Zootropolis mi era stato segnalato come film bello e dai contenuti interessanti, e quindi me lo sono guardato, tanto più che si tratta di un film d’animazione, genere per il quale ho un debole.
Partiamo dal titolo originale: Zootopia, gioco di parole tra “zoo” (che in inglese si legge con la "u") e “utopia”.
In inglese la pronuncia rendeva, mentre in italiano no, per cui si è optato per Zootropolis, titolo al quale però manca la componente utopistica della città in questione: in essa, infatti, dopo tanto tempo e molta evoluzione, i predatori e le prede vivono pacificamente insieme, dimenticati i vecchi istinti dei primi di uccidere e dei secondi di scappare.
L'utopia futuristica è data anche dalla vicinanza di grandezze e climi assai diversi, ricreati artificialmente per affiancare i vari habitat delle varie specie.
Secondo alcuni, però, il dna dei predatori è sempre in agguato e non ci si può fidare, e la sparizione di alcuni animali pare confermare questa ipotesi.
Su tale fatto indagherà la coniglietta Judy, appena nominata poliziotto… ma spedita a fare multe per le strade della città, ruolo che la gratifica assai poco e che le impedisce di realizzare il suo sogno di rendere il mondo un posto migliore.
Ad ostacolare il suo sogno ci si mette anche Nick, una volpe assai disincantata e astuta, con la quale Judy intesserà un rapporto di botta e risposta a dir poco gustoso per lo spettatore.
Veniamo ora al commento del film: Zootropolis ha una trama originale e godibilissima, con un’ambientazione visiva fantastica e originale anch’essa: la città non solo ospita animali di ogni tipo, e cambia anche di dimensioni a seconda dei vari quartieri e di chi ci vive, dagli elefanti ai topi, ma è suddivisa in quattro zone, secondo il clima: la zona invernale, la zona primaverile, la zona estiva e la zona autunnale.
I due personaggi principali sono ottimamente caratterizzati, sia nell’aspetto visivo che nell’aspetto caratteriale, e inoltre godono di un doppiaggio italiano veramente eccellente e azzeccato.
Gli altri personaggi di contorno son ottimi anch’essi (alcuni caratterizzati secondo inflessione dialettale nostrana): il prodotto è di livello e curato in ogni aspetto.
In esso c’è un po’ di tutto: aspetto metaforico e didattico, colori e vivacità, azione, dialoghi ficcanti… per non parlare di alcune scene memorabili: quella con i bradipi della motorizzazione, per esempio, o quella dello yak-receptionist dall’accento toscano nel club naturalista.
Il film peraltro non è affatto “vuoto”, un mero prodotto di intrattenimento, ma propone svariati contenuti.
Vi è una morale di fondo positiva: l’accettazione della diversità… e anche la determinazione nel proseguire nella strada della propria vocazione (come la coniglietta che a dispetto del fatto d’esser piccola e debole vuole fare la poliziotta).
A Zootropolis, infatti, si dice che ogni cosa è possibile e che ognuno ha diritto di essere com’è (anche se forse si va un po' troppo oltre nel negare le leggi della natura, che viceversa sono innegabili).
E vi è anche una morale di fondo negativa: l’uso della paura per manipolare le masse, secondo il più classico "divide et impera"… elemento che dovrebbe insegnare a tutti gli esseri umani d’oggi, giacché ne sono vittime in modo fortissimo.
Chiudo la recensione con due altri spunti.
Il primo è una citazione del film stesso, che esemplifica quanto detto:
“Provate a rendere il mondo un posto migliore.
Guardatevi dentro per capire che il cambiamento parte da voi.
Parte da me, parte da tutti noi.”
Il secondo è una precisazione all’idea per cui occorre accettare ogni cosa, e per cui la diversità è un valore.
Aggiungo infatti che tale principio vale sul piano orizzontale della diversità umana e naturale, ma non vale affatto su piano verticale dello sviluppo evolutivo di coscienza: in esso c’è una gerarchia, e ogni cosa o persona si muove su un certo piano (Krishnamurti si muoveva su un piano e i serial killer si muovono su un altro piano, per fare un esempio facile): occorre dunque accogliere la diversità degli altri, ma non ogni comportamento e non ogni livello di coscienza... principio che dovrebbe essere tenuto ben presente quando si parla di immigrazione e di commistione tra i popoli (il libero movimento in Europa di popoli diversissimi per cultura e consapevolezza media, così come l'accoglimento di qualunque immigrato, sono pura follia... o meglio, lo sarebbero se non fossero, come sono, comportamenti studiati a tavolino per ottenere certi effetti sociali e le susseguenti reazioni).
Aggiungo un'altra considerazione, relativa alla canzone colonna sonora del film, che a più riprese recita "Try everything", ossia "Prova ogni cosa": l'invito al qualunquismo dei tempi contemporanei è un chiaro sintomo di carenza a livelli di consapevolezza, giacché si pone tutto sullo stesso livello, cosa che ovviamente non è (a livello di salute, per esempio, o a livello di coscienza).
Ma torniamo al film, con una battuta finale: Zootropolis è un gran film, validissimo come intrattenimento, e validissimo come contenuti, e non a caso ha ottenuto ottime critiche e incassi in tutto il mondo.
Altra citazione (questa sul fattore "determinazione-forza-coraggio", ben presente nel film): "Io non mollo proprio mai".
Altra ancora: "L'unica cosa di cui avere paura è la paura stessa".
Ancora sulla paura e sulla sua strumentalizzazione collettiva: "Non possiamo lasciare che la paura ci divida".
Aggiungo anche un brano di cui molti stipendiati pubblici dovrebbero ricordarsi: "Un buon poliziotto dovrebbe servire e proteggere".
C'è posto anche per un brano d'impronta gandhiana: "Il cambiamento comincia da voi".
Un'ultima citazione, anch'essa dal sapore vagamente esistenziale (per il solito dilemma tra dato naturale di fondo e desideri personali): “Puoi essere solo ciò che sei”.
Fosco Del Nero
Titolo: Zootropolis (Zootopia).
Genere: animazione, commedia, comico.
Regista: Byron Howard, Rich Moore.
Anno: 2016.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi:
qui.