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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 27 settembre 2023

Alita - Angelo della battaglia - Robert Rodriguez

Conosco il manga Alita l'angelo della battaglia da molto tempo, praticamente da quando uscì nel 1990. Se ricordo bene, ne lessi il primo numero, ma non lo continuai, dal momento che mi parve discretamente interessante ma non tanto da collezionare l’intera serie.

Ho accolto con altrettanto discreto interesse la notizia che ne era stato fatto un film, Alita - Angelo della battaglia… pur se mi attendevo una conversione molto libera, trattandosi di una produzione occidentale, che non solo tende a “produzioni libere” ma anche a manipolazioni e propagande di vario tipo.

Già il fatto che il film sia usciro nel 2019, a distanza di trent’anni dalla creazione dell’opera, dice qualcosa: al tempo gli eroi erano quasi tutti maschili e Alita era un’eccezione, sia come eroina sia come guerriero. Oggi, invece, si preme sul pedale della demascolinizzazione, e dunque i personaggi femminili fanno gioco.

Altro elemento tipico dei tempi odierni: la spettacolarizzazione ai danni dei contenuti interiori… adrenalina fisica in luogo di riflessione psichica. Non conosco nel dettaglio il fumetto originale, ma ho letto che possedeva un lato di tipo psicologico-filosofico-introspettivo… che nel film è totalmente assente.

Viceversa, è stato pompato l’elemento sentimentale, anche in tal caso in senso manipolatorio-propagandistico: la relazione tra l’essere umano e l’intelligenza artificiale, tra un uomo e un automa… come se fosse la stessa cosa del rapporto tra un uomo e una donna.
Il protagonista maschile, addirittura, si arrabbia nel momento in cui un amico gli fa notare che ha perso la testa per una “corpofreddo” (così sono chiamati i cyborg)… e il protagonista si arrabbia semplicemente perché gli viene detta la verità, in pieno stile “inclusività-falsità”. Tutto abbastanza ridicolo.

Leggo che molte altre cose, non solo queste citate, sono state cambiate dalla storia originale (un approccio che dovrebbe essere vietato per legge quando si esegue una riproduzione col titolo di un romanzo o un fumetto); dal canto mio, mi limito a evidenziare che  Alita - Angelo della battaglia è un film d’azione, pieno di effetti speciali e di sentimentalismo blando… davvero poca cosa.

Ecco la trama del film: siamo nel 2563, trecento anni dopo un tragico evento mondiale. La Città di Ferro è una sorta di città-discarica di serie B posizionata subito sotto Zalem, una città di serie A sospesa in aria, che fa cadere sotto di sé tutto il materiale di scarto ritenuto spazzatura.
Un dì, Dyson Ido, dottore-scienziato specializzato nella cibernetica, trova nella suddetta discarica un pezzo di cyborg, malandato e incompleto nel corpo, ma intatto a livello di “cervello”. Lo porta a casa, lo completa a livello fisico e gli dà un nome: Alita.
In breve, si scoprirà che Alita è un fortissimo guerriero, ciò che attrarrà su di sé attenzioni sia positive che negative.

Altri personaggi del film sono il giovane Hugo, con cui la cyborg avvierà una sorta di relazione sentimentale, il cacciatore di taglie Zapan, l’ex moglie di Ido, Chiren, e il misterioso Nova.

Oltre allo spettacolo visivo, e al cambio di sostanza dal manga originale, non c’è altro in Alita - Angelo della battaglia. La stessa carriera del regista Robert Rodriguez testimonia in tal senso: le sue massime opere sono state Dal tramonto all’alba e Sin City, nonché numerosi altri film caratterizzati dalla violenza e dal livello basso. Peccato. 

Fosco Del Nero



Titolo: Alita - Angelo della battaglia (Alita: battle angel).
Genere: fantascienza, azione, sentimentale.
Regista: Robert Rodriguez.
Attori:   Rosa Salazar, Christoph Waltz, Jennifer Connelly, Mahershala Ali, Ed Skrein, Jackie Earle Haley, Keean Johnson, Michelle Rodriguez, Jorge A. Jimenez, Elle LaMont.
Anno: 2019.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.



martedì 19 settembre 2023

Dark - Baran bo Odar, Jantje Friese

La recensione della serie tv Dark non è certamente semplice. Partiamo dalle basi: è una serie televisiva tedesca, prodotta dal 2017 al 2020 per un totale di tre stagioni e ventisei episodi, ciascuno lungo circa un’ora (qualcuno di meno, qualcuno di più).

Molti la hanno associata a un’altra serie contemporanea di grande successo, ossia Stranger things… sostanzialmente perché succedono “cose strane” in ambo gli sceneggiati. Tuttavia, il miglior paragone per Dark, come mi sono accorto sin da subito, non è Stranger things, ma I segreti di Twin Peaks.

In entrambe le serie, infatti, vi sono eventi assai misteriosi, ambientati in una piccola cittadina che sembra costituire un microcosmo a sé, senza connessione col mondo esterno e con un nugolo di famiglie imparentate tra di loro, di modo che tutti conoscono tutti e hanno legami o ricordi di qualche tipo col figlio, il genitore o il nonno di qualcuno. Entrambe le serie, inoltre, si presentano molto oscure, come recita il titolo di Dark, mentre Stranger things, nonostante i temi drammatici, ha un tono giovanile in stile I Goonies… il che fa parecchia differenza.

La differenza sostanziale tra I segreti di Twin Peaks e Dark è che il primo tratta il tema delle possessioni, mentre il secondo il tema dei viaggi nel tempo…

… e, se posso permettermi un altro paragone, lo fa in un modo che fa sembrare Ritorno al futuro una fiaba per bambini.

Dark, infatti, non è affatto una serie facile: sia perché è animata da un’energia oscura, di tensione, paura, dubbio, ignoranza di quel che succede, sia perché è davvero difficile da seguire.

Altra differenza rispetto a Stranger things: se quest’ultima è una serie adatta a tutti, e che anzi propone dei ragazzini come protagonisti (il mondo adulti quasi sparisce e tutto è facilmente seguibile), Dark è una serie che costringe lo spettatore a un’attenzione estrema… a partire dai nomi dei tanti protagonisti, che son nomi germanici e spesso difficili da memorizzare o da associare al volo.

Inoltre, propone i medesimi protagonisti in diverse epoche, e quindi bambini, ragazzi, adulti o anziani, per cui c’è da memorizzare non solo un protagonista, ma le sue varie età anagrafiche. Per quanto sia stato fatto, a tal proposito, un ottimo lavoro a livello di casting, la fatica c’è.

Anche perché a un certo punto, non paghi delle diverse epoche, gli sceneggiatori hanno aggiunto anche altre dimensioni, fatto che ha aggiunto ai protagonisti precedenti (molti e su diverse epoche) dei protagonisti identici, tranne qualche dettagli, ma provenienti da dimensioni parallele. Tutto ciò, unitamente alla complessità dei contenuti, fa di Dark una serie tv non di mero intrattenimento.

Quanto ai contenuti, sono complessi in un duplice senso: sia perché la sceneggiatura è complessa, sia perché i numerosissimi spunti esistenziali, di cui il prodotto è colmo, richiedono profonde riflessioni per essere colti o, ancor meglio, precedenti conoscenze di tipo esoterico-spirituale per essere anche solo notati.
In caso contrario, la metà del prodotto, e la metà più significativa, andrà incompresa… ciò che sarebbe invero un peccato, perché Dark, al di là della trama e dei gusti personali, è davvero ricchissimo dal punto di vista dell’“essenza”, come la lista di frasi che mi sono segnato illustrerà in modo incontrovertbile.

Descriviamo sommariamente la trama della serie: nella cittadina tedesca di Winder scompaiono, nel 2019, prima un ragazzino, poi un bambino, e di seguito anche degli adulti. Le ricerche che seguiranno, sia quelle ufficiali della polizia che quelle private di alcuni dei congiunti spariti, porteranno alla conoscenza del vero passato delle famiglie che abitano la cittadina:  i Kahnwald, i Nielsen, i Doppler e i Tiedemann… unite assai più di quanto si potrebbe immaginare e sia il caso di rivelare in questa recensione.

Come detto e come noto, la serie affronta la questione dei viaggi nel tempo, e lo fa applicando il cosiddetto principio di autoconsistenza, per cui il passato è tale ed è immodificabile: dunque, niente linee parallele alternative (come nel famoso film di Zemeckis), ma una sorta di circolo che si ripete… e che qualcuno cerca di spezzare. 
Nella serie, a proposito di tematiche esistenziali (addormentamento e risveglio) è citato il film Matrix, come è citato il mito della caverna di Platone, simbolo dell’illusione della materia, visto che è proprio attraverso una caverna che avvengono i viaggi nel tempo.
In generale, i riferimenti sono tanti: da Gesù e i Vangeli a Buddha, dall’induismo alla mitologia classica: come contenuti, Dark è una serie davvero, davvero ricca… e non è per tutti, come detto.

La mole di citazioni che ne ho estratto parlerà da sé.

“La distinzione tra passato, presente e futuro è solo un’illusione ostinatamente persistente.”

“Noi siamo convinti che il tempo sia qualcosa di lineare, qualcosa che procede in eterno e in maniera del tutto uniforme. Qualcosa di infinito.
In realtà, la distinzione tra passato, presente e futuro non è niente altro che un’illusione.”

“Ieri, oggi e domani non sono momenti che si susseguono, e sono uniti in un circolo senza fine.
Ogni cosa è collegata.” 

“Tu non mi credi, ma lì fuori esistono cose che noi umani non possiamo nemmeno comprendere.”

“Siamo in caduta libera nel tempo.
Ogni tanto ci svegliamo da un sogno.”

“E se lo spazio e il tempo fossero uniti in un circolo senza fine? 
Che cosa accadrebbe se il futuro fosse in grado di poter influenzare il passato?”

“Il principio è la fine, e la fine è il principio.”

“Siamo tutti alla ricerca del nostro filo di Arianna, che ci mostri qual è la strada giusta, che ci faccia da guida nelle tenebre.”

“Quand’ero piccola avevo sempre la sensazione che qualcosa non andasse, e quel presentimento ora è tornato… che tutto si ripeta, che ogni cosa sia già accaduta, come in un gigantesco déjà-vu.”

“Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, la forza per cambiare quelle che posso, e la saggezza per conoscere la differenza.” (antica preghiera)

“State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso.” (Vangelo di Marco)

“La vita è un labirinto e molti errano al suo interno in cerca di una via d’uscita.
Ma l’unica via possibile è quella che va in profondità, e quando raggiungerai il centro capirai.”

“La magia non esiste, esiste l’illusione.
Le cose cambiano soltanto se noi le cambiamo, però devi farlo in segreto.”

“Vedo come ogni cosa è collegata.”

“La verità è una cosa strana: si può tentare di reprimerla, ma troverà sempre un modo per riaffiorare.”

“Non conosciamo neanche la metà dei misteri di questo mondo.
Siamo viandanti nell’oscurità.”

“Devi arrivare al centro.
Lui è lì: ti aspetta nell’ombra, metà uomo e metà bestia.”

“Non devi mai smettere di sperare.
La fuori c’è tanta oscurità, ma altrettanta luce.”

“Il vostro pensiero si basa su una visioen dualistica: dentro-fuori, bianco-nero, bene-male. Tutto viene ripartito e diviso in coppie… ma è un errore. Nulla è perfetto senza la terza dimensione. Non esistono solo un sopra e un sotto: c’è anche un centro.”

“I sogni cambiano negli anni: subentrano altre priorità.
Il mio posto non si trova né nel passato, né nel futuro, ma è qui, nel presente.”

“Perché l’affascina tanto il tempo?”
“Voglio capire se posso cambiarlo, oppure se è già tutto deciso. Chi è che ha il potere di stabilirlo? Il caso? Dio? O invece noi? Esiste il libero arbitrio? O la realtà è solamente un circolo che si ripete all’infinito, in cui noi non siamo altro che creature schiave del tempo e dello spazio?”

“I loop temporali incidono in maniera incredibilmente profonda sul principio di causalità, o per meglio dire sul rapporto causa/effetto. E dovunque è presente un wormhole è anche presente un loop temporale chiuso, un luogo in cui tutto è legato. Un luogo in cui non è solo il passato a influenzare il futuro, ma è anche il futuro a influenzare il passato. È un po’ come la storia dell’uomo e della gallina: nessuno sa cosa è venuto prima e che cosa dopo.”

“Nell’universo ogni evento è collegato.”

“Le nostre vite sono collegate in modo indissolubile: ogni destino è connesso a quello del prossimo, ogni nostra azione è una risposta a un fatto precedente già accaduto, causa ed effetto, in un’eterna danza che non avrà mai fine.”

“Io penso che tutte le cose accadano sempre per una ragione, a prescindere da quanto strane e assurde possano sembrarci. In fondo, che siamo noi rispetto a Dio?”

“Il passato è il passato, ma tu vivi nel presente.”

“Tu lo conosci il paradosso del maestro Zuang? Stanotte ho sognato di essere una farfalla. Poi mi sono svegliato e ora non so più se sono un uomo che ha appena sognato una farfalla o se sono una farfalla che sta sognando di essere un uomo. Tu che cosa sei, un uomo o una farfalla?”
“Magari tutti e due.”

“Niente è vano al mondo.”

“Noi facciamo ciò che facciamo perché non siamo liberi di fare ciò che vogliamo.”

“Il tempo è come un’enorme scacchiera: milioni e milioni di ingranaggi che si incastano tra loro.
Solo chi sa attendere un giorno trionferà.”

“Tutte le cose accadono nel modo in cui sono sempre accadute.
Dobbiamo portare la croce nonostante sembri pesante.”

“Chi non ha fede è già morto.”

“Le delusioni sono il risultato di aspettative errate. 
Devi avere speranza, ma nessuna aspettativa: potrebbe capitarti un miracolo, ma nessuna delusione.”

“Probabimente lei si aspettava un altro collega, ma ha avuto me. È un caso? Io non credo al caso.
Le cose che si appartengono finiscono sempre per trovarsi.”

“È una questione di origine: dov’è il principio? Quand’è il principio? Il principio esiste davvero?”

“Le cose seguono sempre il loro corso.”

“Alla fine tutti riceviamo quello che ri meritiamo.”

“Non è strano che le persone provino una forte repulsione per coloro che sono loro intimamente e inesorabilmente più simili?”

“Ogni cosa è connessa: il futuro, il passato, il presente.”

“Non siamo liberi in ciò che facciamo, perché non siamo liberi nella nostra volontà.”

“Che importanza ha quale strada scegliamo se alla fine del viaggio incontriamo sempre noi stessi?”

“Forse non era un sogno. Forsre lo è questo qui, e nessuno di noi è reale.”

“Niente è invano: nessun respiro, nessun passo, nessuna parola, nessuna sofferenza. 
È un miracolo dell’unico che dura in eterno.”

“I morti non lo sono mai sino in fondo. Forse non si trovano qui, adesso, ma tutto ciò che ha vissuto continua a esistere in eterno, nell’infinità del tempo.”

“Ciò che sappiamo è una goccia.
Ciò che non sappiamo è un oceano.”

“La nostra visione ha un errore di base: ognuno di noi crede di essere un’entità separata dal resto: un io accanto a innumerevoli altri io… ma la verità non è questa. Siamo minuscole parti di un infinito tutto.”

“Ogni cosa si ripete: ancora e ancora, per l’eternità, perché nessuno di noi è preparato a lasciarla andare.”

“Devi lasciarmi morire, affinchè io possa vivere.”

“Bisogna lasciar andare alcune cose, prima che esse ci ritrovino.”

“L’incrocio nello snodo del ciclo temporale è il momento in cui le ocse possono andare nell’una o nell’altra direzione.”

“Ad ogni oscurità segue la luce.
Ad ogni morte segue una vita.”

“Non importa cosa vuole il nostro volere: esso ci condurrà sul nostro cammino.”

“Il nostro pensiero è plasmato dal dualismo: bianco e nero, luce e oscurità, il tuo mondo e il suo. Ma è fatalmente sbagliato: niente è completo senza una terza dimensione.”

“Voi siete due metà di un tutto: soltanto insieme potete ritornare nel mondo di origine.”

“Credi che qualcosa di noi rimarrà? Oppure siamo solo questo: un sogno… non siamo mai esistiti?”

Ogni ulteriore commento, sul valore "essenziale" della serie in questione è superfluo.
Peccato che, a livello di sceneggiatura, la serie da un certo punto in poi si contorca un po' su sé stessa, perdendo un poco dell'abbrivio e della brillantezza originale.

Fosco Del Nero



Titolo: Dark (Dark).
Genere: serie tv, fantascienza, drammatico, psicologico, esistenziale.
Ideatore: Baran bo Odar, Jantje Friese.
Attori: Anna König, Roland Wolf, Louis Hofmann, Oliver Masucci, Jördis Triebel, Sebastian Rudolph, Mark Waschke, Karoline Eichhorn, Stephan Kampwirth, Maja Schöne, Andreas Pietschmann, Tatja Seibt.
Anno: 2017-2020.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.



martedì 12 settembre 2023

Dov’è il mio corpo? - Jérémy Clapin

Ho guardato Dov’è il mio corpo? in quanto si tratta di un film d’animazione pluripremiato, per diversi motivi e in diversi contesti. Inoltre, si tratta di un film francese, e la scuola d’animazione francese è leader in Europa. Insomma, il pedigree era buono.

Tuttavia, mi son trovato davanti un prodotto a mio avviso davvero poco meritevole: privo di bellezza, di fascino e di motivi per esser visto. Una produzione Netflix, peraltro, con tanto di marchio di fabbrica (666 disegnato ed espressione “squadra e compasso” detta a voce), a cui si aggiunge il tono emotivo generale tendente alla depressione.
Forse l’ampio numero di premi deriva dalla provenienza in questione.

Ecco la trama di Dov’è il mio corpo?: il film comincia con una scena sanguinolenta, e precisamente con un giovane a terra in una pozza di sangue. Dopo di che, il tempo si biforca e mostra da un lato come ha fatto il giovane ad arrivare a quel momento, e dall’altro lato il percorso che segue la sua mano mozzata, partendo da una clinica medica, per ritrovare il suo corpo mancante (di cui al titolo).

Il genere del film, dunque, tecnicamente è fantastico, anche se di fantastico non c’è molto.
Le vicende di Naoufel, ragazzo che consegna le pizze ma non è molto bravo a farlo, sono piuttosto noiose.
Quanto alle vicende della sua “mano”… non è niente che non abbia già visto chiunque conosca La famiglia Addams (serie tv degli anni "60, film degli anni "90, la recente serie Mercoledì).

Il tratto grafico del film è piuttosto grossolano, forse in omaggio a un realismo che tuttavia non convince affatto, e non c’è nulla che convinca: personaggi e dialoghi sono banali, come è banale lo spunto della mano che va in giro da sola. 

Interessante che cerchi di tornare al proprio corpo d’origine, ma questo non basta certamente per trasformare un film modesto in un’opera di valore e apprezzabile.

Dov’è il mio corpo? è uno dei film d’animazione francesi più brutti che abbia mai visto (e ne ho visti tanti ormai)… ma è forse quello più premiato: l’unica spiegazione è che gli siano stati assegnati premi “di diritto”, come lascia supporre la provenienza e i due sigilli ben posti in evidenza (ho visto ormai centinaia di film d’animazione di tutto il mondo… e guarda caso proprio in quello Netflix vi sono il numero della bestia e il simbolo massonico per eccellenza).

A ogni modo, lasciando perdere tali questioni teoriche e passando alla pratica, Dov’è il mio corpo? è, semplicemente, un film men che mediocre, privo di motivi per esser visto, se non forse il rapporto tenero che viene a crearsi tra i due protagonisti, ragazzo e ragazza (coppia mista: anche questa è tematica propagandistica cara a Netflix e al globalismo).

Fosco Del Nero



Titolo: Dov’è il mio corpo? (J'ai perdu mon corps).
Genere: animazione, fantastico, drammatico.
Regista: Jérémy Clapin.
Anno: 2019.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui



martedì 5 settembre 2023

La notte del giudizio - James DeMonaco

Mi sono accostato a La notte del giudizio per diversi motivi.

Il primo è che la trama pareva interessante: una società del futuro che, per diminuire la violenza generale, aveva istituito una sorta di notte di violenza gratuita, nella quale i repressi andavano in giro a massacrare chi trovavano per strada e le brave persone si rintanavano in casa, protette da sistemi di sicurezza all’avanguardia.

Il secondo è che il primo film aveva dato origine a una saga di buon successo, cosa che solitamente avviene quando c’è, almeno in partenza, una buona qualità.

Il terzo è che il protagonista della pellicola è Ethan Hawke, un attore che apprezzo molto e che solitamente è molto attento ai copioni cui aderisce: personalmente, l’ho visto in Predestination, Daybreakers – L’ultimo vampiro, L'attimo fuggenteWaking life - Risvegliare la vitaGattaca - La porta dell'universo, Valerian e la città dei mille pianeti… film la cui qualità media è altissima, per l’appunto.

Avevo quindi buone speranze anche per La notte del giudizio, ma son rimasto assai deluso.
Il film, in verità, non aveva molti motivi per essere girato.

Intanto, la premessa per cui istituzionalizzando e legalizzando la violenza, per quanto per un solo giorno all’anno, la violenza generale diminuisca è senza senso: quando la violenza viene legalizzata (sugli animali, sugli esseri umani, etc), aumenta a dismisura, non diminuisce.

Alcuni punti della sceneggiatura, inoltre, si rivelano essi stessi insensati: il figlio adolescente che, nella “notte del giudizio” fa entrare in casa un uomo insanguinato, col rischio che questi uccida (legalmente peraltro) tutta la sua famiglia; il padre che tiene il suddetto uomo legato, nonostante i piani siano cambiati e in quel momento sarebbe utile come difesa dell’abitazione contro il nemico invasore; il fidanzato della figlia che nella notte del giudizio cerca di uccidere il di lei padre, colpevole di non averlo accolto bene in famiglia (dopo l’omicidio probabilmente confidava di essere accolto meglio); i vicini di casa che si uccidono senza pensarci due volte, tanto in quella fascia temporale la violenza è legale (e i giorni dopo, come si vive tra conoscenti sapendo che Tizio ha ammazzato la figlia di Caio?).

Detto del non senso dell’intero film, passiamo alla trama: a seguito di un periodo di alta criminalità, alta disoccupazione e alta povertà, negli USA sale al potere il gruppo dei Nuovi Padri Fondatori d'America, i quali istituiscono una sorta di regime, molto severo in linea generale, ma permissivo nell’evento chiamato Sfogo, dodici ore di libertà e impunità assolute, durante i quali i servizi pubblici sono sospesi. Una volta istituito tale sfogo collettivo annuale, la criminalità e la violenza son diminuite, e parimenti la disoccupazione. Inoltre, lo “sfogo” aveva il “merito” di eliminare le fasce della popolazione più deboli e meno produttive: poveri, barboni, anziani, etc.
James Sandin è un padre di famiglia che, insieme alla moglie Mary, si rintana in casa con figlio e figlia in attesa che la notte del giudizio, col relativo sfogo collettivo, passi. Tuttavia, il figlio adolescente fa entrare in casa un uomo insanguinato che corre per il quartiere, mettendo in modo una serie di eventi alquanto inquietanti.

Onestamente, non capisco il motivo per cui questo film ha avuto dei seguiti: addirittura quattro. Al di là della violenza gratuita, e degli errori di concetto evidenziati, non c’è altro.
L’incipit di genere vagamente distopico è solo una scusa per mettere in scena una somma di scene piene di tensione e di violenza, tra sparatorie, sangue, torture e combattimenti… che forse è ciò che desiderano alcuni spettatori.

Una curiosità: come in Daybreakers – L’ultimo vampiro, il personaggio di Ethan Hawke si trova a scegliere tra un’alternativa per lui conveniente ma immorale, e una meno conveniente ma anche assai meno coraggiosa. In ambo i casi, essendo il protagonista della pellicola, sceglie la seconda opzione.

Fosco Del Nero



Titolo: La notte del giudizio (The purge).
Genere: distopico, drammatico.
Regista: James DeMonaco.
Attori:  Lena Headey, Ethan Hawke, Tom Yi, Chester Lockhart, David Basila, Peter Gvozdas, Tyler Jaye, Nathan Clarkson, Dana Bunch, John Weselcouch, Alicia Vela-Bailey, Rhys Wakefield.
Anno: 2013.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.



martedì 29 agosto 2023

La famosa invasione degli orsi in Sicilia - Lorenzo Mattotti

La famosa invasione degli orsi in Sicilia è la trasposizione animata dell’omonimo romanzo di Dino Buzzati, che conoscevo di nome ma che non ho mai letto. Mi manca dunque il rapporto con il testo originario e recensirò il film solamente per il valore del film.

Intanto, le basi: si tratta di un film d’animazione della lunghezza di circa ottanta minuti, co-prodotto a livello europeo da Francia e Italia.
La lavorazione è stata molto lunga, ben sei anni, il costo discretamente notevole, mentre gli incassi al cinema assai scarsi, cosa che ha fatto fallire lo studio d’animazione che lo ha prodotto.
Nonostante tale curriculum poco lusinghiero, il film ha avuto un buon consenso da critica e pubblico.

Andiamo alla trama de La famosa invasione degli orsi in Sicilia, la quale, da quel che ho letto, è molto fedele al romanzo originario, anche se non del tutto. 

Si parte con una storia cornice: il cantastorie Gedeone e la sua giovanissima assistente Almerina, di strada per Caltabellotta, si rifugiano in una grotta per sfuggire al freddo… e vi trovano un vecchio e grosso orso. Per intrattenerlo, e magari evitare di essere mangiato, mettono in scena il loro numero di strada, con tanto di immagini, canzoni, balli e storia: "la famosa invasione degli orsi in Sicilia".

Da qui partono le vicende degli orsi: Leonzio, Re degli orsi, perde il figlio Tonio, rapito da alcuni esseri umani. Allo scopo di ritrovarlo, ma anche di trovare cibo e una sistemazione migliore, l’orso guida tutto il branco verso una città umana, ma viene intercettato dall’esercito del Granduca di Sicilia, un uomo malvagio che ritiene gli orsi una minaccia e li fa fucilare senza nemmeno sentire cosa vogliono (nella storia gli orsi sono animali senzienti e parlanti).
A quel punto le vicende prendono una piega alquanto vivace, coinvolgendo il mago di corte De Ambrosiis, i cinghiali del Sire di Molfetta, un castello infestato da fantasmi, un orco capace di tramutarsi in un gatto gigante e famelico, etc.

Senza riferire tutta la trama, passo al commento del film: abituato all’eccellenza d’animazione giapponese (Miyazaki e Studio Ghibli, Mamoru Hosoda, Makoto Shinkai, Katsuhiro Otomo, etc), la buona animazione de La famosa invasione degli orsi in Sicilia non mi fa gridare al miracolo né m’impressiona, come non mi ha impressionato la trama, che ho trovato troppo tendente all’infantile… forse nella tipica tendenza italiana di abbinare animazione e infanzia (abbinamento che in realtà non sta scritto da nessuna parte ed è solo una scelta nostrana). 

Il risultato è stato che il film, nonostante non fosse lungo, mi ha annoiato per larghi tratti.

Non mi ha stupito, in tal senso, leggere online commenti di spettatori soddisfatti allorquando genitori di bambini che hanno gradito il “cartone animato”, e insoddisfatti allorquando lettori dell’originario romanzo di Buzzati.

Di mio, assegno a La famosa invasione degli orsi in Sicilia una valutazione sufficiente: buona per quanto riguarda l’intento, discreta per quanto riguarda l’animazione, carente per quanto riguarda il “nerbo” dell’opera.

La parte che ho preferito è stata l’incipit, con cantastorie e assistente a eseguire i loro numeri narrativi: quando si è passati agli orsi, viceversa, il tutto è peggiorato.

Fosco Del Nero



Titolo: La famosa invasione degli orsi in Sicilia (L a fameuse invasion des ours en Sicile).
Genere: animazione, fantasy.
Regista: Lorenzo Mattotti.
Anno: 2019.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.



martedì 22 agosto 2023

Dark crystal - La resistenza - Jeffrey Addiss, Will Matthews

Essendo da sempre un grande fan del film Dark crystal, non potevo perdermi la serie televisiva Dark crystal - La resistenza, realizzata a grande distanza temporale dal film e consistente in un prequel.

Serie molto breve: nonostante l’ottimo successo di pubblico e di critica, Netflix ha deciso di interrompere la produzione dopo la sola prima stagione… forse perché la serie rischiava di essere troppo ispirante e troppo “spirituale” per i gusti di Netflix, oltre che troppo descrittiva di certi fenomeni reali (dominio di una classe su un’altra, schiavizzazione apparente, adenocromo, etc).
Inoltre, senza personaggi omosessuali o altri elementi dell’agenda mondialista (vaccini, moneta elettronica, etc), il prodotto risultava certamente meno utile di altri a fini di propaganda. 

Ma lasciamo perdere gli squilibri psichici di taluni ambienti e veniamo a noi: a Dark crystal - La resistenza veniva assegnato un doppio compito difficile.
Il primo: non sfigurare rispetto al film culto ch’era stato Dark crystal. Molto limitato nei mezzi tecnici, magari, ma assai originale, ispirato e profondo nei contenuti, oscillanti tra la dualità e il ritorno all’unità.

Il secondo: proporre una storia appassionante e non deprimente nonostante l’esito già noto delle vicende, ossia l’inizio del film originale, nel quale i Gelfling erano ormai scomparsi e gli Skeksis dominatori incontrastati del mondo.

Ecco in breve la trama di Dark crystal - La resistenza: siamo nel mondo di Thra, nome che si riferisce sia al pianeta in senso fisico, sia all’essenza che anima tutte le creature del mondo. Il cuore del mondo è il cristallo della verità, in precedenza custodito da Madre Aughra e poi affidato da questa agli Skekis, in cambio del dono di un planetario, grazie al quale la vecchissima creatura si abbandona a una sorta di sonno mistico-conoscitivo (cosmo, altri pianeti, esistenza, etc).
Quando rinviene, scopre che gli Skeksis stanno usando il cristallo in senso degenerativo, per i loro interessi e ai danni di altre creature, dal momento che hanno scoperto che, estraendone l’essenza proprio grazie al cristallo, possono rimanere giovani e forti sino a conquistare una teorica immortalità.

Parallelamente, essi dominano sui Gelfling, nonostante questi ultimi siano molto più numerosi di loro, sfruttando il senso di sudditanza di questi per via delle conoscenze e della longevità assai maggiori degli Skekis, che chiamano “i Signori” (altro elemento storico relativo all’umanità e ai suoi antichi "signori", per l'appunto).

Nonostante tale forte sudditanza, che porta i più a ritenere gli Skekis delle divinità o quasi, qualcuno inizia ad accorgersi che essi stanno abusando del loro potere e che le energie dell’intero pianeta, per il tramite del cristallo, si stanno corrompendo: inizia così l’età della resistenza che dà il titolo all’opera.

In verità, la serie ricopre un periodo temporale evidentemente limitato, dal momento che, dopo appena dieci episodi, finisce in un modo, mentre l’inizio del film è ben diverso. La parte più distruttiva ci è stata dunque “risparmiata” (o forse in teoria era prevista per le stagioni successive, tuttavia non girate).

Passiamo al commento dell’opera: il film le è superiore, avendo un senso del magico, persino del mistico, nettamente superiore alla successiva serie tv. Anche frasi e dialoghi si presentano di tenore differente: il film Dark crystal era un’opera ispirata, nata in modo estemporaneo e portante una certa vibrazione, mentre la serie tv Dark crystal - La resistenza è un’opera destinata a un largo pubblico, che perde molto sul versante interiore e anche qualcosa su quello cinematografico, ma rimane comunque un prodotto di buon valore.

Fosco Del Nero



Titolo: Dark crystal - La resistenza (The dark crystal: age of resistance).
Genere: serie tv, fantasy.
Ideatore: Jeffrey Addiss, Will Matthews.
Anno: 2019.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.



martedì 15 agosto 2023

Il visionario mondo di Louis Wain - Will Sharpe

Era da un po’ che volevo vedere Il visionario mondo di Louis Wain… ed eccolo qui.
Il regista, Will Sharpe, non mi dice niente (e infatti non ha prodotto quasi nulla), mentre l’attore protagonista è Benedict Cumberbatch (ormai indelebilmente associato a Dottor Strange, visto anche in Star trek - Into darkness).

Ecco la trama sommaria di Il visionario mondo di Louis Wain, film uscito nel 2021 e basato sulla vita reale del pittore britannico Louis Wain: siamo nell’Inghilterra vittoriana, nel 1883, alle prese con un giovane il quale, dopo la morte del padre, è divenuto l’uomo di riferimento della famiglia, comprendente la madre e ben sei sorelle.
Tuttavia, Louis tende decisamente più alla conoscenza, all’arte e alla sperimentazione, che al denaro o agli affari, tanto che la famiglia si trova in difficoltà economiche, che l’uomo affronta accettando un lavoro per l’editore/giornalista William Ingram.

Nel frattempo, la sorella maggiore Caroline assume Emily Richardson come istitutrice delle sorelle più piccole… senonché Louis ed Emily si innamorano l’uno dell’altra e si sposano, gettando con ciò fango sulla famiglia: sia perché i livelli sociali dei due sono molto differenti, sia perché lei è dieci anni più grande di lui, cosa all’epoca molto scandalosa (anche se, nel film, l’attrice ha otto anni in meno dell’attore, e non dieci di più: forse in quel periodo non erano disponibili attrici più giovani).

Il film, lungo quasi due ore, va avanti raccontando il resto della vita di Louis Wain, tra la ricca produzione artistica, successi, problemi e lutti vari.

Il visionario mondo di Louis Wain ha un suo valore oggettivo: è ben realizzato, visivamente d’impatto, ben recitato. Inoltre, il personaggio del pittore strampalato con la passione per i gatti è curioso e interessante… per quanto anche un poco deprimente, potendo certamente ricondursi nel filone degli inetti sveviani, diciamo così.

Al di là della buona realizzazione e della curiosità per il personaggio, il film non propone nulla di ulteriore (temi esistenziali, profondità, insegnamenti), da cui la valutazione più che sufficiente, ma limitata.

“Il mondo è pieno di bellezza, e sta a te catturarla, vederla e condividerla con quante più persone potrai.”

“Io non rendo il mondo bellissimo, Louis. 
Il mondo è bellissimo.”

“Puoi fuggire dalla tua famiglia, ma non puoi fuggire dal tuo dolore.
Quello ti segue come un’ombra violenta.”

Fosco Del Nero



Titolo: Il visionario mondo di Louis Wain (The electrical life of Louis Wain).
Genere: psicologico, drammatico, sentimentale.
Regista: Will Sharpe.
Attori: Benedict Cumberbatch, Claire Foy, Andrea Riseborough, Toby Jones, Sarah-Jane De Crespigny, Sophia Di Martino, Jamie Demetriou, Olivier Richters, Adeel Akhtar, Stacy Martin.
Anno: 2021.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.



martedì 8 agosto 2023

L’organo genocida - Shuko Murase

L’organo genocida è il secondo film d’animazione giapponese che vedo tratto dai romanzi dell’autore giapponese Project Itoh (pseudonimo di Satoshi Ito, peraltro morto ancora giovane): il precedente è stato L’impero dei cadaveri, che mi aveva colpito soprattutto per l’atmosfera e lo sfondo, certamente mutuati dal romanzo omoimo.

Entrambi i film sono ambientati in Europa, ma in modo molto diverso: se L’impero dei cadaveri disegnava un’ucronia fantastica rispetto al diciannovesimo secolo, L’organo genocida affronta le tematiche della guerra e dello spionaggio dei tempi moderni.

Se il primo film partiva da una Londra in stile steampunk, il secondo parte da Sarajevo, città sulla quale (in un 2015 alternativo, che tecnicamente, anche in questo caso, ci porta nel genere dell’ucronia) viene sganciata una bomba nucleare artigianale, fatto che fa esplodere ovunque la guerra al terrorismo e che acuisce le tensioni tra le nazioni.
Aumentano largamente anche la sorveglianza e il controllo (solita dicotomia tra libertà e sicurezza, per cui si sacrifica la prima in omaggio alla seconda): non siamo ai livello della distopia, ma ci avviciniamo, trettaggiando sofisticate operazioni di spionaggio, gruppi di resistenza altrettanto ben organizzati, con tanto di trapianti di coornee, polpastrelli, etc, al fine di evitare certi controlli.

Molte democrazie sono divenute semi-dittatoriali o comunque fortemente manipolatrici-impositive (come è già ora, peraltro, anche se in molti ancora non se ne sono accorti), e il mondo in generale attraversa una fase di caos, per la quale è imputato soprattutto tale John Paul, il quale avrebbe scoperto delle dinamiche psico-linguistico-neurologiche capaci di scatenare fenomeni individuali e collettivi di violenza e genocidio.

Clavis Shepherd, giovane agente della CIA, viene assegnato il compito di individuare e arrestare Paul, considerato un pericoloso terrorista. Per far ciò, avvicina Lucia Skroupova, ex amante dell’uomo, la quale si guadagna da vivere insegnando il ceco agli stranieri che vanno a vivere nella Repubblica Ceca.
Non per niente, nel film è citato lo scrittore Kafka, come vengon fatte altre citazioni “colte”.

La trama de L’organo genocida è interessante, per quanto a tratti molto cervellotica.
Nella storia vi sono sia dialoghi e rapporti tra esseri umani, sia azione, sparatorie, sangue e scene splatter; non è certamente un cartone animato per bambini.

Nel suo essere maturo e crudo, nonché portatore di tematiche interessanti (collegamento tra linguaggio, neurologia, psiche e comportamento, per quanto con lo spunto semplicistico della “costrizione”), L’organo genocida si rivolge a un pubblico adulto sia come età anagrafica che come età interiore, diciamo così, e in ciò ha il suo valore… per quanto a tratti l’abbia trovato un po’ lento e non molto coinvolgente.

Il livello tecnico-esteriore dell’opera è buono e quello contenutistico-interiore ugualmente buono, anche se si sente la mancanza di un maggiore approfondimento umano, nonché una certa tendenza a tratteggiare scenari cinici.

Fosco Del Nero



Titolo: L’organo genocida (Gyakusatsu kikan).
Genere: anime, animazione, guerra, drammatico, ucronia.
Regista: Shuko Murase.
Anno: 2017.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.



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