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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 26 luglio 2017

Il Vangelo secondo Matteo - Pier Paolo Pasolini

Io non sono certamente un nostalgico, una di quelle persone che attribuisce lodi a qualcosa solo perché è vecchio, o perché porta una firma prestigiosa, e il film Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini è una testimonianza in tal senso.

Intanto, la collocazione storica: siamo nel 1964, in piena guerra ideologica tra destra-sinistra, tra borghesi e proletari, e all’interno di tale contrapposizione duale ogni cosa era vista in termini di “lotta di classe”. Non a caso, fece scalpore, e non piacque alla sinistra di allora, che un loro cineasta realizzò un film su Gesù, ossia sulla “concorrenza”, come sottolineò allora il giornale L’Unità.

Contrapposizioni infantili, certamente, ma che suggeriscono l’impronta del film. Così come la suggerisce il fatto che il regista Pier Paolo Pasolini per il ruolo di Gesù volle il suo amico intellettuale di sinistra Enrique Irazoqui, il quale peraltro non ne voleva sapere di interpretare il ruolo del “nemico”, e fu convinto tramite il ricco cachet, che avrebbe potuto essere messo a disposizione della “lotta del popolo”, e tramite la prospettiva di realizzare un Gesù “gramsciano”.
Un abbrivio non troppo “spirituale”, diciamo.

Tutto ciò, tra l’altro, come se la cosa fosse innovativa o curiosa: Gesù in realtà è certamente personaggio proletario e popolare, e quindi avrebbe dovuto per forza essere messo a sinistra… questo almeno se tali contrapposizioni dualistiche avessero avuto un senso per lui, ma ovviamente non le avevano (e infatti Gesù invitava al non giudizio, ossia alla non divisione, alla non dualità).
Comunque, come Cristo e cristianesimo siano finiti per essere associati alla destra e non alla sinistra è uno dei misteri della storia.

Ma proseguiamo: date queste premesse, ne esce fuori un film per forza intellettuale, come lo era il suo regista e il suo attore principale. Intellettuale, dunque freddo e cerebrale. Citazionista al massimo, ma privo di forza interiore. Letteralmente privo.

Risultato questo non solo dell’energia motrice del film, ma anche del fatto di aver messo come protagonista il Gesù meno carismatico della storia.
Amico del regista, non un attore di professione, come tanti altri “attori” del film: anche in questo, forse, si voleva evidenziare una natura proletaria del film, visto che quasi tutti non erano attori professionisti, ma conoscenti del regista o gente del popolo.

Ancora sul “popolarismo”: molte scene sono doppiate con pesanti accenti regionali italiani, cosa che abbinata all’ambientazione completamente italiana del film da un lato rende assai difficile una collocazione palestinese della storia, e dall’altro dà a Il Vangelo secondo Matteo un’impronta molto italiana, e italian-popolare.
Lo stesso Enrique Irazoqui, ossia Gesù, se era figlio di padre spagnolo, era figlio anche di madre italiana, così come era italiana la giovane Maria, etc.

A proposito di Maria: la scelta dell’attrice che impersona Maria adulta dà l’idea dell’inaccuratezza del prodotto: ambientazione lontana da quella originale, attori non professionisti e peraltro non del Vicino Oriente, ma tutti italiani… e Maria adulta che sembra un’anziana di 60-65 anni in luogo della 46enne che avrebbe dovuto essere.

Ma tante altre cose del film sono a dir poco opinabili: per esempio, la scelta di piazzare i discorsi più famosi di Gesù uno di seguito all’altro, come fossero una collezione di dipinti, e ciò al di fuori delle scene di vita e di dialogo in cui sono collocati nei Vangeli.

O ancora, la passione è resa in modo frettoloso e ridicolo, come è ugualmente ridicolo il finale.

Ancora: il commento musicale spesso è messo a sproposito. Magari musicalmente bello, ma messo a sproposito, e spesso risulta essere soverchiante rispetto a immagini e parlato.

Ma la cosa peggiore, lo ripeto ancora, è che si vede che è un film fatto da un intellettuale: manca lo spessore spirituale di Gesù, ossia del personaggio spiritualmente evoluto che era, mentre il film è tutta teoria… per non dire che Gesù sembra un represso che non fa altro che mettersi a strillare.

Insomma, ne Il Vangelo secondo Matteo non si salva quasi niente. Appena qualche primo piano e qualche sfondo… e ovviamente i discorsi di Gesù, il cui senso però si perde nelle pieghe da predicatore di strada che ha assunto il film.

Ossia, il film ha perso tutto il senso del cristianesimo… ma d’altronde se lo è perso anche la Chiesa, per cui nulla di strano che se lo sia perso anche la “sinistra” degli anni "60.

Fosco Del Nero



Titolo: Il Vangelo secondo Matteo.
Genere: drammatico, religioso.
Regista: Pier Paolo Pasolini.
Attori: Enrique Irazoqui, Margherita Caruso, Susanna Pasolini, Marcello Morante, Mario Socrate, Settimio Di Porto, Otello Sestili, Ferruccio Nuzzo, Giacomo Morante,Giorgio Agamben, Ninetto Davoli, Paola Tedesco.
Anno: 1964.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

martedì 25 luglio 2017

Splice - Vincenzo Natali

Il primo film che ho visto di Vincenzo Natali è stato il suo primo lungometraggio, ossia The cube, film di grande successo considerando il fattore esordio e il suo genere davvero strano.
Tuttavia, l’unico suo film ad essere recensito nel blog è Cypher, giacché il precedente lo avevo visto prima dell’apertura del blog.

E ora veniamo al terzo film di Natali che vedo, ossia Splice.

Intanto, vien facile notare che nessuno dei tre titoli è stato tradotto in italiano, non so se per coincidenza o per richiesta del regista, ma tant’è.

La seconda similitudine è la tecnologia, peraltro vissuta sempre in maniera opprimente e negativa, temo evidentemente  caro al regista canadese (ma di evidente origine italiana): in The cube al centro del film vi era una tecnologia a dir poco straordinaria, il cubo per l’appunto; in Cypher si era al centro di un mondo futuristico a metà strada tra realtà e finzione; mentre in Splice siamo alle prese, sempre in un futuro prossimo, con degli studi biologici talmente tanto avanzati da riuscire a creare in laboratorio delle creature non esistenti in natura.

Ecco la trama sommaria di Splice: Clive (Adrien BrodyThe village, Il treno per il Darjeeling, Detachment - Il distacco, Predators, Grand Budapest Hotel) ed Elsa (Sarah Polley; La vita segreta delle parole, Le avventure del barone di Munchausen,  Mr. Nobody) sono una coppia di biologi di grande talento, tanto che sono a capo di un laboratorio di ricerca il cui obiettivo è quello di sintetizzare una proteina utile a sconfiggere praticamente ogni tipo di malattia.
Parallelamente a questo lavoro, che evidentemente per loro non era abbastanza, i due hanno un interesse ulteriore: si dilettano nel creare vita dal niente.
Lo fanno con i due esseri destinati ad essere la “fonte” della loro proteina magica, due esseri informi simili a grossi vermi tozzi. E lo fanno, soprattutto, con un essere nato da un incrocio genetico tra più razze animali, tra cui quella umana, che va oltre ogni loro previsione, divenendo una creatura senziente vera e propria, benché assai strana e anche inquietante.

I due peraltro sono coppia nel lavoro e anche nella vita, e come due novelli Adamo ed Eva si lanciano nella creazione di una terza e nuova creatura… anche in questo caso con la donna che tenta e trascina l’uomo, che non riesce a dirle di no, come fa notare il fratello di lui.
Anche in questo caso, l’esito è imprevisto ed esiziale, a sottolineare la solita morale per cui a giocare a fare Dio non si ottiene nulla di buono.

Il film, peraltro, parte come commedia con elementi sentimentali, e poi man mano muta in drammatico, thriller e persino horror… con una trasformazione eccessiva e poco motivata.

E soprattutto tramite una sceneggiatura davvero poco convincente: come sempre, nei film horror i protagonisti si comportano in modo stupido, cosa davvero poco spiegabile nel caso di due presunti cervelloni come i protagonisti di Splice.

Insomma, l’intera storia non regge… e sto sorvolando sul fatto che venga creata una creatura a metà strada tra l’essere umano, il canguro, lo scorpione, la capra, e qualcos’altro ancora.
E sto sorvolando anche sulla questione sessuale, anch’essa senza senso, messa solo per rendere più torbida la storia… un pessimo segnale per un regista, giacché significa che è alla frutta.

Insomma, Vincenzo Natali sembra aver fatto solo passi indietro dal suo primo film, davvero innovativo e ispirato, tanto che in seguito si è dedicato prevalentemente a serie tv, e non più a film.

Fosco Del Nero



Splice - Vincenzo Natali (film fantascienza)
Titolo: Splice (Splice).
Genere: fantascienza, thriller, drammatico, horror.
Regista: Vincenzo Natali.
Attori: Adrien Brody, Sarah Polley, Delphine Chanéac, David Hewlett, Abigail Chu, Brandon McGibbon, Stephanie Baird, Amanda Brugel.
Anno: 2009.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 18 luglio 2017

Orwell 1984 - Michael Radford

Suppongo che chiunque abbia un’età minima conosca 1984 di Orwell, avendone letto il libro o visto una delle varie conversioni cinematografiche.
Quest’oggi andiamo a vedere proprio una di esse… l’unica girata proprio nel 1984, ossia Orwell 1984.

La trama dovrebbe essere ben nota, ma la riporto ugualmente per sommi capi: scritta nel 1948, la storia di Orwell parla del futuro, di quel 1984 in cui il mondo, successivamente a vari conflitti nucleari, è diviso in tre grandi superpotenze: l’Oceania, l’Eurasia e l’Estasia.

La capitale dell’Oceania è Londra, ed è qua che si svolge il racconto, ed è qua che governa il Grande Fratello, una sorta di apparato totalitario che non tollera alcuna dissidenza e che lavora alacremente ogni giorno, praticamente in un regime di schiavismo diffuso, affinché le persone siano non solo controllate, ma abbiano sempre meno mezzi di resistenza e ribellione…
… a cominciare dalla ribellione interiore, ragion per cui si riscrive la storia, si cancellano certi nomi, si “rieducano” i dissidenti, si modifica la lingua parlata (con la "neolingua"), etc.

Il protagonista della storia è Winston Smith (il sempre ottimo John Hurt; Oxford murders - Il teorema del delittoAlien, Hellboy, Harry Potter e la pietra filosofale, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo), un uomo apparentemente qualunque che nutre alcuni dubbi sul sistema in cui vive.
Così la bella Julia (Suzanna Hamilton), una ragazza più giovane ugualmente dalle tendenze sovversive.
I due si innamorano e iniziano a frequentarsi in segreto, giacché il regime non tollera le unioni tra uomo e donna e sta lavorando anche per eliminare la famiglia (suona familiare?), visto ch’essa è considerata un ostacolo all’imposizione totale della dottrina del Grande Fratello.
Ma l’occhio del Grande Fratello è onnipresente, e i suoi agenti insidiosi, e i due saranno costretti a una dura prova.

1984 di George Orwell è il simbolo della letteratura distopica, così come Utopia di Tommaso Moro è il simbolo-fondatore di quella utopica.
Non c’è molto da dire sulla storia, se non che essa è monito per tutti… e monito attuale, non spostato secoli nel futuro.

Detto brevemente questo, passiamo al film, che conserva l’aria di oppressione, di povertà e di ineluttabilità del libro, e che propone l’ottima interpretazione di Hurt.

Sono numerose le differenze tra film e romanzo, ma tutto sommato son trascurabili, dovute a dettagli, mentre l’anima della storia è integra, ciò che in una conversione filmica è la cosa più importante.
Nel complesso, il film si presenta tanto educativo quanto deprimente.

Chiudo dapprima con alcune considerazioni, e poi con alcune citazioni tratte dall'opera in questione.
Ecco le considerazioni:
- fin dall'inizio del film si assiste a una fortissima manipolazione mediatica,
- il pubblico crede in massa a ciò che viene detto in televisione, anche se palesemente falso,
- il pubblico insulta coloro che gli dicono la verità,
- ogni tanto si sentono gli aggiornamenti sulla "neolingua", con le nuove parole proibite, atte a rendere il linguaggio più mite e inoffensivo, come in generale si cerca di fare col popolo,
- i censori controllano i titoli e i pezzi sui giornali e eliminano o cambiano ciò che non si può dire: vi suona familiare, tra i social network e i mezzi d'informazione?
- nelle diffusioni via radio, tv o megafono si sentono i "pentiti" ammettere le loro colpe, sovente inventate: sono costretti ad autoaccusarsi di aver mentito, quando è il regime che mente,
- è inventato lo "psico-reato", il livello superiore della manipolazione collettiva: le persone iniziano già al livello dei pensieri a sentirsi colpevoli per quello che pensano; è un livello di manipolazione che va oltre l'azione fisica visibile,
- la tv e i megafoni sono ovunque e obbligatori: le persone son così costrette a sentire la manipolazione mediatica ininterrotta,
- mentre i megafoni e le tv si vantano di continuo degli aumenti di produzione, le persone in realtà vivono nello squallore: edifici vecchi, cadenti, sporchi, brutti; ma la realtà non conta, quando la verità viene detta via televisione,
- anche nelle mense pubbliche è tutto uniformato, grigio, triste: mancano del tutto la gioia e lo spirito umano; l'unica libertà che hanno i lavoratori è se acquistare sigarette e alcol... bella libertà,
- nel film c'è la "Lega anti-sesso": la propaganda si vanta della diminuzione del numero dei matrimoni e dell'aumento del numero dei celibi per scelta; quindi meno rapporti sentimentali, umani, meno amore, meno figli (ciò rassomiglia molto alla tendenza attuale alla sessualità distorta e al decremento del numero delle nascite),
- in giro si vede la polizia per controllare le persone:  a piedi, su veicoli e in elicotteri, 
- il popolo stesso, del tutto inconsapevole, chiede la condanna per le persone che il regime indica come ribelli,
- ultimo punto: siamo alle prese con un gruppo di persone che si ritiene il padrone del mondo, che vede gli esseri umani come oggetti e che usa le parole al contrario a scopo manipolatorio: "illuminati", "ordine mondiale", "ministero della verità", "ministero dell'amore", "partito democratico". Nel film, per esempio, il Ministero della Verità è quello in cui si censura la realtà e si fabbrica la propaganda; invece il Ministero dell'Amore è quello in cui si torturano le persone a scopo "rieducativo". 

Ed ecco, di seguito, le citazioni.

"Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato."

"Pensate con le vostre menti."

"Il partito vi ha fatto il lavaggio del cervello: niente di quel che vi dice è vero."

"Niente di quello che fa il partito è buono.
Il partito non serve il popolo: serve sé stesso."

"Il partito vi ha trasformato tutti in stupidi schiavi ossequienti.
Aprite gli occhi: vedete il male che viene compiuto su di voi.
Insorgete, scrollatevi di dosso il giogo che vi opprime. 
Liberatevi dei vostri padroni: sono loro che distruggono la vostra vita."

"Se vi è ancora speranza, è nei prolet: basta che prendano coscienza della loro forza e non avranno bisogno di cospirare."

"La guerra è pace.
La libertà è schiavitù.
L'ignoranza è forza."

"Ci incontreremo nel luogo dove non c'è oscurità."

"C'è la verità e la non-verità: libertà è la libertà di dire che due più due fa quattro.
Concesso questo, il resto viene da sé."

"Sotto i larghi rami del castagno, io ho venduto te e tu hai venduto me."

"Tutto svanisce in una nebbia: il passato è soppresso e la soppressione viene dimenticata.
La bugia diventa verità."

"Non è tanto restare vivi, quanto restare umani che è importante."

"Quello che conta è non tradirci a vicenda."

"Lo scopo della guerra non è la vittoria, ma la continuità.
Lo scopo essenziale del conflitto moderno è la distruzione di quanto prodotto dal lavoro umano.
Come principio, lo sforzo bellico è sempre programmato per tenere la società alle soglie della fame. 
La guerra è scatenata dal gruppo dominante contro i suoi stessi soggetti, e lo scopo non è la vittoria contro il nemico, ma quello di mantenere intatta la struttura della società."

"Una società gerarchica è possibile solo sulla base della povertà e dell'ignoranza."

"Né il passato, né il presente, né il futuro esistono di per sé stessi. 
La realtà è nella mente umana."

"Come fa un uomo ad affermare il suo potere su un altro?
Facendolo soffrire. 
L'obbedienza non basta: il potere infligge dolore e umiliazione, altrimenti non c'è certezza.
Il potere è fare a pezzi una mente umana e poi rimetterla insieme nella nuova forma che tu stesso scegli."

"Il passato è proibito. Perché?
Perché quando separiamo un uomo dal proprio passato lo separiamo anche dalla sua famiglia, dai figli, dagli altri uomini."

"La legge di gravità è una sciocchezza: non esiste questa legge.
Se io penso di volare e tu pensi che volo, io volo davvero."

Fosco Del Nero



Titolo: Orwell 1984 (Nineteen eighty-four).
Genere: drammatico, psicologico, fantascienza, distopia.
Regista: Michael Radford.
Attori: John Hurt, Suzanna Hamilton, Richard Burton, Cyril Cusack, Gregor Fisher, James Walker, Andrew Wilde, David Trevena.
Anno: 1984.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 12 luglio 2017

Elysium - Neill Blomkamp

Dopo aver visto Discrict 9 (2009), non un capolavoro ma comunque un film originale e degno di visione, ormai guardo con interesse ogni film di Neill Blomkamp, di cui difatti avevo già visto il suo terzo film, Humandroid, (2015) piaciutomi comunque decisamente meno del primo.
Sono quindi passato al secondo, Elysium, girato nel 2013, sperando in miglior sorte.

Il successo di District 9 si è fatto sentire in questo secondo film, dotato di un budget e di mezzi decisamente maggiori, come di maggiori rilievo è anche il cast: i due protagonisti centrali sono Matt Damon (DogmaRounders - Il giocatore, La leggenda di Bagger VanceI guardiani del destino, Will hunting - Genio ribelle) e Jodie Foster (Una ragazza, un maggiordomo e una lady, Contact, Inside man, Il silenzio degli innocenti), mentre a fare da contorno abbiamo Alice Braga (Io sono leggenda, Predators, Repo man, La via lattea) e Diego Luna (Y tu mama también, Mister lonely, Dirty dancing 2).

Ecco in grande sintesi la trama di Elysium: siamo nella Los Angeles nel futuro, precisamente nel 2154, e siamo immersi nella povertà, nella sovrappopolazione e nell’inquinamento della Terra di quel periodo.
Mentre il popolo, la gente comune, è rimasta sulla Terra a lottare per la sopravvivenza, comuni operai accanto a criminali e disoccupati, l’élite dell’umanità si è trasferita su Elysium, una stazione orbitante a forma di stella parcheggiata a una certa distanza di sicurezza dal pianeta, e protetta dal Ministro della Difesa Jessica Delacourt, sorta di emblema della suddetta élite dominante, incurante delle sorti del popolino.

Sulla Terra, invece, in una Los Angeles ormai completamente bilingue, anglo-ispanica, cerca di tirare avanti Max Da Costa, operaio con numerosi precedenti penali, tanto da essere tenuto d’occhio dalla polizia, composta interamente di soldati robot (ovviamente molto simili ai robot di Humandroid).

Va da sé che, con tale disparità di tenore di vita, molti terrestri ambiscono ad arrivare su Elysium, ma il viaggio è vietato, e stroncato con forza: le navette illegali vengono distrutte, e chi riesce ad arrivare alla stazione orbitante arrestato e immediatamente riportato sulla Terra.

Nonostante i grandi rischi e il grande costo del viaggio clandestino, tanti cercano di arrivare comunque su Elysium, visto che la stazione possiede una tecnologia di guarigione praticamente universale, e praticamente istantanea (qui sì che siamo nella fantascienza).

Questa è la sorte che tocca allo stesso Max, che per via di un incidente sul lavoro viene bombardato da radiazioni tossiche e può essere guarito solo su Elysium… altrimenti morirà entro pochi giorni.
Ne deriva il viaggio organizzato insieme al suo amico Julio, nel quale verrà coinvolta suo malgrado anche la bella Frey, amica d’infanzia di Max e ora infermiera.

I temi di Elysium sono più o meno gli stessi degli altri due film: una società tecnologicamente più avanzata di quella attuale ma socialmente meno evoluta, con tanti contrasti e tanta violenza. La polizia è robotizzata e violenta essa stessa, tanto che siamo sull’orlo della distopia.
In mezzo a tanta tecnologia, spuntano però dei sentimenti… e ovviamente alcuni ribelli a cui le cose non stanno bene come sono.

Ho già detto del budget superiore: Elysium stacca di gran lunga District 9, ma purtroppo non basta avere più soldi per ottenere un film migliore, tanto che i due se la giocano più o meno alla pari: District 9 prevale per un’idea di fondo decisamente più originale e intrigante, mentre Elysium si fa preferire forse per una tensione scenica maggiore, dovuta anche a un cast di attori nettamente superiore.

In generale, possiamo dire che gli effetti speciali sono convincenti, l’azione pure, lo sfondo socio-politico anche, seppur molto semplificato e per tanti versi naif, e anche le relazioni umane e i drammi risultano interessanti… anche se al film manca qualcosa, proprio come agli altri due.
Qualcosa a livello di atmosfera generale, di complessità del mondo narrato. La mia impressione è che il film sia registrato su uno sfondo superficiale, quasi fosse un cartone disegnato, e non all’interno di un mondo vero e proprio, credibile nella sua ampiezza.

Il mio preferito è ancora District 9, seppur di poco, ma di sicuro Elysium si fa preferire a Humandroid, almeno dal mio punto di vista.

Fosco Del Nero



Titolo: Elysium (Elysium).
Genere: fantascienza, drammatico, azione.
Regista: Neill Blomkamp.
Attori: Matt Damon, Jodie Foster, Sharlto Copley, Alice Braga, Diego Luna, Wagner Moura, William Fichtner, Talisa Soto, Michael Shanks.
Anno: 2013.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 11 luglio 2017

Momo alla conquista del tempo - Enzo D’Alò

Di recente stavo discutendo con una persona del basso livello dell’animazione italiana, non solo se confrontata con mostri sacri come Giappone e Stati Uniti, ma anche se messa di fronte all’animazione dei nostri vicini francesi, tanto per dire, che ci fanno le scarpe, potendo vantare prodotti di livelli ottimo come I figli della pioggiaAzur e Asmar, La bottega dei suicidi, e tanti altri.

Da noi, viceversa, c’è davvero poca roba, e una delle poche cose presenti è Momo alla conquista del tempo, che peraltro non è storia originale, ma una conversione cinematografica, e non di un romanzo italiano, ma tedesco, ossia Momo di Michael Ende

Tra l’altro, si è andati a pescare una storia difficile, che da un lato, come è tipico con Ende, è storia per bambini, ma che dall’altro lato contiene temi esistenziali di una certa portata: vita, tempo, veglia, addormentamento, “signori grigi”…

Pane davvero poco adatto al cinema italiano, e specie a quello di animazione, per cui tradizionalmente i cartoni sono per bambini e basta.
Infatti, duole dirlo, Momo alla conquista del tempo è un prodotto davvero mediocre, e anzi men che mediocre.

Intanto, per il livello grafico: il film è del 2001, periodo in cui altri autori e paesi hanno sfornato film d’animazione di alto livello (per dirne una, è del 2001 il capolavoro La città incantata), e invece noi sforniamo una prodotto davvero scarso dal punto di vista tecnico…

… e inoltre lo impoveriamo dei suoi contenuti esistenziali, facendone una storiella per bambini, per l’appunto, con un tono assai naif, laddove nel libro si respirava una certa inquietudine, e si intuivano certi messaggi per precisi.

Sono state poi effettuate delle modifiche rispetto al libro: nomi cambiati, situazioni cambiate, atmosfera cambiata.

Insomma, davvero non ci siamo.
Con tutto che il romanzo Momo non mi aveva fatto impazzire, specie se messo a confronto con l’opera principale di Michael Ende, ossia La storia infinita, eppure questo film non gli rende affatto giustizia.

A dirla tutta, solo il disegno di Momo basta a bocciare questo lavoro.
Senza contare che nel film essa è una bambina qualunque, mentre nel romanzo è introdotta in modo ben diverso.
Ma vabbé, si voleva fare un prodotto d’animazione infantile, come sempre qua da noi, e lo si è fatto a dispetto dell'opera originale.

Anche sul versante audio siamo messi male: doppiaggio non all’altezza, e colonna sonora fuori luogo.
Peccato.

Fosco Del Nero



Titolo: Momo alla conquista del tempo.
Genere: animazione, fantastico.
Regista: Enzo D’Alò.
Anno: 2001.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

martedì 4 luglio 2017

Non è mai troppo tardi - Rob Reiner

Quest’oggi vi propongo il film di Non è mai troppo tardi, girato nel 2007 e diretto da Rob Reiner, che mi ricordo per il mitico La storia fantastica.

Si tratta di un film a metà tra commedia e drammatico: è commedia giacché i due protagonisti, Morgan Freeman e Jack Nicholson, non fanno altro che farsi battute a vicenda, punzecchiarsi e divertirsi; ed è drammatico perché in esso si affrontano argomenti seri e dolorosi, come la malattia e la morte.
E anche le difficoltà relazionali, ma questo più di striscio.

Veniamo alla trama sommaria del film, che dura circa 90 minuti (il film, non la trama sommaria, state tranquilli): Carter Chambers (Morgan Freeman; A spasso con Daisy, Le ali della libertà, Lucy, Una settimana da Dio, Un'impresa da Dio) è un uomo sereno e tranquillo, assai colto e anche saggio, pur nel suo ruolo sociale modesto; invece Edward Cole (Jack Nicholson; Le streghe di Eastwick, Qualcosa è cambiato, L’ultima corvè, L’onore dei Prizzi, Shining, Qualcuno volò sul nido del cuculo) è un uomo di grande successo, estremamente ricco e altrettanto burbero. 
Il caso vuole che i due si trovino nella stessa stanza di ospedale, entrambi alle prese con una grave malattia, che lascerà a entrambi poco tempo di vita.

I due uomini decidono quindi di vivere al massimo i mesi che rimangono loro, mettendo a buon frutto il capitale di Edward, visitando mezzo mondo e facendo tutte le cose che avrebbero voluto fare prima di morire.

Non è mai troppo tardi si compone in pratica di due elementi.
Il primo è la coppia Morgan Freeman-Jack Nicholson, che funziona. D’altronde, sono due grandi attori, e sono credibili nel loro rapporto esperienziale e ridanciano (tra i due si inserisce ogni tanto Sean Hayes, il coprotagonista della serie tv Will & Grace).

Il secondo è la varietà scenografica del film, cosa che gratifica l’occhio dello spettatore: si va dalle Piramidi al Taj Mahal, nonché su montagne innevate e in tanti altri posti.

Dunque, ci si diverte abbastanza, e vi è bellezza visiva… vi sarebbe anche una terza componente, ma a mio avviso è la meno riuscita delle tre: il film vorrebbe essere anche didattico, uno di quei film con una morale e un senso profondo, ma in questo non riesce, nel senso che si limita a luoghi comuni e all'ugualmente comune "viviamo la vita per quanto ci è possibile", senza essere davvero evolutivo.
Ma magari qualcuno avrà pur bisogno di tale livello comunicativo e ne sarà ispirato, per cui ok.

Di mio, mi limito alla componente umoristica, discreta, e a quella visiva, interessante e variopinta, anche se al film essenzialmente manca una sceneggiatura importante nonché dei contenuti rilevanti per essere un film di grande spessore.

Comunque, Non è mai troppo tardi è un prodotto sufficiente-discreto, per chi volesse…

Fosco Del Nero



Titolo: Non è mai troppo tardi (Never too late).
Genere: commedia, drammatico.
Regista: Rob Reiner.
Attori: Jack Nicholson, Morgan Freeman, Sean Hayes, Beverly Todd, Rob Morrow, Alfonso Freeman, Serena Reeder.
Anno: 2007.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

Il mondo dall'altra parte