Slide # 1

Slide 1

Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

Slide # 2

Slide 2

L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

Slide # 3

Slide 3

Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

Slide # 4

Slide 4

Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

Slide # 5

Slide 5

Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

martedì 28 novembre 2023

Dililì a Parigi - Michel Ocelot

Mi sono accostato a Dililì a Parigi per via del regista: quel Michel Ocelot già autore di capolavori (o quasi) come Kirikù e la strega Karabà e Azur e Asmar: sapevo dunque già in partenza cosa attendermi, sia a livello di grafica, sia livello di contenuti.

In effetti, Dililì a Parigi in qualche frangente ha ricordato ambo i film citati, pur avendo una storia tutta sua.

Eccola: siamo alla fine dell’Ottocento a Parigi, dove la piccola Dililì lavora in una sorta di ricostruzione di un villaggio canaco nella capitale francese. Essendo meticcia, mezzo francese e mezzo canaca (i canachi sono gli indigeni della Nuova Caledonia), viene vista con sospetto da entrambi i popoli, nonostante la sua eccellente educazione e la sua grande intelligenza.
La bambina fa amicizia col giovane Orel, un corriere che gira la città con la sua bicicletta: dapprima gli racconta la sua storia (a lui e agli spettatori), in seguito affronterà con lui la minaccia dei Maschi Maestri, un gruppo di criminali che rapina i negozi e rapisce le bambine, apparentemente facendole sparire nel nulla.

Nell’avventura la piccola incontrerà molti illustri personaggi dell’epoca: la cantante Emma Calvé, lo scienziato Louis Pasteur, il disegnatore Henri de Toulouse-Lautrec, il Principe del Galles, il costruttore di aerei Alberto Santos-Dumont, l’attrice Sarah Bernhardt… solo per citarne alcuni.

Il citazionismo storico si abbina alla ricostruzione di Parigi, basata su fotografie reali a cui è stata sovrapposta l’animazione disegnata a mano. L’effetto finale è molto gradevole e in certi casi brillante.
In effetti, dal punto di vista estetico Dililì a Parigi è davvero bello, ancor più dei precedenti film di Ocelot.

Anche la storia raccontata è interessante, e a suo modo educativa, per quanto vada a parare nel solito punto affrontato dall’animazione francese: la diversità e il rispetto per la diversità. Il che va bene come concetto di base, mentre va meno bene quando lo si vorrebbe applicare anche alla mancanza di civiltà di alcune persone o alcuni gruppi umani; viceversa, va ricordato che vi sono persone e popoli a diversi livelli di consapevolezza e di civiltà, e che non va accettato tutto quanto… proprio per niente. Va anche ricordato che è chi arriva in un posto che deve adeguarsi alla cultura locale, non il contrario.

A tale concetto ambiguo si aggiunge, in questo film, l’elemento dei “maschi padroni e fuori di testa”, in una sorta di sessismo al contrario, che stiamo vivendo nei tempi odierni, probabilmente “incentivato” da certi gruppi di potere. A proposito di certi gruppi di potere, viene citata la Porta per l’Inferno di Rodin.

Giacché sto evidenziando gli elementi negativi del film, la prima volta che Dililì si inchina per presentarsi a una persona appena conosciuta, recitando una certa formula, è carina… ma dalla settima in poi comincia a essere fastidiosa.

Detto questo, Dililì a Parigi ha molte più luci che ombre, e Ocelot si conferma regista di ottimo livello… per quanto il mio preferito tra i suoi film rimanga Azur e Asmar.

Fosco Del Nero



Titolo: Dililì a Parigi (Dililì à Paris).
Genere: animazione, commedia.
Regista: Michel Ocelot.
Anno: 2018.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.



martedì 21 novembre 2023

Ti va di pagare? - Pierre Salvadori

Oggi parliamo di Ti va di pagare?, film diretto da Pierre Salvadori nel 2016.

Era da un po’ che non guardavo una commedia francese… e ancora una volta un film francese non mi delude, sfornando un prodotto certamente non irrinunciabile, ma altrettanto certamente originale e carino. Per quanto non particolarmente educativo, per dir così.

Peraltro, i due protagonisti del film mi riportano a ricordi positivi, di altre commedie francesi, essendo Gad Elmaleh (Una top model nel mio letto) e Audrey Tautou (Il favoloso mondo di Amelie, Una lunga domenica di passioni).

Ecco la trama di Ti va di pagare?: Irène, donna giovane e bella, oltre che di gusti sofisticati, fa la mantenuta, per utilizzare un’espressione edulcorata. Di fatto, si accompagna a uomini ricchi e molto più anziani di lei, i quali per l’appunto, in cambio della sua compagnia a tutto tondo, la mantengono e la ricoprono di regali.
Con uno di loro avrebbe dovuto perfino sposarsi, salvo dover cambiare programma per “accodarsi” a un altro uomo ricco, dopo che il primo aveva scoperto l’andazzo.

In un costoso albergo, la donna conosce Jean e, scambiandolo per uno dei frequentatori del posto, quindi un uomo molto abbiente, gli si concede… non sapendo che il giovane lavora nell’hotel come cameriere e non corrisponde per nulla al suo profilo maschile tipico.

Il problema è che Jean s’invaghisce di Irène e la segue da Biarritz a Nizza, dove la mantiene egli stesso per quei pochi giorni che gli consentono i suoi esigui risparmi. Una volta terminati… la storia prende una piega imprevedibile e propone allo spettatore molte scene divertenti, non molto edificanti a dire il vero, ma mai volgari, come da tradizione cinematografica francese (almeno, quella che conosco io).

Personalmente, ho apprezzato Ti va di pagare?: parte da uno spunto originale (una cosa rara oramai, dato l’enorme numero di film prodotti sino ai giorni nostri) ed esegue il suo compito per bene, sfruttando al meglio il fascino dei due protagonisti… oltre i quali, in effetti, non c’è molto altro, se non le ambientazioni lussuose che i personaggi in questione frequentano.

Se il film è poco istruttivo da un lato, è grazioso e gradevole dall’altro, ciò che gli fa maturare una sufficienza larga.

Fosco Del Nero



Titolo: Ti va di pagare? (Hors de prix).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Pierre Salvadori.
Attori: Gad Elmaleh, Audrey Tautou, Marie-Christine Adam, Vernon Dobtcheff, Jacques Spiesser, Annelise Hesme, Didier Brice.
Anno: 2006.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.



martedì 14 novembre 2023

Black Widow - Cate Shortland

Andiamo a recensire il film Black Widow, girato da Cate Shortland nel 2021.

Non sono un fan dei film su supereroi e dintorni, per cui l’universo Marvel in larga parte mi è ignoto, se non per quei rari casi in cui allo spettacolo e all’azione del supereroe di turno vengono aggiunti dei contenuti interessanti dal punto di vista psicologico, com’è stato il caso di Doctor Strange (il primo film, mentre il secondo fa ridere per quanto è stupido).

Forse speravo che fosse anche il caso di Black Widow, o forse mi ero segnato il suddetto film avendolo trovato consigliato online… ma purtroppo si è rivelato un discreto buco nell’acqua.

Andiamo per prima cosa a tratteggiare la trama del film, che dura circa 130 minuti, quindi parecchio: nel 1995, in Ohio, negli USA, Alexei Shostakov e Melina Vostokoff recitano il ruolo di marito e moglie, nonché di padre e madre delle piccole Natasha Romanoff e Yelena Belova, le quali in verità non sono loro figlie, essendo tutti quanti agenti russi sotto copertura.

Di più: il primo è un vero e proprio supereroe, sorta di versione russa di Captain America, la seconda è uno scienziato di alto livello, mentre le due bambine, dopo la precipitosa fuga dall’Ohio, verranno assegnate alla cosiddetta Stanza Rossa, che le renderà delle formidabili agenti… per quanto controllate psichicamente, fatto per cui si rende necessario un antidoto, che alla Yelena grande verrà somministrato da una vedova nera (così si chiamano le agenti-spie-guerriere uscite dalla Stanza Rossa) morente cui aveva dato la caccia.
La cosa metterà in moto degli eventi, per cui Natasha e Yelena si rincontreranno, e andranno a recuperare Alexei da una prigione russa.

Black Widow è certamente un film di alto livello in senso tecnico-realizzativo: non solo gli effetti speciali, ma anche la recitazione è di alto spessore, e non poteva che essere così con un cast con nomi quali Scarlett Johansson (Match pointThe islandLucyVicky Cristina BarcelonaThe prestige), Rachel Weisz (La mummiaIo ballo da solaL’albero della vitaConstantineAmabili resti)), William Hurt (The villageDark City, Stati di allucinazioneAliceInto the wild), David Harbour (Stranger things, Revolutionary Road).
Non conoscevo Florence Pugh, la quale mi è tuttavia piaciuta molto.

Ho anche gradito un certo garbato umorismo… ma l’enorme mole di azione del film mi ha annoiato a morte. C’è una storia in sottofondo, ma soprattutto ci sono combattimenti, sparatorie e scene d’azione di ogni tipo: davvero noioso, se nella vita non ci si limita al corpo fisico e al suo movimento.

Tuttavia, evidentemente il grosso del pubblico vuole questo, per cui ok.

Certo che, quando denaro e tecnologia si mettono d’impegno per creare prodotti di valore, che non siano di mera distrazione, il risultato è tutta un’altra cosa.
Tra i film messi tra parentesi, per esempio, cito Dark City, The village, L’albero della vita… ma anche La mummia, che era anch'esso molto movimentato, ma almeno era affascinante, originale e divertente.

Quanto a Black Widow, per quanto mi riguarda se ne esce con un’insufficienza.

Fosco Del Nero



Titolo: Black widow.
Genere: fantascienza, azione, commedia.
Regista: Cate Shortland.
Attori: Scarlett Johansson, Florence Pugh, Rachel Weisz, William Hurt, David Harbour, Jade Ma, Ray Winstone, O. T Fagbenle, Olivier Richters, Michelle Lee, Violet McGraw, Ever Anderson.
Anno: 2021.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui



martedì 7 novembre 2023

L’arrivo di Wang - Manetti Bros

Mi perdonino i registi, i fratelli Manetti, per la valutazione insufficiente assegnata al loro film, ma tant’è: ho gradito davvero poco L’arrivo di Wang, che peraltro non mi ricordo nemmeno perché mi fossi segnato… forse per la trama di genere fantascientifico, comprensiva di un lungo interrogatorio di un alieno, per quanto, nei fatti, tutto sia andato in una direzione davvero poco qualitativa.

Ma andiamo con ordine: il film è stato prodotto nel 2011 ed è evidentemente un film a basso budget; gli ambienti utilizzati sono pochi, gli attori impiegati sono pochi e di valore certamente non eccelso, la trama a conti fatti risulta risibile.

Ecco, per l’appunto, la trama sommaria de L’arrivo di Wang: Gaia Aloisi è una traduttrice italiano-cinese che vive a Roma… e che viene ingaggiata d’urgenza per un lavoro definito come molto urgente e riservato, tanto che la ragazza viene trasportata sul posto interessato con gli occhi bendati. Si parla di servizi segreti, e ipoteticamente di qualche politico, militare o importante personaggio cinese… invece si viene ben presto a scoprire che si tratta di un alieno, il quale ha studiato il cinese in quanto lingua più parlata sulla Terra.
A seguire, la ragazza tradurrà l’interrogatorio all’alieno, chiamato Wang, da parte di Curti, il quale si rivela sgradevole e impositivo a più riprese, fino a utilizzare la tortura, con grande sdegno della giovane donna.

Che l’alieno parli in cinese mandarino, perché dagli studi fatti sul pianeta Terra la sua razza è venuta a sapere che si tratta della lingua più parlata sulla Terra è il primo elemento poco credibile della storia, che già la mina fortemente alla base: una razza intelligente avrebbe scelto l’inglese come lingua più utile, e certamente non sarebbe scesa a Roma con il cinese come unico linguaggio terrestre a disposizione.

In verità, un altro elemento poco credibile lo aveva preceduto: la ragazza si era fatta condurre, da degli estranei dall’aria poco raccomandabile, in un posto non menzionato, bendata, senza che nessuno sapesse dove stata andando. Una persona normale difficilmente accetterebbe.

La cosa peggiore, però, è proprio l’interrogatorio di Wang, su cui si basa il grosso del film: ripetitivo, poco credibile e talmente ridicolo da pensare che il prodotto sia orientato in senso umoristico. 
A essere onesti, anche le fattezze dell’alieno sono un poco umoristiche, per dir così.

Per non parlare della frase che conclude il film, con l’alieno che dice alla donna: “Sei proprio una cretina”. L’impressione è che lo stesse dicendo più che altro allo spettatore che aveva guardato il film sino alla fine.

Nel mezzo del film, peraltro, dieci minuti di fastidioso allarme, il cui intento era probabilmente aumentare la tensione scenica, ma che a conti fatti risulta solo fastidioso (tanto che dopo un po’ ho abbassato il volume).

Insomma, va bene il basso budget, va bene la carenza degli effetti speciali, ma qua il problema è proprio la mancanza di idee intelligenti e di valore… che il film sia italiano o meno.

Fosco Del Nero



Titolo: L’arrivo di Wang.
Genere: fantascienza, drammatico.
Regista: Manetti Bros.
Attori: Ennio Fantastichini, Francesca Cuttica, Juliet Esey Joseph, Antonello Morroni, Li Yong, Jader Giraldi, Rodolfo Baldini, Furio Ferrari, Angelo Nicotra, Massimo Triggiani.  
Anno: 2011.
Voto: 3.
Dove lo trovi: qui.



Il mondo dall'altra parte