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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

giovedì 28 luglio 2011

Io e Annie - Woody Allen

Ormai i film di Woody Allen passati su Cinema e film non si contano più.
Per amor di precisione, comunque, ricordo i vari (in ordine cronologico): Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso, Provaci ancora, Sam (questo non diretto da lui, ma da lui scritto e recitato), Amore e guerra, Manhattan, Crimini e misfatti, La dea dell’amore, Tutti dicono I love you, Anything else, Match point, Scoop, Sogni e delitti, Vicky Cristina Barcelona, Basta che funzioni.

Oggi arriva il quattordicesimo candidato: Io e Annie, un altro film degli anni 70.
Fatto in sé positivo, visto che personalmente preferisco, e di gran lunga, il Woody Allen vecchia maniera, quello di Amore e guerra e Manhattan, piuttosto che il Woody Allen più recente di Match point e Sogni e delitti.

Ma veniamo a Io e Annie, film decisamente autobiografico: il personaggio centrale, Alvy Singer, è un comico ebreo di grande successo, tra teatro e televisione, che però soffre di alcune fisime: l’antisemitismo, il sesso, il senso di inadeguatezza.
In particolare, egli ci racconta la sua storia d’amore con Annie (Diane Keaton, al tempo sua compagna), storia finita male, come annuncia fin da subito.

Il film ci mostra Alvy alle prese con Annie e con altre donne, mischiando passato e presente del personaggio, fino alla conclusione agrodolce.

A proposito di cliché alleniani: il film è ambientato a New York e ci mostra la solita dicotomia tra uomo intellettuale e donna sempliciotta e da istruire, e, sempre a proposito di punti fermi, fa ampio ricorso a citazioni psicologiche e a teorie sessual-sentimentali.

Va da sé che, proprio come in tutti i vecchi film di Woody Allen, si respira ironia in praticamente ogni singolo dialogo, fatto che personalmente apprezzo molto.

Pur tuttavia, Io e Annie non è tra i miei film preferiti del regista americano: diciamo che lo metto a metà strada tra i big Amore e guerra, Manhattan, Provaci ancora, Sam, La dea dell’amore e quelli più recenti, che come detto non mi fanno impazzire.

Una curiosità: nel film si vedono in piccole parti alcuni giovani attori che poi avrebbero sfondato: Sigourney Weaver, Christopher Walken, Jeff Goldblum.

Io e Annie al tempo vinse cinque Oscar (più una nomination) e un Golden Globe (più cinque nomination).

Bene, la mia personale classifica dei migliori film di Woody Allen ve l’ho fatta, fermo restando che, come detto, il gusto personale inevitabilmente porterà da una parte o dall’altra.



Titolo: Io e Annie (Annie and me).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Woody Allen.
Attori: Woody Allen, Diane Keaton, Tony Roberts, Carol Kane, Paul Simon, Shelley Duvall, Janet Margolin, Colleen Dewhurst, Christopher Walken, Jeff Goldblum, Sigourney Weaver.
Anno: 1977.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 27 luglio 2011

Gli abbracci spezzati - Pedro Almodovar

Credo di essere praticamente incapace di assegnare una valutazione scarsa a qualsiasi film annoveri Penelope Cruz tra i suoi attori.Non a caso, finora, sono passato dal 7.5 di Volver al 7.5 di Nessuna notizia da Dio, dal 7 di Vicky Cristina Barcelona al 6.5 di Tutto su mia madre, e giusto Lezioni d’amore non ha ottenuto più di un 5.5.

Sfortunatamente il film di oggi, Gli abbracci spezzati, bissa proprio la valutazione più bassa tra le citate, ossia il 5.5.

Peccato, perché l’abbinamento Penelope Cruz-Pedro Almodovar è lo stesso del bellissimo Volver, di livello assolutamente superiore a mio avviso, oltre che di genere differente.

Difatti, pur mostrando spaccati di vita difficile e dura, Volver (in cui, tra le altre cose, siamo alle prese con molestie sessuali, ragazze madri, prostituzione, etc) manteneva un tono più vivace e brioso de Gli abbracci spezzati, al contrario pesante e triste.

Ad ogni modo, ecco in breve la trama del film: Mateo Blanco è stato un regista di una certa importanza, la cui carriera però è terminata dopo un incidente che gli è costato la vista.
Ora è cieco e si dedica a scrivere sceneggiature, assistito dall’ex moglie Judit e dal di lei figlio Diego.

Un bel giorno, però, la storia di come lui ha perso la vista e il suo vecchio amore Lena la vita verrà di nuovo fuori, tra rivelazioni e confessioni.

Come sempre, Penelope Cruz buca lo schermo, un po’ per la sua bellezza e un po’ per la sua bravura.
Tanto che, pur non avendo stavolta il personaggio centrale (che è Mateo), riesce comunque a sottrargli spazio vitale, risultando senza dubbio la star del film.

Un film che, curiosamente e dissimilmente dai precedenti lavori di Almodovar, non vede l’universo femminile come protagonista assoluto… e che sia proprio per questo motivo che la storia è meno riuscita di altre?

Per esso, qualche nomination sparsa qua e là, ma un consenso generale piuttosto fiacco, come mostrano anche i dati del pubblico: gradimento basso in Italia, scarsissimo negli Stati Uniti (ma certamente Pedro Almodovar non è un regista “americano”).
Di mio dico che difficilmente rivedrò Gli abbracci spezzati, mentre hanno certamente più chance i film citati in apertura.

Fosco Del Nero




Titolo: Gli abbracci spezzati (Los abrazos rotos).
Genere: drammatico, sentimentale.
Regista: Pedro Almodovar.
Attori: Penelope Cruz, Lluís Homar, José Luis Gómez, Blanca Portillo, Rubén, Ochandiano, Tamar Novas, Enrique Aparicio, Yuyi Beringola, Marta Aledo, Agustin Almodóvar, Lola Dueñas.
Anno: 2009.
Voto: 5.5

Dove lo trovi: qui.

lunedì 25 luglio 2011

Sherlock Holmes - Guy Ritchie

Scrivo con vero piacere la recensione di quest’oggi, per svariati motivi. 

Primo: il film suo oggetto è relativo a uno dei personaggi che preferivo della letteratura giovanile: Sherlock Holmes

Secondo: il film è diretto da uno dei registi a mio avviso di maggior talento in assoluto, ossia Guy Ritchie.

Terzo: il duo di attori protagonisti è veramente in parte, e parlo tanto dell’Holmes-Robert Downey Jr. (A scanner darkly, Tropic thunder) quanto del Watson-Jude Law (uno degli attori più presenti su Cinema e film, con i vari Existenz, Sleuth, Alfie, Gattaca, Parnassus, Closer, tutti peraltro film di valore).

I due peraltro sono affiancati da Rachel McAdams (indimenticata coprotagonista negativa di Mean girls, vista anche in 2 single a nozze).

Veniamo subito al punto centrale: Guy Ritchie sceglie di snaturare i due personaggi di Holmes e di Watson rappresentandoli a modo suo. Sherlock Holmes è un guascone per certi versi inaffidabile nonché grande esperto di combattimento (io mi ricordavo il violino, ma forse la mia memoria non è affidabile!), mentre John Watson non è certo quel compagno fedele ma un po’ tontolone dei racconti di Conan Doyle, e anzi assurge al ruolo di pari, anche lui, pur se zoppo, piuttosto in gamba quando si viene alle mani.

Caratteristica in comune tra i due: una grande ironia, fatto che certamente sa più di Guy Ritchie che non di Arthur Conan Doyle.

Peraltro, e lo dico a chiare lettere, finalmente il regista si scrolla di dosso i suoi ultimi lavori mediocri (Travolti dal destino, Revolver) e rinverdisce i fasti dei suoi primi brillanti film (Lock & stock e The snatch).

Altro punto che corrisponde assai poco ai racconti originali: la massiccia presenza di azione.

In effetti, Sherlock Holmes è un film piuttosto dinamico, che lascia veramente poco tempo allo spettatore per rifiatare, e in quei pochi momenti lo intrattiene comunque con arguti motteggi, proprio come piace a me.

L’ambientazione è eccellente, con la Londra ottocentesca resa benissimo, e gli intrighi di palazzo (che sanno molto di cospirazionismo “vero”, con tanto di “nuovo ordine”, sette segrete e sacrifici umani) interessanti e coinvolgenti.

Il film inoltre strizza l’occhio al fantastico-surreale, per quanto poi fa marcia indietro (sarebbe stato forse troppo per il povero Conan Doyle).

Per il resto, che dire?

Ottime le recitazioni di Robert Downey Jr. e Jude Law, con Watson che è curiosamente più volitivo di Holmes e che gli toglie spazio vitale, grazie al grande carisma di Jude Law.

Ultima considerazione: il film ha ottenuto incassi record tanto negli Usa quanto da noi in Italia, nonché quattro nomination tra Oscar e Golden Globe (per quelli che badano a premi e riconoscimenti); uno di quei casi in cui la qualità incontra il successo di pubblico...

Fosco Del Nero




Titolo: Sherlock Holmes (Sherlock Holmes).
Genere: giallo, commedia, thriller.
Regista: Guy Ritchie.
Attori: Robert Downey Jr., Jude Law, Rachel McAdams, Noomi Rapace, Stephen Fry, Jared Harris, Geraldine James, William Houston, Kelly Reilly, Eddie Marsan, Affif Ben Badra, Christian Wolff, Gilles Lellouche.
Anno: 2009.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 19 luglio 2011

Franklyn - Gerald McMorrow

Franklyn è uno di quei film che dalle premesse potrebbe piacermi tantissimo, commistione di mondo reale e mondo fantastico, peraltro tratteggiato con affascinanti tinte gotico-noir.

La storia si muove difatti su due mondi-realtà parallele: da un lato abbiamo la Londra dei giorni nostri, e dall’altro la Città di mezzo, grande metropoli del futuro in cui la fede religiosa è assai diffusa, tanto che il non-fedele Jonathan Preest (Ryan Phillippe, Cruel intentions), sorta di detective-vendicatore, è una mosca bianca.

Dall’altra parte, la “nostra” parte, il film si concentra sulle vicende di Emilia (Eva GreenThe dreamers, il cui produttore peraltro è lo stesso di Franklyn), conturbante e contorta studentessa d’arte, di Peter, uomo di mezz’età alla ricerca del figlio scomparso, e di Milo, ragazzo alla ricerca del suo primo amore d’infanzia.

La distanza tra i due mondi è veramente forte, col tratto grafico della Città di mezzo veramente dark e oscuro.
In qualche modo, comunque, i due piani si toccheranno, rendendo più chiaro l’equilibro precario di Franklyn tra fantastico e psicologico.

Franklyn è un film a basso budget, cosa parecchio strana per un prodotto apparentemente ambizioso e tecnicamente appariscente.

La storia si segue abbastanza volentieri, nonostante non chiarissima dapprincipio, grazie soprattutto a un fascino estetico non trascurabile: da un lato l’ambientazione della Città di mezzo e dall’altro la performance di Eva Green tengono viva l’attenzione dello spettatore.

Il film però non ha il talento da fuoriclasse che avrebbe voluto probabilmente nelle intenzioni del suo regista, Gerald McMorrow, al debutto dietro la macchina da presa, e non trascina.
Forse anche la parentela con classici come Blade runner (mondo futuristico) e V per Vendetta (ma in generale il filone distopico di genere orwelliano) non aiuta a renderlo particolarmente originale, nonostante l’ambivalenza tra i due mondi messi in scena.

A mio avviso, è un film sufficiente, forse discreto, ma nulla più.
Se però siete degli amanti del cinema fantastico, e in particolare delle atmosfere cupe in stile Dark City, allora non potete perdervelo.

Fosco Del Nero



Titolo: Franklyn (Franklyn).
Genere: fantastico, drammatico, psicologico.
Regista: Gerald McMorrow.
Attori: Ryan Phillippe, Eva Green, Sam Riley, Jay Fuller, Bernard Hill, Art Malik, Chris Wilson, Susannah York, Kika Markham, Gary Pillai, Mark Wingett.
Anno: 2009.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 13 luglio 2011

La doppia ora - Giuseppe Capotondi

Era da un po’ di tempo che non proponevo un film tutto italiano, e quindi eccolo qua.
Tra l’altro, l’ho scelto spinto da una segnalazione positiva trovata in rete, per cui da La doppia ora mi attendevo un buon prodotto.

Ma andiamo più nel dettaglio: La doppia ora è un film del 2009 girato da Giuseppe Capotondi, all’esordio in cabina di regia, e con attori protagonisti Filippo Timi e Ksenia Rappoport.

Vi riporto in breve l’incipit del film, senza dilungarmi nella descrizione della trama visto che è proprio su di essa che si gioca la buona riuscita della storia: Sonia è una giovane donna di Lubiana, arrivata in Italia dopo qualche trascorso difficile; Guido invece è un ex poliziotto, attualmente custode di una ricca villa.

I due si conoscono ad uno speed date, e iniziano subito a frequentarsi.
Un giorno Guido porta Sonia alla villa in cui lavora, subendo proprio in quel momento un tentativo di rapina, cui reagirà… apparentemente in modo a lui fatale.

Il film in realtà si apre con Sonia e il suo turno come lavoro di donna delle pulizie, durante il quale si assiste al suicidio di una giovane cliente dell’albergo.

Dopo l’incontro con Guido inizia il vero film, che possiede due anime: da un lato è cupo e scuro, quasi un noir, mentre dall’altro propone un intreccio psicologico che si dipana solo col suo svolgimento, in questo ricordando anche qualche predecessore.

Se nella primissima parte La doppia ora pare un film drammatico e nella seconda un film sentimentale, nella terza evolve in tratteggi surreali, e anzi pare quasi un film sulle realtà alternative e le scelte di vita.

Sonia, per l’appunto, pare vivere diverse realtà, per quanto poi il film rinculi in una trama prettamente psicologica, anche se qualcosa rimane comunque in sospeso.

Complessivamente, La doppia ora è un film non banalissimo, ma che non ha i numeri per eccellere, forse per via di attori non memorabili, o forse per il suo tratteggio oscuro e lento, a tratti noioso.

A un successo di pubblico piuttosto basso ha corrisposto una discreta rappresentanza in premi vinti e nomination tra Festival di Venezia, Nastri d’Argento, David di Donatello, European Film Awards.

Di mio, gli assegno una valutazione mediocre, per il semplice fatto che La doppia ora non mi ha mai catturato, risultando da un lato piatto, e dall’altro prevedibile.
Il finale stesso non mi ha entusiasmato.

Fosco Del Nero



Titolo: La doppia ora (La doppia ora).
Genere: drammatico, sentimentale, surreale.
Regista: Giuseppe Capotondi.
Attori: Filippo Timi, Ksenia Rappoport, Gaetano Bruno, Antonia Truppo, Fausto Russo Alesi, Lidia Vitale, Giampiero Iudica, Michele Di Mauro, Lorenzo Gioielli, Roberto Accornero, Lucia Poli.
Anno: 2009.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 4 luglio 2011

Nemico pubblico N.1 - L'ora della fuga - Jean-François Richet

Nemico pubblico N. 1 - L'ora della fuga è il seguito di Nemico pubblico N. 1 - L'istinto di morte, anche se faremmo meglio a dire che si tratta della sua seconda parte, visto che, pur uscendo con due film, Jean-François Richet ha progettato il tutto come un dittico.
Tanto che, per dirne una, L'ora della fuga termina proprio come era iniziato L'istinto di morte.

I due film raccontano la storia di Jacques Mesrine, gangster francese assai noto oltralpe, sorta di personaggio pubblico nonché autore di una celebre autobiografia.

I film dedicatigli hanno avuto un grande successo in patria, ma anche in giro per il mondo, collezionando milioni di euro di incassi e premi cinematografici (tra cui svairati Cesar, gli Oscar francesi).

Nemico pubblico N. 1 - L'ora della fuga, come il suo predecessore L'istinto di morte, è in sostanza un thriller poliziesco, anche se il personaggio guascone di Jacques Mesrine, ben interpretato da Vincent Cassel (L’odio, Il patto dei lupi), ne attutisce la violenza e il sangue, tanto che a tratti pare più di trovarsi di fronte a una commedia.

In questa seconda parte si fa notare anche Ludivine Sagnier, qua amante di Cassel-Mesrine e già apparsa su Cinema e film con 8 donne e un mistero e Piccoli tradimenti (la si ricorda anche per Swimming pool).

Ad ogni modo, veniamo alla trama di Nemico pubblico N. 1 - L'ora della fuga: dopo essere emigrato in Canada e avere proseguito lì la sua attività criminale, soprattutto con rapine di banche ed evasioni dal carcere, Mesrine ritorna in patria nel 1972.

A una nuova cattura segue una nuova evasione, fatto che lo certifica come nemico pubblico numero uno, e che peraltro gli conferisce un’aura di gangster brillante e simpatico (addirittura dopo un arresto brinda col commissario che lo ha arrestato).

In questo periodo conosce la sua nuova compagna, Sylvia… che preme perché egli abbandoni il mondo del crimine. Cosa per cui forse è troppo tardi, visto che la polizia lo vuole a tutti i costi, vivo o morto.

Personalmente ho gradito più questa seconda parte della prima, visto che Nemico pubblico N. 1 - L'ora della fuga si presenta più vivace e disincantato rispetto a L'istinto di morte, al contrario più violento e a mio avviso meno coinvolgente.

Ottimo a livello registico il finale del film, anche se triste.

Fosco Del Nero



Titolo: Nemico pubblico n.1 - L'istinto di morte (L'Ennemi public n°1).
Genere: thriller, commedia, drammatico, poliziesco.
Regista: Jean-François Richet.
Attori: Vincent Cassel, Ludivine Sagnier, Gérard Lanvin, Mathieu Amalric, Samuel Le Bihan, Myriam Boyer, Anne Consigny, Olivier Gourmet, Michel Duchaussoy.
Anno: 2008.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

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