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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

giovedì 29 settembre 2011

Hannah e le sue sorelle - Woody Allen

Hannah e le sue sorelle è uno dei film più famosi di Woody Allen, che a suo tempo (è del 1985) riscosse un ottimo successo tanto al cinema (40 milioni di dollari incassati), quanto presso la critica: si citino a questo riguardo le sette nomination agli Oscar, la vittoria nei Cesar francesi, nonché la nomea di “forse il miglior film di Woody Allen”.

Il cast è di un certo livello, con lo stesso Woody Allen, l’ex compagna Mia Farrow, Michael Caine e Barbara Hershey, oltre che qualche nome di grido tra gli attori secondari (Max von Sydow, John Turturro).

Tra l’altro, come lascia intuire il titolo stesso, Hannah e le sue sorelle non ha un solo protagonista centrale, e anzi si distingue per la congerie di personaggi, sia principali (una decina), sia secondari (svariate decine).

Tutti questi personaggi hanno un punto centrale, la Hannah del titolo (Mia Farrow), ex moglie di Mickey (Woody Allen) e attuale moglie di Elliot (Michale Caine).
Tra le protagoniste rientrano a pieno titolo anche le due sorelle di Hannah, Lee (in crisi col suo attuale compagno e amante del cognato Elliot) e Holly (che Hannah tenterà di piazzare con l’ex marito Mickey).
Un certo ruolo giocano anche i genitori delle tre donne, ancora belli pimpanti.

Se praticamente tutti gli spunti comici sono lasciati al personaggio di Woody Allen, un autore comico ipocondriaco (solita tendenza del regista americano all’autobiografia), gli altri personaggi si spartiscono quello che è un mix tra commedia e dramma sentimentale.

Hannah e le sue sorelle, difatti, è una commedia sull’amore e le relazioni sentimentali seria ma comunque vivace, non pesante, anche se nemmeno divertente come molti altri film di Woody Allen.

Di mio, ho trovato il diciannovesimo film di Woody Allen che recensisco su Cinema e film (ma alcuni li ho visti anni fa, prima di avere il blog, come per esempio l’ottimo Il dormiglione) gradevole, ma non strepitoso, come invece giudico altri film di Allen: Manhattan, Amore e guerra, La dea dell’amore, La maledizione dello scorpione di giada, Provaci ancora, Sam (non diretto da Allen, ma da lui scritto e recitato).

Sono però gusti personali, laddove altri hanno amato di più Match point, Vicky Cristina Barcelona, etc (che però a mio avviso non sono il vero Woody Allen).
Ad ogni modo, buona scelta, qualunque essa sia, e buona visione.

Fosco Del Nero



Titolo: Hannah e le sue sorelle (Hannah and her sisters).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Woody Allen.
Attori: Woody Allen, Mia Farrow, Michael Caine, Barbara Hershey, Dianne Wiest, Max von Sydow, Carrie Fisher, Lloyd Nolan, Daniel Stern, Julie Kavner, Maureen O'Sullivan, John Turturro, J.T. Walsh.
Anno: 1985.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 27 settembre 2011

Adele e l'enigma del faraone - Luc Besson

Il film di oggi non sarà certamente ricordato come un imperdibile capolavoro del cinema, o inserito nelle classifiche dei migliori film di tutti i tempi, ma è uno di quei prodotti che personalmente apprezzo molto, e che adoro trovarmi davanti.

La firma dietro la macchina da presa peraltro è di spicco: Luc Besson, già regista di Leon, Il quinto elemento, Nikita, Arthur e il popolo dei Minimei, Angel-A, film peraltro diversissimi tra di loro, ma tutti a loro modo riusciti, buoni testimoni del fatto che Besson è un regista poliedrico e talentuoso.

Adele e l'enigma del faraone è una nuova conferma della direzione presa dal regista francese, verso le avventure fantastiche e condite con tanto umorismo… un abbinamento che personalmente trovo irresistibile, se ben congeniato.

Ma ecco in breve la trama di Adele e l'enigma del faraone: Adele Blanc-Sec è una sorta di Lara Croft parigina, un’avventuriera esploratrice sempre alla ricerca di reperti e tesori (anche se più avanti nel film si saprà il motivo principale della sue ricerche).
Ha un bel caratterino, oltre che un bel personale, e per questo è al contempo ammirata, rispettata e odiata.

Siamo nel 1911 quando Parigi è scossa da un caso incredibile: pare che un bel giorno dal museo
Jardin des Plantes sia venuto fuori uno pterodattilo!
Manco a dirlo, in mezzo alla cosa finirà proprio la bella Adele Blanc-Sec (interpretata da Louise Bourgoin), che si muoverà tra azione, complotti e reperti.

Adele e l'enigma del faraone è un mix di azione e umorismo, con quest’ultimo tuttavia prevalente, specialmente nel finale quando il film si fa decisamente surreale.
Il film nasce da una serie di fumetti che Luc Besson ha ripreso con evidente gusto, dando luogo a una specie di La mummia decisamente più bizzarro.

Nonostante le contaminazioni americane del regista, si sente ancora un certo surrealismo tipicamente francese, che di mio apprezzo molto (e non a caso su Cinema e film sono passati film come Il favoloso mondo di Amelie, Lezioni di felicità, Il pianeta verde, Carissima me, Amami se hai il coraggio, lo stesso Angel-A, etc).

Peraltro, il film conserva anche una certa sensualità, soprattutto per via della sua protagonista, oltre che un certo senso fanciullesco di fondo.

I personaggi sono ben caratterizzati, pur se assolutamente caricaturati, tanto i buoni quanto i cattivi, mentre i dialoghi sono vivaci e brillanti, anche in questo caso grazie soprattutto alla figura di Adele Blanc-Sec, decisamente arguta e sardonica.

Alcune scene, inoltre, sono del tutto memorabili: la partita di tennis tra le due sorelle, il corteo di mummie che va in giro per Parigi, etc.
A testimoniare la buona qualità del film, anche qualche premio vinto, per coloro che sono interessati ai pedigree.

Insomma, se vi va di vedere un’avventura in stile Indiana Jones, ma meno avventura e più commedia, Adele e l'enigma del faraone fa decisamente al caso vostro.

Fosco Del Nero



Titolo: Adele e l'enigma del faraone (Les aventures extraordinaires d'Adèle Blanc-Sec).
Genere: commedia, mistero, fantastico.
Regista: Luc Besson.
Attori: Louise Bourgoin, Mathieu Amalric, Gilles Lellouche, Jean-Paul Rouve, Nicolas Giraud, Philippe Nahon, Jacky Nercessian, Gerard Chaillou, Laure de Clermont-Tonnerre, François Chattot, Moussa Maaskri, Serge Bagdassarian.
Anno: 2010.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 21 settembre 2011

Harry Potter e i doni della morte - Parte 2 - David Yates

Eccoci dunque all’ultimo capitolo dell’avventura cinematografica di Harry Potter, tratta dalla splendida saga di J.K. Rowling.
Purtroppo, ci siamo arrivati col peggior regista dei precedenti episodi, quel David Yates che era stato discreto in Harry Potter e l’Ordine della Fenice, scadente in Harry Potter e il Principe mezzosangue e ancora gravemente carente in Harry Potter e i doni della morte - Parte I.

Sarà andato meglio in quest’ultimissimo film?

A costo di sfidare le frotte di fan del maghetto inglese (nel frattempo non più tanto maghetto, visto che Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint hanno ormai rispettivamente 22, 21 e 23 anni), anche quest’ultimo episodio ha denunciato le lacune dei precedenti film di David Yates, regista che è evidentemente meno dotato dai precedenti Chris Columbus, Alfonso Cuaròn e Mike Newell, ma che probabilmente è stato ritenuto più in sintonia con lo stile più orrorifico degli ultimi episodi della saga.

Peccato che con David Yates si è perso da un lato il sapore magico dell’ambientazione potteriana e dall’altro la potenza evocativa dei rapporti interpersonali, che alla fine sono il fulcro di Harry Potter ben più di incantesimi e pozioni (per conferma, guardare i primi film o, ancor meglio, leggersi i romanzi).
Anche i dialoghi, da quando è subentrato Yates, sono andati in sofferenza, ma tant’è, ormai è fatta.

Ora andiamo subito a vedere a che punto era rimasta la trama: non solo Voldemort si è impadronito del Ministero della Magia, ma anche della bacchetta di sambuco, la più potente bacchetta mai esistita, di cui la Rowling ha parlato più in dettaglio nel libro appendice Le fiabe di Beda il Bardo, e la situazione per il latitante Harry Potter è sempre più difficile… anche perché alla difficoltà della ricerca degli horcrux si aggiungono le morti causate dai Mangiamorte e il dissidio con Ron.

Curiosamente, questa seconda parte di Harry Potter e i doni della morte si rivela meno lunga del previsto, fatto che rende a David Yates le cose ancora più difficili, visto che, come sappiamo, i libri di Harry Potter dal terzo in poi sono assai densi e talmente pieni di eventi, personaggi, flashback, che i film hanno sempre faticato a tenere il passo, finendo per concedere sempre qualcosa.

Il problema di Yates è che non solo concede qualcosa (come hanno fatto d’altronde anche Cuaròn e Newell), ma ignora o tratta in modo indecoroso alcune scene madri, che su carta avevano un'enorme potenza evocativa, mentre su pellicola paiono recitate giusto per dovere: mi riferisco per esempio al duello McGranitt-Piton, alla morte del buon Severus tra le braccia di Harry, ai momenti di effusione tra le coppie Harry-Ginny o Ron-Hermione.
Ma anche, tornando indietro di un film, alla morte di Malocchio Moody, alla riappacificazione tra Fleur Delacour e mamma Weasley, etc.

Insomma, Yates non è molto portato per i rapporti interpersonali o per le scene evocativo-emotive (e la parola umorismo non sa neanche cosa significhi, anche se ogni tanto ci prova con scarsi risultati). Lo è invece per le tinte dark, le atmosfere orrorifiche e le scene d'azione, e di questo almeno bisogna dargli atto…
… anche se la stessa sconfitta di Voldemort è resa in modo un po’semplicistico.

A salvare Harry Potter e i doni della morte - Parte 2 c'è il fatto che in questo film c'è molto più dinamismo rispetto al precedente, che viceversa era più introspettivo e relazionale, cosa che almeno in parte attutisce i problemi sopra citati.
Rimane però il fatto che, su quattro film, Yates ne ha fatto solo uno buono, il primo, mentre con i tre successivi la saga cinematografica di Harry Potter è caduta parecchio in basso, sia rispetto ai film precedenti, sia rispetto ai libri originari. Ma ormai è andata così, per cui pazienza.

Fosco Del Nero


ADDENDUM del 28/08/20: concludo gli "addendum"relativi alle revisioni dei film della saga di Harry Potter. Anche in questo film c'è qualcosa di interessante; andiamo a vedere.

A inizio film, Harry Potter e Olivander parlano dei tre doni della morte; Olivander dice che chi li possiede tutti e tre, bacchetta magica, mantello dell'invisibilità e pietra della resurrezione, diventa un "padrone della morte". Colui che è diventato un padrone della morte acquisisce, di fatto, l'immortalità, che è uno degli obiettivi del percorso evolutivo. Laddove "immortalità" non significa vivere per sempre, ma significa vivere in una dimensione senza tempo; dunque, non è uno stato in cui il tempo viene prolungato all'infinito, ma ancora c'è, ma è uno stato di coscienza in cui il tempo sparisce. Questa è la vera immortalità.

Molto bella e significativa la scena in cui i tre corpi umani, il corpo fisico (Ron), il corpo emotivo (Harry) e il corpo mentale (Hermione) domano e cavalcano un drago. Il rapporto con l'energia kundalini e la sua grande potenza, ma anche la sua grande pericolosità, che va per l'appunto domata, è piuttosto facile.

Il folletto Unci Unci prima fa un patto per avere la spada di Grifondoro, ma poi non lo onora, trovando un cavillo. Non grato del fatto che gli è appena stata salvata la vita, si dimostra avido, e poi menzognero.
Poco dopo, ottiene quel che ottengono tutti gli animi miserabili: una triste fine... in un modo o nell'altro è sempre così. La vita delle persone miserabili è per forza miserabile; non può essere altrimenti. L'avidità non porta mai in posti in cui valga la pena andare.

Sotto la dittatura di Voldemort, nella scuola di Hogwarts, ora controllata dai Mangiamorte, costringono gli studenti più anziani a utilizzare la maledizione cruciatus, la maledizione della tortura, sui novizi: costringono dunque a esperire la violenza a entrambi, come vittima e come carnefice.
Quanto una giovane creatura è abituata da subito alla violenza, si orienta verso di essa; è il metodo diseducativo più antico e triste del mondo, e si basa sulla spersonalizzazione del dolore e sulla cancellazione dell'empatia (verso ogni forma di vita, animali compresi).
Una volta che si autorizza la violenza, si è ormai creata una breccia nello spirito umano.

Nel film viene detta una frase di grande simbolismo: "Sono pronto a morire".
La morte è ovviamente la morte dell'ego... e infatti a fine film Harry Potter si offrirà in sacrificio pur di uccidere Voldemort, che è un po' il suo alter ego, giacché i due hanno molti legami; anzi, è proprio il suo ego, e infatti affinché Harry-anima possa vivere, è necessario che Voldermort-ego muoia.
O il contrario, per quelle esperienze terrene in cui avviene il contrario e l'anima viene messa a tacere.
L'unico modo per vincere la battaglia, che è una battaglia spirituale, è uccidere sé stessi, ossia uccidere il proprio ego-personalità... per far posto al divino: questo è il vero significato di tutta la storia di Harry Potter.

A riprova di ciò, Harry chiede ai suoi amici e congiunti già trapassati se "Fa male morire?", e gli viene risposto che "E' più veloce che addormentarsi": dunque, morire al proprio ego è paradossalmente più rapido e facile che perpetuare l'addormentamento nella materia.

Leggiamo ora due frasi di Silente nella sua forma di guida spirituale: "Le parole sono la nostra massima e inesauribile fonte di magia, in grado sia di infliggere dolore che di alleviarlo".
Questo è ben noto nell'esoterismo: prima vengono i pensieri come potenziale creativo, poi giunge la parola, via di mezzo tra il mondo interiore e il mondo esteriore, e poi c'è l'azione nella materia.
La parola è dunque un ponte tra le energie interiori e la cristallizzazione esteriore nel mondo fenomenico.

Seconda frase di Silente: "Non provare pietà per i morti,  provala per i vivi, e soprattutto per coloro che vivono senza amore".
Essa riprende quello che Harry dice a Voldemort nel loro precedente scontro: a essere deboli sono coloro che al loro interno hanno energie molto basse, incapaci di concepire e vivere vibrazioni più rarefatte come l'amore. E' per loro, soprattutto, che occorre provare compassione; sono i "nemici" che hanno più bisogno di amore, per richiamare Gesù.

Voldermort è il simbolo dell'ego umano corrotto che ha messo da parte la sua anima, e il modo in cui muore è emblematico di ciò... e persino triste, nel senso che suscita la compassione di cui si parlava prima.
La sua è stata una vita triste, e la morte lo è stata altrettanto.

Dopo la morte di Voldermort, Harry fa una scelta di segno opposto: distrugge la bacchetta di sambuco, che gli avrebbe dato un grande potere, rinunciando dunque alle ambizioni dell'ego, in favore delle scelte dell'anima.
Non a caso, la storia di Harry Potter ragazzino si conclude con i suoi due amici, e dunque le tre parti dell'essere umano, tenuti per mano: questo è il messaggio dell'intera storia, l'integrità interiore dell'essere umano in luogo della divisione e della distruzione dell'ego... che divide e distrugge persino la sua anima.



Titolo: Harry Potter e i doni della morte - Parte 2 (Harry Potter and the deathly hallows: part II).
Genere: fantasy, horror, drammatico.
Regista: David Yates.
Attori: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Ralph Fiennes, Alan Rickman, Helena Bonham Carter, Bonnie Wright, Tom Felton, Evanna Lynch, Dave Legeno, John Hurt, Julie Walters, Maggie Smith, Jamie Campbell Bower, Gary Oldman.
Anno: 2011.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 19 settembre 2011

Ghostbusters 2 - Ivan Reitman

Uno dei miei film preferiti di sempre è Ghostbusters: lo era quando ero ragazzino e lo è tutt’ora, tanto che quando lo riguardo (l’avrò visto almeno quindici volte) mi appassiono e mi diverto ogni santa volta.

Sfortunatamente il suo seguito, Ghostbusters 2, non è all’altezza, perché in questo caso stiamo parlando di altezze vertiginose, forse l’apice della commedia e della fantascienza, ma rimane comunque un buon film, che ha il non trascurabile merito di mettere su schermo una seconda volta (e si attende la terza, a distanza di più di due decenni, entro breve!) gli acchiappafantasmi.

Il mio personaggio preferito è chiaramente Peter Venkman (Bill Murray; RushmoreLe avventure acquatiche di Steve Zissou, SOS fantasmi), anche se pure Raymond Stantz (Dan Aykroyd; La retataLo strizzacervelliThe Blues Brothers) ed Egon Spengler (Harold Ramis; regista del film capolavoro Ricomincio da capo, con lo stesso Bill Murray, ma anche di Mi sdoppio in quattro) hanno il loro perché… e che dire di Dana Barrett (Sigourney Weaver; Alien, Avatar, Galaxy quest) e Louis Tully (Rick Moranis; La piccola bottega degli orrori), anch’essi personaggi ormai mitici?

Ad ogni modo, per quei pochi extraterrestri che non sapessero di cosa stiamo parlando, riepiloghiamo la trama in poche parole: pochi anni dopo aver salvato New York e forse il mondo intero, gli acchiappafantasmi per sbarcare il lunario sono ormai ridotti a sagre e feste private.
Di fantasmi, infatti, non ce n’è più neanche l’ombra, fatto che li ha resi quasi disoccupati.

Tuttavia, qualcosa si muove, e non poteva che muoversi a partire da Dana Barrett, madre di un bebè che diverrà il centro della vicenda (e che peraltro era il figlio del regista Ivan Reitman).

A bramarlo, lo spirito di Vigo von Homburg Deutschendorf, un tiranno dei Carpazi di qualche secolo prima.

In mezzo alla storia, un po’ di critica sociale sullo stato di cattiveria della città di New York, un po’ di patriottismo, ma soprattutto tante battute e gag visive.
Piacevoli e divertenti, anche se, come detto, lontane dallo stato dell’arte del precedente film, tuttora amatissimo in praticamente tutto il mondo.

Non a caso Ghostbusters 2 l’ho visto "solo" tre o quattro volte: e, mi ripeto, il film c'è, e il divertimento anche... l'unico problema è il paragone con il suo scomodo predecessore.

Fosco Del Nero



Titolo: Ghostbusters 2 (Ghostbusters 2).
Genere: fantastico, commedia, fantascienza.
Regista: Ivan Reitman.
Attori: Bill Murray, Dan Aykroyd, Harold Ramis, Sigourney Weaver, Rick Moranis, Annie Potts, Ernie Hudson, Peter MacNicol, Louise Troy,  Harris Yulin, Cheech Marin, Wilhelm von Homburg, Janet Margolin, Brian Doyle-Murray.
Anno: 1989.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 14 settembre 2011

La maledizione dello scorpione di giada - Woody Allen

Temevo di aver già visto i film migliori di Woody Allen, uno dei miei registi preferiti (di cui però non ho ancora visto tutto il repertorio, anche perché assai vasto!), anche perché, a mio modesto parere, il regista americano ha da qualche anno abbandonato la strada maestra, quella dei bellissimi Manhattan, Amore e guerra, Il dormiglione, Provaci ancora, Sam.

Tuttavia ogni tanto il genio di Woody esce fuori, e così anche in tempi più recenti abbiamo avuto modo ai apprezzare film di livello come La dea dell’amore, Anything else, Basta che funzioni, o come il film recensito oggi, La maledizione dello scorpione di giada, gioiellino uscito nel 2001.

Per la precisione, tra l’altro, questo è il diciottesimo film di Woody Allen recensito su Cinema e film, e francamente credo che il record rimarrà ineguagliato per qualsiasi altro regista.

Ma veniamo a La maledizione dello scorpione di giada, cominciando dalla trama: C.W. Briggs è un brillante investigatore assicurativo, il quale, suo malgrado, si troverà al centro del caso più difficile della sua carriera… sia professionalmente che personalmente.

A mettergli i bastoni tra le ruote, Betty Ann Fitzgerald, nuova assunta della società e amante segreta del suo capo, Chris Magruder.
I tre, ma anche altri personaggi (come l’affascinante Laura Kensington) si troveranno tutti coinvolti in una serie di furti assolutamente misteriosi.

Il cast de La maledizione dello scorpione di giada è notevole e promette bene già in partenza: oltre a Woody Allen (sarà un caso, ma i suoi film più riusciti sono quelli in cui recita egli stesso), abbiamo anche Helen Hunt (Qualcosa è cambiato, What women want, ma soprattutto la serie tv Innamorati pazzi), Dan Aykroyd (GhostbustersThe Blues Brothers, Lo strizzacervelli) e Charlize Theron (Aeon Flux, L'avvocato del diavolo, The italian job).

La trama è fitta e accattivante, ottima nelle sue premesse e ben gestita nella sua evoluzione.
Ma, soprattutto, abbiamo dei dialoghi brillantissimi, veramente ai massimi livelli di Woody Allen… e non è certamente poco.

Per il resto, il film avrà una marcia in più per gli appassionati delle scene old style, data l’atmosfera investigativa anni "40 in stile Humphrey Bogart, ma comunque, anni "40 o meno, La maledizione dello scorpione di giada di Woody Allen è un gran film, che certamente rivedrò anche in futuro.

Fosco Del Nero



Titolo: La maledizione dello scorpione di giada (The curse of the jade scorpion).
Genere: comico, giallo, sentimentale.
Regista: Woody Allen.
Attori: Woody Allen, Dan Aykroyd, Helen Hunt, Charlize Theron, Wallace Shawn, David Ogden Stiers, Brian Markinson, John Schuck, Greg Stebner.
Anno: 2001.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 12 settembre 2011

Amami se hai il coraggio - Yann Samuell

Ogni tanto mi affaccio oltralpe e do uno sguardo a quello che propongono i cugini francesi, il cui stile cinematografico mi piace e non poco.

Già detengono un posto speciale nella mia videoteca film come Il favoloso mondo di Amelie, La cena dei cretini, Una top model nel mio letto, 8 donne e un mistero, Le folli avventure di Rabbi Jacob, per citare solo le commedie principali.

Di recente peraltro sono passati sul film due film francesi: La crisi! e Carissima me, il primo di Coline Serreau e il secondo di Yann Samuell.
Se della prima avevo già visto un altro film, ossia Il pianeta verde, col secondo bisso proprio con la recensione odierna, dedicata al film del 2003 Amami se hai il coraggio.

Protagonisti del film: Guillaume Canet e Marion Cotillard (grande promessa del cinema francese, ormai star internazionale, già vista in Una lunga domenica di passioni di Jean-Pierre Jeunet, Big fish di Tim Burton, Inception di Christopher Nolan, oltre che nello stesso Il pianeta verde).

L’incipit del film è ottimo: la regia ha trovate originali, la voce narrante coinvolge, lo stile surreale nonché il genere commedia sentimentale promette un prodotto sullo stile di Amelie.

In effetti i contorni sono quelli: abbiamo una relazione sentimentale difficile, due personaggi principali altrettanto difficili, una scenografia molto colorata, arricchita peraltro da effetti grafici e spunti surreali.

È però molto diverso il modus operandi: mentre Il favoloso mondo di Amelie, ma lo stesso Carissima me, giocano di fino e in modo morbido, Amami se hai il coraggio la mette già dura, e quasi da subito, confezionando sì una fiaba, ma comunque una fiaba moderna, adulta e disincantata.
Personalmente preferisco il primo stile narrativo, ma è questione di gusti.

Altra cosa che non mi ha convinto troppo è l’eccesso di salti temporali, anche di parecchi anni, che da un lato disorientano lo spettatore e dell’altro lo fanno dubitare sulla coerenza delle vicende.

Va detto comunque che forse da un film come Amami se hai il coraggio non è il caso di pretendere coerenza, laddove esso va guardato in modo sfumato e intuitivo.

Anche così, comunque, gli ho preferito altri film, ed anzi mi ha lasciato una sensazione di traguardo sfiorato, di qualcosa di incompiuto: la trama certo era banale, ma la vivacità con cui si dispiegava avrebbe meritato a mio avviso una maggiore qualità realizzativa, tanto in una struttura più solida quanto in dialoghi più importanti e ispirati.
Alla fine della fiera, per me è sufficienza risicata.

Fosco Del Nero



Titolo: Amami se hai il coraggio (Jeux d'enfants).
Genere: sentimentale, commedia, surreale.
Regista: Yann Samuell.
Attori: Guillaume Canet, Marion Cotillard, Josephine Lebas Joly, Emmanuelle Grönvold, Thibault Verhaeghe, Gérard Watkins.
Anno: 2003.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 8 settembre 2011

Il dittatore dello stato libero di Bananas - Woody Allen

Il dittatore dello stato libero di Bananas è il secondo film di Woody Allen (il primo da lui scritto e diretto fu Prendi i soldi e scappa), ed è considerato un film storico, sia perché testimonia le origini cinematografiche del regista americano, sia perché inserito nella lista delle migliori commedie americane di tutti i tempi.

Al tempo, la stampa lo definì “scandalosamente divertente”, e in effetti la mole di ironia e di spontaneità proposta è notevole, anche se personalmente non lo considero in modo così elogiativo, fosse solo per il fatto che non è a mio avviso uno dei migliori film di Allen in assoluto (continuo a preferire Manhattan, La dea dell’amore, Amore e guerra, Il dormiglione, etc).

Il dittatore dello stato libero di Babanas, comunque, è certamente un film da un lato vivace, e dall’altro originale e dal sapore esotico, che si muove tutto tra politica, sesso e ironia (che poi è il triangolo tipico di Woody Allen, a cui non rimarrebbe nulla se si eliminassero questi tre fattori).

L’incipit è quantomeno curioso, per non dire bizzarro: un giornalista si collega in diretta tv americana per testimoniare dal vivo l’assassinio del presidente dello stato di Bananas, evento che si conosceva in anticipo (non è chiaro però se lo conosceva solo lui o anche gli altri, presidente compreso).

Peraltro, il medesimo giornalista chiude il film, sempre in diretta tv, testimoniando stavolta un evento più intimo, svoltosi all’interno di una camera da letto (come detto, politica, sesso e ironia…).

Ma ecco in breve la trama de Il dittatore dello stato libero di Babanas: Fielding Mellish è un giovane collaudatore industriale, il quale, per via di una delusione d’amore, decide di abbandonare il suo paese e di recarsi nello stato di Bananas, piccola e scalcinata repubblica sudamericana.

In esso, in modo a dir poco tortuoso e rocambolesco, viene nominato addirittura presidente della repubblica (cosa forse non positiva considerando la fine che essi fanno…), tornando negli Stati Uniti sotto mentite spoglie.

Il dittatore dello stato libero di Babanas è un trionfo di gag, sia visive che verbali, di tutte le gradazioni: alcune ottime, mentre altre decisamente meno riuscite.
Complessivamente, non dispiace, un po’ per l’umorismo di Allen e un po’ per lo scenario esotico, anche se gli manca un po’ di corpo, tanto a livello di trama quanto a livello di ironia.

Woody Allen, difatti, ha prodotto di meglio, come dimostrano successivi capolavori come Amore e guerra e Manhattan.
Ad ogni modo, anche codesto film è gradevole.

Fosco Del Nero



Titolo: Il dittatore dello stato libero di Bananas (Bananas).
Genere: comico.
Regista: Woody Allen.
Attori: Woody Allen, Carlos Montalbán, Louise Lasser, Natividad Abascal, David Ortiz, Jacobo Morales, Sylvester Stallone.
Anno: 1971.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 5 settembre 2011

Tony Manero - Pablo Larrain

Dopo una commedia (Harry a pezzi, di Woody Allen) vi propongo un film drammatico: Tony Manero di Pablo Larrain, girato nel 2008 e ambientato nel Cile degli anni 70, durante il regime di Pinochet.

Il protagonista della pellicola è Raul Peralta, nullafacente di mestiere e ballerino per passione, ossessionato dal personaggio di John Travolta e dalla sua Febbre del sabato sera, film che riguarda in continuazione nello scalcinato cinema di quartiere.

Raul, peraltro, sta programmando uno spettacolo insieme a un modesto e piccolo manipolo di ballerini, tra cui figura la sua amante, la di lei figlia e un altro giovane ballerino.

Da un lato il ballo, dunque, e dall’altro le difficoltà di vita in un paese povero e nel quale la legge e l’ordine sono un lontano miraggio, nella lotta tra polizia e ribelli che fa da sfondo alla storia, punteggiandola di quando in quando.

La perdita di senso civile si riflette in Raul in una perdita di senso umano, con l’uomo che è disposto a tutto, letteralmente, pur di soddisfare i suoi desideri, in primis quello di avere successo come “Tony Manero cileno”, con l’occasione di un programma televisivo che pare propizia in tal senso.

Sarò schietto come sempre: il film non solo non mi è piaciuto, ma per larghi tratti mi ha infastidito, soprattutto per via del personaggio centrale, che potremmo definire “privo di riferimenti sociali per via del periodo politico precario del suo paese”, ma che più semplicemente potremmo definire squallido, laddove anche il suo entourage non brilla per valori umani.

Tony Manero è un film drammatico nel senso stretto del termine, cupo e ombroso, privo di qualunque senso dell’umorismo o di felicità, e per larghi tratti deprimente, quando non fastidioso.

In questo senso, mi sorprende che alcuni lo abbiano gradito, e che abbia persino vinto dei premi in qualche festival (tra cui al Torino Film Festival).

Forse il mio gusto personale (che propende verso le storie fantastico-surreali e verso le commedie brillanti) me lo fa criticare oltremisura, ma francamente non vedo in esso un solo motivo per consigliarne a un amico la visione.
Largamente evitabile.

Fosco Del Nero



Titolo: Tony Manero (Tony Manero).
Genere: drammatico.
Regista: Pablo Larrain.
Attori: Alfredo Castro, Paola Lattus, Amparo, Noguera, Elsa Poblete, Hector Morales.
Anno: 2008.
Voto: 3.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 2 settembre 2011

Harry a pezzi - Woody Allen

Ultimamente su Cinema e film sono passati due film di Woody Allen, il geniale e originale regista americano già abbondantemente rappresentato sul sito.
Dopo Io e Annie e Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni, si aggiunge alla lista anche Harry a pezzi, che porta il totale di film di Woody Allen recensiti a ben sedici unità.

Di gran lunga il regista più rappresentato su questi lidi, dunque, seguito da Terry Gilliam, Hayao Miyazaki e David Cronenberg, ma con parecchi film di meno.

Il film di questa volta è datato 1997, il periodo di mezzo di Woody Allen, sorta di transizione tra quello vecchia maniera, tutto ironia e trovate surreali, e quello più recente, più serio e introspettivo.

E, forse non a caso, Harry a pezzi riflette tale periodo di passaggio, col suo personaggio centrale, Harry Block, assai schietto e a tratti esecrabile, e il suo entourage di personaggi altrettanto lunatici, stressati, nervosi.

A far compagnia a Woody Allen di fronte alla macchina da presa stavolta ci sono Billy Crystal, Demi Moore, Kirstie Alley, nonché altri attori in parti minori, come Paul Giamatti, Tobey Maguire, Jennifer Garner, Robin Williams.

Ecco in sintesi la trama del film: Harry Block è uno scrittore già abbastanza in là con gli anni che si è lasciato dietro una scia di problemi emotivi, tra mogli (tre), amanti (tante), un’ispirazione al momento bloccata.

Il personaggio pare palesemente autobiografico, tanto per la verve creativa quanto per quella sentimentale, con la seconda che si presta a gag di ogni tipo e che mostra gli strascichi di numerosi rapporti umani andati a male, tanto che lo scrittore non riesce a trovare nessuno che voglia accompagnarlo alla sua vecchia università, che anni prima lo espulse e che ora invece gli rende omaggio.

Incredibilmente, si presenterà con una prostituta e con un cadavere, evento che non è certamente il più bizzarro proposto dal film: si pensi alla bellissima discesa negli inferi, oppure al personaggio fuori fuoco, o ancora al consesso dei protagonisti dei suoi racconti e romanzi, forse gli unici suoi veri amici.

Harry a pezzi è un film grottesco, anche per via dei numerosi salti temporali tra passato e presente (e pur senza tener conto delle discese negli inferi!), che da un lato diverte mentre dall’altro rattrista per via dell’incapacità relazionale e della carenza di equilibrio emotivo che si riscontra nel personaggio centrale e in altre figure.

Complessivamente non mi è dispiaciuto affatto, un po' per l'originalità e un po' per i numerosi motteggi, anche se torno a dire che per me i capolavori di Woody Allen sono altri: nello specifico, i vari Manhattan, Amore e guerra, La dea dell’amore, etc.

Fosco Del Nero



Titolo: Harry a pezzi (Deconstructing Harry).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Woody Allen.
Attori: Woody Allen, Judy Davis, Billy Crystal, Kirstie Alley, Mariel Hemingway, Elisabeth Shue, Eric Bogosian, Bob Balaban, Tobey Maguire, Jennifer Garner, Philip Bosco, Eric Lloyd, Richard Benjamin, Paul Giamatti, Demi Moore, Robin Williams.
Anno: 1997.
Voto: 7.
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