoda per certe sue vicinanze con gruppi che effettivamente sono dediti a sacrifici, consumo di carne e sangue umano, rituali a beneficio di deità infere.

Fosco Del Nero



Titolo: (Messiah of evil).
Genere: horror.
Regista: Willard Huyck, Gloria Katz.
Attori: Marianna Hill, Royal Dano, Michael Greer, Joy Bang, Anitra Ford, Charles Dierko, Elisha Cook Jr.
Anno: 1974.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui



martedì 3 settembre 2024

Suzume - Makoto Shinkai

Suzume è l’ultimo film girato finora da Makoto Shinkai e, nel blog, segue a ruota i vari 5 cm per secondIl giardino delle paroleYour nameViaggio verso AgarthaOltre le nuvole, il luogo promessoci e Weathering with you - La ragazza del tempo.

Voti discreti, pur senza mai raggiungere l’eccellenza… nonostante l’eccellenza visiva, quella sì, sia stata abbondantemente raggiunta, e forse persino superata. 

Partiamo dalla trama di Suzume e poi vediamo il resto: Suzume è una ragazzina che vive in un paesino nella Prefettura di Miyazaki, nell’isola più meridionale del Giappone, Kyushu (tra le quattro grosse, lasciando perdere Okinawa e dintorni).

Un dì, incontra un ragazzo, Sota, che si rivela essere un “chiudiporta”, ossia l’erede di una famiglia che per missione va in giro per il Giappone a chiudere il portali tra la realtà umana e l’Altrove. Quando i due reami entrano in conflitto, dall’Altrove giunge presso gli uomini, non visto da nessuno tranne che dagli “addetti ai lavori”, una sorta di verme gigantesco il quale, quando si alza e ricade al suolo, causa terremoti più o meno importanti (ecco perché il Giappone ha tanti terremoti!).

Il giovane ragazzo, tuttavia, viene trasformato in una seggiola (sì, in una seggiola) da una sorta di gatto parlante, che letteralmente trascina ragazza e ragazzo-seggiola in giro per il Giappone, sino al nord.
In mezzo a tutto ciò: natura, città, azione, sentimenti, fantasy e altro ancora.

Nella recensione di Weathering with you - La ragazza del tempo, avevo scritto che Shinkai, forte nell’aspetto tecnico-visivo ma assai debole in quello della sceneggiatura e dei contenuti, avrebbe fatto meglio ad andare a lezione da Miyazaki (non la Prefettura, ma il regista) e dallo Studhio Ghibli in generale… e forse è quello che ha fatto. 

Suzume è certamente il più ghibliano tra i suoi film, nel proporre un mix tra natura, tecnologia, atmosfera fantasy, due protagonisti di genere contrapposto e una missione di fondo. Le citazioni della Prefettura di Miyazaki e dell’Italia (da cui lo Studio Ghibli prende il nome), per non parlare dell’avvio del film che ricorda molto La città incantata, non sembrano in tal senso casuali, ma veri e propri omaggi.

All’elemento fantastico si unisce peraltro un elemento reale: il Giappone è spesso scosso da terremoti più o meno gravi, e quello del Tohoku del 2011 ha causato molti danni, molte vittime ed è rimasto impresso nella memoria collettiva. Suzume vi si riferisce in modo quasi diretto, perdendo con ciò parte della sua atmosfera fantastica.

La quale peraltro non è certamente solida come quella dei film dello studio d’animazione che abbiamo citato. Nonostante un ottimo avvio, Suzume si perde un po’ per strada… e la durata di due ore non aiuta, nel senso che il film avrebbe potuto e dovuto durare molto meno, non essendo altro, in fin dei conti, che una sorta di rincorsa al gatto e al prossimo portale. 

Inoltre, Shinkai proprio non sa gestire l’aspetto umano, risultando sempre tendente al melenso e al melodrammatico: negli eventi, nei dialoghi e nella colonna sonora. Con Suzume ha allentato un poco la presa, comunque, forse essendo stato messo sull’avviso in tal senso.

La mia sensazione è sempre la stessa: il talento visivo-tecnico di Shinkai è quasi sprecato, essendo messo a frutto di opere deboli e poco incisive, adatte forse al largo pubblico emotivo, forse quello più occidentale e occidentalizzato, ma decisamente meno al tradizionale pubblico giapponese e appassionato dei film Ghibli.

Fosco Del Nero



Titolo: Suzume (Suzume no tojimari).
Genere: anime, animazione, fantasy, sentimentale. 
Regista: Makoto Shinkai
Anno: 2023.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui



martedì 20 agosto 2024

Una questione d'onore - Luigi Zampa

Mi pare d’essere arrivato a Una questione d'onore, controverso film del 1966, attraverso la filmografia del regista Luigi Zampa, recensito per via di alcuni suoi classici: Il vigileLadro lui, ladra lei e Anni ruggenti.

Se i film precedenti si presentavano tutti come commedie vivaci e divertenti, Una questione d'onore ha una matrice diversa, che a suo tempo ha fatto scalpore e che ha offeso molte persone, specialmente coloro che abitavano nella terra in cui era ambientato, ossia la Sardegna… tanto che fu sequestrato dal Tribunale di Cagliari. 

Certamente non si trattava della Sardegna di oggi, fatta di villaggi turistici, spiagge e città ormai moderne, ma nemmeno della Sardegna di allora, visto che è stata fatta la scelta di mischiare l’ambientazione sarda con tradizioni e usanze che in Sardegna non ci sono mai state… tanto che viene fuori un curioso misto tra Sardegna e Sicilia, in cui di realistico in verità non c’è praticamente niente, compresi strani rituali femminili con donne a seno nudo.

Fatta tale introduzione, veniamo alla trama del film, che presenta come suo attore principale Ugo Tognazzi (un attore di grido per l’epoca… ma che come sardo è davvero poco realistico a livello vocale): Efisio Mulas è un brav’uomo che vive di lavoretti vari e che non può accostarsi a nessuna donna poiché è stato accusato di aver deflorato Domenicangela Piras e costretto dai suoi quattro nerboruti fratelli ad aspettare ch’essa esca dal carcere in cui era finita proprio per una violenza ai danni di Efisio. 

La storia dei due s’intreccia con la faida familiare tra le due famiglie Sanna e Porcu, le quali si uccidono da generazioni e che vantano tanto omicidi quanto latitanti nel Supramonte, dove sono costretti a nascondersi coloro che vengono condannati per qualche reato.

Abbiamo quindi faide, delitti d’onore, cornuti e tradimenti (veri o presunti), latitanza… e i carabinieri (questi non sardi) a gestire (malamente) il tutto.
In effetti, il film non è molto elogiativo di nessuna delle categorie coinvolte: la popolazione sarda, le usanze siciliane, i carabinieri piemontesi o emiliani.

Messe da parte tali criticità culturali, il film non è malaccio: si fa seguire ed è sufficientemente interessante, per quanto sia davvero molto forzato in vari punti, compreso il finale privo di senso… almeno per chi non vive in una cultura di quel tipo (ma probabilmente lo sarebbe anche per coloro che vi fossero nati). 

Ma la cosa più bizzarra del film, torno a dire, è che è stato messo Ugo Tognazzi a fare la parte di un sardo, senza che sia stato doppiato: l’accento non è neanche lontanamente vicino a quello che sarebbe servito… ma d’altronde, hanno inventato le usanze, per cui nulla di strano che si siano inventati anche l’accento.

Una questione d'onore, alla fine della fiera, è interessante come spaccato storico, più registico che popolare, e non disdegna qualche momento umoristico.

Fosco Del Nero



Titolo: Una questione d'onore.
Genere: drammatico.
Regista: Luigi Zampa.
Attori: Ugo Tognazzi, Franco Fabrizi, Nicoletta Machiavelli, Leopoldo Trieste, Bernard Blier, Sandro Merli, Tecla Scarano, Pasquale Cennamo, Lino Coletta, Lucien Raimbourg, Franco Bucceri, Franco Gulà, Armando Malpede, Giuseppe Grasso, Ermelinda De Felice,
Anno: 1966.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.



mercoledì 14 agosto 2024

Tremila anni di attesa - George Miller II

Nel presentare il film Tremila anni di attesa, partiamo da due dati statistici.

Il primo: Tremila anni di attesa è il terzo film che recensisco nel blog del regista George Miller II, dopo Le streghe di Eastwick ed Happy Feet… anche se andrebbe detto che Miller ha costruito la sua lunga carriere nel cinema sulla saga di Mad Max (che però non ho mai visto).

Il secondo: Tilda Swinton, l’attrice protagonista, pur non essendo un’attrice di prima fascia, ha probabilmente (lei o il suo agente) una particolare attenzione per i film in cui lavora, giacché ha partecipato, per quanto solitamente come co-protagonista e non come personaggio principale, a film come The beach, OrlandoIl leone, la strega e l'armadioIl curioso caso di Benjamin ButtonDoctor Strange, ConstantineSolo gli amanti sopravvivono, The zero theoremSnowpiercer… tutti film particolari e validi, ognuno a modo suo.

Passiamo ora alla trama sommaria di Tremila anni di attesa, film di genere fantasy con orientamento sentimentale: Alithea Binnie è una studiosa di letteratura antica… la quale ogni tanto vive allucinazioni relative ai protagonisti della letteratura in questione.
Durante un viaggio a Istanbul, nel Gran Bazar acquista una boccetta che si rivela essere l’ultima dimora di un antico genio, genericamente chiamato Djinn (parola araba che indica spiriti e geni di sorta), il quale le offre i canonici tre desideri e, su richiesta della donna, le racconta come è finito per tremila anni dentro quella boccetta, in paziente attesa che qualcuno lo ritrovasse.

Nel (lunghissimo) racconto finiscono sultani, figli di sultani, amanti di sultani, nonché amanti del genio, intessendo una sorta di arazzo multiforme e multicolore, assai godibile nei suoi vari aneddoti.

Anche se, purtroppo, va detto che nel mezzo ci finisce anche un po’ di propaganda mondialista, tra bavagli-mascherine, unioni inter-razziali, androginia e qualche altro pezzo forte della suddetta manipolazione collettiva. Per ora questo passa il convento. 

Altro elemento potenzialmente negativo: chi ama le storie lineari, senza deviazioni di sorta dal plot di fondo, faticherà a seguire tutto quanto, dal momento che i cambi di scena e di personaggi sono tanti e notevoli... e che di fatto quasi non c'è una storia principale.

Per quanto mi riguarda, Tremila anni di attesa, nella sua parte eminentemente cinematografica, si dimostra davvero ben fatto e interessante… anche se un po’ banale e facilone nel finale, largamente prevedibile. Del film vanno lasciati da parte i contorni per godersi il viaggio e i suoi colori.

Fosco Del Nero




Titolo: Tremila anni di attesa (Three thousand years of longing).
Genere: fantasy, sentimentale.
Regista: George Miller II.
Attori: Tilda Swinton, Idris Elba, David Collins, Alyla Browne, Angie Tricker, Kaan Guldur, Hayley Gia Hughes, Jason Jago, Aiden Mckenzie, James Dobbins Jones.
Anno: 2022.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui



martedì 6 agosto 2024

Romuald & Juliette - Coline Serreau

Mi sono visto Romuald & Juliette andando a ritroso nella filmografia di Coline Serreau, regista di cui avevo già visto e apprezzato Il pianeta verdeLa crisi! e Chaos (in questo ordine di visione e di gradimento).

La presenza nel cast di Daniel Auteuil, a sua volto apprezzato in alcuni film (per esempio Le placard - L’apparenza ingannaUna top model nel mio lettoN - Io e Napoleone) ha contribuito alla mia scelta.

La quale, tuttavia, devo dirlo con un certo rammarico, si è rivelata non ottimale: Romuald & Juliette è un film ben lontano dall’ispirazione delle opere migliori della Serreau, e che anzi è molto “facile” da un certo punto di vista, per non dire proprio assurdo (molto più assurdo de Il pianeta verde, che è un film di genere fantastico ma che propone molta verità e molto buon senso).

Passiamo alla trama di Romuald & Juliette: siamo a Parigi e seguiamo in parallelo le storie di un personaggio importante, Romuald Blindet, un affascinante giovane uomo a capo di una grossa azienda che produce yogurt, e di un personaggio assai meno importante, Juliette, un donnone di colore che fa le pulizie nell’azienda in questione e che cresce cinque figli avuti da cinque mariti diversi. 

L’azienda si rivela essere un covo di intrighi di vario tipo e la donna si ritrova inavvertitamente a venire a conoscenza di alcuni segreti, che rivelerà all’uomo aiutandolo nelle sue difficoltà; tra i due nascerà quindi una sorta di amicizia che travalicherà sia i confini dei ruoli sociali (padrone-servo) sia i confini razziali di allora (bianco-nera).

Romuald & Juliette è mal costruito: le questioni aziendali sanno di artefatto, il tono vorrebbe forse essere da commedia ma il film non risulta né divertente né interessante, il rapporto tra i due protagonisti è tra i meno probabili e  credibili che abbia mai visto in un film… e ormai di film ne ho visti tanti.

Forse la regista voleva risultare educativa (giacché solitamente è questo il suo intento) sia in senso razziale che in senso sociale, ma l’opera non raggiunge il suo obiettivo semplicemente perché è grossolana: non fa ridere, non fa riflettere e sembra proprio mal assemblata. Il suo essere “facilona”, nello svolgersi degli eventi, peggiora ulteriormente le cose, cosa che rende Romuald & Juliette per distanza il peggior film di Coline Serreau che ho visto finora.

Fosco Del Nero



Titolo: Romuald & Juliette (Romuald et Juliette).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Coline Serreau.
Attori: Daniel Auteuil, Firmine Richard, Maxime Leroux, Isabelle Carré, Pierre Vernier, Catherine Salviat, Gilles Cohen, Jacques Poitrenaud, Gilles Privat, Muriel Combeau, Nicolas Serreau.
Anno: 1989.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.



martedì 30 luglio 2024

Anni ruggenti - Luigi Zampa

Finora su Cinema e film c’eran stati due soli film di Luigi Zampa, due classici: Il vigile  e Ladro lui, ladra lei.
Quest’oggi li raggiunge un altro classico: Anni ruggenti.

Il film, ispirato al libro L'ispettore generale di Nikolaj Gogol, è stato girato nel 1962 ed è ambientato ancora prima, nel 1937, in pieno periodo fascista.
Il protagonista è un eccellente Nino Manfredi.

Passiamo alla trama del film: Omero Battifiori è un assicuratore romano affiliato al fascismo. Un dì viene mandato, per lavoro, nel comune meridionale di Gioiavallata, dove per un equivoco viene preso per un gerarca fascista inviato a ispezionare la zona e vigilare sul comportamento dei vari rappresentanti del potere, a cominciare dal podestà Salvatore Acquamano, con la cui figlia Omero avvia una reciproca simpatia.

Ritenendo, le persone del posto, che si tratta di un ispettore giunto dalla sede centrale romana, tutti lo trattano in un certo modo, cosa che genera numerosi equivoci.
Parallelamente, si intravedono le malefatte e le ruberie dei vertici locali, ai danni inevitabilmente della gente comune, che spesso vive in miseria.

Il film Anni ruggenti merita due commenti, uno cinematografico e l’altro socio-politico.

Il commento cinematografico è semplice: il film è davvero un ottimo film, ben sceneggiato e ben eseguito. La recitazione è all’altezza, i dialoghi sono efficaci e spesso brillanti, la fotografia regala momenti belli e suggestivi.

Il commento socio-politico è altrettanto semplice: quando una realtà politica è terminata, o quando una guerra è terminata, la moda di sparare sulla Croce Rossa degli sconfitti c’è sempre stata… con le difficoltà del caso nel riconoscere verità e menzogna.
D’altronde, i tempi contemporanei ci hanno dimostrato con evidenza irrefutabile che molti hanno difficoltà a riconoscere verità/realtà e menzogna/finzione persino dal vivo, per le cose che stanno succedendo in tempo reale (elezioni, pandemie, guerre, etc)… figuriamoci dunque quando le cose sono manipolabili decenni o centinaia di anni dopo. 

Lasciando da parte tali considerazioni generali, Anni ruggenti si dimostra film valido e godibile sotto molti aspetti, e Luigi Zampa si conferma regista di livello… tanto che, in omaggio al motto “non c’è due senza tre”, certamente mi cercherò qualcos’altro di suo.

Fosco Del Nero



Titolo: Anni ruggenti.
Genere: commedia, storico.
Regista: Luigi Zampa.
Attori: Nino Manfredi, Linda Sini, Gino Cervi, Michèle Mercier, Gastone Moschin, Angela Luce, Carla Calò, Salvo Randone, Dolores Palumbo, Mario Pisu, Rosalia Maggio.
Anno: 1962.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.



martedì 23 luglio 2024

Terminator - James Cameron

Con la recensione odierna si fa un tuffo negli anni Ottanta, con uno dei suoi film più rappresentativo: Terminator.

Siamo nel 1984 quando il regista James Cameron, che divenne famoso proprio grazie alla pellicola in questione (già presente nel blog per i film Aliens - Scontro finale e Avatar), fa uscire il primo Terminator, ottenendo tanto successo da generare un vero e proprio franchise, fatto di altri film, serie tv, fumetti e videogiochi.

Ecco la trama del film, che all’epoca era piuttosto originale (oggi sarebbe considerata banale): in una giornata (non proprio) qualunque nella Los Angeles del 1984, due creature arrivano dal 2029, una umana e una robotica.

Quella umana è Kyle Reese, un soldato della Resistenza; quella robotica è il famoso cyborg interpretato da Arnold Schwarzenegger, una macchina inviata dal futuro per uccidere Sarah Connor, la futura madre di John Connor, colui che nel futuro avrebbe portato la resistenza umana alla vittoria contro le macchine che nel frattempo avevano preso il potere, scatenato una guerra nucleare e ridotto di molto il numero degli esseri umani sul pianeta.

Sia l’uomo che la macchina hanno la missione di trovare Sarah Connor: il primo per proteggerla, la seconda per ucciderla. Ne deriva una battaglia senza esclusione di colpi… e con molte sparatorie e inseguimenti.

Forse Terminator ha fatto presa su una parte del pubblico di allora soprattutto per l’aspetto tecnologico e per quello adrenalinico, ma la parte più interessante del film, quella che certamente gli ha dato spessore, è quella umana: il delicato triangolo che si instaura tra il leader del futuro John Connor, il suo fedele soldato Kyle Reese e la futura madre Sarah Connor… la quale, nel 1984, è ovviamente ignara di tutto quello che sta per succedere.

Ben eseguito come lavoro cinematografico, all’epoca innovativo, Terminator, come altri film di genere simile mette in allarme sui pericoli di affidarsi troppo alla tecnologia, oramai giunta a livello di IA piuttosto elaborata. Quello che in passato era uno spunto narrativo, in effetti in un qualche futuro potrebbe diventare un problema vero e proprio, nel momento in cui qualcuno decidesse di affidare a una IA il governo di una città, di una regione o di una nazione (suppongo che si inizierà, come esperimento, con singoli centri abitati, dapprima piccoli).

Si spera con esiti migliori di Terminator, con tutto il rispetto per un film che è stato iconico, all’epoca, e che ha un suo senso ancora oggi.

Fosco Del Nero



Titolo: Terminator.
Genere: fantascienza, drammatico.
Regista: James Cameron.
Attori: Michael Biehn, Arnold Schwarzenegger, Linda Hamilton, Lance Henriksen, Paul Winfield, Bill Paxton, Rick Rossovich, Earl Boen, Dick Miller, Bess Motta, Bruce M. Kerner. 
Anno: 1984.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui



martedì 16 luglio 2024

Un affare di famiglia - Hirokazu Kore'eda

Spesso guardo film che mi ero segnato in passato, senza ricordarmi per quale motivo: è stato così per Un affare di famiglia, di cui non rammentavo né la ragione dell’appunto, né il genere o la provenienza del film.

È stato comunque tutto chiaro una volta visto il film. Il motivo per cui me lo ero segnato era probabilmente il fatto che avesse vinto la Palma d’Oro a Cannes nel 2018, anno di uscita del film.

Il genere oscilla tra la commedia e il drammatico. 
La provenienza è quel Giappone che mi piace tanto… pur se mi piace più nell’animazione che non nella recitazione.

Ad ogni modo, andiamo a tratteggiare la trama di Un affare di famiglia, film diretto da Hirokazu Kore'eda (che non conosco e che leggo essere specializzato nel ritrarre i rapporti familiari): nella grande Tokyo, una famiglia vive in grandi difficoltà economiche, in un piccolo e modesto appartamento, sbarcando il lunario come può, tra lavoretti e furti: c’è la vecchia Hatsue, c’è la coppia composta da Osamu e Nobuyo, c’è la più giovane e disinibita Aki, che lavora in un sex club, c’è il ragazzino Shota… e arriva anche la piccola Yuri, che di fatto viene sottratta a una coppia che la maltrattava.

In tutto ciò, c’è un dettaglio: non si tratta di una famiglia, ma di un’accozzaglia di persone, dal momento che le uniche due con un rapporto di parentela sono la nonna Hatsue e la nipote Aki.

Pur senza essere una famiglia in senso legale, il gruppo è molto unito a livello umano e si sostiene vicendevolmente, pur nelle ristrettezze della sua umile vita, non mancando di apprezzare i bei momenti, come una gita al mare.

L’arrivo della piccola Yuri, ribattezzava Rin e cambiata nell’aspetto per sottrarla alle eventuali attenzioni di conoscenti, poliziotti e assistenti sociali, vivacizza la situazione… come la vivacizza anche un incidente occorso a Shota.

Devo dire la verità: ho apprezzato Un affare di famiglia. Il film non ha alcuna pretesa morale, concettuale o culturale, ma è interessante nel tratteggiare uno scenario umano alternativo, che per quanto ci riguarda è sia quello della “famiglia” in questione, ma anche quello della società giapponese.
Pur con le loro debolezze, assai evidenti e non edulcorate, ci si affeziona ai personaggi, e non si fa fatica a solidarizzare con lo sguardo finale della piccola Yuri/Rin.

Detto questo, se penserò al cinema giapponese continuerò a pensare a Otomo, Miyazaki od Hosoda, non al pur interessante Un affare di famiglia, giacché l’afflato e l’ampiezza sono ben diversi.

Fosco Del Nero



Titolo: Un affare di famiglia (Manbiki kazoku).
Genere: commedia, drammatico.
Regista: Hirokazu Kore'eda.
Attori: Lily Franky, Sakura Andô, Mayu Matsuoka, Kirin Kiki, Jyo Kairi, Miyu Sasaki, Kengo Kora, Chizuru Ikewaki, Naoto Ogata, Sôsuke Ikematsu, Yôko Moriguchi, Moemi Katayama, Yuki Yamada, Akira Emoto
Anno: 2018.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.



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