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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

lunedì 27 febbraio 2012

Krull - Peter Yates

Conoscevo il film Krull da anni, ma non lo avevo mai visto.
Lo conoscevo perché, nonostante il clamoroso fiasco ai tempi della sua uscita al cinema (1983), era diventato un piccolo film cult tra gli appassionati del genere.

Quale sia il genere è presto detto: siamo in pieno fantasy, con tanto di maghi, mostri, re, saggi, principesse, combattimenti, etc.
In effetti, Krull rientra pienamente nel genere letterario dell’heroic fantasy, caratterizzato per l’appunto dal binomio magia-eroi.

Anche troppo, forse, visto che i personaggi sono stereotipati e che la trama stessa non ha alcun elemento di innovazione.

Andiamo a conoscerla, dunque: per molto tempo il pianeta Krull è stato il campo di battaglia di due regni contrapposti, intesi ognuno a conquistare il dominio, finché gli eredi di ciascuno, ragazzo e ragazza, scelgono di unirsi in matrimonio, un po’ perché veramente innamorati e un po’ per contrastare la forza del Mostro, creatura crudelissima che con i suoi Massacratori sta uccidendo e devastando ovunque.

Comincia così l’avventura del nuovo re Colwyn, il quale costituisce una piccola compagnia di eroi per andare a salvare la sua sposa Lisa e al contempo sconfiggere il Mostro.
Tutto ciò tra paesaggi naturali più o meno impervi e nemici altrettanto impervi.

Krull, sfortunatamente, si è meritato l’insuccesso del tempo: alla banalità della sceneggiatura si unisce lo scarso interesse suscitato dai personaggi, poco carismatici e dotati di dialoghi piatti e poco incisivi.

È da notare anche la cattiva gestione dei tempi e degli spazi, con gli avventurieri che non fanno in tempo a superare un pericolo, che subito hanno da affrontarne un altro, salvo percorrere chilometri e chilometri in pochissimo tempo (almeno, così lascerebbero intendere i frequenti cambi di ambiente, di paesaggi, di flora, etc).
Anche l’audio non soccorre in aiuto, per via di una colonna sonora quasi assente.

In definitiva, Krull è un film fantasy piuttosto spartano e insipido, che probabilmente non a caso è diretto da un regista che non mi dice nulla nonostante i circa venticinque film prodotti (Peter Yates), e che dunque non posso certamente caldeggiare.

Fosco Del Nero



Titolo: Krull (Krull).
Genere: fantastico, fantasy.
Regista: Peter Yates.
Attori: Ken Marshall, Lysette Anthony, Bernard Bresslaw, Francesca Annis, Freddie Jones, Liam Neeson, Alun Armstrong, John Welsh, Graham McGrath, Tony Church, Bernard Archard.
Anno: 1983.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 20 febbraio 2012

Dark crystal - Jim Henson, Frank Oz

Dark crystal è un film del 1982 assai particolare: esso difatti non è recitato da attori in carne ed ossa, e nemmeno è un film animato, ma è interamente girato con pupazzi e burattini.

Non è un caso che dietro di esso vi sia la mano di Jim Henson, burattinaio degli storici Muppets, nonché regista di quel capolavoro assoluto del cinema che è Labyrinth - Dove tutto è possibile.

L’altro regista di Dark crystal è invece Frank Oz, professionista più navigato, con all’attivo film di discreto successo come La piccola bottega degli orrori, Funeral party, In & out, La donna perfetta, e che tra l’altro è stato anche il doppiatore di Yoda in Star wars.

Dark crystal è un film poco conosciuto al grande pubblico, nonostante il buon successo che ebbe all’epoca della sua uscita, ma che merita di essere riscoperto, sia per l’originalità tecnica, sia per i contenuti interessanti.

Andiamo subito a vederne la trama: il pianeta Thra in passato era un mondo fecondo e pieno di vita, finché l’allineamento dei tre soli, 1.000 anni fa, ha distrutto il grande cristallo. Anche i guardiani del cristallo, gli UrSkeks, si divisero in due parti: i buoni e saggi Mistici, sorta di lucertoloni dalla posizione semieretta, e i cattivi Skeksis, sorta di avvoltoi cinici e crudeli, nuovi custodi del cristallo (nel doppiaggio italiano chiamato “cristallo nero”, benché il titolo del film non sia "black", ma "dark", e infatti il cristallo non è nero, ma viola), terrorizzati dalla profezia per cui un gelfling avrebbe in futuro riparato il cristallo e riportato il pianeta all’antico ordine.

Per questo gli Skeksis avevano ordito un vero e proprio genocidio ai danni dei Gelfling, sterminati completamente… con l’eccezione di Jen, cresciuto dai Mistici, e di Kira, cresciuta invece dall’allegro popolo dei Podlings.
I due giovani si uniranno nell’impresa di unire il frammento del cristallo al cristallo originario, pur tra mille pericoli.

In sostanza, dunque, Dark crystal è un film fantasy d'avventura realizzato con i pupazzi, fatto che comunque non sottrae bellezza a trama e personaggi, evocativi e coinvolgenti.
L’ambientazione-scenografia è affascinante, la trama interessante, il doppiaggio ottimo, e così le sonorità del film.

Da sottolineare il bellissimo finale, dal sapore metafisico... come in effetti ha un sapore esistenziale e quasi lirico tutto il film, che in buona sostanza tratta il tema della dualità e della riconciliazione degli opposti (sia nell'elemento delle due razze contrapposte, sia nell'elemento del maschile-femminile rappresentato dall'incontro dei due piccoli protagonisti).
Altri elementi interessanti: il cristallo è definito come "il cristallo della verità"; gli Skeksis sono stati concepiti come incarnazione dei vizi capitali (pur essendo più di sette, e infatti alcuni vizi sono stati doppiati), tutti tesi come sono alle cose materiali (dominio, possesso, prestigio, alimentazione grossolana carnea) al contrario dei più eterei Mistici (insegnamento, disciplina, contatto con la natura, dolcezza e semplicità); gli Skeksis rappresentano ovviamente la parte peggiore dell'umanità, mentre i Mistici la parte migliore, tanto i primi costituiscono in pratica una grottesca parodia degli istinti più bassi dell'uomo; nel dettaglio, è emblematica la figura del ciambellano, una volta che, persa la disputa, viene spogliato dei suoi vestiti, e quindi del rango e delle "vesti" dell'ego (se all'ego vengon tolti i suoi paramenti nobiliari, non rimane niente, se non vergogna); Jen in origine doveva essere blu in omaggio all'avatar indù Rama (elemento poi eliminato); vi sono spesso simboli geometrici come spirali, triangoli, quadrati e cerchi, combinati tra loro in vario modo, così come menhir e tracciati sulla terra, e pure candelabri a sette braccia o raffigurazioni in stile egizio o mesopotamico; c'è un forte riferimento alle stelle e alle loro energie (i misteri della vita sono conosciuti tramite lo studio delle cose del cielo, come avveniva in antichità prima che l'astrologia fosse degradata ad astronomia e a fenomeno da riviste di rotocalco); viene citato il principio ciclico-energetico, come il principio di responsabilità individuale; viene definita con precisione la relazione maestro-allievo e infatti Jen chiama il mistico che lo ha allevato "maestro" e ha fiducia totale nelle sue istruzioni; quando gli Skeksis e i Mistici muoiono in contemporanea, il primo lo fa con disperazione, dolore e attaccamento per le cose terrene che gli stanno sfuggendo di mano, mentre il secondo lo fa con leggerezza, serenità e beatitudine (ciò che da solo è un grande insegnamento); vi è il principio della risonanza, con i mistici che vocalizzano insieme le loro voci e con il gelfling che riconosce il cristallo giusto proprio per risonanza armonica; è sceneggiato un bellissimo esempio di "unione animica" e di telepatia (che probabilmente sarà il mezzo di comunicazione dell'umanità evoluta dei millenni a venire); nel momento della congiunzione dei tre soli di fatto viene rappresentato un occhio all'interno di un triangolo, ciò che è un simbolo esso stesso; c'è anche un riferimento alle creature malvagie che distillano l'essenza e la paura di creature innocenti per nutrirsene e rimanere giovani (un argomento che in futuro sarà finalmente esplorato).

Ci tengo inoltre a evidenziare una scena: alla fine del loro viaggio, i Mistici si trovano davanti le "milizie" degli Skeksis, le quali bloccano loro l'accesso al castello. A quel punto, i Mistici intonano il loro verso armonico... e i soldati si fanno da parte, evidentemente vinti da una energia superiore. Si tratta di una legge ben precisa: la forza spirituale prevale sulla mera forza fisica.
A proposito del viaggio dei Mistici, lo percorrono in nove; probabilmente è un riferimento al numero nove, che nel tarocchi è rappresentato dall'Eremita, l'archetipo afferente alla ricerca e al viaggio spirituale. Peraltro, la figura in questione è ricordata anche visivamente da quelle creature, tutte anziane, curve, con un bastone in mano.

Termino la recensione con alcune citazioni tratte dal film, utili a intuirne il carattere metafisico.

"Ora il mondo deve essere guarito, oppure cadrà per sempre sotto il dominio del male."

"Ricordati di me: forse ci rincontreremo in un'altra vita."

"La storia scorre assai più profonda di quel che tu possa conoscere... e tu ne sei parte: nella profezia è scritto che tu dovrai trovare il frammento."

"Maestro, andrò dove tu mi mandi, anche se non riesco a capire."

"Tutto è nelle tue mani."

"Tu non sai, non hai mai osservato i cieli."

"Tutto quello che si trova nei cieli è qui."

"La grande congiunzione è la fine del mondo... o il suo inizio.
Fine, inizio... ma è la stessa cosa: un grande cambiamento.
A volte bene, a volte male."

"Quando il triplice sole splenderà singolo, ciò che fu disgiunto e disfatto di nuovo sarà integro."

"I due diventeranno uno."

"Ora la profezia è compiuta; ora siamo di nuovo uno."

"Tienila stretta: lei fa parte di te, come tutti noi facciamo parte l'uno dell'altro."

"Vi lasciamo il cristallo della verità: create il vostro mondo alla sua luce."

Fosco Del Nero



Titolo: The dark crystal (The dark crystal).
Genere: fantastico, fantasy, avventura, esistenziale.
Regista: Jim Henson, Frank Oz.
Anno: 1982.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 13 febbraio 2012

Faccia a faccia - Jon Turtletaub

Faccia a faccia è il terzo film che recensisco di Jon Turtletaub, regista che ricordavo solamente per un paio di film non troppo riusciti come L’apprendista stregone e Un amore tutto suo, peraltro di genere piuttosto diverso.

Con Faccia a faccia torniamo indietro di undici anni, e lo facciamo col monoespressimo Bruce Willis, come sempre alle prese con un ruolo da duro… ma alla fine della fiera dal cuore tenero.

Russ Duritz è è un giovane uomo di successo, libero professionista che si occupa di comunicazione e di immagine. In pratica, suggerisce alle star o a chi vuole diventare star come vestirsi, come parlare, come bucare lo schermo, come fare bella figura, etc.
I suoi servigi sono molto apprezzati, tanto che la sua vita sembra essa stessa una vita di successo, dal momento che egli è ricco e ben considerato.
Un bel giorno, egli troverà in casa sua un bambino paffutello… che si rivelerà niente meno che lui stesso da piccolo.
La delusione sarà reciproca: il Russ grande si ricorderà di quanto era imbranato e goffo da bambino, mentre il Russ piccolo sarà deluso nell’apprendere che dopo tutti quegli anni non avrà ancora (due cose basilari come) un cane e una moglie.

In una girandola di situazioni umoristiche e surreali, i due in qualche modo si aiuteranno l’un l’altro, complici anche le due donne vicine a Russ grande: la segretaria Janet e la sua potenziale fidanzata Amy.

Faccia a faccia conferma il non elevato talento di Jon Turtletaub, regista mestierante che magari se la cava anche, come in questo film, ma che non riesce ad andare oltre la sufficienza risicata.
L’idea di fondo è interessante, anche se non del tutto nuova, ma lo sviluppo è da compitino, e certamente non da capolavoro.

Personaggi un po’ stereotipati, dialoghi non eccelsi e un senso melenso di fondo: c’è qualche spunto e qualche scena simpatica, ma Faccia a faccia è assai più vicino a una commediola simpatica che a un film profondo, importante e ispirante.

Fosco Del Nero



Titolo: Faccia a faccia (The kid).
Genere: commedia, surreale, sentimentale.
Regista: Jon Turtletaub.
Attori: Bruce Willis, Spencer Breslin, Emily Mortimer, Lily Tomlin.
Anno: 2000.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 6 febbraio 2012

Paranormal activity 2 - Tod Williams

L’ultimo film horror che avevo recensito era stato Paranormal activity, e il nuovo arrivato nella categoria è Paranormal activity 2. Lo so, sono indietro di un episodio, ma, come sa chi legge Cinema e film da un po’ di tempo, non sto appresso alle nuove uscite, preferendo spaziare sia nel genere sia nel tempo.

Il primo Paranormal activity ha avuto un successo strepitoso per alcuni motivi, primo tra tutti l’aver replicato, seppur in un contesto casalingo, il modello vincente di The blair witch project, film horror travestito da documentario.

Paranormal activity si è spostato da una foresta a una casa qualunque (letteralmente, visto che si trattava della casa del regista!), nella quale strane presenze e interferenze hanno indotto i due proprietari, Micah e Katie, a sistemare alcune telecamere per vedere cosa capitava durante la notte o in loro assenza.

Siamo dunque di fronte a un horror molto moderno, altro elemento che probabilmente ha contribuito al successo del film.
Film che peraltro, e questa è un’altra sua peculiarità, si era suddiviso in ben tre finali, tutti drammatici.

Paranormal activity 2, successo quello che è successo nel suo prequel, ne prende atto e ci gira intorno, essendo ambientato nel medesimo periodo del sui predecessore: comincia un po’ prima di esso e termina appena dopo, ma muta ambientazione e personaggi principali, focalizzandosi ora sulla famiglia della sorella di Katie, ossia Kristi, moglie di Daniel e matrigna di Ali.

Il film sostanzialmente è la stessa solfa del primo episodio… solamente peggiore.

Vi è qualche tensione, cosa forse scontata dal momento che lo spettatore passa il tempo scrutando le riprese delle telecamere alla ricerca di qualche movimento sospetto, ma non porta nulla di nuovo o di diverso rispetto al primo Paranormal activity, caratterizzandosi anche per un finale deludente e per il solito fenomeno dei film horror per cui i protagonisti sono tutti talmente tonti da rimanere in balia del pericolo senza prendere provvedimenti, chiedere aiuto, o far qualsiasi cosa utile.

In tal senso, mi chiedo per cosa fossero state messe le telecamere se i fenomeni più sospetti e inquietanti (cose che si spostano da sole, bambini che levitano, persone trascinate già dalle scale da forze invisibili, porte che si aprono e si chiudono, etc) non vengono presi in considerazione come elementi meritevoli di preoccupazione.

Insomma, Paranormal activity 2 è un film horror di secondo piano che si può anche guardare ma che non porta nulla di nuovo rispetto al suo predecessore o ad altri esponenti del genere orrorifico.

Fosco Del Nero



Titolo: Paranormal activity 2 (Paranormal activity 2).
Genere: horror.
Regista: Tod Williams.
Attori: Gabriel Johnson, Katie Featherston, Brian Boland, Micah Sloat, Sprague Grayden, Tim Clemens, Molly Ephraim.
Anno: 2010.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

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