Green book è un film del 2018 diretto da Peter Farrelly e con protagonista Viggo Mortensen.
Partiamo proprio da tali elementi.
A dare il nome al film è il “Green book”, un libretto (titolo esteso: “Negro motorist green book”) pubblicato nel 1936 che per circa quarant’anni è servito come guida di viaggio alle persone di colore negli USA onde evitare di finire nei guai essendo picchiate, violentate o persino arrestate dalle forze dell’ordine, al tempo razziste quasi quanto la popolazione bianca, specialmente quella di provincia.
Tale libretto si ritrova per l’appunto nel film in questione e gli dà il titolo.
Finora ho recensito il regista Peter Farrelly solo in un’altra occasione: il film Osmosis Jones, sufficiente ma affatto irrinunciabile.
Tuttavia in passato ho visto altri suoi film, alcuni piuttosto famosi e quasi tutti tendenti alla comicità: Scemo & più scemo, Tutti pazzi per Mary, Io, me & Irene, Amore a prima svista. Poi ho smesso di seguirlo per via della sua evidente tendenza demenziale.
L’ultima volta che avevo visto Viggo Mortensen, attore principale della pellicola, era nel film Captain Fantastic, di due anni prima… in cui l’ex Aragorn de Il signore degli anelli era ben più in forma; probabilmente ha dovuto forzare il fisico per il ruolo di Green book, e in un senso non particolarmente salubre.
Ai tre elementi iniziali ne aggiungo un quarto: il film, nel suo meccanismo centrale ricorda il film francese Quasi amici, che non a caso lo precede di qualche anno: in entrambi un personaggio ricco e colto, ma svantaggiato da qualche altro punto di vista, assume alle sue dipendenze un tuttofare assai più pratico e terra terra. Solo che i colori sono invertiti: nel film francese il ricco era il bianco, mentre nel film statunitense il ricco è il nero.
A proposito dei “punti deboli” del protagonista di Green book, credo che non si potesse fare di meglio per metter su un personaggio maggiormente oggetto di razzismo: nero (in un mondo dominato dai bianchi), colto (in giro per province arretrate e rozze), pianista di musica classica (un genere in cui i neri venivano ostracizzati e certamente poco apprezzato dalle masse), alcolista (che durante le bevute perde la sua intelligenza e si caccia nei guai), cresciuto nell’Unione Sovietica (in una società in cui i russi erano guardati con grande sospetto, e poi con aperta avversione), omosessuale (quando gli omosessuali venivano tranquillamente picchiati, dai privati e dai poliziotti).
Alcuni di questi elementi peraltro, da quel che leggo, non corrisponderebbero al vero, giacché il film è tratto dalla storia reale del pianista Don Shirley (1927-2013) e del suo autista Tony Vallelonga, di chiare origini italiane.
A proposito della vera storia, la famiglia di Shirley ha definito il film come “una vergogna” e “una sinfonia di bugie”, per la cronaca, soprattutto con riguardo all’amicizia tra i due che si crea nel film, mentre pare che l’italoamericano fosse e sia sempre rimasto razzista, senza alcun cambiamento di prospettiva.
D’altronde, presupporre un cambiamento di prospettiva sul razzismo e una forte amicizia inter-razziale in qualcuno che a inizio storia butta due bicchieri di vetro perché ci hanno bevuto due uomini di colore è quantomeno azzardato.
Ad ogni modo, ecco la trama sintetica di Green book: il pianista di colore Don Shirley, che vive a New York, deve compiere una serie di esibizioni in tutto il paese, e soprattutto nel sud degli Stati Uniti, ben più avverso agli uomini neri rispetto al più tollerante nord, la coltissima New York in primis. Ricordo che nel 1861 la guerra di secessione americana scoppiò proprio perché alcuni stati del sud si ribellarono alla proibizione della schiavitù emanata dal Presidente Lincoln, giacché la loro economia si reggeva soprattutto sulle piantagioni di cotone e la forza lavoro schiava in essa impiegata.
Il pianista, per rendere il suo viaggio più semplice, decide di assumere un uomo dalla fama di persona di carattere, dai mezzi spicci e dall’approccio pratico: Tony Vallelonga, che di professione fa il buttafuori in un club cittadino, il Copacabana, peraltro frequentato da mafiosi o personaggi vicino a quel mondo.
Dopo qualche tentennamento, l’italoamericano accetta il lavoro, e i due partono per un lungo viaggio, in cui succedono tante cose e si genera la più improbabile delle amicizie.
Prima del mio commento sul film, un’osservazione: ho visto Green book in lingua originale, sarebbe a dire in inglese con qualche incursione di un improbabile italiano, pronunciato da persone che evidentemente non lo parlano (tra cui lo stesso Viggo Mortensen, che ha una migliore pronuncia dell’elfico che non dell’italiano), tanto che non avrei capito una virgola se non avessi avuto i sottotitoli a soccorrermi.
La cosa è talmente malfatta e pacchiana che ho stentato a crederci; in quel tempo e in quel luogo, è possibile un discorso di accenti e di modificazioni della lingua, certamente, ma non a quei livelli di insensatezza. Potevano quantomeno assumere un madrelingua italiano per assisterli durante le riprese del film.
Ora il mio commento sul film: ho gradito abbastanza Green book, film dinamico e interessante, per quanto improbabile da diversi punti di vista, anche senza contare le falsità denunciate dalla famiglia del pianista, scomparso qualche anno fa.
Onestamente, però, non capisco le frotte di premi che sono piovuti sulla pellicola, se non con la solita, becera motivazione di premiare chi parla, e spesso in modo superficiale e falso, di razzismo, di amicizie inter-razziali, di inclusività e via discorrendo. Dal punto di vista del razzismo e dell’oppressione, come detto, era difficile trovare un personaggio più discriminato del pianista di musica classica nero, coltissimo, sovietico, alcolista e omosessuale (ci mancava solo "islamico"; probabilmente i produttori ci hanno pensato ma non hanno voluto esagerare). La pioggia di premi con ogni probabilità si deve proprio a tale fattore, dal momento che la società ipocrita in cui viviamo ama crogiolarsi nelle celebrazioni anti-conformiste, non importa se non corrispondenti alla realtà, piuttosto che migliorare quella stessa realtà…
… che, per la cronaca, si migliora con un solo modo: conoscenza e consapevolezza.
Fosco Del Nero
Titolo: Green book (Green book).
Genere: commedia, drammatico.
Regista: Peter Farrelly.
Attori: Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini, Sebastian Maniscalco, P.J. Byrne, Dimeter D. Marinov, Don Stark, Brian Stepanek, Iqbal Theba, Tom Virtue, Ricky Muse, Joe Cortese.
Anno: 2018.
Voto: 6.5.
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