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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

martedì 29 ottobre 2024

Il serpente e l’arcobaleno - Wes Craven

Mi sono guardato Il serpente e l’arcobaleno di Wes Craven non tanto per il film in sé (o per il regista in sé, di cui difatti sinora non avevo recensito niente), ma perché mi era stato segnalato come film interessante dal punto di vista esistenziale.

Non è stato proprio così… ma in compenso ho trovato un film drammatico-horror ispirato, ben girato ed efficace.

Andiamo subito alla trama de Il serpente e l’arcobaleno, opera ormai piuttosto anziana, essendo datata 1988: nel 1985 il giovane ricercatore americano Dennis Allan (Bill Pullman; Independence Day, Un amore tutto suo) viene inviato ad Haiti dalla società per cui lavora per indagare l’esistenza di una sorta di droga che potrebbe trovare un’applicazione medica come anestesia (il film si dichiara ispirato a una storia reale), ma di fatto si imbatte, oltre che nella dittatura di Duvalier (che però è morto nel 1971; non so se la discrepanza storica sia voluta o meno), anche nei rituali voodoo che contemplano sia la possessione (di cui è vittima anche la sua collega Marielle Duchamp), che una sorta di zombificazione (di cui è vittima un certo Christophe, oltre a tante altre persone).
Polizia e magia nera si intersecano intimamente, col personaggio di Dargent Peytraud che risulta piuttosto inquietante, molto “in ruolo”.

Quanto al protagonista Dennis, nonostante molte avvisaglie negative, sia nella realtà sia nei suoi sogni/visioni, rimane a lungo sul posato, poiché resta affascinato dalla cultura locale… oltre che dalla bella Marielle.

La tradizione magica locale è interessante e meriterebbe certamente di essere approfondita… ma un film come Il serpente e l’arcobaleno non è certamente la sede opportuna, utile al massimo per dare l’imbeccata a chi fosse interessato.

Messa da parte tale questione, e sottolineato che il film non porta seco alcun insegnamento spirituale, rimane l’opera: Il serpente e l’arcobaleno è un film ben realizzato, il quale riesce nell’intento di mantenere vivo l’interesse dello spettatore dall’inizio alla fine, nonché di suscitare una viva tensione… e con effetti speciali semplicissimi: è più una questione di atmosfera che di tecnologia, come dovrebbe essere sempre di base, effetti speciali in aggiunta o meno.

Non è proprio mio genere preferito, a dirla tutta, ma il film di Wes Craven si rivela valido, non a caso stimato positivamente dagli appassionati.

Fosco Del Nero



Titolo: Il serpente e l’arcobaleno (The serpent and the rainbow).
Genere: horror, drammatico.
Regista: Wes Craven.
Attori:  Bill Pullman, Paul Winfield, Cathy Tyson, Zakes Mokae, Brent Jennings, Badja Djola, Theresa Merritt, Michael Gough, Paul Guilfoyle.
Anno: 1988.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.



martedì 22 ottobre 2024

Altered carbon - Laeta Kalogridis

Preciso da subito una cosa: non ce l’ho fatta a vedere tutta la serie Altered carbon, per quanto non sia lunga, visto che la seconda stagione presentava un calo di qualità spettacolare, tanto che il voto finale è pesantemente condizionato da tale precipizio.

La prima stagione, composta da dieci episodi, non è un prodotto imperdibile, ma è ben fatta e interessante.
La seconda stagione, composta da otto episodi, è inguardabile… non solo perché cambiano del tutto i protagonisti, ma proprio perché la qualità media, già non elevatissima, precipita in modo imbarazzante.

Passiamo alla trama di Altered carbon, serie televisiva girata tra il 2018 e il 2019 e basata sul romanzo cyberpunk Bad City di Richard K. Morgan: siamo in un lontano futuro, nel 2380 circa, e l’umanità è molto diversa da quella attuale, per vari motivi.

Intanto, sono stati colonizzati tanti pianeti, e la tecnologia è molto superiore a quella attuale.

In secondo luogo, la coscienza-identità individuale può essere salvata in una sorta di “pila” la quale può essere inserita, all’abbisogna, in un nuovo corpo-contenitore-custodia… casomai il precedente sia morto o per qualsiasi altra ragione (divertimento, miglioramento, camuffamento, etc). La tecnologia in questione è tuttavia molto costosa, cosa che, col tempo, divide l’umanità in due categorie ben distinte: i ricchi, i quali divengono virtualmente immortali (detti “Mat”, abbreviazione di “Matusalemme”, il noto patriarca biblico vissuto per centinaia di anni), visto che hanno contenitori predisposti da parte (sia cloni del proprio corpo, sia altri corpi di loro scelta), e i poveri, che muoiono definitivamente col morire del corpo fisico.

Takeshi Kovacs viene “richiamato in vita” in un nuovo corpo, visto che il suo precedente è andato distrutto, a opera di un “mat”, Laurens Bancroft, al fine di indagare sul suo tentato omicidio (l’uomo non crede alla versione/apparenze di suicidio). L’uomo, l’ultimo degli Spedi rimasto in vita, inizialmente è riluttante, ma poi si mette al lavoro, trovandosi accanto la bella Kristin Ortega, agente di polizia (i due formano una coppia esteticamente notevole). Peraltro, l’uomo si trova nel corpo di Elias Ryker, un ex agente di polizia ch’è stato amante di Kristin, condannato e quindi privato del suo corpo.

Da citare anche il personaggio/IA di Edgar Allan Poe, probabilmente molto poco realistico a livello storico, ma interessante come profilo psicologico.

Altered carbon è esteticamente notevole, non solo nei due attori protagonisti, bellissimi entrambi, ma in tutta la cura che è stata messa nel prodotto, a cominciare dalla sigla, breve ma ben fatta.
La serie peraltro inizia con qualche spunto esistenziale, che però non viene confermato e cede ben presto il passo all’azione, all’investigazione, al sesso, a combattimenti e sparatorie, intrighi e via discorrendo.

Il tutto è bilanciato abbastanza bene nella prima stagione, ma del tutto sconclusionato nella seconda, che mi ha spinto ad abbandonare dopo quattro episodi.

Anche la prima, tuttavia, evidenziava alcuni difetti: la solita tendenza verso il basso (sessualità, materialismo, adrenalina, ego), la solita tendenza verso la propaganda/manipolazione mondialista (gender, femminismo per deficienti, robotica/intelligenza artificiale, finta scienza/medicina).

Ormai la cosa è talmente diffusa da essere quasi onnipresente: la si nota forse più quando non c’è di quando c’è… ma di mio la evidenzio sempre, così chi legge sa già in anticipo cosa attendersi e conosce i “mandanti”.
Memorabile, per dirla in modo ironico, la famiglia in cui la moglie viene “reincarnata” in un corpo maschile, con la coppia (ora uomo-uomo) che continua come se fosse niente… sono talmente imbarazzanti che si mettono in ridicolo da soli.

Anche le donne che combattono al pari e meglio degli uomini fanno ridere… ma vabbè, contraddire la realtà è divenuto il loro lavoro principale, per cui pazienza per chi abbocca al loro amo.

Precisato tutto ciò, la prima stagione di Altered carbon è intrigante e interessante, per quanto un po’ “bassa” come energia: si merita un 8 pieno, sia per la storia che per i protagonisti, ma anche per un’atmosfera cyberpunk accattivante, che non si vedeva così ben realizzata da molto tempo.
La seconda precipita a 4… col 6 che è il voto complessivo.

Propongo alcune citazioni interessanti tratte dalla serie… ovviamente dalla prima stagione.
Non mancano spunti esistenziali interessanti, come anche qualche elemento distopico-cospirazionistico (la domanda è sempre la solita: chi propone tali contenuti sono proprio coloro che lavorano per realizzarli nella realtà… con quale scopo lo decida il singolo lettore).

“La prima cosa che imparerai è che niente è come sembra.
Ignora ogni tua supposizione, non credere a nulla: a quello che vedi, a quello che senti, a quello che la gente di dice e a ciò che pensi di ricordare.”

“Lasciati inondare dalle emozioni, assorbile come una spugna, non aspettarti niente.”

“Il tuo corpo non è ciò che sei.”

“Devi imparare a osservare… quindi osserva.”

“Qualsiasi risposta tu stia cercando, sarà esattamente dove non stai guardando.”

“Questo nemico non puoi sconfiggerlo: puoi guidarlo in fondo, dentro di te.
Non è una minaccia: è la domanda irrisolta, il mistero che merita una soluzione, la scatola che merita di essere aperta.”

“Noi siamo pazienti, noi aspettiamo, noi sopportiamo, troviamo il punto debole e poi puntiamo… anche se è solo per distruggere la debolezza in noi stessi.”

“Scoprire la verità è più che una ricerca di dati: è una ricerca dentro di sé.
Bisogna andare avanti ovunque la ricerca ci conduca… niente può restare nascosto per sempre.”

“La morte non è solo la distruzione del corpo. A volte è proprio come se si spegnesse una persona e ne nascesse un’altra. Ogni nascita è violenta e non c’è morte senza dolore.”

“Padroneggiate voi stessi.”

“La custodia è uno strumento: non è lei a controllarmi, io controllo lei.”

“I mostri sono tra noi: possiedono ogni cosa, consumano ogni cosa, controllano ogni cosa.
Faranno di loro degli dei e di noi degli schiavi.”

“È la cosa più difficile cui abituarsi: niente sopravvive.”

Un ultimo appunto: la tecnologia in futuro potrà fare molte cose, ma certamente non potrà innestare una coscienza in un qualsivoglia corpo, visto che coscienza e corpo si corrispondono perfettamente: il secondo non è un veicolo qualunque, ma IL veicolo unico e perfetto per l’anima in questione. Non c’è intercambiabilità.

Fosco Del Nero



Titolo: Altered carbon. 
Genere: serie tv, fantastico, azione.
Ideatore: Laeta Kalogridis
Attori:  Joel Kinnaman, Martha Higareda, Antonio Marziale, Chris Conner, Kristin Lehman, Hiro Kanagawa, Alika Autran, Teach Grant,  Hayley Law, Zahf Paroo, James Purefoy.
Anno: 2018-2019.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.



martedì 15 ottobre 2024

The place - Paolo Genovese

The place, film girato da Paolo Genovese nel 2017, è stata una bella sorpresa.

Partiamo dalle basi, una generale e una individuale-personale: la prima è che il film è tratto da una serie tv statunitense: The booth at the end.
La seconda è che mi è stato consigliato da un mio lettore per dei contenuti esistenzialmente interessanti… che ci sono, anche se in maniera un po’ traslucida.

Cominciamo con la trama sommaria del film, che in verità pare più un pezzo teatrale che un’opera cinematografica: in un bar-tavola calda di Roma, chiamato The place (realmente esistente) un uomo di mezz’età (interpretato da Valerio Mastandrea) è sempre seduto al medesimo tavolo, alla fine del locale, in praticamente qualsiasi ora del giorno e della notte (non si fa menzione di eventuali orari di chiusura). Sapendo che è sempre lì, ed evidentemente essendo ormai noto per le sue capacità, c’è sempre qualcuno che va a trovarlo per chiedergli di realizzare un suo desiderio.

Così, arriva la donna in crisi col marito, la ragazza che vuole diventare più bella, il padre che vuole ricongiungersi col figlio grande, il padre che vuole salvare la vita al figlio piccolo malato, l’uomo che desidera una certa modella e così via.

Il “genio”, che non si definisce né benigno né maligno, ma rimane misteriosamente sulle sue, si dichiara disponibile a esaudire ogni desiderio, ma più il desiderio è grande più domanda un prezzo elevato da pagare… che non è necessariamente una cattiva azione, come ho letto in qualche recensione del film, ma è un comportamento contrario ai valori, ai desideri o all’immagine che il singolo questuante ha di sé.

Così, a un bravo ragazzo viene chiesto di violentare una donna, al padre di famiglia viene chiesto di uccidere un bambino a sua scelta… perché sono evidentemente comportamenti contrari al loro essere più intimo.
Parallelamente, alla suora viene chiesto di unirsi con qualcuno e concepire un bambino, mentre al meccanico che non vuole dipendenze o prendersi cura di nessuno viene chiesto di difendere una bambina che potrebbe essere aggredita. Queste due ultime azioni non sono cattive (fare l’amore con qualcuno, difendere qualcuno), ma rappresentano comunque qualcosa di opposto agli istinti caratteriali dell’individuo.

La domanda di fondo del film è chiara: fin dove sei disposto a spingerti per veder realizzato un certo desiderio?
Una seconda domanda si aggiunge dopo: sei sicuro che quel desiderio era proprio quello che volevi e che rappresentava il tuo bene?

A fine film, giunge anche una terza considerazione, la quale forse è l’unico elemento veramente interessante in senso esistenziale del film, giacché quanto veniva prima può facilmente essere ricondotto alla morale: se il livello di base è rappresentato dalla genia umana, ossia anime incarnate alle prese con i desideri egoici della personalità, e un livello di sapienza-coscienza superiore è rappresentato dall’uomo che mette alla prova le varie persone, un livello ancora più elevato è rappresentato dal personaggio che non a caso è chiamato Angela (interpretato da Sabrina Ferilli): così come l’uomo-genio del bar dava agli esseri umani la possibilità di conoscere e di evolvere, la donna-cameriera-angelo dà all’uomo-genio la possibilità di evolvere anch’egli, andando oltre la sua condizione…

… ch’era evidentemente una condizione di mezzo, non troppo gradita, come l’uomo mostra sin da subito con la sua stanchezza e come dice apertamente a fine film.
Con ciò, The place mostra apertamente un’esistenza di tipo gerarchico, come effettivamente è.

Il valore esistenziale del film non sta tanto nelle questioni morali, che rappresentano la parte più “popolare” della questione, ma in tale visione gerarchica del creato, che rappresenta la parte più “sapienziale”.
È un po’ la stessa differenza che passa tra il livello essoterico e quello esoterico di una medesima religione, per chi capisce cosa si intende.

Detto questo, The place di Paolo Genovese è un ottino film, che non a caso è stato largamente premiato: come sempre, la qualità, soprattutto la qualità interiore, porta con sé risultati… e senza effetti speciali, inseguimenti, sparatorie, scene di sesso, adrenalina e dintorni, visto che l’intero film si svolge all’interno del bar che gli dà il titolo.

Fosco Del Nero



Titolo: The place.
Genere: fantastico, drammatico.
Regista: Paolo Genovese.
Attori: Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alessandro Borghi, Silvio Muccino, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Sabrina Ferilli, Silvia D'Amico, Rocco Papaleo, Giulia Lazzarini, Vinicio Marchioni.
Anno: 2017.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.



martedì 8 ottobre 2024

Agora - Alejandro Amenabar

Agora è il quinto film di Alejandro Amenabar che vedo: dopo The others, Apri gli occhiMare dentro e Tutto su mia madre. Data la qualità media del regista spagnolo, nonché il cast e l’argomento importante e delicato di Agora, ci ho messo molto per accostarmi al film in questione, giacché temevo su vari versanti, tra manipolazione culturale, violenza e dramma.

La storia di Ipazia, almeno per sommi capi, è famosa, ed essendovi di mezzo battaglie di dominio tra pagani, ebrei e cristiani, nonché tematiche maschiliste-femministe, il rischio di un prodotto “poco pulito” era dietro l’angolo, nonostante la buona fama del regista.

Partiamo dalla trama del film e poi lo commentiamo: siamo alla fine del quarto secolo dopo Cristo, ad Alessandria d’Egitto, in un periodo di forti tensioni tra gruppi religiosi. La tradizione pagano-ellenistica è in crisi, mentre sono in forte ascesa i cristiani, con gli ebrei a fare da sfondo e a partecipare, essi stessi, alla contesa.

La lotta “religiosa” si mescola alla tematica sociale del ruolo della donna, ciò che trova in Ipazia un bersaglio perfetto: intelligente, colta, studiosa, insegnante, bella e attraente, restia al matrimonio e alla sottomissione a una figura maschile… tutto ciò che non piace alla cultura maschilista delle emergenti religioni monoteiste di allora.

Il film, della durata di più di due ore, si divide in due parti: la prima mostra lo scontro tra pagani e cristiani che condusse alla confisca del Serapeo (ossia il tempio e la famosa Biblioteca di Alessandria) ai danni dei pagani, per ordine dell’Imperatore Teodosio; la seconda mostra l’emergere del potere del Vescovo Cirillo, di fatto avversario del Prefetto Oreste, ex allievo di Ipazia.

Agora è un film esteticamente bellissimo: come solitamente si usa in questi casi, il passato viene edulcorato di tutte le questioni problematiche e mostrato più splendido di quanto fosse: gli abiti, l’architettura, l’igiene, etc.
Anche l’aspetto dell’insegnamento e della discussione intellettuale, per quanto presentati in modo piuttosto naif, vantano il loro fascino: in effetti, Agora fa venir voglia di vivere quel tempo e quel luogo (disordini e omicidi a parte).

Il problema è che non solo tutto è edulcorato, ma di storico c’è molto poco (a cominciare dal coinvolgimento di Ipazia nella questione del Serapeo, per proseguire sulla sua età al tempo dei fatti): da quel che ho letto online, la lista di inesattezze storiche del film è molto lunga… e qua torniamo all’aspetto potenzialmente manipolatorio. I cristiani sono tutti brutti, sporchi e cattivi; gli ebrei una via di mezzo; i pagani, nonostante qualche punto debole, appaiono come i più intelligenti e meritevoli… anche se poi sono proprio loro ad aver iniziato i disordini e i massacri.

La sensazione generale è quella di un film anticristiano e tendenzialmente femminista… come va di moda nei tempi recenti. 

Togliendo tali questioni di mezzo, Agorà è un film esteticamente bellissimo, con un ottimo cast e un’eccellente Rachel Weisz come protagonista (non una novità: La mummia, La mummia - Il ritornoConstantine, L’albero della vitaIl grande e potente Oz, Amabili resti, Io ballo da sola), godibile per larghi tratti e per molti motivi (fotografia, costumi, etc); parallelamente, Amenabar si conferma regista di ottimo livello… pochi film, ma buoni.

Fosco Del Nero



Titolo: Agora.
Genere: storico, biografico, drammatico.
Regista: Alejandro Amenabar.
Attori: Rachel Weisz, Max Minghella, Oscar Isaac, Ashraf Barhom, Michael Lonsdale, Rupert Evans, Richard Durden, Sami Samir, Manuel Cauchi, Homayoun Ershadi, Oshri Cohen, Harry Borg, Charles Thake, Yousef 'Joe' Sweid, Andre Agius, Paul Barnes.
Anno: 2009.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.



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