Come spesso mi capita, non mi ricordo come mai mi ero segnato il titolo del film recensito oggi, Castaway on the moon, ma sta di fatto che me lo sono prima segnato e poi visto, e ora ne scrivo la recensione.
Come prima cosa, la provenienza del film, che spesso già da sola è in grado di dare informazioni sul film stesso: Castaway on the moon è un film coreano… e come è ben noto, spesso i film orientali sono piuttosto strani, se non proprio fuori di testa.
L’ultima definizione, “fuori di testa”, risulta particolarmente adatta a questo film, e anzi andrebbe specificato il senso plurale, dal momento che, dei due protagonisti della pellicola, non si sa chi sia il più “fuori”.
Anzi, in un certo senso si sa, giacché uno sta molto “fuori”, vivendo su una specie di isola disabitata, mentre l’altra si è barricata in camera, e quindi sta molto “dentro”.
Per chiarire meglio le cose, ecco la trama sommaria di Castaway on the moon: Kim Seung-geun è un giovane uomo che, evidentemente, non ne può più di vivere, e tenta il suicidio gettandosi da un ponte nel fiume di Seul, che per chi non lo sapesse è la capitale della Corea del Sud.
Essendo un fallito, come nota egli stesso, non gli riesce neanche di uccidersi, e il risultato che ottiene è quello di trovarsi da solo in un isolotto al centro del fiume, troppo lontano dalla città per poter essere sentito o visto da qualcuno.
Al contrario, Kim Jung-yeon è una ragazza disadattata che ha fatto la scelta singolare di barricarsi in camera sua e vivere lì, senza alcun contatto col mondo esterno, famiglia compresa, che non vede più e di cui sente appena le voci e i rumori (nel gergo giapponese codeste persone vengono chiamate “hikikomori”). Tra le passioni della ragazza c’è quella di osservare e fotografare la Luna con un telescopio… che un giorno punta per sbaglio sull’isolotto dove vive Kim,
che comincia a osservare come se la cosa fosse una specie di reality show televisivo, e con cui a un certo punto comincia a interagire inviandogli dei messaggi chiusi in bottiglie di vetro, in pieno stile da naufrago.
Abbiamo dunque da un lato la linea narrativa (se si può definir così) del naufrago Kim Seung-geun, che superato il primo momento di sconforto si accorge che vivere lì gli piace più che vivere nella società moderna, e che dunque sceglie di darsi da fare cacciando uccelli, pescando pesci, coltivando mais, trovando una dimora per la notte, etc.
E dall’altro lato la linea narrativa della disadattata Kim Jung-yeon, che un po’ fa le sue cose, al computer per esempio, e un po’ segue le vicende dell’altro Kim, l’uomo…
… fino a un epilogo davvero facile da indovinare e che certamente non fa onore a un film che avrebbe certamente voluto nelle sue intenzioni iniziali essere un film originale e a suo modo accattivante.
Sfortunatamente, non basta mettere su schermo qualcosa di strano per ottenere un film originale e brillante, e in questo sta il fallimento di Castaway on the moon, se lo si vuole guardare da questo punto di vista.
Se, invece, si rinuncia fin dall’avvio alla brillantezza, si può anche godere di qualche scena intensa o ispirata… pur all’interno di un film senza troppo senso. A meno che non si voglia vederne il senso-morale di fondo nel fatto che le cose importanti della vita sono quelle semplici, ma per tale morale non serviva certo metter su un film strano e disadattato come questo.
Comunque, guardiamo la parte del bicchiere mezzo piena e a mio avviso siamo poco sotto la sufficienza.
Fosco Del Nero
Titolo: Castaway on the moon (Kimssi pyoryugi).
Genere: drammatico, grottesco, sentimentale.
Regista: Hae-jun Lee.
Attori: Min-hee Hong, So-yeon Jang, Jae-yeong Jeong, Ryeo-won Jeong, Gyo-hwan Koo, Jeong-won Lee, Sang-hoon Lee, Sang-il Lee, Kyeong-jin Min.
Anno: 2009.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.