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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

martedì 17 dicembre 2024

Ruby Red 2 - Il segreto di Zaffiro - Felix Fuchssteiner, Katharina Schöde

Nella recensione di Ruby Red, il primo film dell’omonima trilogia, avevo scritto che, data la mediocrità del prodotto, non ero sicuro di vedere il suo seguito, ossia Ruby Red 2 - Il segreto di Zaffiro 2.

Alla fine l’ho guardato, spinto non dalla curiosità per la storia, i personaggi e dunque la qualità cinematografica del primo film, bensì incoraggiato dai contenuti che proponeva, pur se lievi, oscillanti tra elemento interiore esistenziale ed elemento esteriore cospirativo… anche se mi attendevo un’ulteriore calo della qualità, dal momento che, con i seguiti, statisticamente è quasi sempre così. 

Detto, fatto.

Diamo comunque uno sguardo alla trama di Ruby Red 2 - Il segreto di Zaffiro, film uscito nel 2014, ossia un anno dopo il suo predecessore: Gwendolyn e Gideon, che ora sono una coppia, continuano nei loro viaggi nel tempo, un po’ inviati dalla Loggia di Saint Germain, un po’ per loro iniziativa, visto che molte cose non tornano alla ragazza, sempre più dubbiosa se mettersi al servizio del Conte e della sua sette segreta.

Nelle sua indagini, Ruby incontra nuovamente Lucy e Paul, i ribelli dalla Loggia, che per sfuggirle si sono trasferiti nel passato e che le sono più vicini di quanto la ragazza pensasse.
In tutto ciò, il rapporto tra lei e Gideon vacilla, visto che il ragazzo pare ben sistemato sotto l’ala del suo mentore Saint Germain, pur se anch’egli pare oscillare un poco.

Se il primo Ruby Red era mediocre, Ruby Red 2 - Il segreto di Zaffiro è ancor peggio quanto a qualità: mantiene il tono adolescenziale del primo, in stile Twilight, aggiunge un elemento che vorrebbe essere forse umoristico ma che si rivela davvero scarso, il gargoyle invisibile che vede solo la protagonista, e propone scene imbarazzanti come la canzone-ballo tratta dal Rocky Horror Picture Show e improvvisata in una serata elegante del 1780: l’imbarazzo non sta nel fatto che i due ragazzi improvvisino la cosa, una cantando da ubriaca e l’altro suonando al piano, ma che il pubblico del 1780 gradisca lo spettacolo.
E il pubblico del 2020 lo gradisce? 

Sono spariti, purtroppo, anche i pochi contenuti esistenziali che il primo film proponeva… ma è rimasto qualcosa a livello di tematiche cospirative, e forse questo qualcosa, pur se poco, rende il film quantomeno degno di esistere.

Elemento interessante: se i cattivi son quelli di una setta inglese, i buoni son quelli di una setta-confraternita italiana, fiorentina per la precisione. Sono loro a citare un brano del Nuovo Testamento… di gran lunga la cosa di maggior valore che c’è in tutto il film.

Ecco un paio di frasi estratte da Ruby Red 2 - Il segreto di Zaffiro.

“Come dovrebbe stare una persona che si trova per secoli in un delirio infinito?
Diciamo che non vedo l’ora di risvegliarmi.”

“Rivestitevi dell’armatura di Dio.
La nostra battaglia è contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebra.”

“Lo scopo del suo Nuovo Ordine Mondiale non è il benessere dell’umanità, ma solamente il suo.
Lavora al suo piano di dominio da secoli insieme alla sua élite.
Saranno in grado di controllare tutto: flussi finanziari, raccolti, approvvigionamento idrico, vaccini, scuole, ed elimineranno tutto ciò che non coincide con la loro visione dell’umanità”.

Il film sarà anche scarso, ma pochi anni dopo l’umanità occidentale si è trovata immersa nella previsione fatta in Ruby Red 2: curioso peraltro che tra le altre cose nomini anche i vaccini, nonché la censura-manipolazione che negli ultimi anni è passata da essere discreta a essere evidente, persino ufficiale.
Almeno in questo, sì, il film ha una sua utilità per coloro che si ostinano a essere dei babbani.

Fosco Del Nero



Titolo: Ruby Red 2 - Il segreto di Zaffiro (Saphirblau).
Genere: fantasy, adolescenziale, sentimentale. 
Regista: Felix Fuchssteiner, Katharina Schöde.
Attori: Josefine Preuß, Florian Bartholomäi, Karl Walter Sprungala, Peter Simonischek, Pierre Kiwitt, Maria Ehrich, Rüdiger Vogler, Johannes von Matuschka, Jannis Niewöhner, Chiara Schoras.
Anno: 2014.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.



martedì 10 dicembre 2024

L’arte di arrangiarsi - Luigi Zampa

Mi sono guardato L’arte di arrangiarsi, film italiano del 1954, non tanto perché il protagonista era Alberto Sordi, quanto perché il regista era Luigi Zampa, autore di alcuni classiche commedie all’italiana, come Il vigileLadro lui, ladra lei e Anni ruggenti.(le prime due con Alberto Sordi, peraltro).

Inoltre, L’arte di arrangiarsi veniva consigliato online come uno dei migliori film  italiani dell’epoca.

Partiamo dalla trama sommaria del film in questione (che sarebbe il primo terzo di una sorta di trilogia, insieme ad Anni difficili e Anni facili): Rosario Scimoni è una sorta di banderuola opportunista, in ogni senso. Politicamente parlando, passa dal socialismo al fascismo con grande facilità (beh, non fu l’unico a essere onesti); a livello di donne, cerca le più abbienti ancor più che le più belle; a livello di lavori, passa dalla politica al cinema, sempre alla ricerca di un successo “facile”.
Il tutto, col sorriso sulle labbra e con buone maniere, alla vecchia maniera, pur in mezzo a eventi anche difficili, come la guerra mondiale.

Evidenzio due cose, già evidenziate in passato: Alberto Sordi era un grandissimo attore e dominava lettreralmente la scena davanti alla telecamera. Questa è una nota ovviamente positiva.

La nota negativa è che egli si è prestato soprattutto (non so se per scelta sua o perché gli veniva proposto quello) a ruoli letteralmente diseducativi: personaggi disonesti, voltagabanna, infingardi… probabilmente influenzando, con il suo grande successo, la stessa cultura italiana di quei decenni, certamente non in positivo. 

È venuto prima l’uovo o la gallina? Qui film venivano prodotti perché erano il riflesso della cultura italiana, e quindi il suo risultato, o la hanno influenzata, e quindi erano la causa? 
Probabilmente entrambe le cose.

Ancor prima, il discorso si può applicare pari pari a Totò e, allargando il discorso, anche a Vittorio De Sica e Vittorio Gassman): è una mera coincidenza che i più rappresentativi attori italiani abbiano interpretato soprattutto ruoli di questo tipo?

Personalmente, gradisco non eccessivamente i film del genere “commedia truffaldina”: qualche situazione simpatica, qualcosa di divertente, ma non si va molto oltre.

Almeno, così è stato per L’arte di arrangiarsi di Luigi Zampa… nettamente il peggiore dei tre film citati, dal mio punto di vista.

Fosco Del Nero



Titolo: L’arte di arrangiarsi.
Genere: commedia. 
Regista: Luigi Zampa.
Attori:  Alberto Sordi, Franco Coop, Elli Parvo, Armenia Balducci, Nando Bruno, Giacomo Furia, Piero Pastore, Turi Pandolfini, Tullio Tomadoni, Antonio Acqua.
Anno: 1954.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.



martedì 3 dicembre 2024

Final destination - James Wong

Quando Final destination uscì, nel 2000, ero un giovane studente dell’università, e mi ricordo che il film ebbe un notevole successo, tanto da dar vita a svariati seguiti, fino al quinto film, di qualità tuttavia nettamente discendente. 
Al tempo vidi il secondo e forse il terzo, ma il livello del primo se n’era già andato.

Peraltro, il film è stato l’unica produzione degna di nota del regista James Wong, che infatti non ha diretto niente di rilevante a parte proprio Final destination. Il quale era rilevante sia perché ben girato, con un’ottima tensione scenica, sia perché assai originale… cosa di non poco conto dal momento che, tra cinema e serie tv, ormai assistere a qualcosa di nuovo era ed è raro.

Peraltro, trama a parte, il film per quanto mi riguardava partiva già in positivo poiché, per gli attori presenti, mi ricordava Dawson’s creekAmerican pie e Heroes… tutti prodotti che avevo seguito a suo tempo (di qualità non eccelsa, ma mi ricordavano l'adolescenza).

Detto questo, passiamo ora alla trama di Final destination, che non vedevo da oramai tanti anni e che ho voluto rispolverare: Alex Browning è un liceale neworkese, un po’ introverso, che sta per partire in gita di classe a Parigi… questo sino a che, già seduto sull’aereo, ha una visione-sogno dell’aereo stesso che esplode, per poi svegliarsi di soprassalto mentre accadono gli esatti eventi della sua visione.

A quel punto dà di matto, urla che l’aereo sta per esplodere, che tutti devono scendere e così via: il risultato è che la sicurezza del volo fa scendere lui, una sua compagna di classe che gli ha creduto nonché svariati altri ragazzi, nonché una professoressa, i quali si erano alzati dai loro posti (questo punto della trama è un po’ debole, ma fa niente), volenti o nolenti.

Questi personaggi scendono… e subito dopo vedono l’aereo esplodere in cielo: Alex ha visto il futuro o semplicemente porta male? 

Le cose peggiorano quando, a tali “sopravvissuti” che non avrebbero in teoria dovuto scendere dal volo, iniziano a capitare incidenti strani, tanto che l’FBI si interessa al caso.

La trama di Final destination, come detto, all’epoca era originale. 
Il film, quanto a esecuzione, non fa gridare al capolavoro, visto che non vi sono contenuti profondi (di tipo metafisico-esistenziale, che avrebbero benissimo potuto esservi, dato il tema), ma è ben eseguita in quanto a tensione e adrenalina.

Il film ebbe un ottimo successo al botteghino, vinse anche qualche premio e diede vita al franchising, tuttavia assai meno fortunato.

Fine della storia di Final destination: ora che l’ho riguardato, non credo che lo rivedrò mai più.

Fosco Del Nero



Titolo: Final destination.
Genere: fantastico, thriller. 
Regista: James Wong.
Attori: Devon Sawa, Kerr Smith, Ali Larter, Tony Todd, Kristen Cloke, Seann William Scott, Daniel Roebuck, Roger Guenveur Smith, Chad Donella, Amanda Detmer, Brendan Fehr, Forbes Angus, Lisa Marie Caruk, Christine Chatelain,
Anno: 2000.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.




martedì 26 novembre 2024

Ruby Red - Felix Fuchssteiner

Ruby Red mi era stato consigliato come film di qualità e come film interessante per i suoi contenuti evolutivo-spirituali.

In verità, il film, un film tedesco diretto nel 2013 da Felix Fuchssteiner, si dimostra carente su ambo i fronti.

Ma andiamo con ordine, partendo dalla trama sommaria di Ruby Red… che come genere ed elementi mi è abbastanza congeniale: la protagonista Gwendolyn Shepherd è un’adolescente che vive a Londra in un grande e lussuoso palazzo insieme alla sua famiglia allargata: ci sono la madre Grace Montrose, il fratellino minore Nick, la nonna Arisa, la prozia Maddy, la zia Glenda e la cugina Charlotte, con la quale Gwendolyn non ha un buon rapporto nonostante parentela e comune luogo di abitazione. 

Difatti Charlotte, che si ritiene l’erede di un particolare gene che si tramanda in famiglia da secoli e che permette di viaggiare nel tempo, ha un atteggiamento piuttosto arrogante e altezzoso verso la cugina, la quale dal canto suo si dimostra effettivamente imbranata e trasandata.

Tuttavia, una volta raggiunti i sedici anni, il gene si manifesta in Gwendolyn e non nella cugina, che viceversa era stata addestrata per anni a tal scopo: così, la ragazza si ritrova non solo nel passato, ma senza la cultura e i mezzi per affrontare la situazione. Ciò, manco a dirlo, inasprisce ulteriormente i rapporti con Charlotte e con la di lei madre, le quali (anche se non se ne capisce il motivo) si ritenevano depositarie di quell’antico potere e tradizione familiare.

Così, la ragazzina si troverà ad affrontare non solo le sue involontarie incursioni nel tempo, ma anche i misteri della famiglia Shepherd-Montrose, nonché i misteri della Loggia di Saint-Germain, che protegge, educa e coordina i viaggiatori nel tempo allo scopo di completare un altrettanto misterioso cronografo.

Da citare il personaggio di Gideon de Villiers, il viaggiatore nel tempo maschile, della famiglia “gemella”, ugualmente depositaria del gene che si incarna ogni tanto, col quale Gwendolyn avvierà un rapporto un po’ contradditorio (ma banale e leggibile sin dall’avvio del film).

Ecco alcuni temi, elementi o simboli che Ruby Red introduce: logge segrete, occhio nel triangolo, draghi, rituali esoterici, uso del sangue, la figura del Conte di Saint Germain (per quanto raffigurata in modo ridicolo), un’élite che ritiene di aver diritto di dominare sugli altri, la loro onnipresenza o quasi.

Un altro paio di curiosità: c’è un ordine esoterico contrapposto (italiano e cristiano); han trovato il modo di citare Israele.

Qualche altra considerazione: l’eroina di Ruby Red è femmina e il maschile è dipinto in modo rozzo, com’è di moda in quest’epoca di antimaschilismo (che è la stessa dinamica del maschilismo, per chi ancora non se ne fosse accorto, solo dall’altra parte del pendolo); parimenti, è tratteggiata in modo arrogante l’eleganza per far sembrare simpatica l’energia più popolare (altro fenomeno contemporaneo, tendente ad abbassare intelligenza e coscienza); la trama sembra un  misto tra TwilightHarry Potter e Eyes wide shut (ma senza la qualità di questi film); l’opera, pur essendo formalmente un film fantasy, ha un tono sentimental-emotivo più vicino alle soap opera e ai romanzi Harmony che ai film fantasy; il Conte di Saint German, da esoterista e sapiente alchimista che era in realtà, è stato trasformato in una sorta di despota maschilista… il che dice tutto sul valore storico e interiore del film.

In verità il film non è un completo disastro, dal momento che propone qualcosa di bello da vedere e anche da sentire, come alcune frasi che effettivamente hanno un valore esistenziale.

“Da questo momento dipende l’eternità (Ab hoc momento pendet eternitas).”

“Sui dodici pilastri il castello regge il tempo.”

“Devi trovare la tua magia.”

“L’amore vince su tutto (Omnia vincit amor).”

“Lui è uno di loro, sono ovunque.”

“Dimostraci che sai fare.”

C’è anche un altro elemento interessante: l’uso dell’astrologia (come sarebbe in una società evoluta coscienzialmente) alla nascita dei bambini, per scoprire da subito talenti e percorso preferibile. In effetti, in Ruby Red vi sono degli elementi interessanti… peccato per il tono Harmony che penalizza l’intero film. Ma, d’altronde, nel produrlo è stata fatta, credo, una precisa scelta di pubblico.

Stanti così le cose, non so se mi vedrò i suoi due seguiti, a cominciare dal secondo film, Ruby Red 2 - Il segreto di Zaffiro.

Fosco Del Nero



Titolo: Ruby Red (Rubinrot).
Genere: fantasy, adolescenziale, sentimentale. 
Regista: Felix Fuchssteiner.
Attori: Josefine Preuß, Florian Bartholomäi, Uwe Kockisch, Johannes Silberschneider, Gerlinde Locker, Laura Berlin, Sibylle Canonica, Katharina Thalbach, Veronica Ferres, Levin Henning, Maria Ehrich, Jannis Niewöhner.
Anno: 2013.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.



martedì 19 novembre 2024

Mimzy - Il segreto dell'universo - Robert Shaye

Da qualche parte avevo letto che il film Mimzy - Il segreto dell'universo proponeva dei contenuti di tipo esistenziale… e, in tal senso, il titolo prometteva bene.

Tuttavia, raramente una promessa è stata così tanto disillusa, e Mimzy - Il segreto dell'universo si è rivelato un film di terza fascia, di genere fantascientifico, adatto a un pubblico infantile e poco oltre. Insomma, il prodotto non solo non ha i ventilati contenuti esistenziali, nonostante il titolo, ma non ha nemmeno qualità… e, francamente, io non lo farei vedere a dei bambini, visto che la qualità è tale al di là della fascia di età.

Ecco la trama sommaria di Mimzy - Il segreto dell'universo, film del 2007 diretto da tale Robert Shaye, regista che non avevo mai incontrato finora: in un lontano futuro, una donna raduna dei bambini in un prato e racconta loro telepaticamente una storia, quella dell’ultima mimzy, capace nientemeno di salvare l’umanità, che all’epoca, ossia i nostri giorni, rischiava di scomparire.

Dopo tale cornice futuristica, che verrà brevemente ripresa alla fine del film, la telecamera segue la protagonista della storia, Emma, la quale insieme al fratello Noah trova uno strano artefatto da cui usciranno diversi oggetti, tra cui una sorta di bambolotto di pezza, che Emma terrà con sé e che le rivelerà delle cose.
Seguiranno eventi strani, come black-out collettivi e intervento dei federali.

Non basta parlare di segreti dell’universo, tirare in ballo telepatia, futuro, mandala, yoga e meditazione per fare di un film un “prodotto esistenziale”… se di esistenziale non c’è nulla, né a livello conoscitivo né a livello coscienziale.

Ebbene, Mimzy - Il segreto dell'universo in tal senso non ha niente. E, quel che è peggio, ha molto poco anche in senso cinematografico… che è il senso che interessa ai più.

L’unico utilizzo del film in questione sarebbe forse quello familiare, con dei bambini come pubblico. Ma, anche in questo caso, esistono prodotti molto migliori in tante direzioni, rispetto a Mimzy - Il segreto dell'universo.

In chiusura di recensione, un dettaglio: al film partecipa in un cameo il divulgatore scientifico Brian Green.

Fosco Del Nero



Titolo: Mimzy - Il segreto dell'universo (The last mimzy).
Genere: fantascienza.
Regista: Robert Shaye.
Attori: Timothy Hutton, Joely Richardson, Rainn Wilson, Rhiannon Leigh Wryn, Chris O'Neil, Kathryn Hahn, Michael Clarke Duncan, Kirsten Williamson, Irene Snow, Marc Musso, Nicole Muñoz, Scott E. Miller, Brian Greene.
Anno: 2007.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.



martedì 12 novembre 2024

The curse - Nathan Fielder

Mi ero segnato la serie tv The curse dal momento che l’avevo trovata in qualche classifica delle migliori serie degli ultimi anni.

Un’eresia, che fa il paio con svariate classifiche di “migliori film” che ho visto di recente, fatte probabilmente da ragazzini che non hanno memoria storia del cinema o, peggio, da personaggi pagati per pubblicizzare qualcosa piuttosto che qualcos’altro. 

Da quali ambienti provenga The curse è molto chiaro, sia nell’energia, sia nei simboli. Abbastanza presto fanno capolino nei vari episodi (pochi, per fortuna, solamente dieci... l’unico motivo per cui ho completato la visione, in modo da poter scrivere la recensione e risparmiare l’agonia a qualcun altro) i soliti simboli-elementi del mondialismo-globalismo-Illuminati: l’occhio che tutto vede, il capron-befometto, l’ebraismo/sionismo e probabilmente qualcos’altro che mi è sfuggito.

Non mi sono sfuggite però parecchie altre cose che vengono propagandate: il cambiamento climatico (prima era il riscaldamento globale, che però non stava avendo molto successo, e allora hanno ampliato il concetto per poterci mettere dentro qualunque cosa), i bavagli in bocca, la sessualità di bassissimo livello, cultura di livello ugualmente basso, una perenne sudditanza psicologica rispetto alla cultura non occidentale, lo yoga kundalini messo in ridicolo.

E tutto questo da parte di protagonisti tutti, e ripeto tutti, psichicamente disagiati e squilibrati, ognuno a modo suo: The curse è davvero uno spettacolo umano deprimente. È così che quelle creature vedono gli insetti subumani? O è così che li vogliono far diventare?

Il tocco finale è che il centro della serie è la produzione di case ecologiche… per contrastare il cambiamento climatico!
Ci mancavano tematiche gender e poi c’era il pacchetto completo.

Davvero ridicoli… altre serie tv hanno introdotto i soliti argomenti manipolatori, ma almeno accanto a sceneggiature di qualità, o a fotografie di valore.

Qua l’unica cosa di valore è l’interpretazione di Emma Stone, davvero brava e credibile; non a caso, l’avevo già apprezzata in Benvenuti a ZombielandThe help e Sotto il cielo delle Hawaai.

Per il resto, The curse è davvero un prodotto di valore umano e narrativo bassissimo: il finale è ridicolo come l’intera opera.

Per coloro che si stessero chiedendo se quei simboli sono mere coincidenze… non lo sono: chi ha già fatto i compiti a casa sa che compaiono ripetutamente, sempre gli stessi, in certi prodotti. Per esempio, finita questa serie, per rifarmi un po’ la bocca sono passato a riguardami una vecchia serie tv che mi è sempre piaciuta molto, ossia Veronica Mars: qua la qualità di produzione c’è, ma ci sono anche i soliti simboli: l’occhio che tutto vede dentro una piramide appare sin dal primo episodio, in bella vista, mentre per il bafometto c’è da attendere qualche episodio in più.

Fosco Del Nero



Titolo: The curse. 
Genere: serie tv, drammatico.
Ideatore: Nathan Fielder.
Attori:  Nathan Fielder, Emma Stone, Benny Safdie,  GiGi Erneta, Corbin Bernsen, Barkhad Abdi, Constance Shulman, Jerry G. Angelo, Hans Christopher, Diana Navarrete, Nizhonniya Austin.
Anno: 2023.
Voto: 3.
Dove lo trovi: qui.



martedì 5 novembre 2024

Spicchi di cielo tra baffi di fumo - Kozo Kusuba

Non mi ricordo perché, oramai molto tempo fa, mi fossi appuntato il nome della serie animata Spicchi di cielo tra baffi di fumo. Forse perché era ambientata in Italia, forse perché la sigla iniziale è molto bella, o forse perché pareva una storia all’antica, piena di impegno e buoni sentimenti.

Sta di fatto che mi sono visto l’intero cartone… pur mettendoci un poco di tempo, visto che nel frattempo non mi stava entusiasmando.

Ma andiamo con ordine, cominciando con le basi: la serie si compone di trentatré episodi, di circa 23-24 minuti ciascuno e, come detto, comincia con una sigla molto bella, cantata da Cristina D’Avena, ma, curiosamente, affatto nota, forse perché, bellezza della canzone a parte, il cartone non è mai stato famoso qui in Italia… nonostante sia ambientato proprio da noi!

Alcune difficoltà nella distribuzione, compresa una parziale censura, probabilmente non lo hanno aiutato.

Detto questo, passiamo alla trama di Spicchi di cielo tra baffi di fumo: il giovane Romeo, ragazzino dalla grande volontà e dallo spirito nobile, vive con la sua famiglia in un paesino della bassa Svizzera, quando è costretto, a causa di difficoltà economiche, a promettersi al cinico Antonio Luini, con cui firmerà un contratto (un contratto un po’ naif, a dire il vero). Questi porterà lui e altri ragazzi a Milano, dove verranno venduti agli spazzacamini del posto come aiutanti.

Nella città lombarda, il ragazzo consocerà prima la famiglia Rossi, i suoi padroni, e poi tanti altri spazzacamini nelle sue identiche condizioni, con cui formerà il gruppo dei Fratelli del Camino. Tra questi, spicca decisamente Alfredo, che Romeo aveva già incontrato durante il suo viaggio e che diviene capo del gruppo. Il quale dapprima si troverà a rivaleggiare con l’altra banda dei Lupi Guerrieri e poi a sostenere lo stesso Alfredo in una sua battaglia personale che coinvolgerà nientemeno che nobili e Re.
In tutto ciò, Romeo si distinguerà per il coraggio e per la sua dedizione.

Spicchi di cielo tra baffi di fumo è un prodotto per l’infanzia, in ogni senso: la trama è semplice, scialba e poco strutturata, e i personaggi ugualmente sono semplici, molto stereotipati. Su questo versante il prodotto è davvero mediocre, e ancor meno che mediocre.
I disegni e l’animazione sono quelli tipici degli anni "90, quindi anch’essi semplici per l’occhio moderno… ma questo non è il problema principale.

Il problema principale è che l’opera è poco convincente nella sceneggiatura e parecchio melensa nell’essenza.
A conti fatti, la sigla è di gran lunga la parte migliore di Spicchi di cielo tra baffi di fumo… ma sfortunatamente non ha avuto la fama che meritava, probabilmente perché il cartone non si è mai diffuso per via della sua scarsa qualità.

Fosco Del Nero



Titolo: Spicchi di cielo tra baffi di fumo (Romio no aoi sora).
Genere: serie animata.
Regista: Kozo Kusuba.
Anno: 1995.
Voto: 4.5
Dove lo trovi: qui.



martedì 29 ottobre 2024

Il serpente e l’arcobaleno - Wes Craven

Mi sono guardato Il serpente e l’arcobaleno di Wes Craven non tanto per il film in sé (o per il regista in sé, di cui difatti sinora non avevo recensito niente), ma perché mi era stato segnalato come film interessante dal punto di vista esistenziale.

Non è stato proprio così… ma in compenso ho trovato un film drammatico-horror ispirato, ben girato ed efficace.

Andiamo subito alla trama de Il serpente e l’arcobaleno, opera ormai piuttosto anziana, essendo datata 1988: nel 1985 il giovane ricercatore americano Dennis Allan (Bill Pullman; Independence Day, Un amore tutto suo) viene inviato ad Haiti dalla società per cui lavora per indagare l’esistenza di una sorta di droga che potrebbe trovare un’applicazione medica come anestesia (il film si dichiara ispirato a una storia reale), ma di fatto si imbatte, oltre che nella dittatura di Duvalier (che però è morto nel 1971; non so se la discrepanza storica sia voluta o meno), anche nei rituali voodoo che contemplano sia la possessione (di cui è vittima anche la sua collega Marielle Duchamp), che una sorta di zombificazione (di cui è vittima un certo Christophe, oltre a tante altre persone).
Polizia e magia nera si intersecano intimamente, col personaggio di Dargent Peytraud che risulta piuttosto inquietante, molto “in ruolo”.

Quanto al protagonista Dennis, nonostante molte avvisaglie negative, sia nella realtà sia nei suoi sogni/visioni, rimane a lungo sul posato, poiché resta affascinato dalla cultura locale… oltre che dalla bella Marielle.

La tradizione magica locale è interessante e meriterebbe certamente di essere approfondita… ma un film come Il serpente e l’arcobaleno non è certamente la sede opportuna, utile al massimo per dare l’imbeccata a chi fosse interessato.

Messa da parte tale questione, e sottolineato che il film non porta seco alcun insegnamento spirituale, rimane l’opera: Il serpente e l’arcobaleno è un film ben realizzato, il quale riesce nell’intento di mantenere vivo l’interesse dello spettatore dall’inizio alla fine, nonché di suscitare una viva tensione… e con effetti speciali semplicissimi: è più una questione di atmosfera che di tecnologia, come dovrebbe essere sempre di base, effetti speciali in aggiunta o meno.

Non è proprio mio genere preferito, a dirla tutta, ma il film di Wes Craven si rivela valido, non a caso stimato positivamente dagli appassionati.

Fosco Del Nero



Titolo: Il serpente e l’arcobaleno (The serpent and the rainbow).
Genere: horror, drammatico.
Regista: Wes Craven.
Attori:  Bill Pullman, Paul Winfield, Cathy Tyson, Zakes Mokae, Brent Jennings, Badja Djola, Theresa Merritt, Michael Gough, Paul Guilfoyle.
Anno: 1988.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.



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