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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

giovedì 25 giugno 2015

Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo - Steven Spielberg

La saga di Indiana Jones non mi aveva mai attirato, cosicché non mi ero mai guardato i suoi film, di cui conoscevo solamente alcune scene famose (la cena con i cervelli di scimmia, la grotta piena di insetti e cose così).

Di recente ho voluto recuperare, vedendomi uno dietro l’altro Indiana Jones e i predatori dell'arca perduta, Indiana Jones e il tempio maledetto e Indiana Jones e l'ultima crociata, e ovviamente non poteva mancare il quarto episodio, girato recentemente a distanza di tanti anni dal terzo (diciannove, per la precisione): Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo.

Gli addetti ai lavori sono sempre gli stessi: George Lucas a scrivere la sceneggiatura, Steven Spielberg a dirigere il film ed Harrison Ford davanti alla macchina da presa.
Il film peraltro si presta agli amarcord, e difatti torna nella storia anche Karen Allen, la Marion del primo episodio. E torna con una sorpresa per Indy, ciò che è l’unica vera novità di questo quarto episodio: il giovane Mutt Williams, interpretato dall’ottimo Shia LaBeouf (La battaglia di Shaker Heights, Constantine).
Quanto all’antagonista di turno, stavolta abbiamo la bella Cate Blanchett, mai così algida (The gift - Il dono, Le avventure acquatiche di Steve Zissou, La compagnia dell’anello, Il curioso caso di Benjamin Button).

Gli antagonisti, più in generale, questa volta sono i russi, e d’altronde il film è ambientato nel 1957, in piena guerra fredda e in pieno maccartismo, tanto che lo stesso Indiana Jones è sospettato di collusione con i comunisti dalla CIA.
Dai nazisti ai russi, quindi, passando per le cattive sette indiane… e se la saga fosse andata avanti c’è da scommettere che ci sarebbero passati anche cinesi e iraniani.

Se cambiano gli estremi (nemici, oggetto del desiderio dei nemici, partner di turno di Indiana), lo schema del film rimane sempre lo stesso schema vincente: problema, avventure, successo contro ogni aspettativa.

Così come, e questa è la cosa che più mi ha colpito dei film di Indiana Jones, rimane costante l’interesse per le tematiche esoteriche: dall’arca dell’alleanza ai riti magici, dai crani dolicocefali ad antiche divinità, passando per forze magnetiche misteriose, poteri mentali ed alieni (che nel passato hanno visitato la Terra e insegnato all’umanità… e questo è un contributo da vero archeologo).

Questa è una cosa tipica di Lucas, che in un modo o nell’altro, per quanto solitamente “da lontano”, dietro patine avventurose e senza scendere troppo nei dettagli, si è sempre occupato di tematiche esoterico-nascoste: la “forza” di Star wars, la distopia de L’uomo che fuggì dal futuro, e per l’appunto i vari spunti inseriti in Indiana Jones. Insomma, tutte tematiche da “cospirazionismo”.

E, a proposito di ciò, che dire di questo discorso, praticamente un manifesto dell’indottrinamento ipnotico del Nuovo Ordine Mondiale? Qua la protagonista negativa (la russa) dice ciò che essi intendono fare a livello di manipolazione mentale di massa (che poi è ciò che si fa soprattutto negli Usa e in generale nel mondo occidentale, che ha appreso ed ampliato gli insegnamenti di manipolazione del Terzo Reich, non a caso molto interessato al funzionamento della mente ed a tematiche spiritual-esoteriche):
"Immagini, esaminare il mondo e conoscere i segreti del nemico. Porre i nostri pensieri nelle menti dei vostri capi. Far insegnare ai vostri maestri la vera versione della storia. Farvi combattere al nostro comando. Saremo ovunque, più potenti di un sussurro. Irromperemo nei vostri sogni, penseremo i vostri pensieri mentre dormite. Vi cambieremo, vi cambieremo tutti, da dentro. Trasformeremo voi in noi. E la cosa più bella è che neanche vi accorgerete che vi sta succedendo”.
Insomma, un manifesto di indottrinamento e di manipolazione mentale bello e buono.

La domanda è sempre la stessa: chi mette queste cose nei libri o nei film (George Orwell, Aldous Huxley, Ray Bradbury, George Lucas, Terry Gilliam o i fratelli Wachowski, etc) sta auspicando una certa situazione oppure avvisando di un pericolo?
Oppure sta agendo semplicemente sotto un flusso di ispirazione donatogli dall'esistenza? 
Probabilmente dipende da caso a caso, e comunque sta alla singola persona valutare.

Ma torniamo al film: Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo si dimostra film sufficientemente valido, buona conclusione di una buona saga cinematografica.
Certo, un Indiana vecchio rende ancora più improbabili certe acrobazie o persino le scazzottate con certi marcantoni, ma d’altronde i film di Indiana Jones non si sono mai contraddistinti per credibilità e calcoli probabilistici, quanto per la pura, semplice e gioiosa avventura di scoperta.

Fosco Del Nero



Titolo: Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (Indiana Jones and the kingdom of the crystal skull).
Genere: avventura, fantastico, commedia.
Regista: Steven Spielberg.
Attori: Harrison Ford, Shia La Beouf, Cate Blanchett, Karen Allen, John Hurt, Ray Winstone, Jim Broadbent, Igor Jijikine, Pavel Lychnikoff, Andrew Divoff, Alan Dale,Dimitri Diatchenko.
Anno: 2008.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 17 giugno 2015

I figli degli uomini - Alfonso Cuaròn

I figli degli uomini, film diretto da Alfonso Cuaròn nel 2006, è un film che si inserisce in pieno nella tradizione distopica, relativa all’ipotesi di una società futura di tipo totalitario e semi-orwelliano, sulla scia di grandi libri come 1984, Il mondo nuovo, Fahrenheit 451La fattoria degli animali, o di grandi film Metropolis, Equilibrium, V per vendetta, L’uomo che fuggì dal futuro.

Il regista è quello di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, Y tu mama también e Gravity (evidentemente un regista eclettico), mentre il protagonista è Clive Owen (Closer, Inside man, una piccola parte nel grande affresco fumettistico Sin city), affiancato da un ottimo Michael Caine (Alfie, Sleuth - Gli insospettabili, Hannah e le sue sorelle), e dalla sempre discreta Julianne Moore (Il grande Lebowski, Evolution, Boogie nights - L’altra Hollywood). 

Ecco in sintesi la trama de I figli degli uomini: siamo nel 2027, e la Terra è in preda al caos. Numerose guerre ed esplosioni atomiche l’hanno sconvolta, e quasi ovunque regnano povertà, miseria e violenza. Uno dei pochi posti che ad avere ancora una parvenza di ordine è l’Inghilterra, che difatti è meta dell’immigrazione illegale. Il problema è che violenza e povertà hanno acuito le discriminazioni razziali, e anzi gli immigrati illegali sono trattati come bestie, spesso uccisi sul posto dai soldati, oppure in esecuzioni collettive pubbliche. Ma su tutto governa uno stato di polizia davvero inquietante. 

In questo scenario post-apocalittico, c’è un’aggravante, e non da poco: tutta l’umanità è diventata sterile (per l’inquinamento e per le radiazioni atomiche), tanto che le persone più giovani sul pianeta sono alcuni diciottenni.

Va da sé che i problemi sono tanti: la guerra, l’immigrazione illegale, la povertà, la violenza, gli attentati dei ribelli, gli attentati di stato… fino alla distribuzione governativa di psicofarmaci razionati e persino di kit di suicidio per chi preferisce farla finita e non affrontare tutto ciò.

Questo riguardo al governo. Quanto ai gruppi estremisti, che ovviamente proliferano in questo squilibrio sociale, abbiamo ribelli politici, fanatici religiosi, criminali comuni, sbandati, etc.

Theo è un fortunato, giacché vive nell’Inghilterra più tranquilla, ma presto la sua vita sarà sconvolta: la sua ex compagna Julian gli chiede di aiutare il gruppo di ribelli da lei capeggiato a scortare una giovane ragazza al di fuori dell’Inghilterra, ciò per il tramite di un di lui cugino piuttosto potente. Theo deciderà di aiutare la sua vecchia fiamma… ma verrà coinvolto in qualcosa di decisamente grosso.

I figli degli uomini riesce nel non facile compito di mantenere un’atmosfera di tensione per tutta la sua durata, offrendo rari momenti di rilassamento, in primis quelli presso Jasper, l’amico fraterno di Theo che ha deciso di vivere come un eremita in campagna. Inoltre, il quadro generale è sufficientemente violento e spaventevole, per quanto un po’ confuso, un po’ in stile guerra civile jugoslava, in cui tutti sono armati e in cui tutti sparano a tutti, spesso senza che le cose siano troppo chiare.

Cuaròn fa la scelta di descrivere una piccola parte di quello scenario, e lo fa seguendo Theo con una telecamera ovunque vada, quasi fosse un reportage documentaristico (un reportage di guerra, a questo punto), sacrificando in questo senso la visione d’insieme, che infatti rimane un po’ nebulosa, nonché avvio e termine delle vicende, che rimangono in sospeso (non è spiegato come si arriva a tale stato totalitario e non viene mostrato come prosegue la storia oltre le vicende di Theo e della sua protetta).

Nel complesso, I figli degli uomini si rivela un buon film, e Alfonso Cuaròn si conferma regista di valore… anche se la sensazione è che si sarebbe potuto fare qualcosa di più ampio e importante, aumentando la durata della pellicola e ampliando il punto di vista generale.

Fosco Del Nero



Titolo: I figli degli uomini (Children of men).
Genere: distopia, drammatico, fantascienza.
Regista: Alfonso Cuaròn.
Attori: Clive Owen, Michael Caine, Julianne Moore, Chiwetel Ejiofor, Charlie Hunnam, Claire-Hope Ashitey, Danny Huston, Ed Westwick, Pam Ferris.
Anno: 2006.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 11 giugno 2015

Ed Wood - Tim Burton

Tim Burton è da molti anni uno dei miei registi preferiti, anche se sul blog non sono comparsi molti suoi film, giacché li avevo visti quasi tutti prima di aprirlo. È così dunque che finora sono comparse solo le recensioni di Beetlejuice, Il mistero di Sleepy Hollow, Big fish, Alice in wonderland.

Tutti e quattro i film hanno come protagonista Johnny Deep… ed è così anche per il quinto film di Tim Burton che viene recensito sul sito: Ed Wood.

Ed Wood è un film del 1994 ambientato nella Hollywood degli anni ''50 e dedicato alla figura di un regista di quei tempi: Edward D. Wood Jr., definito a posteriori "il peggior regista della storia del cinema”.

I motivi di tale definizione postuma sono vari: l’approssimazione delle sceneggiature, la recitazioni ugualmente raffazzonate, sovente con attori non protagonisti ma presi dove capitava anche in omaggio ai budget bassissimi, tempi di regia rapidissimi, sempre in omaggio al basso budget, la superficialità dei dialoghi, etc etc.

Tuttavia, al suddetto regista, e quindi al protagonista di questo film, non mancava un certo coraggio e una certa verve, che lo hanno per l’appunto spinto a cercare l’affermazione cinematografica, ricorrendo anche alla fama di personaggi come Bela Lugosi, anni prima icona del cinema horror ma oramai riposto nel dimenticatoio, o come Vampira, personaggio di genere sexy-horror… che poi sarà anche il modo in cui Edward D. Wood Jr. terminerà la sua poco fortunata carriera (film erotici e film horror).

Ma andiamo alla trama di Ed Wood: Ed Wood (Johnny Depp; La nona porta, I pirati dei Caraibi - La maledizione della prima luna, Edward mani di forbice, La fabbrica di cioccolato... e una tonnellata di altri film) è un giovane un poco strano giacché di lavoro fa il regista, mentre come hobby ha l’indossare biancheria e indumenti femminili. Cosa che la sua fidanzata Dolores (Sarah Jessica Parker; Sex and the city) non sa, e che scoprirà solo con la produzione del film Glen or Glenda.
Nel mentre, Ed ha conosciuto e ottenuto l’amicizia di Bela Lugosi (Martin Landau; Crimini e misfatti, Spazio 1999 - Oltre lo spazio tempo), e porta avanti il suo carrozzone comprensivo di altri bizzarri personaggi: l’omosessuale John "Bunny" Breckenridge (Bill Murray; Ghostbusters, Ricomincio da capo, Rushmore, Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Osmosis Jones), il finto indovino Criswell (Jeffrey Jones), il lottatore Tor (George Steele) e in un secondo momento la sensuale Vampira (Lisa Marie).

Inoltre, il giovane regista è passato da Dolores, che lo ha lasciato disgustata per tutto quanto, a Kathy, più in linea con le sue ambizioni.

Ed Wood è un film decisamente particolare. Non solo perché è una biografia, genere sempre difficile per il rischio di distanza dalla realtà, ma è una biografia di un personaggio controverso e bizzarro, e dunque è bizzarro il film stesso, che probabilmente rinuncia da subito a un’assoluta aderenza ai fatti, per scivolare in modo deciso verso il grottesco e il surreale.

E, in questo senso, il film funziona ed è gradevole, grazie anche a un’ottima regia e a una bella colonna sonora, che spesso attinge alla musica classica.

Non a caso Ed Wood ha ricevuto numerosi riconoscimenti: Oscar, Golden Globe, Bafta, Cannes, etc.

Menzione per il finale in cui vengono riferite le sorti successive dei vari personaggi protagonisti del film, personaggi e sorti reali, degna conclusione di un film vivace e surreale.

In definitiva, Ed Wood non sarà uno dei migliori film di Tim Burton (i miei preferiti sono Big fish e Il mistero di Sleepy Hollow, e ci metto in mezzo anche Nightmare before Christmas, da Burton non diretto ma scritto e prodotto, e il bellissimo cortometraggio Vincent), ma comunque si dimostra un valido film.

Fosco Del Nero



Titolo: Ed Wood (Ed Wood).
Genere: commedia, biografico, surreale.
Regista: Tim Burton.
Attori: Johnny Depp, Martin Landau, Patricia Arquette, Sarah Jessica Parker, Bill Murray, Juliet Landau, Max Casella.
Anno: 1994.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 4 giugno 2015

I origins - Mike Cahill

I origins non inizia nel migliore dei modi ai miei occhi, visto che il protagonista principale è Michael Pitt, attore che non mi è mai piaciuto troppo… fin dai tempi di Dawson’s creek.
Di tempo ne è passato, però, e il ragazzo nel mentre ha partecipato a produzioni di un certo livello, come The Dreamers - I sognatori, pur non avendo mai sfondato, forse pagando anche una certa aria da Leonardo Di Caprio di serie B. 

A fargli da partner, prima la bella Astrid Berges-Frisbes, attrice e modella spagnola, e poi Brit Marling, ex compagna del regista Mike Cahill, che già si era segnalato per Another Earth, scritto in collaborazione proprio con Brit Marling, la quale figurava anche come attrice.

Ma andiamo subito alla trama sommaria di I origins, film che oscilla tra il sentimentale, il drammatico, lo psicologico e l’esistenziale: Ian Gray è un giovane scienziato il quale sta effettuando una ricerca sugli occhi delle varie specie, e che ha come hobby quello di collezionare gli occhi da lui stesso fotografati alle persone.
Una sera, a una festa in maschera, conosce una ragazza con cui c’è un’attrazione vicendevole, ma la ragazza lo molla sul più bello. Ad Ian rimane l’idea fissa della ragazza, finché non riesce a rintracciarla grazie a una serie incredibile di coincidenze, legate al numero 11. Alla fine la ritroverà, e scoprirà in Sofi una persona praticamente agli antipodi rispetto a lui in quanto a convinzioni esistenziali: lui scienziato che crede nei numeri, lei persona spirituale (almeno, fino a un certo punto, quello visibile da chi ha prodotto il film) che bada soprattutto all'aspetto invisibile della vita.
Nel mentre, il ragazzo continua il suo lavoro sugli occhi, grazie anche al contributo della sua nuova assistente Karen, e la vita gli porterà in dote qualcosa di più emozionante di una scoperta scientifica…

I origins è un film che, dietro la ricerca scientifica del prossimo futuro (siamo vicini alla fantascienza, ma lo scenario non è fantascientifico, bensì assolutamente attuale), mostra uno scontro tra differenti paradigmi di vita: da un lato abbiamo la ricerca di laboratorio, la sperimentazione su animali, la freddezza, il consumo di carne e di alcol, lo scetticismo e la chiusura di Ian; dall’altro lato abbiamo la credenza in un universo creato e spirituale, l’interesse per l’anima, vegetarianesimo e niente alcol, la reincarnazione, l’apertura al nuovo e le sincronicità di Sofi (che tra l'altro mostra anche simboli come l'Occhio di Horus, statuette indù, etc).

Le sincronicità, peraltro, sono proprio ciò che conduce Ian prima a conoscere Sofi e poi a effettuare una scoperta sconvolgente, tanto che le ferree convinzioni dello scienziato barcollano sempre di più, fino alla scena finale, davvero bella.

I origins è un film davvero particolare: poco movimentato dal punto di vista dell’azione esteriore, assai lento e spesso silenzioso, e persino silenzioso con la sua colonna sonora molto discreta, è viceversa molto forte nei movimenti interiori, quelli emotivi.
Certamente rischierà di annoiare chi da un film pretende un certo dinamismo, ma al contrario è difficile che non coinvolga chi invece è più interessato a personaggi, dialoghi e vissuto esistenziale.
Di mio, l’ho gradito molto, e anzi lo ritengo un film ispirante.

Tanto che ho pensato di aggiungere alla recensione alcune citazioni, per buona parte dialoghi tra Ian e Sofi.

“Ogni singola persona vivente su questo pianeta possiede due occhi unici.
Dentro questi occhi si nasconde l'universo.”

“Vivi in questa stanza. Realtà: hai un letto, hai dei libri, hai un tavolo, una sedia, delle lampade, è tutto vero. Ma in questa stanza hai una porta, che apre su un’altra parte. Vedi? Sta filtrando la luce; è aperta. Solo un po’, ma è aperta. Tu cerchi sempre di tenere chiusa quella porta, perché hai paura, ma non ce l’avrai per sempre.”
“Cosa c’è dietro la porta?”
“Devi andare a scoprirlo.”

“Quando ti ho incontrato l'altra sera ho avuto la sensazione di conoscerti già. Anzi, la sensazione che tu conoscessi me.”
“In che senso?”
“Come se fossimo legati da una vita passata.”

“Nel mondo spirituale siamo già sposati.”

“Quando c’è stato il Big Bang tutti gli atomi dell’universo si sono uniti in un minuscolo puntino che poi è esploso.
Quindi i miei atomi e i tuoi atomi erano sicuramente insieme e, chissà, magari si sono uniti diverse volte negli ultimi 13,7 miliardi di anni. I miei atomi conoscono i tuoi atomi, li conoscono sin dall’inizio. I miei atomi hanno sempre amato i tuoi atomi.”

“Tu mi lasci tutti i giorni per torturare dei piccoli vermi?”

“Non riesci proprio ad accettarla, la morte.
Non ti preoccupare: ci ritroveremo, un giorno.”

“L'inizio di qualcosa è sempre incredibile.”

Recensione finita.
Alla prossima.

Fosco Del Nero



Titolo: I origins (I origins).
Genere: drammatico, sentimentale, esistenziale.
Regista: Mike Cahill.
Attori: Michael Pitt, Brit Marling, Astrid Berges-Frisbey, Steven Yeun, Archie Panjabi, Kashish, Cara Seymour, William Mapother, Crystal Anne Dickinson, Venida Evans, Ako, Farasha Baylock.
Anno: 2014.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 3 giugno 2015

L’avventura degli ewoks - John Korty

Di recente mi sono visto, uno dietro l’altro, tutti i film della saga di Star wars, attualmente composta di sei episodi (i tre conclusivi dovrebbero uscire nei prossimi anni).

Solo ora sono venuto conoscenza del fatto che vi erano due film ad essa collegati, seppur esterni alla saga vera e propria, sorta di spin-off, come si dice in gergo: il primo è L’avventura degli ewoks, mentre il secondo è Il ritono degli ewoks.
Ho dunque deciso di vedermeli.

Una precisazione in apertura: L’avventura degli ewoks non è diretto da George Lucas, ma da tale John Korty, regista che non avevo mai sentito e che in effetti nel corso della carriera non ha prodotto nulla degno di menzione… compreso questo film, ahimé.

Il che vuol dire o che la sceneggiatura originaria, questa dello stesso Lucas, era scadente, o che è stata scadente la realizzazione registica: probabilmente un po’ di entrambe le cose, col film che mi è sembrato più che altro una trovata per produrre qualcos’altro del “mondo Star wars”, e segnatamente qualcosa di destinato ai bambini, data la grande infantilità di tutto quanto, a cominciare dal protagonista, un adolescente bambocciotto che non poteva che essere destinato a un pubblico infantile (e se era destinato ad altri, mi sa che è stato fatto male il casting).

Ma bando alle ciance, e vediamo la trama sommaria de L’avventura degli ewoks: un’astronave con una famiglia, genitori e due figli, precipita sulla Luna di Endor, e le due coppie, genitori e figli, vengono separate, con i primi rapiti da un enorme mostro, tale Gorax, e i secondi invece accuditi e aiutati dal premurosi e generosi ewoks, razza assai somigliante a degli orsacchiotti peluche.
La storia segue i due figli, l’adolescente Mace e la bambina Cindel, nonché i loro nuovi amici, tutti introdotti da una voce narrante fuori campo.

Essenzialmente L’avventura degli ewoks è un film a metà strada tra fantascienza e fantasy, con la componente tecnologica e quella magica entrambe presenti, ma che, come detto, si dispiega soprattutto sul versante del film adolescenziale-infantile avventuroso, un po’ alla I Goonies, per fare un esempio, rimanendo però un po’ troppo sempliciotto, nonché privo di trovate originali e interessanti… tanto che onestamente mi sono chiesto come mai George Lucas abbia avviato questo progetto.

Che, però, ha perlomeno un pregio, quello di terminare con una frase bella e ispirante: “Coraggio, lealtà e amore sono le forze più grandi dell’universo”.

Per il resto non c'è molto altro, devo dire, e anzi è tutto piuttosto piatto e immaturo.

Fosco Del Nero



Titolo: L’avventura degli ewoks (Caravan of courange - An ewok adventure).
Genere: fantastico, fantascienza.
Regista: John Korty.
Attori: Warwick Davis, Aubree Miller, Fionnula Flanagan, Eric Walker.
Anno: 1984.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.

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