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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 29 marzo 2017

Il velo dipinto - John Curran

Mi ero segnato il film Il velo dipinto in quanto esso è stato tratto da un romanzo, dal titolo omonimo, di William Somerset Maugham, lo scrittore inglese noto per i suoi interessi esistenzial-esoterici…

… che per l’appunto è ragione che me lo rende interessante, anche sulla scorta di un ben più vecchio film tratto da un suo romanzo, ossia Il filo del rasoio, nonché di un romanzo, Il mago, che lessi molti anni fa e che solo molto tempo dopo seppi essere ispirato (credo in modo assai ingeneroso) alla figura dell’occultista Aleister Crowley.

Ad ogni modo, veniamo a Il velo dipinto, film diretto da John Curran, regista che non ho mai incontrato, e prodotto dagli stessi due attori protagonisti della pellicola, ossia Naomi Watts e Edward Norton: siamo a Londra, negli anni venti, allorquando il timido ricercatore Walter Fane (Edward Norton; Fight club, The illusionist, Rounders - Il giocatore, Birdman o l'imprevedibile virtù dell'ignoranza) chiede in sposa l’irrequieta e viziata Kitty Garstin (Naomi Watts; La promessa dell’assassino, I heart huckabees - Le strane coincidenze della vita, Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, The ring), che accetta non per amore, ma più che altro per fuggire dalla vita di famiglia, che sente come opprimente.

Il primo risultato è un veloce adulterio; il secondo un’altrettanto velocemente rovinata armonia familiare; infine, lui praticamente la costringe dietro minaccia a seguirlo in una piccola provincia cinese, dove lavorerà come medico e ricercatore per cercare di debellare un’epidemia di colera… cosa che ovviamente non entusiasta affatto Kitty.

Sta di fatto che i due ci andranno… e che le cose evolveranno in modo decisamente inaspettato.

Il velo dipinto è un film davvero ben fatto: l’ambientazione, più quella cinese che quella londinese, è accattivante e affascinante, mentre sul valore dei due attori protagonisti non si discute, e non lo si scopre certo in questo film.

Fotografia e montaggio sono buoni, come l’accompagnamento sonoro, ma ancora più delle varie componenti tecniche convince l’atmosfera generale, davvero realistica, tanto dal punto di vista sociale quanto da quello psicologico.

L’unico potenziale problema del film è il suo genere: siamo nel dramma pieno, tra relazioni sentimentali conflittuali (e l’espressione “relazione sentimentale conflittuale” assume in questa storia una nuova accezione), per non parlare di colera, sofferenza e morte…

… vi piace codesto genere, o preferite orientarvi verso altri sentieri?

Vi confesso che, se avessi saputo che la storia era priva della componente esistenziale che spesso si associa a Maugham, probabilmente non avrei visto Il velo dipinto.
Anche se, ad onor del vero, a posteriori sono contento di averlo visto: c’è tristezza e dramma, è vero, ma anche bellezza, e non poca.

Fosco Del Nero



Titolo: Il velo dipinto (The painted veil).
Genere: drammatico, sentimentale.
Regista: John Curran.
Attori: Naomi Watts, Edward Norton, Liev Schreiber, Diana Rigg, Toby Jones, Shihan Cheng, Bin Li, Marie-Laure Descoureaux, Sally Hawkins.
Anno: 2006.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

martedì 28 marzo 2017

1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra - Boris Sagal

Il film proposto oggi sul blog è 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra, film del 1971 che avevo già visto, ma prima dell’apertura del blog, da cui il fatto che ancora non vi era una recensione a riguardo.  
Anticipo due cose: la prima è che al tempo – credo parecchi anni ma, ma non ricordo con precisione – il film mi fece un’impressione discreta, o comunque più che sufficiente, tanto da riguardarmelo ora.

La seconda è che il film è tratto, per quanto con alcune modifiche, dal romanzo di Richard Matheson Io sono leggenda, il quale peraltro aveva già dato luogo ad una prima trasposizione cinematografica (L'ultimo uomo della Terra) e ne avrebbe data un'altra in seguito, in tempi più recenti (Io sono leggenda).

Ecco in grande sintesi la trama del film: nell’anno in questione, allora futuro prossimo, il mondo è stato quasi del tutto liberato dall’umanità, per via di una guerra batteriologica che ha sterminato quasi tutti. In una Los Angeles quasi deserta si aggira Robert Neville (Charlton Heston; Il pianeta delle scimmie2022 - I sopravvissuti), il quale di giorno vaga per la città procurandosi quel che gli serve per vivere, mentre di notte si asserraglia nel suo appartamento per difendersi dalla cosiddetta Famiglia, razza di mutanti divenuti albini fotosensibili alla luce… nonché vagamente simili per aspetto a zombie-vampiri.

Essi considerano la tecnologia la responsabile della distruzione del mondo e della loro condizione, e considerano Robert Neville, in quanto dottore nonché forte utilizzatore della suddetta tecnologia (automobili, mitra, luci, etc), il simbolo di tutto ciò che è quasi andato distrutto… e che va distrutto completamente, tanto che dottore e mutanti si danno la caccia reciprocamente.

Questa la trama di 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra.
Quanto al commento, devo dire che si tratta di uno di quei film invecchiati davvero male, e soprattutto dal punto di vista dei dialoghi e dei contenuti, e non tanto da quello tecnologico-visivo, che pur ovviamente paga dazio ai più di quattro decenni nel mentre trascorsi.

I dialoghi sono difatti spesso puerili, così come le posizioni psicologiche dei protagonisti e molte delle loro azioni, tanto che il tutto ha un’aria quasi insopportabile di semplicismo e di infantilismo. 

Non viene data alcuna spiegazione per quanto accaduto, ma non importa tanto, giacché siamo abituati a premesse campate per aria come ipotesi di partenza, e quel che ci interessa è come si sviluppa poi la storia.
Anche se non sarebbe stato male sapere perlomeno perché Neville si considerava l’unico superstite al mondo…

Anche la conclusione del film lascia parecchio a desiderare, col suo messianismo concettuale e persino rappresentato (posizione da crocifisso, palo, sangue, “discepoli” che ringraziano e se ne vanno, etc).

Insomma, come detto 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra aveva probabilmente un certo fascino al suo tempo, ma lo ha perso quasi totalmente… e a ciò aggiungo anche che non ho mai ritenuto Charlton Heston un buon attore, nonostante la sua grande fama nella Hollywood di quegli anni.

Fosco Del Nero



Titolo: 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra (The omega man).
Genere: drammatico, fantastico.
Regista: Boris Sagal.
Attori: Charlton Heston, Rosalind Cash, Anthony Zerbe, Paul Koslo, Eric Laneuville, Lincoln Kilpatrick, Jill Giraldi, Anna Aries, Brian Tochi, DeVeren Bookwalter, John Dierkes.
Anno: 1971.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 21 marzo 2017

Cuori in Atlantide - Scott Hicks

Spesso mi capita che non mi ricordi come mai mi ero segnato un film… e mi è capitato anche per Cuori in Atlantide, che comunque sono contento di essermi segnato e di essermi visto.

La storia di Cuori in Atlantide è tutto sommato semplice, anche se a suo modo è curiosa e presenta qualche elemento di originalità, se pure va detto che la bellezza del film non sta tanto in una qualche innovazione, quanto nel fattore emotivo che emana, che oscilla tra il dolce e il delicato, pur se in mezzo a tanti eventi difficili.

Ecco in grande sintesi la trama del film: Bobby Garfield (Anton Yelchin; Il luogo delle ombre, Star Trek, Star Trek - Into darknessStar Trek beyond, Solo gli amanti sopravvivono) è un bambino-adolescente che vive solo con la madre, giacché il padre è morto quando lui aveva cinque anni, lasciando la famiglia in difficoltà economica, tanto che la donna deve lavorare e lui spesso deve badare da solo a se stesso o alla casa.
Per sbarcare il lunario più facilmente, il piano superiore della casa viene affittato, e il nuovo inquilino è uno strano signore, tale Ted Brautigan (Anthony HopkinsInstinct - Istinto primordiale, Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, La leggenda di Beowulf, Vi presento Joe Black, Il silenzio degli innocenti), il quale pare amar molto vivere in modo semplice e non vistoso… e in seguito Ted, che stringerà amicizia con lui, scoprirà il perché, e qua anticipo solo che di mezzo vi sono FBI e poteri esp, anche se tale elemento non è affatto centrale nel film, ma funge solo da contorno alla duplice storia affettiva tra Bobby e il suo primo amore Carol e lo stesso Bobby e Ted, che per un breve periodo in pratica funge da surrogato di padre.
In mezzo c’è anche la storia della madre di Bobby, donna ancora giovane e attraente, alle prese con problemi di soldi, di vanità, di uomini… e in definitiva il personaggio meno equilibrato del film.

Cuori in Atlantide non lesina difficoltà ai suoi protagonisti: il bambino che cresce senza un padre e che non può permettersi nemmeno una bicicletta, la donna che vorrebbe di più per se stessa e per suo figlio ma che si impelaga in situazioni difficili, l’uomo che fugge dal suo passato, e persino la bambina picchiata dal bullo del quartiere.

Nonostante tali scenari difficili, Cuori in Atlantide, che peraltro si apre con una scena del presente con Bobby uomo adulto e poi va indietro tramite un lungo flashback che in pratica dura quasi tutto il film, propone soprattutto la dolcezza del rapporto tra Bobby e i suoi due amici di allora, soprattutto la fidanzatina Carol, nonché quella del rapporto tra lo stesso Bobby e il bizzarro Ted, che con i suoi momenti di “visione” contribuisce peraltro a rendere il film più curioso e interessante.

In definitiva, Cuori in Atlantide è un film davvero ben realizzato, che con poco (non c’è dietro nulla di trascendentale) riesce comunque a offrire abbastanza, e che peraltro è impreziosito dalla recitazione di un grande attore come Anthony Hopkins… ma anche il piccolo Anton Yelchin si disimpegna bene, tanto che poi si è guadagnato numerosi film anche da grande, cosa affatto scontata per gli attori bambini, anche se purtroppo la sua promettente carriera è stata interrotta da una morte in giovane età.

Chiudo il film con alcune frasi di buon valore, la prima delle quali su quello che a ben vedere è l’elemento emotivo di fondo del film: il cambiamento e lo scorrere delle cose, ciò che poi è anche un insegnamento esistenziale di discreta portata.

"Chissà perché ci aspettiamo che le cose restino sempre le stesse.
Niente resta uguale."

"Siamo tutti prigionieri del tempo, ostaggi dell'eternità."

"I desideri non possono cambiare le cose."

"Siamo qui solo di passaggio."

Fosco Del Nero



Titolo: Cuori in Atlantide (Hearts in Atlantis).
Genere: drammatico, commedia.
Regista: Scott Hicks.
Attori: Anthony Hopkins, Hope Davis, David Morse, Anton Yelchin, Mika Boorem, Alan Tudyk, Will Rothhaar, Adam LeFevre, Celia Weston.
Anno: 2001.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 15 marzo 2017

Noah - Darren Aronofsky

Il film recensito quest’oggi su Cinema e film è il recente Noah, girato nel 2014 da Darren Aronofsky.

Partiamo dal regista: Darren Aronofsky ha la tendenza ad occuparsi di argomenti di confine, che vengono quasi a contatto con temi esistenzial-interiori-spirituali… ma lo fa per l’appunto solo come tendenza, come contatto di superficie, non addentrandosi davvero nelle tematiche esistenziali.

Il che non è un male, intendiamoci: sarà utile e attirerà un certo tipo di pubblico, e pure a me non dispiace, ma, semplicemente, non fungerà come canale per energie e ispirazioni elevate, tutto qui.

Di lui ho già recensito Pi greco - Il teorema del delirio e L’albero della vita, che rappresentano in pieno quanto appena detto, mentre in passato ho visto anche Requiem for a dream, che viceversa tende più al drammatico. Di vedere The wrestler non se ne parla nemmeno, mentre Il cigno nero ha qualche speranza.

Il regista statunitense peraltro ha, dal mio punto di vista, un certo pregio: quello di portare davanti alla macchina da presa due grandi bellezze: quella ormai matura di Jennifer Connelly (l’indimenticabile protagonista di Labyrinth - Dove tutto può accadere, ma anche di Phenomena, Innocenza infranta, Dark City, A beautiful mind) e quella decisamente più adolescenziale di Emma Watson (l’Hermione dei vari Harry Potter e la pietra filosofale, Harry Potter e la camera dei segreti, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, Harry Potter e il calice di fuoco… che già al tempo si intuiva essere assai brava).

Completano il cast il protagonista centrale Russell Crowe (che peraltro era già stato impegnato in una coppia con Jennifer Connelly in A beautiful mind) ed Anthony Hopkins (Instinct, La leggenda di Beowulf, Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni, Cuori in Atlantide, Il silenzio degli innocenti, Vi presento Joe Black), a far la parte di un saggio Matusalemme.

A proposito, sarebbe stata una buona occasione per chiedere a Matusalemme il segreto della durata di più 900 anni della sua vita… … ma ci saremmo accontentati anche del segreto dei 777 anni di Enoch, suo padre, ma anche in questo caso niente da fare (Noè, per la cronaca, arriva a 969, ma nel film ne dimostra di meno).

E sgombriamo subito il campo da un possibile fraintendimento: lasciamo perdere la Bibbia, quello che c’è scritto, i confronti con il film e le eventuali – e numerose – discrepanze, e guardiamo Noah semplicemente come un film di genere fantastico.

Devo dire che, sgombrato il campo da tutto ciò, Noah è un film godibilissimo: scenografia e fotografia sono di altissimo livello, costumi ed effetti speciali pure, e anche la caratterizzazione dei personaggi rende il tutto vivace e interessante.

Ecco in sintesi la trama del film (casomai servisse a qualcuno!): un bel giorno il Creatore si rende conto che l’umanità è degradata a livelli bassissimi (e non aveva ancora visto L'isola dei famosi), e decide di far piazza pulita mandando un diluvio colossale sulla Terra. Si dovranno però salvare le specie animali, e il compito di tale salvazione è affidato a Noè, che dovrà condurre la sua famiglia (la moglie Naameh, i tre figli Sem, Cam e Jafet, e la trovatella Ila) su un’arca, insieme per l’appunto a tutte le specie di animali, che si presenteranno spontaneamente una volta che l’arca è pronta ad ospitarle e il diluvio vicino ad arrivare.

In mezzo abbiamo: i Vigilanti, gli angeli caduti e puniti dal Creatore, gli uomini con i loro desideri e il loro ego, e ovviamente le tentazioni degli stessi membri della famiglia di Noè, lui per primo.

Darren Aronofsky non commette l’errore di “politicizzare” in qualche modo il film, che resta scevro da qualsiasi contenuto religioso o “didattico”, presentandosi essenzialmente come una specie di colossal di genere fantastico, misto a dramma, azione, psicologia e relazioni sentimentali.

Un bel calderone, a dirla tutta, che da un certo punto di vista non permette al film di eccellere in nessuno di questi ambiti, ma che al contempo lo consegna ad un pubblico assai vasto, e difatti ha avuto grandi incassi e anche numerosi riconoscimenti.

Meritati, per il buon lavoro svolto, e come detto Noah è un buon film di intrattenimento di genere fantastico.

Fosco Del Nero



Titolo: Noah (Noah).
Genere: drammatico, fantastico, sentimentale.
Regista: Darren Aronofsky.
Attori: Russell Crowe, Jennifer Connelly, Emma Watson, Anthony Hopkins, Ray Winstone, Logan Lerman, Douglas Booth, Julianne Moore, Martin Csokas, Jóhannes Haukur Jóhannesson.
Anno: 2014.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

martedì 14 marzo 2017

Quasi amici - Olivier Nakache, Éric Toledano

Mi ero segnato il film Quasi amici per qualche motivo che non ricordavo, tanto che, rileggendomi la trama, stavo per cancellarlo dai film da vedere, ma poi ho dato fiducia alla scelta precedente, e me lo sono visto.

Perché me lo ero segnato?
Non lo so, forse perché è un film francese e tendenzialmente amo molto la leggerezza e l’umorismo delicato dei film francesi.

Perché stavo per depennarlo?
Perché la trama, a una prima vista, potrebbe sembrare melodrammatica e pesante, esattamente quel tipo di film che evito: c’è un tetraplegico, un ricco francese di mezz’età che non può muovere nulla dal collo in giù, e il suo aiutante franco-maghrebino, con i due che, come suggerisce il titolo, stringono un rapporto di amicizia.

Alla fine valeva la pena vederlo?
Assolutamente sì.
Il film mantiene quell’umorismo e quel’ironia delicata tipica dei film francesi che mi piace così tanto, e non fa mai l’errore di scadere nel melodrammatico e nella retorica… cosa che viceversa sarebbe successa di sicuro in qualche altra nazione, senza fare nomi.

Detto questo, ecco in breve la trama di Quasi amici, film che inizia dalla fine, con una scena un po’ strana, e poi fa vedere come ci si è arrivati: Philippe (François Cluzet) è un ricco uomo francese, che per via di un passato incidente sportivo è divenuto tetraplegico, ossia non può muovere niente, è quindi completamente dipendente dalle cure altrui, e conseguentemente assume un badante che si prenda cura di lui durante quasi tutto il giorno.

Se parte del lavoro, quello più professionale, è svolto dalle sue segretarie-assistenti Yvonne (Anne Le Ny) e Magalie (Audrey Fleurot), la prima più ciarliera e alla mano e la seconda più algida e affascinante, serve proprio qualcuno che si occupi delle cose pratiche: fargli la barba, lavarlo, vestirlo, portarlo in giro in macchina o in carrozzella, etc.

All’appuntamento per il posto di lavoro, evidentemente ben pagato, si presentano in tanti, più o meno referenziati, e tra questi c’è anche Driss (Omar Sy), un ragazzone di colore dalla lingua lunga e dal carattere forte, ma tutto sommato un pezzo di pane. Lui è lì solo per avere una firma, in modo da potersi poi godere il sussidio di disoccupazione… ma finisce che Philippe lo prende in simpatia e lo assume.

Tra i due si creerà man mano una certa amicizia, davvero tenera, e i due si aiuteranno l’un l’altro in vario modo.

Quasi amici è tratto da un storia vera, sulla quale è stato scritto anche un libro, ed evidentemente è una storia che ha colpito nel segno, giacché il film in patria è stato campione d’incassi, e con cifre da capogiro per il paese d’oltralpe.
Svariati anche i riconoscimenti, che devo dire essere meritati: da un certo punto di vista il film non sembra proporre molto (non c’è una trama di spicco, non vi sono attori di spicco, men che meno vi sono effetti speciali o qualcosa di eclatante che possa attirare l’attenzione, e non c’è nemmeno una storia romantica, se non brevissimi accenni assolutamente marginali)… ma nonostante ciò il film finisce per proporre tanto, tanto che mi sento di consigliarlo.

Nel caso, buona visione.

Fosco Del Nero



Titolo: Quasi amici (Intouchables).
Genere: commedia.
Regista: Olivier Nakache, Éric Toledano.
Attori: François Cluzet, Omar Sy, Anne Le Ny, Audrey Fleurot, Clotilde Mollet, Alba Gaïa Bellugi, Cyril Mendy, Christian Ameri, Grégoire Oestermann.
Anno: 2011.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

martedì 7 marzo 2017

Omen - Il presagio - Richard Donner

Non avevo mai visto il film Omen - Il presagio, il classico dell’orrore diretto da Richard Donner nel 1976… e avevo fatto bene. 

Nonostante non mi abbia mai ispirato, sono andato a vedermelo essenzialmente per la presenza in esso di Gregory Peck, attore che ho sempre stimato molto e visto volentieri in film come Il buio oltre la siepe, L’ultima spiaggia, Vacanze romane… e cito anche il più recente I soldi degli altri.

Anche il regista non era un nome nuovo per me, giacché di Richard Donner avevo già visto I Goonies… e chi non lo ha visto tra quelli della mia generazione, o un poco più avanti o un poco più indietro?
Anche se vederlo da grande non è stato poi così esaltante, come ho scritto nella recensione. Nella carriera di Donner, comunque, rientrano altri film di grande successo, come Ladyhawke, S.O.S. fantasmi o Arma letale.

Ma andiamo a parlare de Il presagio, cominciando dalla trama: siamo a Roma e Katherine (Lee Remick), moglie di Robert Thorn (Gregory Peck), ha dato alla luce un bambino morto. L’uomo, dando seguito al suggerimento di uno strano sacerdote, acconsente all’ipotesi di consegnare alla donna, in sostituzione del suo, un bambino nato quella stessa notte, la cui madre era deceduta e non aveva parenti.

Tutti felici, dunque, con un piccolo particolare: il piccolo Damien (Harvey Stephens) nel corso degli anni si rivelerà assai strano, e anzi col passare del tempo mostrerà la sua diabolicità, aiutato in questo anche dalla bambinaia, la Signora Baylock (Billie Whitelaw), peraltro presentatasi e assunta in circostanze misteriose.

In pratica, tutto Il presagio è strutturato così: succedono cose misteriose se non proprio inquietanti, ma la gente fa spallucce, non se ne cura, fino a ritrovarsi ad avere davanti morti, sangue e anticristi. 

Ciò che, per la cronaca, è l’identikit dei pessimi film horror: la stupidità dei protagonisti… o, per volerla inquadrare da un altro punto di vista, il fatto che la sceneggiatura sia palesemente forzata, con l’intento di procedere in una certa direzione quando qualunque essere umano di media intelligenza (forse persino bassa intelligenza) avrebbe agito in altro modo… fosse anche solo scappando a gambe levate.

Ma i protagonisti dei film horror tonti no, vanno avanti imperterriti!

Ad aggravare il pesante bilancio de Omen - Il presagio ci si mette anche il palese tentativo di plagio de L’esorcista, nonché il probabile tentativo di cavalcarne l’onda di successo, giacché il film di Richard Donner segue di tre anni quello di William Friedkin: abbiamo la religione cristiana, abbiamo sacerdoti, abbiamo un esorcista, abbiamo un bambino/a in cui c’è il diavolo dentro, abbiamo della gente benestante che non sa affrontare il problema, abbiamo la solita escalation di episodi inquietanti, abbiamo qualcuno che si accorge della cosa ma finisce male, etc.

La cosa ridicola, peraltro, è che Il presagio non fa per nulla paura, e non è inquietante se non nelle reazioni ottuse dei protagonisti… che infatti finiscono tutti male.

Mi dispiace solo che Gregory Peck, all’epoca già abbastanza avanti con gli anni e probabilmente a fine carriera o comunque alla ricerca di qualcosa che la rivitalizzasse, si sia prestato a questo progetto davvero mediocre… e soprattutto alla ridicola scena di lotta con la tata-governante, in cui incredibilmente l'uomo non riusciva a prevalere.

Beh, non aggiungo altro, se non: cercate qualcosa di bello altrove… oppure guardatelo con l’intento di farvi due risate, e in questo modo il film potrebbe acquisire un suo senso.

Fosco Del Nero



Titolo: Omen - Il presagio (The omen).
Genere: horror, drammatico.
Regista: Richard Donner.
Attori: Gregory Peck, David Warner, Lee Remick, Billie Whitelaw, Harvey Stephens, Patrick Troughton, Martin Benson, Robert Rietty.
Anno: 1976.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

Il mondo dall'altra parte