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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

martedì 23 luglio 2024

Terminator - James Cameron

Con la recensione odierna si fa un tuffo negli anni Ottanta, con uno dei suoi film più rappresentativo: Terminator.

Siamo nel 1984 quando il regista James Cameron, che divenne famoso proprio grazie alla pellicola in questione (già presente nel blog per i film Aliens - Scontro finale e Avatar), fa uscire il primo Terminator, ottenendo tanto successo da generare un vero e proprio franchise, fatto di altri film, serie tv, fumetti e videogiochi.

Ecco la trama del film, che all’epoca era piuttosto originale (oggi sarebbe considerata banale): in una giornata (non proprio) qualunque nella Los Angeles del 1984, due creature arrivano dal 2029, una umana e una robotica.

Quella umana è Kyle Reese, un soldato della Resistenza; quella robotica è il famoso cyborg interpretato da Arnold Schwarzenegger, una macchina inviata dal futuro per uccidere Sarah Connor, la futura madre di John Connor, colui che nel futuro avrebbe portato la resistenza umana alla vittoria contro le macchine che nel frattempo avevano preso il potere, scatenato una guerra nucleare e ridotto di molto il numero degli esseri umani sul pianeta.

Sia l’uomo che la macchina hanno la missione di trovare Sarah Connor: il primo per proteggerla, la seconda per ucciderla. Ne deriva una battaglia senza esclusione di colpi… e con molte sparatorie e inseguimenti.

Forse Terminator ha fatto presa su una parte del pubblico di allora soprattutto per l’aspetto tecnologico e per quello adrenalinico, ma la parte più interessante del film, quella che certamente gli ha dato spessore, è quella umana: il delicato triangolo che si instaura tra il leader del futuro John Connor, il suo fedele soldato Kyle Reese e la futura madre Sarah Connor… la quale, nel 1984, è ovviamente ignara di tutto quello che sta per succedere.

Ben eseguito come lavoro cinematografico, all’epoca innovativo, Terminator, come altri film di genere simile mette in allarme sui pericoli di affidarsi troppo alla tecnologia, oramai giunta a livello di IA piuttosto elaborata. Quello che in passato era uno spunto narrativo, in effetti in un qualche futuro potrebbe diventare un problema vero e proprio, nel momento in cui qualcuno decidesse di affidare a una IA il governo di una città, di una regione o di una nazione (suppongo che si inizierà, come esperimento, con singoli centri abitati, dapprima piccoli).

Si spera con esiti migliori di Terminator, con tutto il rispetto per un film che è stato iconico, all’epoca, e che ha un suo senso ancora oggi.

Fosco Del Nero



Titolo: Terminator.
Genere: fantascienza, drammatico.
Regista: James Cameron.
Attori: Michael Biehn, Arnold Schwarzenegger, Linda Hamilton, Lance Henriksen, Paul Winfield, Bill Paxton, Rick Rossovich, Earl Boen, Dick Miller, Bess Motta, Bruce M. Kerner. 
Anno: 1984.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui



martedì 16 luglio 2024

Un affare di famiglia - Hirokazu Kore'eda

Spesso guardo film che mi ero segnato in passato, senza ricordarmi per quale motivo: è stato così per Un affare di famiglia, di cui non rammentavo né la ragione dell’appunto, né il genere o la provenienza del film.

È stato comunque tutto chiaro una volta visto il film. Il motivo per cui me lo ero segnato era probabilmente il fatto che avesse vinto la Palma d’Oro a Cannes nel 2018, anno di uscita del film.

Il genere oscilla tra la commedia e il drammatico. 
La provenienza è quel Giappone che mi piace tanto… pur se mi piace più nell’animazione che non nella recitazione.

Ad ogni modo, andiamo a tratteggiare la trama di Un affare di famiglia, film diretto da Hirokazu Kore'eda (che non conosco e che leggo essere specializzato nel ritrarre i rapporti familiari): nella grande Tokyo, una famiglia vive in grandi difficoltà economiche, in un piccolo e modesto appartamento, sbarcando il lunario come può, tra lavoretti e furti: c’è la vecchia Hatsue, c’è la coppia composta da Osamu e Nobuyo, c’è la più giovane e disinibita Aki, che lavora in un sex club, c’è il ragazzino Shota… e arriva anche la piccola Yuri, che di fatto viene sottratta a una coppia che la maltrattava.

In tutto ciò, c’è un dettaglio: non si tratta di una famiglia, ma di un’accozzaglia di persone, dal momento che le uniche due con un rapporto di parentela sono la nonna Hatsue e la nipote Aki.

Pur senza essere una famiglia in senso legale, il gruppo è molto unito a livello umano e si sostiene vicendevolmente, pur nelle ristrettezze della sua umile vita, non mancando di apprezzare i bei momenti, come una gita al mare.

L’arrivo della piccola Yuri, ribattezzava Rin e cambiata nell’aspetto per sottrarla alle eventuali attenzioni di conoscenti, poliziotti e assistenti sociali, vivacizza la situazione… come la vivacizza anche un incidente occorso a Shota.

Devo dire la verità: ho apprezzato Un affare di famiglia. Il film non ha alcuna pretesa morale, concettuale o culturale, ma è interessante nel tratteggiare uno scenario umano alternativo, che per quanto ci riguarda è sia quello della “famiglia” in questione, ma anche quello della società giapponese.
Pur con le loro debolezze, assai evidenti e non edulcorate, ci si affeziona ai personaggi, e non si fa fatica a solidarizzare con lo sguardo finale della piccola Yuri/Rin.

Detto questo, se penserò al cinema giapponese continuerò a pensare a Otomo, Miyazaki od Hosoda, non al pur interessante Un affare di famiglia, giacché l’afflato e l’ampiezza sono ben diversi.

Fosco Del Nero



Titolo: Un affare di famiglia (Manbiki kazoku).
Genere: commedia, drammatico.
Regista: Hirokazu Kore'eda.
Attori: Lily Franky, Sakura Andô, Mayu Matsuoka, Kirin Kiki, Jyo Kairi, Miyu Sasaki, Kengo Kora, Chizuru Ikewaki, Naoto Ogata, Sôsuke Ikematsu, Yôko Moriguchi, Moemi Katayama, Yuki Yamada, Akira Emoto
Anno: 2018.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.



martedì 9 luglio 2024

Weathering with you - La ragazza del tempo - Makoto Shinkai

Weathering with you - La ragazza del tempo è il sesto film di Makoto Shinkai che vedo, dopo Oltre le nuvole, il luogo promessoci5 cm per secondYour nameIl giardino delle paroleViaggio verso Agartha.

Il motivo per cui ho visto quasi tutti i suoi film (mi manca solo l’ultimo: Suzume) è molto semplice: sono bellissimi da vedere, letteralmente una gioia per gli occhi.

Il motivo per cui nessuno di essi ha avuto una valutazione ottima è presto detto: le sceneggiature non sono granché, palesando sempre il medesimo difetto… nonostante il regista non sia più ai suoi primi lavori, il che suggerisce che si tratti di una carenza strutturale mai affrontate. 

Nel dettaglio, i film di Shinkai sono melodrammatici e tendenzialmente infantili-adolescenziali, ben lontani dalle vette di Miyazaki, a cui è stato (indegnamente) accostato. Più di Shinkai, personalmente accosto ad Hayao Miyazaki Mamoru Hosoda… se non proprio il figlio Goro Miyazaki (ma saremmo comunque in ambito Studio Ghibli, come pure per Takahata o per Yonebayashi).

Ma andiamo alla trama di Weathering with you - La ragazza del tempo: Hodaka, un ragazzo sedicenne, va a Tokyo scappando dalla famiglia e s’imbatte subito nelle prime difficoltà… dove dormire, come mantenersi, dove trovare lavoro. Dopo un empasse iniziale, si sistema presso Keisuke e Natsumi, i quali portano avanti una piccola casa editrice, e poi conosce Hine, nonché il di lei fratellino Nagi, la quale ha la capacità di modificare il clima portando il sereno…

… capacità ovviamente molto richiesta sul mercato, che i due cercheranno di sfruttare mettendo su una piccola attività in proprio.
Tuttavia, le donne con tale capacità, si scopre strada facendo, sono attese da un destino infausto.

Shinkai ci mette dentro un po’ di tutto: vita cittadina, amicizie, lavoro, amore, tematiche fantastiche, come peraltro fatto anche nei suoi lavori precedenti… ma il risultato è il solito: un eccellente opera dal punto di vista visivo; una storia piuttosto deludente, per non dire del tutto mediocre, dal punto di vista narrativo.

Il punto dolente è sempre la tendenza melensa che il regista giapponese mette nelle sue storie, a cui vorrebbe dare, forse scimmiottando altri registi suoi colleghi, un afflato epico, senza però riuscirsi e anzi risultando stucchevole.

Probabilmente farebbe meglio a basarsi su sceneggiature altrui, o su romanzi di successo, e attenersi strettamente a quanto vi trova, limitandosi a curare la parte tecnica, in cui viceversa eccelle (specie nei colori e nei giochi di luce).

Mi vedrò anche Suzume, e poi avrò finito, per ora almeno, con i film d’animazione di Makoto Shinkai (a cui farebbe bene probabilmente un po’ di apprendistato allo Studio Ghibli, almeno relativamente alla parte “interiore-emotiva” delle produzioni).
 
Fosco Del Nero



Titolo: Weathering with you - La ragazza del tempo (Tenki no ko).
Genere: animazione, anime, drammatico, sentimentale. 
Regista: Makoto Shinkai.
Anno: 2019.
Voto: 6. 
Dove lo trovi: qui.





martedì 2 luglio 2024

Men in black 2 - Barry Sonnenfeld

Su Cinema e Film finora erano stati recensiti Men in black e Men in black 3, ma mancava Man in black 2… carenza che viene colmata con la recensione di oggi.

Men in black 2 è uscito nel 2002, a distanza di cinque anni dal suo predecessore, che fu un prodotto di grande successo. Il sequel propone praticamente lo stesso schema, in tutto: il regista è sempre Barry Sonnenfeld, i due attori principali sono sempre Will Smith e Tommy Lee Jones… pur se cambia il personaggio secondario femminile, che passa da Linda Fiorentino a Rosario Dawson.

Viene tuttavia introdotto un antagonista femminile (per modo di dire), interpretato da Lara Flynn Boyle, indimenticabile protagonista della serie tv I segreti di Twin Peaks, una delle serie televisive più importanti di tutti i tempi.

Passiamo alla trama sommaria di Men in black 2: la cattiva Serleena vuole impadronirsi della Luce di Zartha, lasciata dagli Zarthiani sulla Terra alcuni decenni prima. L’Agente J, ora non più novellino e decisamente più pratico, richiama dalla sua “pensione” l’Agente K, che si suppone essere l’unico a sapere come andarono le cose tempo addietro con il prezioso manufatto.
Comincia così un nuovo turbinio di azione, effetti speciali, umorismo e gag.

Men in black 2 applica alla lettera il motto “Squadra che vince non si tocca”… e non tocca quasi niente, compresi vermoni e cane parlante. Il risultato, quasi inevitabile, è che il film risulta poco originale, per quanto ben eseguito, fatto evidente anche nel riscontro della critica: da un lato premi, dall’altro nomination come film deludente. 

La cosa si spiega facilmente: il film è piacevole, ma prevedibile, ben diretto ma affatto indimenticabile… tanto che lo avevo visto una volta molti anni fa (prima di aprire il blog), ma per l’appunto mi ero dimenticato praticamente tutto.

Ne esce fuori una sufficienza stiracchiata, forse più di stima. 
È andata comunque meglio che con Men in black 3, che ho viceversa recensito e che mi ricordo essere ancora peggio del secondo film della serie.

Fosco Del Nero



Titolo: Man in black 2
Genere: commedia, fantascienza.
Regista: Barry Sonnenfeld.
Attori: Tommy Lee Jones, Will Smith, Rosario Dawson, Lara Flynn Boyle, Rip Torn, Johnny Knoxville, Tony Shalhoub, Patrick Warburton, Jack Kehler, David Cross, Colombe Jacobsen-Derstine. 
Anno: 2002.
Voto: 6. 
Dove lo trovi: qui.



martedì 18 giugno 2024

Usagi drop - Kanta Kamei

Mi ero segnato da un po’ di tempo la serie Usagi drop, una breve serie anime datata 2011, che a suo tempo avevo visto segnalata online come prodotto di buon valore.

Lo è, per certi versi, a cominciare dalla sigla d’apertura, molto stilosa nella grafica e molto orecchiabile nella parte audio… forse, a dirla tutta, si tratta dell’elemento di maggior pregio di  Usagi drop.
Anche la sigla di chiusura, differente, è caruccia.

Da segnalare che, dopo la sigla di chiusura, ogni episodio propone una scena finale, cosa che costringe a vedersi ogni volta anche la seconda sigla… oppure a saltarla manualmente, secondo preferenza.

Quanto al genere, si tratta di una serie tendente alla commedia, pur se affronta il tema serissimo dei genitori single, pur facendolo da un punto di partenza alquanto originale. 

Ecco la trama sommaria di Usagi drop: un dì, Daikichi, trent’enne che vive in città, si reca nella casa di campagna del nonno, appena morto a circa ottant’anni. Che muoia un ottantenne non è una cosa insolita… mentre è insolito che lasci una figlia piccola di 7 anni: Rin, figlia dell’anziano uomo e della sua amante-badante, una giovane donna che sparisce ben presto abbandonando la figlioletta, che peraltro non sapeva nemmeno che la donna fosse sua madre.

L’evento pone in grave imbarazzo il resto della famiglia, che vorrebbe disfarsi della piccola mandandola in qualche istituto, sino a che proprio Daikichi decide di prenderla a vivere con sé, con ciò modificando di netto la sua vita come orari, impegni e conoscenze.
Finirà per familiarizzare con altri genitori single (per quanto single per motivi più classici: dal divorzio alla morte del coniuge), anch’essi impegnati nel difficile compito di conciliare lavoro, bambino e vita personale. 

La serie si compone di undici episodi di circa 22-23 minuti circa ciascuno.

Il tratto grafico è gradevole, tra disegni a mano e acquerelli, mentre il comparto audio è buono, tra musiche e voci. A proposito delle voci, il prodotto non è mai stato importato in Italia, per cui è disponibile solo tramite sottotitoli realizzati da appassionati (non professionisti, quindi).

Usagi drop è un prodotto gradevole: tra la sigla d’avvio molto ben fatta (video e audio) e i due personaggi principali, non si fa fatica a provare simpatia per tutto quanto… tuttavia è ben lontano dall’essere un prodotto memorabile.
Si limita a eseguire un buon compitino evidenziando la questione e le sue problematiche, e poi finisce lì, senza nemmeno avviare sottotracce o giungere a un qualche tipo di conclusione quantomeno parziale (come avrebbe potuto essere, per esempio, una storia d’amore andata a buon fine).

Pazienza, prendiamo quello che c’è.

Fosco Del Nero



Titolo: Usagi drop (Usagi doroppu).
Genere: anime, serie tv.
Regista: Kanta Kamei.
Anno: 2011. 
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.



martedì 11 giugno 2024

Un amore senza tempo - Steven Moffat

Non ricordo come mai mi fossi segnato la serie tv Un amore senza tempo: forse per il genere fantastico, legato ai viaggi nel tempo… forse per la presenza come attrice principale di Rose Leslie, già apprezzata ne Il trono di spade e in Downton Abbey (per quanto in ruoli secondari in ambo i casi)… forse per l’essere assai corta, giacché la serie è stata cancellata dopo la prima stagione, peraltro piuttosto breve con i suoi sei episodi.

Veniamo alle origini di Un amore senza tempo: si tratta di una serie televisiva anglo-statunitense basata su un romanzo precedente: La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo di Audrey Niffenegger. Si può dunque ipotizzare che si basi su una sceneggiatura solida, com’è (quasi) sempre quando film o serie tv sono basate su prodotti letterari e non avviate sul momento.

Ecco la trama sommaria, ch’è piuttosto originale, occorre dirlo, nonostante il tema dei viaggi nel tempo sia piuttosto inflazionato: Henry DeTamble viaggia nel tempo sin da quando è un adolescente, pur se involontariamente… egli finisce, infatti, in contesti a forte vissuto emotivo, indipendentemente dalla sua volontà e dai suoi desideri. È così costretto a rivivere numerose volte determinate scene, da tante angolazioni, come quella in cui, da bambino, ha assistito alla morte della madre in un terribile incidente stradale.

Per fortuna non tutti i viaggi sono così drammatici: spesso egli è mandato dalla sua futura moglie, Clare Abshire, che visita sin da quando essa era bambina… tanto che la cosa è divenuta per i due un appuntamento fisso. 

Dal punto di vista di Clare, della Clare bambina, quell’uomo maturo era sia il suo segreto, giacché non poteva raccontare a nessuno delle sue apparizioni e sparizioni, sia il suo primo e unico amore, giacché di fatto se n’era invaghita sin da piccola, sapendo che a un certo punto lo avrebbe incontrato nella realtà, al di fuori dei viaggi nel tempo, e che ne sarebbe divenuta moglie.

Il problema è che, quando lo incontra, incontra la sua versione giovane e immatura, tanto che tra i due è subito maretta, pur sapendo entrambi (la ragazza perché lo sa sin da bambina e il ragazzo perché viene informato della cosa al primo incontro) quale sarà il loro destino, ossia il matrimonio e una lunga e felice vita insieme.

In mezzo, alcuni personaggi secondari, non molti, e tanti incontri tra i vari Henry, più o meno giovane o vecchio: i paradossi spazio-temporali di Ritorno al futuro qua non sono nemmeno presi in esame… e i vari Henry, quello della linea temporale e il visitatore momentaneo, non solo possono incontrarsi, ma possono chiacchierare, aiutarsi, persino far sesso tra di loro (ennesima serie tv in cui viene inserito, a forza e in modo ridicolo, il tema omosessuale).

Questo spunto di fondo avrebbe potuto dare alla serie spunti quasi infiniti, e persino di gran valore psicologico, etico, relazionale, spirituale e quant’altro, ma purtroppo Un amore senza tempo rimane sul semplice, tendente al banale, se non proprio al pacchiano…

… non a caso ha chiuso i battenti dopo solo una stagione.
Forse, se gli sceneggiatori e i produttori si impegnassero di più nell’elaborare opere di valore, anziché portare avanti la solita propaganda mondialista-globalista (omosessualità, materialismo, mescolanza delle razze con sostituzione etnica, anti-spiritualismo, femminismo becero e ottuso, lotta al patriarcato da malati di mente, menu a base di insetti, etc), forse le loro serie tv sarebbero migliori, sarebbero più seguite e potrebbero andare avanti per più stagioni.

Se ne conoscete qualcuno, suggeriteglielo pure (anche se temo che non siano liberi di scegliere quali "contenuti" inserire nelle serie prodotte).

Fosco Del Nero



Titolo: Un amore senza tempo (The time traveler's wife).
Genere: serie tv, fantastico, sentimentale.
Ideatore: Steven Moffat.
Attori: Rose Leslie, Theo James, Everleigh McDonell, Caitlin Shorey, Peter Graham, Jason David.
Anno: 2022.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.



mercoledì 5 giugno 2024

Chaos - Coline Serreau

Devo essere onesto: dopo aver letto la trama di Chaos, film francese del 2001, non lo avrei guardato… se non fosse che la regista era quella Coline Serreau che avevo molto apprezzato tra Il pianeta verde (capolavoro del genere) e La crisi! (interessante film serio-umoristico sulla società moderna).

A dire il vero, anche Chaos mischia tragedia e commedia… ma pende decisamente più sul primo versante, dati i temi che affronta, e in modo rude: prostituzione, sfruttamento, violenza fisica e morale, sottomissione delle donne nell’islam, degrado della società contemporanea, materialismo ed edonismo. Il programma è piuttosto ampio, occorre dire.

Passiamo alla trama di Chaos, film che vede come protagonisti Vincent Lindon (La crisi!, Il costo della vita, Il costo della vita), Catherine Frot (Lezioni di felicità, La cena dei cretini) e Rachida Brakni (quest’ultima mai vista): una sera/notte la coppia in crisi Paul-Hélène s’imbatte, in auto, in tre balordi che picchiano in malo modo una prostituta, lasciandola incosciente sul selciato nel momento in cui si sono accorti che vi era qualcuno nei paraggi.

La donna, nei giorni successivi, si sente in colpa per la mancanza di compassione dimostrata e va a trovare la ragazza in ospedale, finendo per assisterla persino più delle infermiere, avendo da un lato il marito e il figlio che si lamentano per il fatto che sta trascurando la casa e dall’altro i protettori della giovane, i quali evidentemente hanno ancora un conto aperto con lei, volendo ucciderla o rapirla.

Le cose andranno in modo imprevedibile su praticamente ogni versante, comprese le varie relazioni sentimentali del figlio Fabrice, sorta di Don Giovanni senza scrupoli (e anche senza ritegno… pur se i suoi colleghi coetanei non è che siano molto meglio).

Perché Chaos non mi è piaciuto molto?

Intanto, perché è davvero pesante.
In secondo luogo, perché in buona sostanza pare dichiarare che tutti gli uomini o sono violentatori o sono sfruttatori, mentre le donne sono buone e vittime… un modo di ragionare propagandistico che sta rovinando gli equilibri tra il maschile e il femminile (esattamente come desiderano certi poteri).
Infine, è davvero molto, molto fantasioso: la prostituta esperta di borsa (ma anche super-seduttrice, investigatrice e poliziotta) è praticamente ai limiti della narrativa fantastica.

Il pianeta verde e La crisi! erano ben più ispirati e puliti, come prodotti, e difatti hanno avuto un esito assai più fortunato, soprattutto il primo, divenuto una sorta di emblema del cinema spirituale.

Altro dettaglio, nemmeno tanto dettaglio: il film non mi è piaciuto nemmeno dal punto di vista meramente registico: la ripresa ravvicinata e manuale forse voleva rappresentare i ritmi frenetici e sconclusionati del grosso della popolazione occidentale moderna, ma, per quanto mi riguarda, è risultata solamente fastidiosa e antiestetica. 

Al prossimo lavoro di Coline Serreau… si spera migliore. 

Fosco Del Nero



Titolo: Chaos.
Genere: drammatico.
Regista: Coline Serreau.
Attori: Vincent Lindon, Catherine Frot, Rachida Brakni, Line Renaud, Aishwarya Rai Bachchan, Aurélien Wiik, Chloé Lambert, Wojciech Pszoniak. 
Anno: 2001.
Voto: 5. 
Dove lo trovi: qui



martedì 28 maggio 2024

Nell’anno del Signore - Luigi Magni

Non avevo mai recensito un film di Luigi Magni, regista italiano che nemmeno conoscevo, nonostante un discreto pedigree, fatto soprattutto di film d’ambientazione storica e poco popolari, per dir così.

La sua prima comparsa avviene con Nell’anno del Signore, il film che gli ha dato fama e su cui ha costruito la sua carriera, che ha compreso anche i due “seguiti concettuali” del film in questione, ossia In nome del Papa Re e In nome del popolo sovrano, con cui ha anche vinto dei premi (e che mi vedrò in seguito, giacché Nell’anno del Signore si è rivelato film intelligente e interessante). 

Passiamo dunque alla trama di Nell’anno del Signore: siamo a Roma nel 1825, nel periodo del pontificato di Leone XII, caratterizzato da una politica reazionaria, comprendente coprifuoco, polizia nelle strade e processi sommari, diretti dal Cardinal Rivarola (Ugo Tognazzi). 
Il protagonista centrale della storia è Cornacchia (Nino Manfredi), un calzolaio dall’aria umile e disincantata, che in realtà è il poeta Pasquino, colui che appende per la città manifesti-poesie dissacranti tesi a criticare e umiliare il potere costituito.

Se Cornacchia agisce dietro le quinte, con l’arma della parola, i carbonari hanno scelto l’arma pubblica dell’azione e degli omicidi mirati: tra questi, Leonida Montanari e Angelo Targhini, i quali entrambi s’invaghiranno di Giuditta Di Castro (Claudia Cardinale), bella giudea che sarebbe in teoria la compagna di Cornacchia, pur all’interno di un rapporto piuttosto elastico.

I due uomini tentano di uccidere il carbonaro traditore Filippo Spada, sul cui tentato maldestro assassinio indagherà il Colonnello Nardoni (Enrico Maria Salerno).
Da citare anche la figura del frate prete confessore (Albero Sordi)… anche se probabilmente è le meno riuscita del film, caciara e invadente.

Il film si basa su una storia reale, pur se modificata, ho letto, in tanti punti.

Nell’anno del Signore è l’esempio di un vecchio cinema all’italiana che, col tempo, è sparito, per far posto a spazzatura popolana di vario tipo: il film, pur senza praticamente alcun mezzo tecnologico, e probabilmente anche un budget risicato, destinato presumibilmente ad attori, costumi e poco altro, riesce a proporre molto: un’ambientazione interessante (la Roma del periodo della Restaurazione), dei personaggi ben tratteggiati e accattivanti, dialoghi interessanti, umorismo garbato. Che differenza con i tempi moderni e la media delle produzioni contemporanee!

Molto bella la coppia Manfredi-Cardinale, pur nel suo essere spuria e particolare. 
Tra gli altri, si è intravisto anche un giovane Pippo Franco, nei panni dell’allievo del poeta Pasquino.

Davvero curioso che, finora, non avessi mai sentito parlare di questo film e che me lo sia cercato dopo averne intercettato alcuni dialoghi per puro caso.
 
Fosco Del Nero



Titolo: Nell’anno del Signore.
Genere: storico, drammatico, sentimentale.  
Regista: Luigi Magni.
Attori: Nino Manfredi, Robert Hossein, Claudia Cardinale, Enrico Maria Salerno, Britt Ekland, Ugo Tognazzi, Alberto Sordi, Pippo Franco, Stelvio Rosi, Renaud Verley, Marco Tulli, Emilio Marchesini, Stefano Oppedisano
Anno: 1969.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.



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