Slide # 1

Slide 1

Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

Slide # 2

Slide 2

L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

Slide # 3

Slide 3

Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

Slide # 4

Slide 4

Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

Slide # 5

Slide 5

Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

domenica 29 agosto 2010

Spider - David Cronenberg

Uno strazio.
Mi basta una parola per definire questo film di David Cronenberg, regista che apprezzo molto (non a caso sono già comparsi sul sito i vari Existenz, Il pasto nudo, Il demone sotto la pelle, La promessa dell’assassino), ma che stavolta mi ha proprio deluso.

Sarà forse un caso, ma i suoi lavori più recenti (come gli stessi Spider e La promessa dell’assassino) a mio avviso sono nettamente inferiori a quelli più risalenti e per cui egli è giustamente divenuto celebre (come per l’appunto Il pasto nudo, La mosca, Existenz, Videodrome).

E questa è una costante che ho notato in molti registi che hanno in buona parte “tradito” il loro vecchio stile, virando in modo più o meno deciso verso altri generi, con risultati discutibili: penso a Cronenberg, ma anche a Woody Allen ultima maniera (per me per esempio eccellente in Amore e guerra e invece deludente in Sogni e delitti), o anche a Terry Gilliam (eccellente in Brazil e deludente in Tideland - Il mondo capovolto).

Naturalmente vi sarà qualcuno non d’accordo con tale punto di vista, e anzi pronto a giurare che Spider sia un ottimo film, come peraltro tenderebbero a dimostrare i premi ricevuti e la critica favorevole…

… ma rimane il fatto che questo, semplicemente, non è Cronenberg.

E ciò nonostante molti dei punti fermi del regista canadese siano presenti anche in questa pellicola: la contorsione mentale (se non proprio la follia), la sessualità distorta (qua siamo in pieno complesso di Edipo), la presenza di insetti o ragni (anche se in tale caso solo nel titolo e nelle ragnatele fittizie che il protagonista distende di qua e di là).

Qualche somiglianza nei temi, dunque, ma anche:
- un film lentissimo,
- la quasi completa assenza di dialoghi,
- una trama tutto sommato banale e noiosa, peraltro prevedibile fin dall’avvio (un delitto per un film di Cronenberg! Andate a prevedere Existenz o Il pasto nudo dal loro avvio…)

Questa la mia sensazione, dunque, e poco mi importano i premi dati al film e agli attori principali, Ralph Fiennes e Miranda Richardson (curiosamente, affiancati anche in Harry Potter e il calice di fuoco, mentre ci ricordiamo volentieri della seconda ne Il mistero di Sleepy Hollow e del primo in In Bruges - La coscienza dell'assassino e in Strange days).

Insomma, io ho detto la mia; non dubito tuttavia che Spider possa piacere agli appassionati dei film drammatico-psicologici o ai fan ultrasfegatati del comunque grande David Cronenberg.

Fosco Del Nero



Titolo: Spider (Spider).
Genere: drammatico, psicologico.
Regista: David Cronenberg.
Attori: Ralph Fiennes, Miranda Richardson, Gabriel Byrne, Bradley Hall, Gary Reineke, Tara Ellis, Lynn Redgrave, John Neville.
Anno: 2002.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 25 agosto 2010

Cloverfield - Matt Reeves

Nella recente recensione di Ogni cosa è illuminata sottolineavo come solitamente io miri ai film di qualità, selezionandoli per genere e regista.
Ce ne sono talmente tanti, infatti, e il nostro tempo così limitato, che non ha senso guardare quelli scarsi.

A volte, tuttavia, come dicevo, mi presto a delle sorprese, come era stato per l’appunto per Ogni cosa è illuminata, e come è stato stavolta per Cloverfield.
Entrambe, fortunatamente, belle sorprese.

Di Cloverfield non sapevo nemmeno il genere, a dire il vero, e probabilmente me lo ero segnato perché notato in qualche classifica di film trovata online.
Ero dunque totalmente impreparato al genere di film.

Siamo in ambito fantastico, e segnatamente oscilliamo verso l’horror, data trama e atmosfera.

Questo, almeno, se si potesse dire che c’è una trama, fatto opinabile dato che il film comincia “in medias res” e, pur al suo termine, non fornisce alcuna spiegazione su quanto successo; ci sono solo azione e adrenalina.

Il profilo di Cloverfield è piuttosto basso, cosa evidente per esempio nei volti degli attori, assolutamente sconosciuti, mentre lo stile registico è originale, con le riprese fatte interamente con la camera a mano, cosa che da un lato infastidisce lo spettatore (perlomeno, quello più sensibile al mal di mare), ma che dall’altro assicura una totale partecipazione agli eventi, visto che il protagonista che impugna la camera non la molla mai.

Cloverfield inizia come una commediola insulsa e va avanti così per più di venti minuti, ma poi, improvvisamente (ricordate che non sapevo che cosa stessi guardando, e se neanche voi sapete il contenuto del film e volete guardarlo senza saperlo vi consiglio di smettere di leggere ora e di guardarvelo sulla fiducia) vira prima nel thriller e poi nell’horror, a causa di un enorme mostro in stile Godzilla che invade New York seminando morte e panico.

Nessuno spiega cosa sia e da dove venga: come detto c’è solo l’adrenalina dei protagonisti.

Un paio di cosette non mi hanno convinto, come per esempio i “figlioletti” del mostro, che, in stile Alien, mordono le loro vittime e le fanno morire con una sorta di implosione (questo il regista se lo poteva tranquillamente risparmiare); o ancora il fatto palese che, avendo di fronte un mostro alto 200 metri e inseguiti da mostriciattoli più piccoli, è improbabile che la prima preoccupazione di qualcuno sia di filmare il tutto rinunciando così a una maggiore velocità di fuga…

Ad ogni modo, piccolezze e manchevolezze a parte, Cloverfield è un ottimo “disaster movie”; guardatelo assolutamente se il genere vi va a genio.

Fosco Del Nero



Titolo: Cloverfield (Cloverfield).
Genere: horror, thriller, fantastico.
Regista: Matt Reeves.
Attori: Lizzy Caplan, T.J. Miller, Jessica Lucas, Michael Stahl-David, Mike Vogel, Odette Yustman, Brian Klugman, Kelvin Yu, Liza Lapira, Lili Mirojnick, Ben Feldman.
Anno: 2008.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

domenica 22 agosto 2010

Little Miss Sunshine - Jonathan Dayton, Valerie Faris

Personalmente non conoscevo Little Miss Sunshine, fino a che non lo ho trovato in qualche classifica di film.
Fidandomi, me lo sono procurato e l’ho visto.

La prima considerazione è proprio di base: il primo, immediato e inevitabile giudizio che do di un film è quello relativo ai suoi attori protagonisti.
Se non è certamente scontata l’equazione attori famosi=film di qualità, o il suo opposto attori sconosciuti=film scarso, è tuttavia molto spesso vero l’assunto per cui a degli attori secondari sono affidati dei film secondari, laddove con attori secondari intendo attori comprimari in produzioni importanti o attori protagonisti in produzioni squallide.

Ebbene, da subito Little Miss Sunshine colpisce per un paio di nomi di secondo piano, come Greg Kinnear (American school) e Steve Carell (Un’impresa da Dio), certamente non dei big del cinema di Hollywood.

Il primo è il padre di famiglia Richard, sposato con Sheryl a padre di Dwayne e Olive, uno adolescente ribelle e l'altra bambina fissata con i concorsi di bellezza… pur non avendo il cosiddetto physique du role.

Relativamente al suo personaggio spendo comunque una parola, e in particolare in favore del doppiaggio italiano, veramente eccellente.

Ma torniamo a noi: proprio un concorso di bellezza coinvolgerà in un viaggio on the road l’intera famiglia, arricchita anche dal nonno Edwin e dallo zio Frank, sorta di anziano satiro il primo e omosessuale frustrato e potenziale suicida il secondo.

Se si aggiunge che anche i genitori non sono esattamente dei modelli di equilibrio psicologico, abbiamo già la prima chiave di lettura di Little Miss Sunshine, per l’appunto centrato sulle questioni caratteriali e interrelazionali (ma si tratta di un film psicologico che tende più alla commedia che al dramma).

Ad ogni modo, quella che sembra l’opposto di una famiglia, disunita e squilibrata, troverà inaspettatamente una sua forza e unione proprio grazie al suddetto viaggio…

Come accennato in apertura, il film non mi ha esaltato, tuttavia ha qualcosa, per quanto un qualcosa bizzarro e poco ortodosso, tanto che, ne sono sicuro, almeno un po’ si farà ricordare (ma dubito che me lo rivedrò mai).

In sintesi, Little Miss Sunshine è una sorta di psicodramma condito da qualche elemento di umorismo; a voi la scelta se vederlo o meno a seconda dei vostri gusti.

Fosco Del Nero



Titolo: Little Miss Sunshine (Little Miss Sunshine).
Genere: commedia, psicologico, drammatico.
Regista: Jonathan Dayton, Valerie Faris.
Attori: Greg Kinnear, Steve Carell, Toni Collette, Paul Dano, Mary Lynn Rajskub, Alan Arkin, Abigail Breslin, Marc Turtletaub.
Anno: 2006.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 18 agosto 2010

Ogni cosa è illuminata - Liev Schreiber

Molto spesso raccomando, tanto per i film quanto per i libri ma in generale per le cose della vita, di puntare sempre al meglio.
Nel caso specifico dei film, dunque, di badare soprattutto al regista, primo indizio di qualità.
Con tutti i film che esistono, difatti, non ha senso perdere il proprio limitato tempo dietro a quelli scarsi…

Tuttavia, a volte “pesco dal mazzo”, dato che comunque nella vita è anche bello avere qualche sorpresa.

La sorpresa stavolta è stata fortunatamente positiva, e ha portato il nome di Ogni cosa è illuminata, film del 2005 diretto dallo sconosciuto (almeno per me) Liev Schreiber e con protagonista il conosciutissimo (anche troppo, tanto che gli attori che sono stati molto identificati con un certo personaggio poi scontano la cosa per tutta la loro carriera) Elijah Wood, per chi non lo sapesse nientemeno che Frodo de Il signore degli anelli (apparso anche nell'ottimo Sin City).

Ecco la trama di Ogni cosa è illuminata: Jonathan Safran Foer, il quale peraltro è l’autore del libro da cui è tratto il film, è un giovane ebreo americano con una spiccata tendenza al collezionismo. Segnatamente, egli colleziona oggetti appartenuti a suoi parenti, specialmente morti, anche con l’intento di ricostruirne le vite passate nella vecchia Europa.
Tale passione porta Jonathan a recarsi di persona in Ucraina, terra d’origine della sua famiglia, e a conoscere Alex e suo nonno, le sue guide nel viaggio di riscoperta del luogo delle sue origini, portante il nome di Trachimbrod, paese di cui sembrano essersi perse le tracce…

Nonostante gli argomenti dello sfondo siano seri, e anzi serissimi (le origini familiari, lo sterminio degli ebrei dell’Est Europa, iniziato già prima dei nazisti), di fatto il film conserva per tutta la sua durata un tono da commedia, cosa evidente fin dal suo avvio grazie al riuscitissimo doppiaggio di Alex, il ragazzo di Odessa il cui linguaggio presenta alcune bizzarrie di traduzione (decisamente “non è superiore”, per dirla col suo stesso gergo).

Anzi, a dire il vero la sua verbosità è una delle componenti meglio riuscite del film, assolutamente azzeccata.

Altra componente riuscita è il senso di viaggio di scoperta che permea tutta la vicenda, che è tale per tutti e tre i protagonisti della storia, Jonathan, Alexander e suo nonno, per motivi che qui non è il caso di elicitare.
Tra l’altro, il loro viaggio diventa il viaggio anche dello spettatore, piacevolmente coinvolto nel loro pellegrinare, nonché "illuminato" dal confronto tra il ragazzo americano e il ragazzo ebreo, tra rispettive domande e considerazioni su credenze e stili di vita.

In tale sede invece è il caso di sottolineare come per fare un film godibile, con dei contenuti validi e originale, non occorrano strepitosi effetti speciali o una produzione multimilionaria, ma spesso bastano alcune idee e una realizzazione curata.

Insomma, Ogni cosa è illuminata è un prodotto assolutamente apprezzabile.

Chiudo con un alcune frasi tratte dal film.

"Io ero dell'opinione che il passato è passato, e come tutto quello che non è di ora dovrebbe rimanere sepolto lungo il fianco dei nostri ricordi."

"Ogni cosa è illuminata dalla luce del passato.
È sempre lungo il nostro fianco: dall'interno guarda l'esterno."

"In quel momento, mi è sembrato forse, per la prima volta in vita sua, felice di essere dov'era."

"Capitolo 4 - Un preludio all'illuminazione.
Capitolo 5 - Illuminazione."

Fosco Del Nero



Titolo: Ogni cosa è illuminata (Everything is illuminated).
Genere: commedia, surreale.
Regista: Liev Schreiber.
Attori: Elijah Wood, Eugene Hütz, Boris Leskin, Laryssa Lauret, Jonathan Safran Foer, Jana Hrabetova, Oleksandr Choroshko, Stephen Samudovsky, Ljubomir Dezera, Gil Kazimirov.
Anno: 2005.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

domenica 15 agosto 2010

Notte brava a Las Vegas - Tom Vaughan

Notte brava a Las Vegas è una commedia piuttosto recente, essendo datata 2008.

Il regista, Tom Vaughan, mi risultava sconosciuto, e difatti ha girato appena un altro paio di film, peraltro non famosi.
I due attori protagonisti, viceversa, sono nomi assai noti nel panorama di Hollywood: parliamo di Ashton Kutcher (The butterfly effect, Fatti, strafatti e strafighe, etc) e Cameron Diaz (Tutti pazzi per Mary, etc).

Il genere è presto detto, come peraltro lasciano intendere i profili di tali due attori: commedia, con anzi frequenti richiami al comico, se non proprio al demenziale.
E questo, lo dico subito, è il principale punto dolente del film, decisamente superficiale e leggero.

Ma andiamo con ordine, partendo dalla trama di Notte brava a Las Vegas: Jack Fuller è un inguaribile dongiovanni amante della propria libertà, mentre Joy McNally, al contrario, punta a matrimonio e stabilità.
I due, grazie ai capricci del destino, si incontrano a Las Vegas, e, ubriachi, celebrano il più bizzarro e inatteso dei matrimoni, con tanto di 5 milioni di dollari di mezzo, grazie a una fortunata e discussa vincita alle slot machine.
Da qui, le mosse della vicenda, tanto paradossale quanto, almeno nelle intenzioni del regista, vivace e godibile.

Intenzioni parzialmente fallite, si diceva, per via del qualunquismo del film: i personaggi sono qualunque, la storia non sta in piedi, e nemmeno diverte.

Certo, Notte brava a Las Vegas strappa ogni tanto qualche sorriso, ma non si tratta certo di comicità di spessore, quanto di qualche gag visiva o verbale piazzata qua e là.

Probabilmente il copione avrebbe dovuto rappresentare una sorta di guerra dei sessi tra uomini e donne, spalleggiata anche dai rispettivi amico e amica dei due protagonisti, ma il tutto finisce per essere una commediola senza pretese, decisamente terra terra.

Magari guardatevi questo film solamente se volete una serata innocua e senza pretese davanti alla tv (ma anche in quel caso a mio avviso potete trovare di meglio).

Fosco Del Nero



Titolo: Notte brava a Las Vegas (What happens in Vegas).
Genere: commedia, comico, sentimentale.
Regista: Tom Vaughan.
Attori: Ashton Kutcher, Cameron Diaz, Treat Williams, Rob Corddry, Dennis Miller, Deirdre O'Connell, Lake Bell, Jason Sudeikis, Michelle Krusiec, Dennis Farina.
Anno: 2008.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 11 agosto 2010

Avatar - James Cameron

Finalmente su Cinema e film recensisco Avatar, il film più atteso dell’ultima stagione.

Potrei iniziare la recensione dicendo che il ritardo è stato causato dalla mia volontà di vederlo non in 3D al cinema, ma in pace a casa mia, evitando dunque l’effetto spettacolaristico del grande schermo e offrendo così una recensione più equilibrata e obiettiva... ma a dire il vero semplicemente al cinema mesi fa me lo sono perso e quindi l’ho guardato solo ora.

Comunque, presumo che non ci sia bisogno di presentazioni, essendosi trattato dell’evento cinematografico dell’ultimo anno.

Ad ogni buon conto, ecco in breve la trama: in un prossimo futuro, Jake Sully (Sam Worthington; Scontro tra titani), marine dell’esercito statunitense, viene convocato per una missione molto speciale sul pianeta Pandora, nel sistema stellare di Alpha Centauri, distante circa 44 anni luce dalla Terra.
L’obiettivo della missione è un minerale presente in abbondanza su quel pianeta, ossia l’unobtanium.
L’inconveniente è dato dal fatto che il suddetto pianeta è abitato dalla specie dei Navi, degli umanoidi molto alti e longilinei di colore bluastro dallo sviluppo tecnologico piuttosto arretrato (almeno, agli occhi degli uomini).
Tanto che le menti dietro l’operazione, ossia il Colonnello Quaritch e il dirigente Parker Selfridge, iniziano a perdere la pazienza per le continue difficoltà di comunicazione... e il problema principale è che il grosso del giacimento minerale si trova proprio sotto il luogo in cui vive la specie indigena.
La missione di Jake è proprio quella di infiltrarsi tra di loro, utilizzando un corpo navi nel quale è momentaneamente installata la sua coscienza, portando alla base informazioni utili, o nel senso delle buone (convincerli a spostarsi) o nel senso delle cattive (sapere dove attaccare).
Tuttavia non tutto va come da programma, specialmente a causa della nativa Neytiri

Comincio col sottolineare come, durante la visione di Avatar, a metà tra animazione e recitazione reale ma con la prima delle due prevalente, non potessi fare a meno di ripensare, causa la presenza di alcuni attori, a determinate produzioni precedenti, come Alien (per via di Sigourney Weaver), Lost o Friends (per via di due personaggi secondari): questo non aiuta molto a calarsi nella finzione scenica.
A proposito di Sigourney Weaver: in Alien ha ospitato un alieno dentro di sé, in Ghostbusters è stata posseduta da un demone e in Avatar ha lei stessa posseduto un corpo esterno al suo; coincidenze interessanti.

Da citare anche il regista dietro la macchina da presa: James Cameron, un nome mica da poco (Titanic, The abyssTerminator, Alien - Scontro finale).

Giacché ci sono, sottolineo un’altra cosa: Avatar mi ha ricordato molto da vicino un’altra produzione, ossia il francese I figli della pioggia, bellissimo film d’animazione di qualche anno fa (2003): in entrambi i casi abbiamo un film d’animazione, un storia fantascientifica, la presenza sul medesimo pianeta di due razze, l’amore tra l’uomo di una razza e la donna di un’altra (bluastra e longilinea anch'essa), la tematica bellica e la tematica ecologista.
Sarà pure una coincidenza, ma sono parecchi elementi... senza contare che il film è stato accostato anche al romanzo di Ursula Le Guin Il mondo della foresta, col quale ugualmente condivide svariati elementi.
Visto che sto citando i riferimenti, vi è da dire anche che il film ruba il titolo alla serie d'animazione Avatar - La leggenda di Aang (uscita qualche anno prima)... oltre che alla cultura induista. E non solo: ruba il nome "Pandora" a un videogioco uscito poco prima del film: difatti, anche nel videogioco in questione, Borderlands, c'era un pianeta chiamato "Pandora".
Insomma, James Cameron o chi per lui ha copiato idee e nomi a destra e a manca: occorre essere onesti e dirlo.

Ad ogni modo, veniamo al film in sé e per sé.
La trama è interessante e appassionante.
La realizzazione tecnica è, come da copione, notevole.
I personaggi rimangono ben impressi, soprattutto nella versione animata.

La valutazione, a costo di essere stringato, è dunque elevata, anche se al film sconto un mezzo punto per via della scarsa originalità e dei troppi elementi in comune con qualche opera precedente.

Ma forse essere originali in tutto è veramente difficile, data la produzione precedente di libri e film; accontentiamoci allora del fatto che Avatar è senza dubbio un ottimo film, che dura molto ma che mantiene quello che promette il suo battage pubblicitario… anche senza 3D.

Chiudo le recensione con qualche frase dal vago sapore esistenziale (ma già il titolo del film sembra testimoniare qualcosa in tale senso, così come il fatto che una consapevolezza venga ospitata da un corpo fisico perfetto per lei ma non per altre, ciò che corrisponde al principio dell'incarnazione nella materia). Altri temi di valore: i segnali dell'esistenza, il contatto con la natura e con la vita, una sorta di mente collettiva (sia nel senso che il pianeta è definito come una sorta di rete globale che connette tutto, come fosse un internet biologico, sia nel senso che dietro tutto quanto vi sarebbe la medesima energia-divinità).

Prima delle citazioni, un'osservazione: i Navi chiamano gli esseri umani "i cammina nei sogni"... come a dire che sono addormentati.

"È difficile riempire una coppa che è già piena."

"Voi non vedete.
Nessuno può insegnarti a vedere."

"Devo ascoltare il mio corpo per sapere cosa fare."

"Questo è il luogo dove le preghiere vengono ascoltate."

"I miei piedi stanno diventando più forti; riesco a correre ogni giorno più lontano.
Devo ascoltare il mio corpo per sapere cosa fare."

"Lei parla di una rete di energia che scorre dentro tutte le creature viventi. Dice che tutta l'energia è solo in prestito, e che un giorno bisogna restituirla."

"Adesso è tutto alla rovescia: lì fuori è il mondo vero e qui dentro è il sogno."

"Ogni persona nasce due volte."

"Io ora sono con te.
Siamo uniti per sempre."

"Prima o poi ti devi svegliare."

Fosco Del Nero



Titolo: Avatar (Avatar).
Genere: animazione, fantascienza, fantastico, sentimentale.
Regista: Ron Howard.
Attori: Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Michelle Rodriguez, Stephen Lang, Giovanni Ribisi, Wes Studi, Laz Alonso, Joel Moore, C.C.H. Pounder, Peter Mensah.
Anno: 2009.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 3 agosto 2010

La vita è un sogno - Richard Linklater

Il film di oggi, La vita è un sogno, è un tuffo nel passato, da un duplice punto di vista.

Intanto, è stato girato nel 1993, e oramai sono passati ben diciassette anni.
In secondo luogo, è ambientato negli Usa del 1976,e precisamente nello stato del Texas.

Siamo dunque in pieno post 68, cosa evidente tanto nell’abbigliamento, quanto nello stile di vita e nelle abitudini degli adolescenti messi su schermo.

Peraltro, il film ha un orizzonte temporale molto ristretto, descrivendo le vicende di alcuni ragazzi, soprattutto Mitch Kramer e Sabrina, due studenti che, nella bolgia festosa di fine anno, vengono in qualche modo maltrattati dai loro colleghi più anziani, secondo un’onorata tradizione della scuola.

Randall e Jodie, però, due studenti più grandi e meno propensi ad approfittarsi dei più piccoli, aiuteranno i primi a gestire la situazione, col film che racconta questo squarcio di vita per tutto un giorno e una notte.

Dico subito che La vita è un sogno non mi è piaciuto molto, e che anzi lo ho trovato del tutto mediocre.

Sostanzialmente non c’è una trama (se non quella dei grandi che vogliono tiranneggiare sui piccoli e i piccoli che cercano di scamparla), i personaggi sono caratterizzati in modo assai blando e poco interessante, e per di più su tutta la pellicola grava un senso di qualunquismo assai fastidioso.

Di positivo c’è da dire che la colonna sonora è molto curata, contenente alcuni pezzi grossi di quel periodo (Alice Cooper, Deep Purple, Black Sabbath, Aerosmith, Kiss, ZZ Top), e che, alla fine della fiera, per quanto non eccelso, il film comunque rimane innocuo e tranquillo, guardabile, ma non certo entusiasmante.

Da citare la presenza in esso di molti attori al tempo assai giovani, che poi hanno fatto una certa carriera: da Ben Affleck (più che per il patetico Pearl Harbor, peraltro assai discutibile dal punto di vista della ricostruzione storica, preferisco ricordarlo per Will hunting - Genio ribelle e per Dogma) a Milla Jovovich (Il quinto elemento, Resident evil), da Matthew McConaughey (Contact, Come farsi lasciare in 10 giorni) a Adam Goldberg (A beautiful mind).

Anche il regista non è un nome nuovo per il sito, per quanto non troppo in positivo: Richard Linklater ha diretto difatti i già recensiti Waking life e A scanner darkly - Un oscuro scrutare, due film d’animazione che non mi hanno entusiasmato, anche se perlomeno mi hanno colpito in positivo per la loro vena sperimentatrice.

Insomma, tornando a La vita è un sogno, il mio consiglio è di lasciarlo perdere a meno che non vogliate immergervi per un’ora e mezza nel Texas qualunque degli anni "70 o non vogliate vedere com'erano da ragazzini i menzionati attori.

Fosco Del Nero



Titolo: La vita è un sogno (Dazed and confused).
Genere: commedia.
Regista: Richard Linklater.
Attori: Joey Lauren Adams, Jason London, Milla Jovovich, Ben Affleck, Adam Goldberg, Matthew McConaughey, Wiley Wiggins, Rory Cochrane, Sasha Jenson, Shawn Andrews.
Anno: 1993.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

domenica 1 agosto 2010

1941 - Allarme a Hollywood - Steven Spielberg

Una delusione completa.

A guardare i nomi, c’era da sfregarsi le mani anticipando il futuro godimento, un po’ come quando leggi la formazione del Brasile a inizio partita, ma la sostanza è stata del tutto lontana dalle aspettative, un po’ come quando il Brasile perde contro avversario assai meno quotati.

Ecco i nomi: il regista è Steven Spielberg (e già questo basterebbe), la sceneggiatura di Bob Gale e Robert Zemeckis (per chi non lo sapesse, gli ideatori di capolavori come Ritorno al futuro, Interstate 60 o Chi ha incastrato Roger Rabbit), uno dei protagonisti Dan Aykroyd (Ghostbusters, Lo strizzacervelli), altri nomi di livello in parti meno noti quelli di John Landis (regista di The Blues Brothers, Il principe cerca moglie, coregista con Spielberg in Ai confini con la realtà), John Candy (Io e lo zio Buck, Un biglietto in due), John Belushi (The Blues Brothers), Christopher Lee (The wicker man, Il mistero di Sleepy Hollow), etc.
Insomma, mica robetta.

Cosa ne è uscito fuori, invece?
Un film senza capo né coda, rapidissimo nel suo incedere, ma altrettanto inutile e poco divertente, pieno zeppo di gag ma desolatamente arido di spessore, inventiva, o anche solo umorismo di qualità.

Non a caso, 1941 - Allarme a Hollywood è passato alla storia del cinema come il primo flop di Steven Spielberg…

Ad ogni modo, ecco in breve la trama di 1941 - Allarme a Hollywood: siamo nel dicembre 1941, all’indomani dell’attacco giapponese a Pearl Harbor, e su tutta la California costiera siamo in piena psicosi da attacco nippon.
Non senza una qualche ragione, visto che, in qualche maniera, un sottomarino giapponese, con tanto di pezzo grosso tedesco a bordo, arriva al largo delle coste statunitensi.

In mezzo a questo scenario semi-bellico, si intrecciano molte storie: da quella del giovane innamorato, a quella del militare playboy di turno, da quella dell’aviere fuori di testa, a quella della giornalista con un debole per gli aerei e coloro che li guidano…

Il numero di personaggi e di situazione è cospicuo… peccato però che non sia altrettanto notevole la qualità del film, che dura troppo per quanto vale, e annoia per lunghi tratti.

Almeno, questo è il mio giudizio, peraltro confortato da quello della critica; tuttavia, qualora foste dei fan sfegatati del regista o di qualche attore in particolare, forse vorrete dare comunque un’occhiata a 1941 - Allarme a Hollywood… ma poi non dite che non vi avevo avvisato!

Fosco Del Nero



Titolo: 1941 - Allarme a Hollywood (1941).
Genere: commedia, comico.
Regista: Steven Spielberg.
Attori: Dan Aykroyd, Christopher Lee, John Belushi, Toshiro Mifune, Ned Beatty, Nancy Allen, Lorraine Gary, Warren Oates, Slim Pickens, Robert Stack, Tim Matheson, Murray Hamilton, Samuel Fuller, John Candy.
Anno: 1979.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.

Il mondo dall'altra parte