Slide # 1

Slide 1

Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

Slide # 2

Slide 2

L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

Slide # 3

Slide 3

Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

Slide # 4

Slide 4

Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

Slide # 5

Slide 5

Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 25 gennaio 2023

Branded - Il marchio di sangue - Jamie Bradshaw, Aleksandr Dulerayn

L’ho già evidenziato molte volte: negli ultimi due decenni c’è stato un proliferare di film di genere distopico. 
Ho già dato la spiegazione per tale fenomeno, che statisticamente non poteva/può essere casuale: da un lato c’erano persone con  informazioni privilegiate; dall’altro lato degli artisti, persone più sensibili e ricettive della media, hanno intuito che vi erano certe energie in circolo… le quali poi sono divenute sempre più evidenti negli ultimi anni (crisi economiche programmate, epidemie programmate, crisi energetiche programmate, etc).

I numeri erano talmente tanto elevati che è divenuto impossibile, a un certo punto, tenere conto di tutti i film del genere. Uno di questi me lo hanno segnalato da poco: si tratta di Branded - Il marchio di sangue, film russo-americano uscito nel 2012.
Si tratta peraltro di un prodotto piuttosto originale, persino all’interno del genere che è già di nicchia di suo (ma neanche tanto di nicchia, oramai).

Ecco la trama sommaria di Branded - Il marchio di sangue: Misha Galkin (Ed Stoppard; Il pianista) è un brillante giovane esperto di marketing, il quale a un certo punto comprende che c’è qualcosa che non va nel mondo. Un po’ lo capisce per esperienza diretta, un po’ come effetto di un fulmine che lo ha colpito quand’era bambino, evento che viene mostrato all’inizio della storia.
Viene mostrata anche l’origine dei guai dell’umanità: un gruppo di potenti uomini d’affari si riunisce e affida al più famoso pubblicitario del mondo, Joseph Pascal (Max von Sydow: L’esorcistaAl di là dei sogniIl settimo sigillo, Il posto delle fragole) le sorti delle loro aziende, fast food e dintorni. Giacché essi sono disposti a tutto e dispongono di capitali enormi, nonché del cervello più fino nel settore, avviano una sorta di rivoluzione dei costumi la quale letteralmente modificherà la psiche e il futuro dell’umanità… in negativo, a livello sia di salute fisica che di equilibrio mentale.
Nella storia entrerà anche Abby Gibbons (Leelee Sobieski; Giovanna d’Arco, Eyes wide shut), con la quale il giovane avvierà una relazione, per quanto un poco complicata.

Detto così il tutto sembra più che altro un discorso di imprenditoria, di finanza e di manipolazione pubblicitaria… ma in verità Il marchio di sangue propone un elemento ancora più interessante. Difatti, nel momento in cui esegue una sorta di rituale psico-magico, durante quello che pare essere un periodo di introspezione e redenzione dopo essere stato a lungo “all’interno del sistema”, Misha inizia a vedere quelli che sembrano degli aggregati energetici, legati sia alle corporation che alle persone, nel frattempo divenute dipendenti da certi cibi e prodotti (soprattutto cibo spazzatura; infatti la popolazione è quasi tutta obesa).

Probabilmente gli autori del film si sono ispirati al concetto delle egregore, dipingendolo discretamente bene, per quanto limitandosi al solo ambito aziendale e consumistico… mentre il concetto andrebbe ampliato a tutto quanto: il mondo della comunicazione, le credenze collettive, le energie collettive, la coscienza collettiva, etc. Andrebbero inoltre aggiunte delle entità senzienti.. anche se il film mostra qualcosa di non molto dissimile, dal momento che, a un certo punto, le energie-egregore creare paiono acquisire una vita propria… e attaccarsi a vicenda.

Forse includere tutto quanto sarebbe stato un po’ troppo per un solo film, particolarmente per un film non troppo ambizioso come genesi e come budget, per cui ci accontentiamo del buon lavoro fatto da Il marchio di sangue, che premio, nella valutazione, probabilmente oltre il suo reale valore (c’è qualche crepa nella sceneggiatura, nella recitazione e in un profilo generalmente non troppo alto).

Il film potrebbe essere, e senza dubbio dai più sarà visto come una feroce critica al capitalismo e alla tensione verso il denaro e i consumi, ma Branded - Il marchio di sangue ha con tutta evidenza una componente, o quantomeno un’ispirazione, più energetico-spirituale.

A dimostrazione della genesi “sottile” dell’opera, a inizio film compare un elenco di persone descritte come visionarie, in senso stretto: nel senso di persone che vedevano o sentivano cose che le altre persone non vedevano o sentivano. Tra queste, sono indicati anche personaggi come Socrate, Santa Teresa d’Avila, Meister Eckhart, Rudolf Steiner, G. I. Gurdjieff, Carl Jung, Gandhi.
Tra i personaggi “non spirituali”, Cesare, Alessandro il Grande, Goya, Goethe, Giovanna d'Arco e altri ancora.
Curiosamente, l'attrice protagonista del film, ha interpretato l'ultimo personaggio storico citato, in un film che s'intitolava proprio Giovanna d'Arco. Gli altri film citati, ora che ci bado, son molto significativi, ognuno per il suo verso.

“Ci hanno condizionati ad amare le schifezze, a volere schifezze, schifezze su schifezze.”

“Le marche furono formate per i desideri delle persone.
Adesso sono le persone a essere formate secondo i desideri delle marche.”

Un’ultima cosa, a proposito di distopia e di anticipazioni (il film è uscito nel 2012): nel sottofondo del film, tra messaggio radio e tv, si parla di una pandemia.

Fosco Del Nero



Titolo: Branded - Il marchio di sangue (Branded).
Genere: psicologico, distopico, esistenziale, fantascienza.
Regista: Jamie Bradshaw, Aleksandr Dulerayn.
Attori: Lyubomir Yonchev, Leelee Sobieski, Emma Stickgold, Max von Sydow, Mariya Ignatova, Ingeborga Dapkunaite, Andrey Kaykov, Jeffrey Tambor, John Laskowski. 
Anno: 2012.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.



martedì 24 gennaio 2023

Inside job - Shion Takeuchi

Inside job (espressione inglese che significa "lavoro fatto dall'interno" e che quindi accenna a servizi segreti e cospirazioni nascoste) è un’opera alquanto particolare, per diversi motivi.

Intanto, è una serie d’animazione prodotta per Netflix… ma non è questa la cosa strana: le cose strane sono altre due.

La prima è che l’opera include quasi ogni teoria cospirazionistica mai elaborata: Illuminati, rettiliani, terrapiattismo, attori che bevono sangue umano, etc… in qualsiasi cosa vi siate imbattuti, qui probabilmente c’è. Affrontata non in modo serio, ma in maniera umoristica.
Il paradosso è che nella storia della serie le teorie son quasi sempre realtà, salvo che vengono nascoste per vari motivi.

Naturalmente, ma era ovvio, non vengono affrontate le tematiche cospirative più rilevanti tra tutte, quelle su cui non si può parlare: il signoraggio, la finta scienza, la finta medicina, l’agenda mondialista, gli ostacoli al risveglio spirituale, etc. 

La seconda è che la serie dura pochi episodi, solo diciotto, e nel frattempo è già terminata… non perché i pochi ascolti ne abbiano determinato la chiusura anticipata: è stata proprio progettata così. Un evento che oramai, nell’epoca degli ascolti e della mancanza di rispetto per spettatori e bellezza, è divenuto l’eccezione piuttosto che la regola.

Ecco la trama sommaria di Inside job: Reagan Ridley è una giovane scienziata che lavora per la Cognito Inc (nomi che messi al contrario diventano “Incognito”), una società che lavora, alle dipendenze di eminenze grigie, in stile loggia segreta, le quali danno ordini da dietro le quinte (sempre vestite come se stessero per officiare un rituale di magia nera), orientati solitamente al tenere nascoste alla popolazione alcune verità scottanti: razze aliene, poteri oscuri, cloni umani, etc.
Il padre di Reagan, Randall, è stato a capo della suddetta organizzazione, venendone poi licenziato perché divenuto instabile; ora l’uomo rende impossibile la vita della figlia direttamente dalla casa in cui convivono.

Da citare i personaggi di Brett Hand, un giovane manager proveniente da svariate confraternite, Gigi Thompson, addetta alle pubbliche relazioni piuttosto leggera e superficiale, Glenn Dolphman, un ibrido uomo-delfino proveniente dall’esercito, Andre Lee, un chimico tendente alle sostanze stupefacenti e al sesso orgiastico, e Magic Myc, una creatura senziente non umana di forma fungoide proveniente dalle profondità della Terra.
Vi è poi J. R. Scheimpough, attuale amministratore delegato della società, il quale aspira a diventare egli stesso una delle “toghe oscure” che danno ordini.

Dico subito che chi spera che il prodotto affronti le varie tematiche cospirazionistiche in modo serio rimarrà alquanto deluso: non è affrontato proprio niente, mentre tutto è usato semplicemente per costruirci sopra storie umoristiche.

Il lato positivo è che il "politically correct" tipico di buona parte della cultura occidentale (ammesso che si possa ancora definire “cultura”) qua è un lontano ricordo: situazioni e linguaggio sono diretti e del tutto privi di delicatezze, anzi… una ventata d’aria fresca nel mare d’ipocrisia in cui ci vogliono far precipitare quei poteri oscuri di cui sopra.

Inside job è un po’ leggero e volgare per i miei gusti, ma la sia sincerità-schiettezza, nonché molte sue trovate, me lo hanno fatto gradire in modo deciso. 
Meglio una sincerità volgare che un’ipocrisia infiorettata.

Fosco Del Nero



Titolo: Inside job.
Genere: serie tv, animazione, comico, grottesco.
Ideatore: Chris Sheridan.
Anno: 2021.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.




mercoledì 18 gennaio 2023

Resident alien - Chris Sheridan

Oggi diamo un’occhiata a Resident alien, serie tv ancora in corso.
Lo so, recensire una serie televisiva ancora in corso, senza conoscere evoluzione e finale, non è il massimo… tuttavia i tempi attuali son tali per cui una serie iniziata potrebbe durare un’altra stagione, essere subito interrotta o andare avanti per un decennio. 
Nel dubbio, io scrivo la recensione ora, per poi magari aggiornarla più avanti.

Ecco gli estremi di Resident alien, serie tv iniziata nel 2021 e a ora avente due stagioni, per ventisei episodi in tutto: si tratta di un prodotto di genere fantastico, su alieni e dintorni, ma di fatto commedia umoristica, nella quale ogni episodio dura circa tre quarti d’ora.

Questa è la trama sommaria: una fortissima e intelligentissima creatura aliena, proveniente da un mondo in cui i polipi sono usciti dal mare e si sono evoluti, divenendo creature umanoidi alte e slanciate, giunge sulla Terra, precisamente nella cittadina di Patience, in Colorado, con il compito di distruggerla.
La creatura uccide subito un uomo, Harry Vanderspeigle, e ne prende il posto, potendosi mimetizzare utilizzando il dna umano preso a “modello”. Di seguito va avanti col suo piano di distruzione, ma diversi eventi la portano prima a tergiversare, e poi a cambiare idea. Il motivo principale è l’amicizia con Asta Twelvetrees, una giovane donna del posto.
Un altro motivo è che sulla Terra vi sono altre razze aliene, come i grigi, i draconiani e gli annunaki.

In breve la missione, che avrebbe dovuto essere veloce, diviene vita sul posto, comprendente numerosi personaggi: la vivace e sconclusionata D'arcy Morin, migliore amica di Asta, lo sceriffo Mike Thompson e il vice Liv Baker, il giovane sindaco Ben Hawthorne e suo figlio Max

… quest’ultimo, in particolare, possiede la caratteristica rarissima di poter vedere l’alieno, ora nei panni di Harry, come è in realtà, e non secondo la sua maschera umana, cosa che ovviamente lo terrorizza, anche se in seguito i due diverranno amici o quasi.

Ecco ora il mio commento a Resident alien, per quanto visto nelle prime due stagioni: l’idea di fondo mi piace e la serie è piuttosto divertente, grazie anche e soprattutto al protagonista Alan Tudyk, che in passato avevo sempre visto in parti secondarie (FireflyV - VisitorsSuburgatoryCuori in AtlantideIo, robot), ma mai come protagonista.

Essenzialmente, Resident alien  è un prodotto umoristico: lo è fin dalle prime battute del primo episodio, e lo è in ogni senso; le situazioni, le gag, i personaggi (quasi tutti ipercaratterizzati).

Se, globalmente, la serie è divertente, oltre che curiosa, è purtroppo infestata da un’energia piuttosto grossolana: volgarità verbali, sessualità di bassissimo livello, musica e scene di ballo ugualmente grossolane… per non parlare del fatto che è praticamente uno spot alla non procreazione: i protagonisti sono tutte persone di mezza età, tutte single non sposate, e gli unici due che sono sposati e hanno un figlio (sindaco e moglie) si congratulano di aver scampato una seconda gravidanza e sembrano pentiti per il loro unico figlio. In generale, non c’è una sola situazione familiare degna di questo nome; in ciò probabilmente riflette i trend (se non la manipolazione/propaganda tesa alla riduzione della popolazione occidentale) dei tempi contemporanei.

A parte questi dettagli (che in verità non sarebbero dettagli), Resident alien come detto risulta una serie divertente e curiosa.

Se in tanti elementi Resident alien è grossolano, propone anche qualcosa di ispirante. Ne approfitto per citare una frase sulle scelte alimentari “del genere umano”.

“Gli umani potrebbero vivere con una dieta vegetariana, ma sono tropo egoisti: preferiscono nutrirsi di quei magnifici animali invece di permettere loro di vivere la propria vita.”

Fosco Del Nero



Titolo: Resident alien (Resident alien).
Genere: serie tv, fantastico, commedia.
Ideatore: Chris Sheridan.
Attori: Alan Tudyk, Sara Tomko, Corey Reynolds, Alice Wetterlund, Levi Fiehler, Judah Prehn, Elizabeth Bowen,  
Anno: 2021-in corso.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.



martedì 17 gennaio 2023

Contagion - Steven Soderbergh

Non ho mai avuto la propensione per i film di genere catastrofistico: da un lato vi sono attratti coloro che sentono il bisogno di dedicarsi a drammi e paure varie, dall’altro lato essi stessi alimentano paure e ansie di vario tipo. Non navigando in tali acque, li ho sempre ignorati.

Mi sono tuttavia guardato Contagion perché avevo letto che il film presentava molte analogie con la situazione del covid… e sapendo che sovente Hollywood anticipa le cose del mondo reale, e non per un mero caso ma perché è prono a una precisa agenda, ho ritenuto che valesse la pena guardarsi il film.

Beh, che dire: era già palese che la questione del covid fosse una montatura politico-dittatoriale-sanitaria, ma questo film praticamente certifica la questione, visto che non è semplicemente possibile che un regista abbia azzeccato qualunque cosa.
Peraltro, ufficialmente i produttori del film si sono rivolti all’OMS per avere indicazioni e suggerimenti su come si sarebbe agito nel caso in cui si fosse diffuso un virus nel pianeta… e la cosa non sorprende, visto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità era ed è parte integrante del problema, utilizzata come grimaldello per imporre misure concettualmente folli e liberticide nei vari stati (i cui governi aderenti a loro volta fanno parte del problema).

A proposito di tali "referenti scientifici" coinvolti nel progetto, ho letto i nomi di Nathan Wolfe, socio in affari di Hunter Biden e amico di Jeffrey Epstein, e W. Ian Lipkin, che lavora per la fondazione di Bill Gates. Niente di sorprendente, dunque.

Ma tratteggiamo per sommi la trama del film: tornata da Hong Kong per un viaggio d’affari, Beth Emhoff si sente male e rapidamente peggiora; la donna, pur essendo ancora giovane e in buona salute, muore improvvisamente, seguita dal figlio. Il marito Mitch invece sta bene: a quanto pare è immune dal virus, il quale inizia a diffondersi rapidamente nel mondo, tanto da sollevare un allarmismo sempre crescente. La gente inizia a chiudersi in casa, i supermercati vengono saccheggiati, cominciano a imporsi restrizioni come il coprifuoco e, più avanti, un braccialetto lasciapassare, per  coloro che sono immuni dal virus o che hanno ricevuto il vaccino realizzato in fretta e furia.

La prima cosa che colpisce di Contagion è il cast, stellare: si tratta chiaramente di un progetto ambizioso e suppongo anche molto costoso: tra i vari attori, abbiamo Matt Damon (La leggenda di Bagger VanceDogmaI guardiani del destinoElysiumWill hunting), Laurence Fishburne (Matrix, The signal, Predators), Gwyneth Paltrow (Sliding doorsI Tenenbaum, Shakespeare in love), Jude Law (AlfieGli insospettabiliExistenzGattaca - La porta dell'universoSherlock Holmes), Marion Cotillard (Big fishInceptionMidnight in ParisAmami se hai il coraggio), Kate Winslet (The life of David Gale, Creature del cielo, Titanic), per citare solo i principali. Un tale cast era chiaramente destinato ad attrarre un notevole pubblico.

La seconda cosa che colpisce è il tono drammatico, pesante, catastrofistico, pessimistico, cerebrale, inconsapevole e insensato che anima il tutto: la cosa è intenzionale, chiaramente, sia per spaventare il pubblico di allora inculcando l’idea che qualcosa del genere avrebbe potuto succedere, sia per indirizzare gli animi in una certa direzione.

Col senno di poi, la questione è talmente tanto ridicola che non varrebbe nemmeno la pena di discuterne, ma comunque evidenziamo tutti i punti in comune tra il film e la narrazione pandemica che è seguita (la quale difatti è un film televisivo):
- un virus malefico si diffonde nel mondo partendo dalla Cina,
- tutto è stato avviato da un pipistrello (sì, avete letto bene),
- per qualche motivo i paesi del secondo e terzo mondo sono stati “saltati” e si è andati direttamente nell’Occidente e nelle nazioni più strettamente collegate all’Occidente,
- il virus ha gli stessi sintomi dell’influenza,
- sono state applicate nei vari paesi misure restrittive delle libertà,
- la gente ha iniziato ad andare in giro con maschere e bavagli vari,
- su internet si sono diffuse voci cospirative secondo cui il virus e la gestione del virus erano appannaggio delle multinazionali del farmaco e che c’era un complotto dietro,
- si è creato in tutta fretta un vaccino,
- non si è mai parlato di salute, forma fisica e sistema immunitario (a conferma del fatto che la salute non è il punto centrale della questione),
- il suddetto vaccino viene introdotto nel corpo umano per via nasale (qua si sono commutati vaccini e tamponi, ma l’idea di penetrare nel cavo nasale evidentemente c’era già),
- viene creato un braccialetto che agisce come lasciapassare per coloro che hanno superato la malattia o che sono stati vaccinati.

Praticamente è stato riassunto tutto lo scenario che sarebbe stato imposto qualche anno dopo… ed è stata persino contemplata la possibilità che molti non avrebbero creduto alla narrazione ufficiale e che avrebbero fatto informazione alternativa online… e naturalmente nel film il personaggio che agisce in tal senso è un lestofante che mente e che vuole proporre pericolose cure omeopatiche in luogo del salvifico siero studiato dalla “scienza”. Davvero ridicoli: per fortuna c'è sempre meno gente che crede alle loro pantomime.

Per non parlare poi del fatto che nel film il virus è avviato da un pipistrello cinese, proprio come è stato cercato di far credere: tutto talmente pacchiano, grossolano e manipolatorio che si fatica a credere come in tanti, a suo tempo, siano cascati nella narrazione ufficiale, la quale infatti non si regge in piedi se non con una colossale mancanza di conoscenza della realtà del mondo e delle leggi della natura.

In realtà il motivo è ancora più ampio: è sempre e solo un discorso di consapevolezza.

L’unica differenza tra il film e la realtà è che nel film la gente effettivamente moriva, mentre nella realtà il tasso di mortalità è rimasto ovunque lo stesso, centesimali in più o in meno… nonostante il protocollo assassino che è stato suggerito/imposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dai governi compiacenti e che ha portato molti medici e infermieri a essere complici (volontari o involontari). 
Non essendovi nella realtà i moribondi e i morti del film, hanno dovuto contare le persone sane o quelle con l’influenza (la quale infatti è letteralmente sparita dalla scena, sia come diagnosi sia come causa di morte), inventandosi termini da malati mentali come “asintomatico” o utilizzando strumenti diagnostici la cui validità non solo non è mai stata provata, ma è stata ampiamente smentita.

Viceversa, sempre rimanendo sulla realtà, il numero di morti è aumentato nettamente, rispetto alle medie nazionali precedenti, a seguito della campagna genica sperimentale sulla mandria umana, compresi bambini e atleti, compreso l'enorme aumento (nell'ordine del 400-500%) del numero di malori improvvisi, infarti e ictus.

Ne approfitto per scrivere una cosa: le malattie non sono mai questione di quanto un virus o un batterio è forte, ma di quanto sono forti il corpo umano e il suo sistema immunitario; è il terreno che conta, non l’agente esterno. L’agente patogeno esterno può fare danni solo se il terreno/corpo è debole… con buona pace delle narrazioni pandemiche e del terrorismo mediatico.

La storia ci tratterà molto male.

Il film, comunque, è ben fatto, per quanto non ami il genere catastrofista, specialmente quello asservito all’agenda mondialista.

Fosco Del Nero



Titolo: Contagion (Contagion).
Genere: drammatico.
Regista: Steven Soderbergh.
Attori: Matt Damon, Laurence Fishburne, Jude Law, Marion Cotillard, Gwyneth Paltrow, Kate Winslet, Elliott Gould, Enrico Colantoni, Sanaa Lathan, Tien You Chui, Josie Ho.
Anno: 2011.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.



mercoledì 11 gennaio 2023

The watcher - Ryan Murphy, Ian Brennan

Mi sono accostato alla serie televisiva The watcher, prodotta da Netflix, in quanto avevo letto che c’era di mezzo il tema dei sacrifici umani e del sangue umano. Tuttavia, le cose non stanno proprio in questo senso, come andremo a vedere.

Intanto, pare che la storia sia tratta da un caso reale statunitense, rimasto irrisolto.
Quanto alla serie, si compone di appena sette puntate, di circa tre quarti d’ora ciascuna.

Ecco la trama: Dean e Nora Brannock (Bobby Cannavale e Naomi Watts) si trasferiscono insieme ai figli Ellie e Carter in una meravigliosa villa nel quartiere residenziale di Westfield, fuori New York.
Tuttavia, i due iniziano a notare subito svariate stranezze: una coppia di vicini bizzarra, un uomo malato di mente che vive con l’anziana madre, anch’essa personaggio piuttosto grottesco… fino ad arrivare alle lettere minatorie firmate da un certo Osservatore
Sulle prime i due pensano a uno scherzo oppure all’azione di qualcuno che non li gradisce come vicini, ma poi cominciano ad avvenire fatti realmente minacciosi: il furetto del figlio viene trovato morto in casa, in una pozza di sangue e svariate volte la famiglia ha la sensazione che qualcuno sia stato in casa… nonostante a un certo punto venga installato un sistema d’allarme con molte telecamere.
Rivoltisi alla polizia, la quale non pare troppo collaborativa, i due si avvalgono anche dell’attività di un’investigatrice, che porterà alla luce molti fatti strani, in un crescendo di paura che somiglia molto a un incubo.

Tra le varie ipotesi prese in esame su chi sia l’Osservatore e perché faccia quello che fa, c’è anche quella della setta satanica che sacrifica i bambini per berne il sangue. Tra le altre cose, l’adrenocromo è citato direttamente.
Tuttavia, entrano in ballo numerose ipotesi: l’appassionato di ville lussuose, il potenziale acquirente che vuole far abbassare i prezzi, i vicini che intendono “orientare” acquisti e vendite, etc.

La cosa curiosa è che, all’interno di un prodotto che racconta la storia di una famiglia che va a vivere in un posto dove forse i vicini fanno parte di una qualche setta satanica è stata messa un’ormai vecchia (e conservata malissimo) Mia Farrow, che in una storia simile ha già recitato, per quanto in senso inverso: in Rosemary’s baby era la donna ingannata e tradita, mentre in The watcher è uno dei vicini sinistri. 

Chiaramente la cosa non è un caso, specialmente in un prodotto firmato Netflix, anche perché, oltre ai sacrifici di sangue, alla setta satanica, e all’adrenocromo, si citano anche i rettiliani e Q: considerando la piattaforma, suppongo che si trattasse di dileggio nei confronti dei suddetti argomenti, ma potrebbe anche essere una qualche forma di suggerimento e /o esposizione. Personalmente, opto per la prima ipotesi, nonché per la solita subdola forma di manipolazione e ridicolizzazione che caratterizza gli ambienti mondialisti e i loro canali di disinformazione.

Tornando alla serie tv, il suo valore è discreto, ma si rivela clamorosamente incompleta: non c’è un colpevole, non c’è una resa dei conti, rimane tutto in sospeso e così finisce. Praticamente con il secondo omicidio animale: forse l’evento che mi piace meno nei prodotti d’intrattenimento (dopo il furetto, un cane).

Fosco Del Nero



Titolo: The watcher (The watcher).
Genere: serie tv, drammatico, psicologico.
Ideatore: Ryan Murphy, Ian Brennan.
Attori: Naomi Watts, Bobby Cannavale, Mia Farrow, Terry Kinney, Henry Hunter Hall, Isabel Gravitt, Luke David Blumm, Christopher McDonald, Jennifer Coolidge, Margo Martindale.
Anno: 2022.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.



martedì 10 gennaio 2023

Orlando – Sally Potter

Mi sono visto Orlando, film del 1992, in quanto mi era stato descritto come film interessante dal punto di vista esistenziale.
Purtroppo non è stato così, né il film mi è piaciuto troppo dal punto di vista cinematografico: doppio fiasco, dunque.

Ecco la trama, che oscilla tra lo storico, il drammatico e il fantastico: siamo nel 1600 e la Regina d’Inghilterra, avendo un debole per Orlando, un giovane dall’aria piuttosto androgina ed efebica, gli assegna sia un titolo che un compito… non invecchiare mai.
Il giovane non solo esegue il difficile compito, ma vi aggiunge qualcosa di suo: a un certo punto diventa donna. Senza farlo apposta: semplicemente una mattina si alza e ha un corpo da donna. 
Comincia così a vivere da donna, ma le questioni legali (formalmente risultava morto, ora risulta donna, non può dunque avere possedimenti) e il fatto di non invecchiare mai gli/le pongono dei problemi. Il fatto di avere un figlio (che a fine film si vede essere invecchiato sino ai cinque anni circa) aggiunge problemi ai problemi.

Orlando, tratto da un romanzo di Virginia Wolf, non mi è piaciuto granché, anche se ha i suoi punti di valore.
Non ho apprezzato la scelta di porre un vecchio uomo nei panni della Regina d’Inghilterra, né quella di porre quella che è evidentemente una donna, per quanto effettivamente dall’aria androgina, ossia la giovane Tilda Swinton, nei panni di un uomo. Nella seconda parte di donna, in effetti, è largamente più credibile, per androgina che sia (volendo utilizzare un solo attore per ambo le parti, tuttavia, il problema si sarebbe presentato o per l'una o per l'altra parte).
Non ho amato nemmeno i numerosi riferimenti diretti alla telecamera, quando il/la protagonista si gira a commentare qualcosa che è accaduto guardando negli occhi gli spettatori.
La trama e il salti temporali ugualmente non mi hanno conquistato.

Belli invece i costumi, l’ambientazione, a tratti i dialoghi, per quanto un po’ mentali e cerebrali, e ottima la recitazione della Swinton, attrice sempre brava (vista ormai in numerosi film: The beach, Doctor StrangeIl curioso caso di Benjamin Button, Il leone, la strega e l'armadio,  Solo gli amanti sopravvivono).

Se il film non mi entusiasmato come film (ma nemmeno depresso), la parte didattica si restringe alla canzone finale, cantata da un angelo nel cielo: essa riferisce che le differenze terrene, come quelle tra uomo e donna, o tra passato e futuro, sono superate, e che si è avuto accesso al momento presente, alla libertà, all’estasi e all’unità.
Il concetto in effetti è di valore… ma parliamo di pochi secondi, cantati in inglese e non tradotti, e senza sottotitoli a seconda del formato multimediale che si sta utilizzando. Pochino per giustificare la visione di un intero film secondo un’ottica di apprendimento spirituale... anche se poco è comunque meglio di niente.

In verità si potrebbe anche ipotizzare un superamento della dualità maschile-femminile nel corso del film, con la conquista dell’androgino spirituale… ma si starebbe facendo teoria, e piuttosto spinta, anche perché nella storia il personaggio alla fine rimane donna, non sembra aver superato granché e anzi sembra procedere per inerzia, senza che vi sia una sua volontà cosciente e consapevole dietro.

Complessivamente, Orlando si dimostra film non indispensabile, ma quantomeno originale e curioso, e con qualche elemento interessante.

Per dovere di cronaca, riporto l’unica frase esistenzialmente interessante che ho trovato nel film.

“Orlando è cambiata: non è più travolta dal destino, e da quando ha rinunciato al ricercare il passato ha scoperto che la sua vita cominciava.”

Fosco Del Nero



Titolo: Orlando (Orlando).
Genere: storico, fantastico, drammatico.
Regista: Sally Potter.
Attori: Tilda Swinton, Billy Zane, Lothaire Bluteau, John Wood (II), Dudley Sutton, Thom Hoffman, Peter Eyre, Quentin Crisp, Heathcote Williams, Charlotte Valandrey.
Anno: 1992.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.



mercoledì 4 gennaio 2023

L'imprendibile Signor 880 - Edmund Goulding

Sono arrivato a L'imprendibile signor 880 dalla filmografia di Edmund Goulding, regista del bellissimo Il filo del rasoio. Cercavo per l’appunto un’opera di pari valore… rimanendo però in buona parte deluso, sia come genere che come valore effettivo.

Il film è piuttosto risalente: siamo nel 1950 e il trio di attori protagonisti è ormai d’altri tempi: Burt Lancaster, Dorothy McGuire ed Edmund Gwenn
La storia è ispirata a un fatto realmente accaduto.

Ecco la trama sommaria: a New York, negli anni 30, “880” (ch’è il numero del fascicolo assegnatogli) ha stampato e diffuso tantissime banconote false, di piccolissimo taglio, non essendo tuttavia mai catturato dalla polizia, che lo cerca da decenni.
Il caso viene assegnato a Steve Buchanan, un giovane investigatore dell’FBI il quale, a differenza dei suoi vecchi colleghi, riuscirà ad avvicinarsi enormemente al falsario, dapprima approcciandosi alla bella Ann Winslow, molto amica dell’Ammiraglio Miller, suo anziano vicino di casa.
Alla fine, il caso verrà sbrogliato... in qualche modo.

Nonostante il tema teoricamente poliziesco, L'imprendibile Signor 880 di fatto è una commedia, e anche piuttosto leggera, nonché tendente all’emotivo e ai buoni sentimenti com’era tipico dei film di quelle decadi.

Personalmente, non l’ho gradita troppo, non eccellendo su nessun versante ma limitandosi a portare avanti un compitino ben compilato.
Per il resto, non c’è un particolare carisma, non c’è intelligenza o ironia, non ci sono grandi temi.

Il filo del rasoio, dunque, rimane su un altro pianeta... come peraltro era probabile considerando il tipo di prodotto (nonché la trama di fondo de L'imprendibile Signor 880, comunque film adatto a passare un po’ di tempo in modo lieve).

Fosco Del Nero



Titolo: L'imprendibile Signor 880 (Mister 880).
Genere: commedia.
Regista: Edmund Goulding.
Attori: Burt Lancaster, Dorothy McGuire, Edmund Gwenn, Millard Mitchell, Minor Watson, Hugh Sanders, Howard St. John.
Anno: 1950.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.



martedì 3 gennaio 2023

Il leone, la strega e l’armadio - Cronache di Narnia 1 - Andrew Adamson

Avevo guardato una volta Il leone, la strega e l’armadio, il primo film dedicato al ciclo delle Cronache di Narnia (nonostante, come cronistoria, il romanzo sarebbe il secondo della serie e non il primo)… ma non mi aveva entusiasmato.

Ho proceduto a una seconda visione ora, a distanza di numerosi anni e poco dopo aver letto non solo il libro Il leone, la strega e l’armadio, ma tutto quanto il ciclo di Narnia.

Cominciamo con la trama: durante la Seconda Guerra Mondiale, i quattro fratelli Peter, Susan, Edmond e Lucy, che vivono a Londra, vengono mandati in una grande casa di campagna per sfuggire ai bombardamenti tedeschi.
La casa è quella del misterioso studioso Digory Kirke… e si rivelerà una casa ben strada, dal momento che un suo armadio porta dritti nel regno di Narnia, una sorta di reame fantasy abitato da creature mitologiche, come fauni o minotauri. 
In Narnia vige una sorta di perenne inverno: il legittimo “sovrano”, il leone Aslan, è assente da molto, e la Strega Bianca ha approfittato della sua assenza per acquisire il potere e seminare il terrore in tutta la popolazione (composta in buona parte da animali parlanti).
Senonché un’antica profezia parla della venuta di quattro giovani umani che, insieme ad Aslan, avrebbero ripristinato l’equilibrio delle cose.

Lo dico subito: purtroppo Il leone, la strega e l’armadio, nonostante il suo notevole apparato tecnologico a supporto, non regge il confronto con l’omonimo libro. Buona parte dell’atmosfera è sparita; i personaggi sono caratterizzati in modo davvero semplicistico e, quel che è peggio, i simboli spirituali presenti nel romanzo son quasi invisibili nella conversione cinematografica, tanto che l’essenza cristiana del libro (Aslan è Gesù, l’Imperatore d’oltremare è Dio, la Strega è l’avversario della materia, Peter è il primo papa Pietro, Aslan viene sacrificato sulla tavole della legge mosaiche, che con la sua resurrezione si spezzano, etc) praticamente va a sparire.
Non che sia stato tolto tutto, giacché alcune di questi elementi vi sono… ma semplicemente manca lo spessore spirituale che sarebbe stato necessario.

Inoltre, anche da un punto di vista meramente estetico, il film vorrebbe avere molti momenti epici, ma non ce la fa proprio, risultando invece, più banalmente e più piattamente, melodrammatico.

Avevo avviato la visione dei film prodotti finora relativi alle Cronache di Narnia con l’idea di includerli nel libro che sto scrivendo sui film dai contenuti esistenziali particolarmente meritevoli, ma non ci siamo. Vedrò i successivi film per completezza, ma dubito che vi sarà un cambio di passo verso l’alto.

Fosco Del Nero



Titolo: Il leone, la strega e l’armadio - Cronache di Narnia 1 (The chronicles of Narnia - The lion, the witch and the wardrobe).
Genere: fantasy, avventura.
Regista: Andrew Adamson.
Attori: James McAvoy, Georgie Henley, Skandar Keynes, William Moseley, Anna Popplewell, Tilda Swinton, Jim Broadbent, Kiran Shah, James Cosmo, Judy McIntosh, Elizabeth Hawthorne.
Anno: 2005.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.



Il mondo dall'altra parte