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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

venerdì 28 febbraio 2014

La tela di Carlotta - Gary Winick

Non mi ricordo perché mi ero segnato il titolo de La tela di Carlotta, il film recensito quest’oggi sul blog.
Di sicuro non per il regista, visto che il nome di Gary Winick non mi diceva niente, e in effetti la sua filmografia non ha nulla di notevole.

Più probabile per la presenza nel cast della giovanissima Dakota Fanning, sorta di enfant prodige del cinema americano, che pur giovanissima ha già all’attivo un certo curriculum, tra cui film come Mi chiamo Sam, La guerra dei mondi, Push, i vari Twilight.

Ne La tela di Carlotta interpreta il ruolo della piccola Fern Arable, che si intenerisce di fronte al cucciolo più debole di una cucciolata di maialini e, piuttosto che destinarlo al macello come era intenzionato a fare il padre, praticamente lo adotta, iniziando un vero e proprio rapporto di amicizia. 
Il maialino si chiama Wilbur, e insieme a lui conosceremo gli altri animali della fattoria degli Zuckerman, gli zii di Fern ai quali viene affidato il maiale una volta divenuto troppo grande per essere tenuto in casa.
E, sorpresa, si tratta di animali parlanti, molto umanizzati quindi: cavalli, mucche, oche, topi… e anche un ragno, che poi è la Carlotta del titolo del film.
I suddetti animali, presi a compassione per il destino dei maialini primaverili (e quindi anche di Wilbur), che normalmente non arrivano a vedere il Natale, cercano di escogitare un modo per salvargli la vita… e sarà proprio Carlotta la principale regista di tale disegno…

La tela di Carlotta è tratto dall’omonimo libro di E.B. White, scritto nel 1952 e diventato un classico per l’infanzia… che però io non conoscevo.
Tanto classico che era già stato girato, negli anni "70, un film tratto da esso, ovviamente meno tecnologico di questo, il quale sfruttando i mezzi moderni mischia recitazione e computer grafica per i vari animali parlanti.

Il risultato è un film veramente dolce, a tratti irresistibile, che dietro una storia fantastica e infantile nasconde principi esistenziali importanti: il rispetto per la vita in tutte le sue forme (il maiale, il ragno, etc), l’amicizia inter-razziale e inter-specie, la bellezza della natura, la bellezza e la specialità di ogni cosa, anche la più scontata e semplice.

A questo riguardo non posso non inserire nella recensione il dialogo con il padre durante il quale la bambina salva la vita al maialino appena nato.
"Che vuoi farci? Va' a dormire."
"Non lo ucciderai, vero?"
"È il più gracile. E ora vai a letto."
"No, non è giusto. Che colpa ha se è nato piccolo? Se nascevo piccola uccidevi anche me?"
"Certo che no: una cosa è una bambina e un'altra è un maialino gracile."
"Non c'è differenza; è ingiusto e scorretto. Come puoi essere così crudele?"

E aggiungo anche altre due citazioni.
"A volte quando prendi due cose ordinarie e le metti insieme al momento giusto, c'è la possibilità che le due cose diventino meno ordinarie."

"A quella primavera se ne aggiunsero molte altre, e tutto perché qualcuno, osservando una creatura umilissima, aveva colto la sua grazia, la sua bellezza e la sua nobità."

In conclusione, La tela di Carlotta è un film che ha più di un motivo per essere visto, e che dunque consiglio ai miei lettori.
Nel caso, buona visione.

Fosco Del Nero



Titolo: La tela di Carlotta (Charlotte's web).
Genere: fantastico, commedia.
Regista: Gary Winick.
Attori: Dakota Fanning, Essie Davis, Kevin Anderson, Louis Corbett, Robyn Arthur, Julian O'Donnell.
Anno: 2006.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 26 febbraio 2014

Push - Paul McGuigan

Quando mi imbatto in un film originale sono sempre contento.
Push è uno di questi: si tratta di un film del 2009 di genere fantastico, con una trama piuttosto intricata e dei personaggi interessanti.

Ecco in breve la trama di Push: in un futuro prossimo vi sono delle persone con dei poteri paranormali: chi può prevedere il futuro (più o meno bene), chi può spostare gli oggetti con la forza del pensiero (più o meno bene), chi può manipolare le menti altrui (più o meno bene), chi può creare illusioni ottiche (più o meno bene), etc…

La storia si svolge ad Hong Kong, laddove si è nascosto un gruppo di persone esp che vuole sfuggire all’organizzazione governativa statunitense della Divisione, formata a sua volta da esp particolarmente dotati e allenati, che stanno dando la caccia a un farmaco in grado di potenziare i poteri degli esp in modo da renderli dei veri e propri soldati psichici.

Kira Hudson (Camilla Belle; 10.000 ac), manipolatrice mentale, è una ragazza sfuggita alla Divisione e ai suoi esperimenti, e rifugiatasi nell’enclave cinese, così come Nick Gant (Chris Evans; I fantastici quattro, London, Sunshine), telecinetico, e Cassie Holmes (la bravissima Dakota Fanning; La tela di CarlottaLa guerra dei mondi, New moon - Twilight 2), adolescente veggente.
Obiettivo dei tre: recuperare la valigetta contenente il potente farmaco prima della Divisione… e prima della Mafia cinese, anch’essa assai interessata all’oggetto in questione e assai ben messa in quanto a poteri mentali.

Il tutto in un gioco di profezie che vengono confermate o modificate dagli eventi, di scene d’azione, di macchinazioni e contromacchinazioni, in una sorta di grande partita a scacchi esp con tre contendenti e l’evoluzione della storia molto incerta.

Come intuibile, Push è un film molto vivace, tanto nella trama (con vari veggenti e manipolatori in azione), quanto nell’aspetto visivo-spettacolaristico (con tanti telecinetici e sterminatori, ossia coloro in grado di provocare lacerazioni fisiche grazie a una voce intensa e forte), e non annoia in nessun momento, un po’ per la componente fantastica, un po’ per la componente spettacolaristica, un po’ per la componente sentimentale, peraltro più tenera di quanto si potrebbe immaginare.

Inoltre è uno di quei film che dà allo spettatore la sensazione di essere sul posto, o comunque di guardare molto da vicino, e che poi, a giochi finiti, lascia un leggere senso di mancanza, come se si avesse voluto averne di più, sintomo inequivocabile di buon prodotto.

Insomma, a me Push è piaciuto; se vi va vedete se piace anche a voi.

Fosco Del Nero



Titolo: Push (Push).
Genere: fantastico, drammatico.
Regista: Paul McGuigan.
Attori: Chris Evans, Dakota Fanning, Camilla Belle, Cliff Curtis, Djimon Hounsou, Maggie Siff, Nate Mooney, Joel Gretsch, Neil Jackson, Scott Michael Campbell.
Anno: 2009.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

martedì 25 febbraio 2014

Non avere paura del buio - Troy Nixey

Quando ero ragazzino i film horror mi piacevano molto, mentre da grande ho ridotto di molto la loro visione, un po’ perché meno interessato al genere, un po’ perché ho la sensazione che la qualità media degli horror nel frattempo prodotti sia drasticamente calata.

Purtroppo, il film di oggi non fa che confermare la mia sensazione… con tutto che è un film che ho trovato consigliato da qualche parte in rete, e che dunque avrebbe dovuto essere uno dei migliori prodotti degli ultimi anni: parlo di Non avere paura del buio, film del 2011 di Troy Nixey

I protagonisti, invece, sono tre: Guy Pearce, che interpreta un padre un po’ distratto e focalizzato sul lavoro (tanto da non avere molto tempo da dedicare al fatto che la casa in cui è appena andato a vivere ci sono dei mostri), Bailee Madison, che interpreta la di lui figlia di 8-9 anni, e Katie Holmes, l’indimenticata Joey di Dawson’s Creek, che interpreta la di lui giovane fidanzata.

I tre si trasferiscono in una bellissima villa di campagna, peraltro ristrutturata proprio dalla coppia, che si occupa di architettura e arredamento… ma sono subito alle prese con fenomeni bizzarri. 
Dapprima l’attento padre dà la colpa di quanto succede alla figlia (che tra l’altro è una delle bambine più imbronciate e musone che abbia mai visto, probabilmente poco adatta alla parte assegnatale); poi la sua fidanzata si accorge che in effetti c’è qualcosa che non va… e infine il gioco si fa duro…

Non avere paura del buio è uno di quei film che non puoi proprio apprezzare: da un lato parte da una sceneggiatura banalissima, la solita casa infestata in cui va ad abitare l’ignara famiglia; mentre dall'altro lato racchiude una montagna di cliché, dalla cantina infestata, ai protagonisti tonti che pur sapendo di essere in pericolo non stanno insieme e vanno in giro rigorosamente da soli, non chiamano nessun per chiedere aiuto, etc etc.

L’unica cosa bella del film, stringi stringi, è la fotografia, che si distingue in positivo fin dall’avvio, cosa che non sorprende, visto che il regista è in realtà un artista grafico qua alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa, e che il film è prodotto da Guillermo Del Toro (di quest’ultimo ho già recensito il bellissimo Il labirinto del fauno e il discreto La spina del diavolo).

Insomma, Non avere paura del buio è un flop, e non merita il tempo che vale per vederlo.
Tanto più che Katie Holmes è pure invecchiata non troppo bene!

Fosco Del Nero



Titolo: Non avere paura del buio (Don't be afraid of the dark).
Genere: horror.
Regista: Troy Nixey.
Attori: Katie Holmes, Guy Pearce, Bailee Madison, Alan Dale, Jack Thompson, Edwina Ritchard, Dylan Young, Eliza Taylor-Cotter, Julia Blake.
Anno: 2011.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 21 febbraio 2014

Non fidarti della str**** dell'interno 23 - Nahnatchka Khan

Non fidarti della str**** dell'interno 23 parte già in modo originale, con un titolo decisamente insolito, peraltro fedele traduzione del titolo americano, e si fa notare fin da subito per essere una sit-com particolare, per diversi motivi.

Intanto, per il suo stile veramente poco politically correct, cosa che ci si poteva pure aspettare da una serie tv con un titolo del genere.

In secondo luogo, per la presenza in essa di James Van Der Beek, il noto Dawson di Dawson’c creek, che interpreta se stesso… anche se spero per lui che il suo carattere reale sia diverso.

In terzo luogo, perché è uno di quei rari casi in cui un coprotagonista, in questo caso Krysten Ritter-Chloe, è infinitamente più carismatico e più in parte del protagonista, in questo caso Dreama Walker-Jane.

Anzi, si può tranquillamente dire che il personaggio di Chloe, che sembra letteralmente dipinto sulle fattezze della brava Krysten Ritter, è il motore centrale della serie.

Serie che ha pro e contro.
Nei pro vanno certamente messi una certa vivacità di fondo, l’interpretazione della suddetta Krysten Ritter, e dei temi spesso originali.

Tra i contro, il fatto che spesso sono affrontati in modo eticamente discutibile, nonché il fatto che, stringi stringi, la serie si riferisce a pochi attori, dimostrandosi per certi versi limitata.

E forse non è un caso che, dopo un avvio promettetente, che le aveva fatto guadagnare persino dei premi, la serie sia stata cancellata dopo la seconda stagione, per un totale di appena 26 episodi.

Il peccato è legato soprattutto al fatto che il personaggio di Chloe non fosse inserito in un prodotto-progetto più ambizioso e di spessore.
Vabbè, accontentiamoci di questo, e nel caso stiate cercando una sit-com discretamente divertente, piuttosto originale e decisamente poco politically correct, sappiate che Non fidarti della str**** dell'interno 23 potrebbe fare al caso vostro.

Fosco Del Nero



Titolo: Non fidarti della str**** dell'interno 23 (Don't trust the b**** in apartment 23).
Genere: serie tv, commedia, comico.
Ideatore: Nahnatchka Khan.
Attori: Dreama Walker, Krysten Ritter, James Van Der Beek, Michael Blaiklock, Eric André, Liza Lapira, Ray Ford.
Anno: 2012-2013.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 19 febbraio 2014

Mangia, prega, ama - Ryan Murphy

Dopo la prima delle tre parti del film ero seriamente intenzionato ad assegnare un votaccio a Mangia, prega, ama, il film recensito quest’oggi, da cui mi aspettavo molto perché mi era stato segnalato come film dai contenuti importanti e che, sulle prime, mi era sembrato un coacervo di banalità sull’Italia nonché di banalità sul senso della vita.

Dopo tale prima parte (quella ambientata in Italia, con New York che è l’introduzione della storia, peraltro trasposizione del romanzo di Elizabeth Gilbert), la situazione migliora con la seconda parte, ambientata in India, mentre si eleva ulteriormente con la terza parte, quest'ultima ambientata a Bali, in Indonesia.

Andiamo dunque alla trama di Mangia, prega, ama: Julia Roberts interpreta proprio Elizabeth Gilbert, una giovane donna americana alle prese con una crisi esistenziale. Il suo matrimonio è in crisi e la sua vita le sembra senza senso. Anche il tentativo sentimentale con un nuovo e più giovane uomo non produce buoni frutti, tanto che la donna decide di fare un viaggio per il mondo alla ricerca di se stessa.

Prima tappa: l’Italia… che sarebbe il “mangia” del titolo.
Questa parte del film è quasi ridicola ed è solamente una sfilata di ricette e monumenti, circondati da personaggi che rappresentano tutto tranne che l’Italia. In particolare, non ho mai visto dei romani meno romani di quelli visti nel film.
Comunque, il senso di questa fase del film sarebbe il recupero della voglia di vivere.

Seconda tappa: l’India… che sarebbe il “prega”. 
Qua la protagonista si accosta alla meditazione e alla preghiera e affronta i suoi demoni interiori, aiutata anche da Richard, un uomo che è passato da un percorso simile prima di lei e che le fa in pratica da stampella, pur non essendo neanche lui del tutto stabile e forte; c'è comunque un passo avanti perché si inizia il percorso interiore, dopo aver esplorato il mondo di fuori ed avendone goduto.

Terza tappa: l’Indonesia… che sarebbe l’“ama”.
Indonesia si fa per dire, visto che Elizabeth si innamora di un uomo brasiliano (interpretato dal bravo Javier Bardem), per cui questa terza tappa è metà Bali e metà Brasilia, e non a caso si cerca di conciliare la spiritualità interiore con l'amore esteriore.

Se si riesce ad andare oltre la copertina patinata e piuttosto goffa dell'introduzione e della prima parte, si potrà godere di scene e dialoghi ben più ispirati di quelli dell’avvio del film, il quale peraltro dura parecchio, quasi due ore e venti minuti.

La mia recensione di Mangia, prega, ama termina qui, mentre il resto sono dialoghi estrapolati dal film. Alcuni di essi sono veri e propri concetti di crescita personale… i quali, come tutte le cose della vita, verranno recepiti solo dagli spettatori pronti.

“Ero senza lavoro e alla disperata ricerca di qualcosa, e avevo la sensazione che stessi cercando in tutti i posti sbagliati.”
“Cosa cercavi?”
“Dio.”

“La sola vera trappola è restare attaccati a ogni cosa.”

“Non guardare mai il mondo con la testa: guardalo col cuore.
In questo modo, conoscerai Dio… è il motivo per cui sei qui, no?”

“Tutti vogliamo che le cose restino uguali. Accettiamo di vivere nell’infelicità perché abbiamo paura dei cambiamenti e delle cose che vanno in frantumi. La sola vera trappola è restare attaccati a ogni cosa."

“Le rovine sono un dono: la distruzione è la via per la trasformazione.” 

“La stanza da meditazione è dentro di te. Devi imparare a scegliere i pensieri allo stesso modo in cui scegli i vestiti ogni giorno: questo è un potere che puoi coltivare. 
Lavora sulla mente: è l’unica cosa che devi controllare. Se non riesci a dominare i tuoi pensieri sei nei guai per sempre. Smettila di provarci, arrenditi. Ferma la tua mente e guarda che succede. 
Perché non guardi che succede e basta?”

“Lascia che quel qualcuno di cui ti sei innamorata ti manchi. Inviagli luce e pensieri d’amore ogni volta che pensi a lui e poi lascialo perdere. Sai, se tu potessi liberare nella tua mente tutto lo spazio che usi per ossessionarti con quel tizio avresti un vuoto con una porta aperta… e sai cosa fa l’universo con quella porta aperta? Ci entra dentro. 
Dio ci entra dentro, e ti riempie tutta d’amore come non ti sogni nemmeno.”

“Avrai la capacità, un giorno, di amare il mondo intero.”

“Se vuoi arrivare al castello, devi passare a nuoto il fossato.”

“Non durerà per sempre.
Niente dura.”

“Aspettare che lui ti perdoni è una perdita di tempo.
Perdona te stessa.”

“La grande verità di tutta l’avventura qui in India sta in una frase: Dio risiede in voi, è voi. A Dio non interessa vedere come appare e si comporta una 'persona spirituale'. Dio risiede in me, è me.”

Ketut, lo sciamano di Bali, disegna una croce e poi dice ad Elizabeth: “Abitanti di Bali credono, per essere felice, devi sapere dove sei, in ogni momento. Questo è equilibrio perfetto, proprio al punto tra cielo e terra: non troppo Dio, non troppo io. Altrimenti, vita troppo pazza; tu perdi equilibrio, tu perdi potere. Mattino, fai una meditazione come in India: seria, molto seria. Giorno, tu godi Bali. Fine di giorno, fai meditazione molto semplice: tu siedi in silenzio e sorridi, con faccia, sorridi con mente, sorridi con fegato.”

Ancora lo sciamano di Bali in azione, con il suo inglese balbettante (che ovviamente diventa un italiano balbettante): “Tu no guarito ferita, ora tu paura di aprire tuo cuore. Tu paura che dolore viene ancora da te. Solo modo di guarire è fiducia.”

“Alla fine sono arrivata a credere in una ricerca che io chiamo “la fisica dell’anima”, una forza della natura governata da leggi reali quanto la forza di gravità. La regola di questo principio funziona più o meno così: se sei abbastanza coraggiosa da lasciarti dietro tutto ciò che è familiare e confortevole, e che può essere qualunque cosa, dalla tua casa a vecchi rancori, e partire per un viaggio alla ricerca della verità, sia esterna che interna, se sei veramente intenzionata a considerare tutto quello che ti capita durante questo viaggio come un indizio, se accetti tutti quelli che incontri strada facendo come insegnanti, e se sei preparata soprattutto ad affrontare e perdonare alcune realtà di te stessa veramente scomode… allora la verità non ti sarà preclusa.”

Nel caso, buona visione con Mangia, prega, ama… e resistete alla prima parte del film.

Fosco Del Nero



Titolo: Mangia, prega, ama (Eat, pray, love)
Genere: commedia, sentimentale, psicologico, esistenziale.
Regista: Ryan Murphy.
Attori: Julia Roberts, Javier Bardem, James Franco, Richard Jenkins, Viola Davis, Billy Crudup, Arlene Tur, Tuva Novotny, Lidia Biondi, Luca Argentero.
Anno: 2010.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 17 febbraio 2014

X-Files - Voglio crederci - Chris Carter

Sono stato un grande fan della serie tv X-Files… e non avrebbe potuto essere altrimenti, data la mia grande propensione, fin da adolescente, per il mistero e il paranormale.

Dopo che la serie terminò, con mio grande dispiacere, vedetti il film spin-off che la seguì, intitolato semplicemente X-Files - Il film, ma solo adesso ho visto il secondo film sequel della serie, questo intitolato X-Files - Voglio crederci.

Anzi, a dirla tutta neanche sapevo di questo secondo film, girato nel 2008 e quindi relativamente recente.
Tanto che i due protagonisti, David Duchovny (l’agente Fox Mulder) e Gillian Anderson (l’agente Dana Scully), risultato, ovviamente, piuttosto invecchiati rispetti agli inizi della serie tv, nell’ormai lontano 1993.

Ma il problema di questo film non è certo il fatto che gli attori protagonisti sono invecchiati, ma il fatto che la sceneggiatura è piuttosto banalotta e noiosa, e che non ripropone neanche un brandello del fascino degli episodi della storica serie tv.

Anzi, persino i temi centrali di X-Files, ossia alieni e congiure, sono stati messi da parte in favore di una esplorazione psicologica dei personaggi a cavallo tra scienza e fede, con i soliti fautori dell’una o dell’altra, anche esternamente alla coppia Mulder-Scully.

Coppia che peraltro è davvero coppia in questo frangente, con i due che si baciano e che dormono assieme, altro elemento che, dal mio punto di vista, stona con la vecchia atmosfera di tensione (perché nella serie c’era tensione sessuale irrisolta, cosa che contribuiva alla tensione generale).

Insomma, questo lavoro di Chris Carter mi ha piuttosto deluso, devo dire.

Accenno alla trama giusto per la cronaca: un agente dell’Fbi contatta Dana Scully, che ha rotto col suo passato investigativo dedicandosi alla medicina, per rintracciare Fox Mulder, che nel frattempo era stato espulso dall’Fbi con una serie di pesanti accuse a suo carico, per chiedergli di contribuire ad una difficile indagine, nella quale c’entra anche un sensitivo… che peraltro è un prete pedofilo.

Indagini e visioni, scienza e fede, peccato e moralità: X-Files - Voglio crederci gioca su queste dicotomie… ma gioca male, e il film è piatto e noioso persino per un accanito fan di Mulder e Scully come il sottoscritto.

Fosco Del Nero



Titolo: X-Files - Voglio crederci (The x-files: I want to believe).
Genere: fantastico, drammatico, thriller.
Regista: Chris Carter.
Attori: David Duchovny, Gillian Anderson, Amanda Peet, Billy Connolly, Xzibit, Adam Godley, Alex Diakun, Mitch Pileggi, Callum Keith Rennie.
Anno: 2008.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 14 febbraio 2014

Gremlins - Joe Dante

Credo non vi sia bisogno di presentare il film Gremlins… almeno a svariate generazioni, dal momento che fin da subito si è segnalato come film originale ed evocativo, e nei decenni è divenuto un film cult del genere fantastico-surreale.

Per il film, peraltro, potrebbe parlare il curriculum stesso dei suoi realizzatori: Chris Columbus lo ha scritto, Joe Dante lo ha diretto e Steven Spielberg lo ha prodotto.

Columbus, per chi non lo sapesse, ha scritto la sceneggiatura di film culto come I Goonies, Piramide di paura, mentre ha diretto film come Harry Potter e la pietra filosofale, L'uomo bicentenario, Mamma ho perso l'aereo, Mrs. Doubtfire

Spielberg ha diretto o prodotto talmente tanti film di qualità da non poterli menzionare tutti (al volo, cito Lo squalo, Incontri ravvicinati del terzo tipo, I predatori dell'Arca perduta, E.T., Jurassic park).

Joe Dante, infine, vanta un allunga carriera tra cinema e serie televisive, pur con risultati meno eccellenti rispetti agli altri due colleghi citati.

Ma torniamo a Gremlins: Billy per natale riceve in regalo dal padre un mogwai, un tenero e simpatico animaletto, di nome Gizmo, che però ha un paio di lievi controindicazioni: se esposto ala luce del sole muore, se bagnato dall’acqua si moltiplica per partenogenesi e se nutrito dopo mezzanotte diventa cattivo (diventa un gremlin, per l’appunto).

Va da sé che vengono violati tutti e tre, con conseguenze piuttosto disastrose per la cittadina in cui vivono i protagonisti.

Tanto che il film è una via di mezzo tra la commedia, persino sentimentale in alcuni tratti (il rapporto fraterno tra Billy e Gizmo, la storia d’amore tra Billy e Kate), e l’horror… con tutto che inizialmente la sceneggiatura di Columbus era decisamente più horror, con tanto di scene piuttosto forti. Che sono state messe da parte su parere di Steven Spielberg, il quale probabilmente ebbe ragione, dato il grande successo del film, sia ai botteghini che negli anni seguenti.

Gremlins è uno di quei film che rimangono certamente nella memoria, anche se lo scorrere del tempo ne ha attutito almeno in parte il fascino.
Di mio, non mi fece impazziere quando lo vidi per la prima volta da bambino-ragazzino, né mi ha fatto impazzire ora che l’ho rivisto.

Comunque, è un pezzo di storia del cinema, e anche un pezzo originale, per cui la sufficienza se la merita tutta, e certamente in molto lo avranno gradito più di me.

Fosco Del Nero



Titolo: Gremlins (Gremlins).
Genere: fantastico, commedia, horror.
Regista: Joe Dante.
Attori: Zach Galligan, Keye Luke, Phoebe Cates, Hoyt Axton, Frances Lee McCain, Dick Miller, Scott Brady, Polly Holliday, Glynn Turman,John Louie.
Anno: 1984.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 12 febbraio 2014

Firefly - Joss Whedon

Firefly è una serie televisiva che ha avuto poca fortuna, nonostante dalla sua avesse una buona qualità e un nome importante dietro: quello di Joss Whedon, già creatore di serie di successo come Buffy l'ammazzavampiriDollhouse, Angel, The office, Glee,

... nonché sceneggiatore di film importanti come Waterworld, ToystoryAlien - La clonazione, Titan A.E., Atlantis - L'impero perduto, The Avengers o Quella casa nel bosco, non a caso famoso per essere una mente originale e brillante.

Tuttavia, nonostante buona qualità e pedigree, la serie ha chiuso i battenti dopo una sola stagione, senza un finale e con svariate questioni in sospeso, cui si è cercato di rimediare poi con Serenity, sorta di film conclusivo… che curiosamente in Italia è giunto prima della serie tv.

Ecco la trama sommaria di Firefly: siamo nello spazio, e ci siano dopo la guerra civile tra l’Alleanza e gli Indipendentisti, vinta dalla prima. Il sergente Malcom Raynolds, persa la guerra tra le fila del secondo gruppo, si converte in capitano di una nave mercantile, la Serenity, modello Firefly, e mette su un equipaggio: la sua storica compagna d’armi Zoe, il pilota Wash, il meccanico Kaylee, il mercenario Jayne e Inara, prostituta d’alto borgo che ha affittato uno dei vascelli dell’astronave.

Al gruppo si aggiungeranno presto il pastore Book e la coppia di fratello e sorella Simon e River, il primo medico e la seconda un genio vittima di esperimenti al cervello da parte di spietati scienziati dell’Alleanza e ora squilibrata, pur se fondamentalmente dolce.

Essenzialmente ogni puntata della serie è dedicata a un’avventura legata al lavoro della Serenity, un lavoro che oscilla tra il lecito commercio e il contrabbando, col capitano Raynolds che cerca di barcamenarsi e tirare avanti per il beneficio di tutti.

Il genere di Firefly è curioso: le premesse sono ovviamente fantascientifiche, tra astronavi, viaggi spaziali, vari pianeti e tecnologia avanzata, tuttavia buona parte della scenografia è di genere western, motivato dal fatto che i pianeti al confine del sistema stellare in cui si svolge la storia son spesso tecnologicamente arretrati… e a quanto pare affascinati dallo stile western.

Interessante il ruolo delle accompagnatrici, che i più nella storia giudicano come semplici prostitute, ma che in realtà son più educatrici e maestre sessuali: esse sono iscritte a un albo, hanno delle regole ferree cui attenersi e si scelgono con cura i loro clienti, ricordando in ciò, almeno in parte, il ruolo delle prostitute sacre dell’antichità. Impossibile non notare, nel ruolo suddetto, la bellissima Morena Baccarin, indimenticabile nel ruolo di Anna in V- Visitors… e che si fa ricordare bene anche nel ruolo di Inara in Firefly.
Alla serie in questione ha partecipato anche Alan Tudyk, curiosamente anch'egli nel ruolo di un alieno-rettile (ruolo di alieno che, curiosamente, replicherà nell'altra serie Resident alien: evidentemente ha una faccia da alieno...).

Tra gli altri protagonisti, ottimo Nathan Fillion, e di mio non posso non citare la giovane Jewel Staite, personaggio secondario di quella che è una delle mie serie preferite in assoluto, la splendida Wonderfalls… anch’essa, ahimè, durata pochissimo per via di scarsi ascolti negli Stati Uniti (in cui il pubblico evidentemente apprezza più le storie stereotipate e melodrammatiche piuttosto che quelle originale e brillanti).

In generale comunque i personaggi di Firefly son tutti molto ben caratterizzati e il casting ben fatto. Un peccato che la serie non abbia avuto qualche altra stagione per svilupparsi (anche se a dire il vero non c’era uno scopo di fondo nel plot principale e forse proprio la mancanza di una "tensione" generale ha determinato il suo scarso successo).

Fosco Del Nero 



Titolo: Firefly (Firefly).
Genere: serie tv, fantascienza, western, commedia.
Ideatore: Joss Whedon.
Attori: Nathan Fillion, Gina Torres, Alan Tudyk, Morena Baccarin, Adam Baldwin, Jewel Staite, Sean Maher, Summer Glau, Ron Glass.
Anno: 2002-2003.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.



lunedì 10 febbraio 2014

Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera - Kim Ki-Duk

Oggi recensisco un film coreano: Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera, diretto da Kim Ki-Duk e uscito nel 2004.
Il titolo del film già suggerisce che tipo di prodotto ci troveremo di fronte: qualcosa legato alla ciclicità e allo scorrere del tempo.

Il film peraltro è proprio diviso in cinque parti, rappresentanti ognuna una fase della vita umana, incarnata visivamente dall’esperienza di un monaco adulto, il maestro, e di un monaco bambino, il suo giovane discepolo.
I due vivono in uno scenario naturale tanto bello quanto inusuale: un piccolo eremo in legno di pochi metri quadri in mezzo a un lago, a sua volta sprofondato in una vallata di montagna.

Nella prima parte della storia (sto per riportare in sintesi quanto accade: se non vuoi saperlo interrompi la lettura) il maestro insegna al bambino i principi della vita, in primis il rispetto per ogni creatura vivente. In questa parte a far loro compagnia c’è un cane.

Nella seconda parte il bambino, fattosi ragazzo, si invaghisce di una ragazza andata da loro per guarire da una malattia, tanto che, quando lei se ne va perché guarita, se ne va anche lui. In questa fase nell’eremo c’è un gallo.

Nella terza parte, il ragazzo, fattosi uomo, torna dal suo vecchio maestro per sfuggire al tentativo di arresto per l’omicidio di sua moglie, innamoratasi di un altro. Il maestro gli dà come compito l’iscrizione del sutra del cuore nel pavimento dell’eremo galleggiante, e poi lo lascia alla giustizia ordinaria. Ora c’è un gatto. 

Nell’ultima stagione dell’anno, l’inverno, nell’eremo è rimasto solo il maestro, adesso anziano, che, capito di aver assolto il suo compito terreno, si toglie la vita. Fa la sua comparsa ora un serpente, che si insedia dentro la costruzione in legno.

Nella nuova primavera, l’allievo torna all’eremo, scontata la sua pena detentiva. Si accorge della morte del maestro e, risistemando il posto, trova un manuale di arti marziali, che inizia a praticare. Nell’eremo c’è ora una tartaruga… e anche un nuovo monaco bambino, col ciclo educativo che rinizia.

Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera può vantare una fotografia molto bella, e anche un senso di curiosità diffuso che riesce a instillare nello spettatore, nonostante sia lento e quai privo di dialoghi.

Il senso del film è chiaro: la ciclicità della vita e le sue varie fasi, compresi felicità e dolore. 
I cinque animali rappresentano ovviamente ciascuna delle varie fasi: il cane la fedeltà, il gallo l’esuberanza giovanile, il gatto il ritorno a casa, il serpente la trasmutazione e la tartaruga la saggezza.

Il film ha vinto diversi premi nel mondo, tra cui anche in Italia, ed è onestamente un film di buona fattura, che ovviamente piacerà solo a un certo tipo di pubblico. 
Io l’ho gradito abbastanza, anche se avrei preferito avere o più dialoghi ispirati oppure un significato più profondo ed evolutivo oltre alla mera ciclicità dell’esistenza... che comunque è già qualcosa, col film che a mio avviso è meritevole di visione.

Fosco Del Nero



Titolo: Primavera, estate, autunno, inverno e ancora primavera (Bom yeoreum gaeul gyeoul geurigo bom).
Genere: psicologico, drammatico.
Regista: Kim Ki-Duk.
Attori: Oh Yeong-su, Kim Young-min, Seo Jae-kyeong, Ha Yeo-jin, Kim Jong-ho, Kim Ki-duk.
Anno: 2004.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 5 febbraio 2014

Road trip - Todd Phillips

Todd Phillips è ormai celebre per il film da botteghino Una notte da leoni e i suoi seguiti Una notte da leoni 2 e Una notte da leoni 3.
Tuttavia, il regista americano aveva già messo a segno un paio di colpi ben assestati, come Starsky & Hutch, Scuola per canaglie e Road trip, il film recensito quest’oggi.

Stiamo tornando indietro di tredici anni, e ci stiamo immergendo in un’atmosfera da American pie… e non a caso uno dei protagonisti è in comune: ossia Seann William Scott, attore a dir poco caratterizzato che in faccia ha scritto “commedie giovanili leggere”.
Ha scritto anche qualcos’altro, peraltro, e in modo molto chiaro…

Altri protagonisti sono Breckin Meyer, Paulo Costanzo e la bella e brava Amy Smart, già apprezzata in film come The butterfly effectInterstate 60 o La battaglia di Shaker Heights.

Il genere è dunque chiaro: Road trip è una commedia giovanile molto leggera e molto orientata a divertimento e sesso, anche se non in modo non troppo volgare.
Sesso, ma anche sentimenti, a seconda della tendenza del singolo personaggio: il film difatti racconta l’avventura di Josh e dei suoi amici E.L., Rubin e Kyle, ognuno col suo carattere e le sue predisposizioni.

Ecco in breve la trama: Josh spedisce alla sua ragazza, che frequenta un altro college in un altro stato, la videocassetta sbagliata… molto sbagliata... e quindi è costretto a intraprendere un viaggio per cercare di intercettarla prima che lei la veda.
Lo accompagneranno i suoi amici, e ne succederanno di tutti i colori…

Ora, certamente Road trip non è un film di Stanley Kubrick, e non ha nessuna pretesa di gloria. Però il suo obiettivo di essere leggero e divertente lo raggiunge abbastanza bene, non risultando né banale né troppo terra terra.

In questo senso, se cercate un’ora e mezza di svago “da college” può fare al caso vostro. O anche se vi incuriosisce sapere cosa c’è stato prima di Una notte da leoni.

Fosco Del Nero



Titolo: Road trip (Road trip).
Genere: commedia, comico.
Regista: Todd Phillips.
Attori: Breckin Meyer, Seann William Scott, Amy Smart, Paulo Costanzo, Fred Ward, D.J. Qualls, Tom Green, Rachel Blanchard, Anthony Rapp.
Anno: 2000.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 3 febbraio 2014

Suburgatory - Emily Kapnek

Di recente avevo voglia di una sit-com, ossia una serie tv umoristica (alla Friends Dharma e Greg, per intenderci), e la scelta è ricaduta su Suburgatory, che mi sembrava brillante e frizzante, e che godeva di pareri positivi.

Si tratta di una serie televisiva, statunitense ovviamente, iniziata nel 2011 e tuttora in corso, che finora ha completato due stagioni di 22 episodi ciascuna.

Lo spunto di base è piuttosto semplice: George Altman, padre single, credendo di dare una vita migliore a sua figlia Tessa, adolescente, decide di trasferirsi dal centro di New York a una cittadina di periferia.
La sedicenne Tessa passa così dalle tentazioni e dalla vita metropolitana di New York ai giardini ben curati di Chatswin… nonché ai suoi adolescenti superficiali e ai vicini pettegoli, cose con cui non ha molto in comune.

E, per l’appunto, il titolo della serie è un mix tra le due parole suburban e purgatory: ossia, periferia e purgatorio.

I personaggi principali sono i George e Tessa, l’amica di lei Allie, l’amico di lui Noah, la vicina Dallas Royce e sua figlia Dalia, nonché il più improbabile preside della storia, Mr. Wolfe.

La mia valutazione della serie tv è mediana: non è male, ma non mi ha fatto impazzire. Dialoghi e ironia sono di buon livello, ma l’idea di fondo non è particolarmente brillante, e praticamente tutti i personaggi sono macchiette stereotipate o poco più.

Preciso peraltro che ho visto solo la prima stagione, e che, anzi, stavo per rinunciare dopo il primo paio di episodi. Invece, ho notato con piacere che la qualità della serie sembra aumentare man mano, come se l’autore-regista avesse preso confidenza.

Fatto positivo, ovviamente, anche se rimane la sensazione che si sarebbe potuto fare molto di più. Suburgatory è comunque una sit-com che offre momenti di spensieratezza, nonché una certa cura per l’aspetto visivo-fotografico.

Fosco Del Nero


Titolo: Suburgatory (Suburgatory).
Genere: serie tv, commedia, comico.
Ideatore: Emily Kapnek.
Attori: Jeremy Sisto, Jane Levy, Allie Grant, Cheryl Hines, Alan Tudyk, Carly Chaikin Rex Lee, Ana Gasteyer.
Anno: 2011-in corso.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

sabato 1 febbraio 2014

Moon - Duncan Jones

Moon è il primo film del regista Duncan Jones, che peraltro è il figlio di David Bowie, noto infatti anche come Zowie Bowie o Joey Bowie.

Il film in sostanza è un omaggio alle opere di fantascienza vecchio stile sul modello di 2001: Odissea nello spazio.

Alla difficoltà del primo lungometraggio e a quella del riferimento eccellente si aggiunge anche quella di un budget molto limitato (tra le altre cose, praticamente c’è un solo personaggio!), col tutto che farebbe propendere per un disastro assoluto…

… e invece Moon si rivela film di qualità, che si fa rispettare nell’estetica, che ha una sua tensione emotiva e che coinvolge lo spettatore fino alla fine. 

Ma andiamo subito alla trama: nel futuro si è scoperto come ricavare energia dal lato oscuro della Luna, e in tale attività si è specializzata la Lunar Industries.
Nella base spaziale Sarang lavora Sam, che è quasi giunto ormai alla fine del suo contratto triennale. Durante i suddetti tre anni, la sua unica compagnia è stato il robot Gentry, molto umanizzato ma pur sempre una macchina, nonostante una voce calda e amichevole (nel doppiaggio originale, è Kevin Spacey, mentre in quello italiano è il doppiatore di Spacey, ed infatti la voce suona familiare).

Sam, forse per la prolungata solitudine o per l’ansia di rivedere moglie e figlia, inizia a soffrire di qualche episodio di allucinazione, e la perdita di lucidità lo porterà ad avere un incidente all’esterno della base.
Si risveglierà in infermeria con una lieve amnesia… ma i conti non tornano, e le allucinazioni forse non erano solo stanchezza…

Che dire di Moon?
L’intento di ricreare un film di fantascienza sullo stile di quelli degli anni ''70 è riuscito in pieno: poca azione, nessun effetto speciale, e molta trama, molta tensione emotiva.

Il film, va da sé, non ha avuto successo tra il largo pubblico, essendo peraltro poco noto, ma si è ritagliato uno spazio tra la nicchia di appassionati, nonché un buon consenso tra la critica.
E, tenendo presente le limitazioni menzionate in apertura, la cosa arricchisce il merito di Duncan Jones-Zowie Bowie.

Nel caso vi ispiri, buona visione.

Fosco Del Nero



Titolo: Moon (Moon).
Genere: fantascienza, drammatico.
Regista: Duncan Jones.
Attori: Sam Rockwell, Robin Chalk.
Anno: 2009.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

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