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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

sabato 30 novembre 2013

Philadelphia experiment - Stewart Raffill

Philadelphia experiment è un film oramai anzianotto, del 1984 per la precisione, che non ha avuto un grande successo, né al tempo della sua uscita né in seguito, ma che si è comunque guadagnato la fama di film di nicchia, una sorta di piccolo film cult di fantascienza.
Sì, giacché la sua trama rientra a pieno titolo nel filone della fantascienza.

Andiamo subito a sintetizzarlo in grande sintesi: nel 1943, in piena guerra mondiale, gli Usa stanno facendo degli esperimenti per rendere le loro navi invisibili ai radar.
Durante uno di essi, però, qualcosa va storto, e la nave USS Elridge viene prima avvolta da onde elettromagnetiche e poi scompare.
Due militari, i giovani David e Jim, per salvarsi si buttano fuori bordo, ma una volta giunti a riva scoprono di essere finiti nel 1986.

Jim, che ha assorbito più onde elettromagnetiche dell’amico, sembra più sofferente, tanto che finisce all’ospedale… laddove poi sparisce egli stesso.
David, invece, cerca di orientarsi in un futuro che gli è ovviamente poco familiare, aiutato da Allison, una ragazza che lo aiuterà nel momento difficile.

Difficile non solo per lui: in questo futuro il mondo è minacciato da un vortice creatosi nel coontinuum spazio-temporale proprio a causa dell’esperimento del 1943, sorta di buco nero che ha già risucchiato un’intera città e che minaccia di fare altrettanto con altre.

Solo David può risolvere la cosa, tornando indietro nel tempo…

Philadelphia experiment è tratto dal libro di William I. Moore e Charles Berlitz, e affronta dunque la tematica del viaggio nel tempo e dei rischi ad esso connessi, per quanto addolcita dalla freschezza giovanile del protagonista David e della sua compagna d’avventura Allison.

Certamente il film non mancherà di piacere agli appassionati di fantascienza o del sottogenere “viaggi nel tempo”, anche se, ad onor del vero, devo dire che gli manca qualcosa in termini di scorrevolezza e di brillantezza.

Oltre la trama e il rapporto tra i due protagonisti, infatti, non c’è altro, e persino i dialoghi risultano poco ispirati e un po’ fiacchi.
Inoltre, manca del tutto la componente di allegria e di leggerezza, con la storia che è pervasa da una cappa di tristezza e quasi di ineluttabilità.

Nel complesso, a mio avviso Philadelphia experiment si merita una sufficienza stiracchiata, più che altro per il coraggio nell’affrontare una trama così estrema… con tutto che secondo alcuni si tratta di una storia vera…

Fosco Del Nero



Titolo: Philadelphia experiment (Philadelphia experiment).
Genere: fantascienza, sentimentale.
Regista: Stewart Raffill.
Attori: Michael Paré, Nancy Allen, Bobby Di Cicco, Eric Christmas, Louise Latham, Kene Holiday, Joe Dorsey, Stephen Tobolowsky, Michael Currie.
Anno: 1984.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 25 novembre 2013

Vanilla sky - Cameron Crowe

Intanto un paio di precisazioni: in primo luogo, credo che questa sia la terza volta che vedo Vanilla sky, ma la prima da che ho aperto il blog Cinema e film, da cui la recensione “ritardata”.

In secondo luogo, per chi non lo sapesse Vanilla sky è il remake americano di un film spagnolo, intitolato Apri gli occhi (regia di Alejandro Amenabar), in cui recita la stessa Penelope Cruz, ma che è ambientato a Madrid.

La versione americano-newyorkese è invece diretta da Cameron Crowe, che ha raggiunto l’apice del successo proprio con questa pellicola.

Pellicola che peraltro gode di un cast piuttosto notevole: i protagonisti principali sono Tom Cruise (Eyes wide shut, Jerry MeguireIntervista col vampiro, Minority report, L’ultimo samurai, Mission impossible, Top gunCocktailRain man) e Penelope Cruz (Nessuna notizia da Dio, Volver, Vicky Cristina Barcelona, Tutto su mia madre, Lezioni d'amore), mentre in due ruoli secondari troviamo Cameron Diaz (The boxNotte brava a Las Vegas, Tutti pazzi per MaryCharlie’s angels), Kurt Russell (Interstate 60Grosso guaio a ChinatownTango e Cash) e Jason Lee (DogmaMy name is EarlL’acchiappasogni).

Si intravedono tra l’altro anche il Codaliscia di Harry Potter (Timothy Spall), Leonard di The Big Bang Theory (Johnny Galecki), il regista-attore Kevin Smith (Clerks, Dogma), e persino Steven Spielberg e Nikole Kidman in due rapidissimi cameo.

Ma andiamo alla storia in breve: David Aames è un giovane uomo bello, ricco e di successo, anche se un po’ annoiato dalla vita e dagli intrighi aziendali.
Egli trova in Sofia, fresca e vivace ragazza di origine spagnola, una nuova ragione di vita… nonché un motivo in più per allontanarsi da Julie, una ex che lo ha stancato.
Un incidente, però, cambierà la sua vita… e molto più di quanto ci si potrebbe immaginare…

Intanto, non posso non osservare che la carriera di Tom Cruise, specie nella sua parte matura (quella in cui dunque poteva permettersi di scegliere i film in cui recitare) lo ha spesso visto protagonista di film un po’ particolari, tra Eyes wide shut, Minority report, Intervista col vampiro, Vanilla sky ed altri film che probabilmente mi sto dimenticando… e con gli ambienti particolari che frequenta il buon Tom con tutta probabilità ha interessi un po’ fuori dal comune, legati a tematiche esoterico-esistenziali. 
Come anche alcuni degli altri personaggi citati peraltro.

Vanilla sky, in poche parole, esplora il tema della dicotomia tra realtà e finzione-sogno, e quanto i confini tra le due possano essere labili.
In alcuni punti, tra l’altro, in bocca ad alcuni dei personaggi vengono messe delle frasi dal sapore assai simbolico, certamente non a caso, col tutto che assume i contorni di un film sull’esistenza più che di una storia di fantascienza.

Ad ogni modo, la storia si mantiene interessante e vibrante fino alla fine, giocando molto sulle ottime performance dei due attori protagonisti. 
Mi è piaciuta meno, invece, Cameron Diaz, per la quale non sono mai impazzito (quindi direi "Quasi tutti pazzi per Mary")… ma che per la recitazione in questo film ha vinto un Oscar, tant’è...

Questione di gusti, come per il genere e per lo stile. 
Per dire, di mio apprezzo l’originale Apri gli occhi un poco più di Vanilla sky, ma certamente per qualcuno potrà essere il contrario.
Comunque, il mio gusto mi porta a suggerire tanto l’uno quanto l’altro, sia come film in sé sia come spunti di riflessione su realtà, sogno, consapevolezza, risveglio... e anche sui confini della tecnologia, ma questo è il meno.

Chiudo la recensione con le frasi simbolico-esistenziali di cui dicevo prima, miste a frasi di buon senso comune (ma neanche tanto comune, visto che in pochi le hanno realizzate).
Peraltro, già il nome della donna che sta al centro di tutto, Sofia, indica che si sta parlando di conoscenza e saggezza, mentre il ricorrente tema del sogno, unito all'esigenza del protagonista di svegliarsi, è ugualmente chiaro, come provato anche dall'ultima frase citata, che è quella che in pratica conclude il film.

"Sono assolutamente terrorizzato dal vuoto."

"Ti succedono cose buone se sei una persona buona e con un buon atteggiamento."

"Ogni minuto che passa è un'occasione per rivoluzionare tutto completamente."

"Quando fai l'amore con qualcuno, il tuo corpo fa una promessa, che tu lo voglia o no."

"Dimmi una cosa, rispondimi: tu credi in Dio?"

"La cosa peggiore è che non riesco a svegliarmi."

"Anche nei miei sogni sono un idiota che sa che sta per svegliarsi nella realtà."
"Se solo potessi evitare di dormire... ma non posso."

"Creiamo un mondo tutto nostro: noi contro loro."

"Hai avuto un incubo?"
"È tutto un incubo."

"Scava in profondità, scava fino al limite."

"Questo è un sogno."

"David, devi svegliarti."

"David, guarda tutte queste persone: sembra che siano qui per passare la serata a chiacchierare... niente a che fare con te...
Ma forse si trovano qui solo perché sei tu a volere che siano qui: tu sei il loro Dio. Non solo: tu puoi fare in modo che ti ubbidiscano e persino che ti distruggano."

"Puoi dirmi la differenza tra il sogno e la realtà?"

"Capisci che la chiave di questa prigione è nelle tue mani?"

"A volte capita che la mente si comporti come se fossi in un sogno."

"La tua via continuerà come un vero capolavoro: dipinto da te, minuto per minuto."

"Tutto questo, ogni cosa, è creato da te."

"Qualcuno è morto... io sono morto."

"Le piccole cose... niente di più grande."

"Il dolce non è mai così dolce senza l'amaro."

"Voglio vivere una vita vera, non voglio più un sogno."

"È stato un magnifico percorso di autorisveglio."

Fosco Del Nero



Titolo: Vanilla sky (Vanilla sky).
Genere: drammatico, fantastico. Regista: Cameron Crowe.
Attori: Tom Cruise, Penelope Cruz, Cameron Diaz, Kurt Russell, Jason Lee, Timothy Spall, Noah Taylor, Michael Shannon, Tilda Swinton, Shalom Harlow.
Anno: 2001.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

martedì 19 novembre 2013

Boys and girls - Attenzione, il sesso cambia tutto - Robert Iscove

Boys and girls - Attenzione, il sesso cambia tutto è una commedia sentimentale giovanile con protagonisti Claire Forlani (che molti ricorderanno nel bellissimo Vi presento Joe Black) e Freddie Prinze Jr. (che meno persone ricorderanno per l’horror So cosa hai fatto o per il demenziale Scooby Doo, e che forse alcuni sapranno essere nella realtà il marito di Sarah Michelle Gellar, l’indimenticata Buffy - L’ammazzavampiri).

I due attori, tuttavia, non compaiono subito, dato che il film ha un respiro temporale piuttosto ampio, e ci presenta prima i due bambini, dodicenni, che si incontrano per caso in un aereo… e subito litigano.

E poi i due più grandetti, al liceo, che si incontrano nuovamente per caso… e anche qui non si trovano molto.

Idem dicasi per il successivo incontro, all’università… anche se poi i due, per un altro caso fortuito, finiranno per fare amicizia e diventare veri e propri confidenti intimi.

Ryan e Jennifer, questi i nomi dei due personaggi, rappresentano gli eterni opposti che si attraggono, anche se si attraggono con grande ritardo in questo caso, con la storia però che è chiara fin dall’inizio e che non rivelerà molte sorprese nella trama, puntando più che altro sui dialoghi e i personaggi.

Dialoghi buoni, e personaggi ben caratterizzati, comprese le prove dei due attori protagonisti, affiancati da altri volti noti dell’Hollywood “giovanile”: il Jason Biggs dei vari American pie e la Alyson Hannigan dello stesso Buffy - L’ammazzavampiri... e degli stessi American pie (ma vista anche nella serie tv Veronica Mars).

La gradevolezza degli attori e alcuni buoni dialoghi però non sollevano da soli un film che rimane una commedia leggera senza alcuna ambizione, e che peraltro ha una gestione dei tempi che non ho gradito molto.

Anzi, a dirla tutta probabilmente senza i due volti di Freddie Prinze Jr. e Claire Forlani il film avrebbe avuto una valutazione assai peggiore.

In conclusione, Boys and girls - Attenzione, il sesso cambia tutto è una commedia sentimentale simpatichina, che va bene come film leggero da guardare per rilassarsi, ma che non rimarrà nella storia del cinema neanche nel suo genere.

Fosco Del Nero



Titolo: Boys and girls (Boys and girls).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Robert Iscove.
Attori: Claire Forlani, Freddie Prinze Jr., Jason Biggs, Amanda Detmer, Alyson Hannigan, Matt Schulze, Monica Arnold.
Anno: 2000.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 15 novembre 2013

Dylan Dog - Il trillo del diavolo - Roberto D’Antona

Normalmente non tendo a guardare produzioni indipendenti e a basso budget, per il semplice motivo che non riesco a giudicare un film indipendentemente dal suo iter di produzione: valutando solo il risultato finale, va da sé che produzioni a badget basso o quasi nullo partono nettamente sfavorite.

Ho tuttavia fatto un’eccezione per Dylan Dog - Il trillo del diavolo un po’ perché avevo letto commenti positivi, un po’ perché, pur non essendo un fan vero e proprio di Dylan Dog, ho sempre avuto una certa simpatia per il personaggio e il fumetto in questione.

Ma andiamo al film Dylan Dog - Il trillo del diavolo, produzione tutta italiana e regia di Roberto D’Antona, che poi è anche attore protagonista.

Ecco la trama in grande sintesi: Dylan Dog, indagatore dell’incubo, è in un periodo di crisi, tanto da essere anche preda di incubi.

In uno di questi, particolarmente realistico, il buon vecchio Dylan si troverà immerso in una sorta di viaggio interiore tra amici e demoni, in stile Divina Commedia, ovviamente rivisitata secondo lo stile del fumetto di Tiziano Sclavi.
A fare da Virgilio a Dylan non poteva esserci che Groucho, tra baffi, sigari e motteggi.

Come detto in apertura, conosco vagamente personaggi e fumetto, per cui non sono soggetto a delusioni da superfan, né dall’altro lato posso apprezzare citazioni e riferimenti vari.
La mia valutazione va dunque al solo prodotto cinematografico.

Ed esso è un film breve, di 50 minuti, inaspettatamente ben realizzato riguardo nel fattore tecnico, tra qualità delle riprese e scelte registiche, e che se la cavicchia anche bene in alcuni dettagli che ovviamente risentono di un budget basso, come trucco e audio…

… ma che non mi ha convinto troppo nella recitazione, soprattutto dei due personaggi principali: il primo (Dylan) è un po’ troppo arrabbiato e grugnoso, mentre il secondo (Groucho) personalmente non mi ha fatto ridere né sorridere. 

I commenti letti in rete tuttavia testimoniano praticamente tutti di una buona fedeltà ai personaggi del fumetto, per cui magari è un mio gusto personale.

Detto tutto ciò, la valutazione “numerica” di Dylan Dog - Il trillo del diavolo di Roberto D’Antona riflette questi due aspetti… ma quella “verbale” sta più in alto, e anzi incoraggia progetti indipendenti di buona qualità come questo.

E, a questo riguardo, in bocca al lupo per il prossimo.

Fosco Del Nero 



Titolo: Dylan Dog - Il trillo del diavolo (Dylan Dog - Il trillo del diavolo).
Genere: grottesco, fantastico.
Regista: Roberto D’Antona.
Attori: Roberto D’Antona, Francesco Emulo, Michele Friuli, Barbara De Florio, Ciro De Angelis, Angelo Boccuni, Francesco Santagada, Giovanni Navolio, Federica Gomma.
Anno: 2012.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 8 novembre 2013

Fight Club - David Fincher

Ho una teoria, che tutto sommato è piuttosto semplice, tanto semplice che io dico “teoria”, ma in realtà do per scontato che sia così: i grandi film, quelli che definiamo grandi perché passati alla storia, hanno sempre dei contenuti profondi, spirituali oserei dire, e questo al di là che siano stati messi volutamente dai loro autori, o che vi siano capitati per “semplice” ispirazione.

Intanto preciso che con la parola “spirituale” intendo riferirmi non alla religione o al “volemose bene” new age, ma al percorso interiore cui tutti siamo chiamati.

La ragione del grande successo di tali film, dunque, non starebbe tanto, o comunque non solo, nella bellezza della fotografia, nella ricchezza della trama, nella recitazione degli attori, ma soprattutto nell’energia che c’è dietro. Questa energia fa da calamita, soprattutto per le persone che vi sono sufficientemente vicine da poterla recepire. È una questione di risonanza, diciamo.

E mentre vi sono film di nicchia, aventi dietro un’energia di nicchia, per la quale pochi sono pronti, vi sono viceversa altri film più generalisti, per ricevere la cui energia non occorre un grado evolutivo particolare… da cui il successo di massa di alcuni film (o libri, naturalmente il discorso vale in generale).

Questo, intendiamoci, persino se del film non si capisce mentalmente la vera essenza… il punto è che la si coglie in modo inconscio.
Mi è successo di riflettere su ciò dopo aver visto Mary Poppins, ma questa volta, l’ennesima volta, con occhi nuovi, da crescita interiore per l’appunto… e subito dopo scoprire che l’autrice del libro da cui il film è stato tratto era allieva di G. I. Gurdjieff, nonché studiosa di buddhismo, zen e sciamanesimo.
Ovviamente nulla è mai un caso e tutto riflette tutto.

Mi è capitata la stessa cosa con un altro classico, per quanto più recente: Fight Club, un vero e proprio film culto per un paio di generazioni, che io stesso a istinto avevo amato, pur senza comprenderlo fino a ora. 

Prima espongo la trama in breve, poi espongo il vero significato del film, e infine faccio seguire alcune citazioni estratte dal film stesso. Se per caso non lo aveste mai visto e voleste vederlo, forse è meglio che interrompiate la lettura, per poi magari riprenderla dopo la visione.

La trama: il personaggio principale del film, il quale è anche la voce narrante, è interpretato da Edward Norton (The illusionist, Rounders - Il giocatore, Tutti dicono I love you), che recita i panni di un giovane uomo occidentale medio: lavoro d’ufficio, appartamento in condominio, mobili di marca, abbigliamento di marca, consumismo, etc.
Il suo problema principale è l’insonnia, unita a un vago vuoto di fondo, per risolvere i quali egli s’avvicina al mondo dei gruppi di assistenza per persone con varie malattie: cancro ai testicoli, tumore all’intestino, parassiti del sangue, demenza cerebrale, etc. Come per magia, lui, che è un intruso in quei gruppi, vede sparire, forse perché di fronte alla vera sofferenza, i suoi ben meno gravi sintomi.

C’è però un problema: nei gruppi c’è un altro intruso, che come lui li frequenta da fasullo. Un’intrusa, per la precisione: Marla Singer (interpretata dalla bravissima Helena Bonham Carter; Big fish, La dea dell'amore, Alice in wonderland, Merlino). I due allora si dividono “amichevolmente” i gruppi… anche se di lì a breve l'uomo non ne avrà più bisogno, perché, dopo aver conosciuto l’eccentrico Tyler Durden (Brad Pitt; Fuga dal mondo dei sogni, L'esercito delle dodici scimmie, The snatch, Burn after reading, Bastardi senza gloria), fonderà insieme a lui il Fight Club, una sorta di club di combattimento clandestino, il quale entro breve tempo si espanderà per tutto il paese divenendo una specie di gruppo sovversivo con tante ramificazioni.
Dopo un bel po’ di tempo e tanti dubbi (non continuare a leggere se ancora non si conosce la trama e si vuol prima vedere il film), il protagonista si rende conto che Tyler Durden è lui stesso e che ha sofferto di tale schizofrenia sempre più a lungo, tanto da aver perso ormai il controllo della situazione.

Ora passiamo al vero significato del film, che peraltro è tratto dall’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk: il protagonista della storia, il quale non a caso non ha un nome, oltre a quelli fittizi che si è messo nei vari gruppi di sostegno, rappresenta l'ego-personalità terrena (e anzi l'insieme delle personalità, fittizie e numerose proprio come i suoi nomi finti), mentre Tyler Durden rappresenta l’anima.
Il primo è attaccato ai suoi possedimenti materiali: la casa, l’arredamento, i vestiti, il lavoro, il suo corpo.
La seconda, invece, vive in modo completamente libero, sprezzante persino della morte, di cui non ha paura perché sa che è immortale. Il primo conduce una vita regolare e tranquilla, “mondana”, mentre la seconda, una volta che ha preso piede e ci si è messi in contatto con essa, avvia un processo di evoluzione interiore che non si può bloccare, e mette la sua esistenza al servizio degli altri, sempre in sprezzo al pericolo.
Nel finale si assiste a un estremo tentativo della personalità di riprendere il controllo, il quale però fallisce: una volta che si è preso contatto con l’anima, è un viaggio senza ritorno… e alla fine la personalità, che ha tanto lottato, si arrende e si lascia andare, e tutto esplode.

Che Fight Club abbia un senso profondo-spirituale-evolutivo si capisce bene anche da certe citazioni, le quali parlano letteralmente di personalità egoica, di attaccamenti, di evoluzione alchemica, di meditazione.
Tanto che in alcuni punti sembra di leggere Osho o Tolle.

“Nulla è reale.
Tutto è lontano. 
Tutto è una copia, di una copia, di una copia.”

“Perdere ogni speranza è la libertà.”

“Ogni sera morivo, e ogni sera nascevo di nuovo, resuscitato.”

“Vi trovate all’interno della vostra caverna: entrate nella vostra caverna e camminate, addentratevi.”

“Scivola.”

“Non sei mai realmente addormentato, e non sei mai realmente sveglio.”

“Qui non c’è il nome… chi sei tu? Cornelius, Rubert, Travis, nessuno di quegli stupidi nomi che ti appioppi ogni sera?”

“Siamo consumatori: siamo sottoprodotti di uno stile di vita che ci ossessiona.”

“Io dico: evolviamoci... le cose vadano come devono andare.”

“Le cose che possiedi alla fine ti possiedono.”

“Cominciammo tutti a vedere le cose in maniera diversa: dovunque andavamo, inquadravamo subito le cose.”

“Io sono illuminato.”

“Lo hai promesso tre volte.”

“Respingo i principi base della società, soprattutto l’importanza dei beni materiali.”

“Resta col dolore, non lo scacciare!”

“Senza dolore, senza sacrificio, non avremo niente.
Non fare come fanno quei cadaveri ambulanti.
È il momento più importante della tua vita, e lo perdi perché sei altrove.”

“Ti devi arrendere, devi avere coscienza, non paura.
È solo dopo aver perso tutto che siamo liberi di fare qualsiasi cosa.”

“Al diavolo quello che vuoi sapere. Devi dimenticare quello che sai: è questo il tuo problema. Dimentica quello che credi di sapere della vita. Toccare il fondo non è un ritiro spirituale, non è uno stramaledetto seminario.
Smettila di cercare di controllare tutto, pensa solo a lasciarti andare. Lasciati andare!”

“La pubblicità ci fa inseguire le macchine e i vestiti, fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono. Siamo i figli di mezzo della storia, non abbiamo né uno scopo, né un posto. Non abbiamo la Grande Guerra, né la Grande Depressione.
La nostra grande guerra è quella spirituale.
La nostra grande depressione è la nostra vita.”

“Niente paura. Niente distrazioni. La capacità di lasciarsi scivolare di dosso ciò che non conta.”

“Tu non sei il tuo lavoro, non sei la quantità di soldi che hai in banca, non sei macchina che guidi, né il contenuto del tuo portafogli, non sei i tuoi vestiti di marca.”

“Abbiamo avuto un'esperienza di quasi vita.”

“Stavo dormendo?
Avevo dormito?”

“Tyler è il mio brutto sogno o io il suo?"
(ossia: la vita della personalità è il sogno dell’anima o è la personalità che si sogna l’esistenza dell’anima?)

“Che cosa vuoi?
Tornare al tuo lavoro di merda? Alla tua vita di condominio e a guardare la tv?”

“Tutto questo non è reale.”

E che dire di certi altre scene particolari?
Per esempio una delle scene clou in cui, in un pavimento a scacchi, si parla di gruppi nascosti che devono rimanere nascosti: credo di non aver mai visto in una veste narrativa un riferimento alla massoneria più chiaro di questo.
In un'altra scena viene menzionato il simbolo del tao: anche tale citazione non è casuale.

Per esempio il fatto che il protagonista si addormenta e si risveglia di continuo, proprio come accade all'essere umano nel suo essere addormentato nella consapevolezza... e anzi il fatto di avere dei momenti di veglia è una caratteristica esclusiva di chi ha iniziato a percorrere il sentiero, come per l'appunto capita al protagonista del film.

Per esempio, gli aspiranti ""guerrieri" vengono sottoposti a una prova per accedere al gruppo capeggiato dal guerriero-leader-anima, e anzi vengono scoraggiati in ogni modo (come si racconta che accadesse in antiche scuole misteriche, come quella di Pitagora)... ma se resistono per tre giorni (ancora il numero tre), allora hanno superato il test, e vengono addirittura marchiati per riconoscersi come tali.
Peraltro, che si tratti di una guerra è certificato dal termine "war" che compare su una porta della casa dell'anima-personalità, nonché dalla frase "La nostra grande guerra è quella spirituale", ma anche dal titolo del film: "fight", dunque combattimento. Un'altra citazione afferma che "Senza dolore, senza sacrificio, non avremo niente", e in definitiva è questa l'essenza del film: lo sforzo, il lavoro interiore.

Anche il progetto di Tyler Durden, il progetto Mayhem, nel suo nome riecheggia il dualismo personalità-anima, laddove contiene la parola “me” (pur se letta al contrario), la parola “mio” (pur se con una a in mezzo, e comunque la pronuncia è quella), la parola “lui” (questa al dritto), nonché il suffisso inglese che indica il “potrebbe”. E forse anche dell’altro…
Tra l’altro anche l’obiettivo del progetto Mayhem, così come elicitato dallo stesso Tyler Durden-anima, è chiarissimo: “Noi non uccidiamo nessuno, noi li liberiamo”.
A proposito ego, io e mio, la scritta “myself” (“me stesso”) compare in bella evidenza, e quadruplice copia, nel muro esterno di un palazzo, con ovviamente accanto il protagonista senza nome, quello che rappresenta l'ego (il protagonista-anima invece compare soprattutto nei luoghi chiusi e negli anfratti oscuri: cantine, stanze da letto, locali, etc).

Molto bella, inoltre, la scena in cui Tyler Durden fa promettere una cosa alla personalità per tre volte di fila: tre è il numero dell'impegno preso... come mostrano i Vangeli. In effetti, l'episodio ricorda molto quello tra Gesù e Simon Pietro, in cui il primo chiede per tre volte di fila la medesima cosa al secondo.

E che dire della canzone di chiusura del film, intitolata “Dove è la mia mente?”.
Niente di casuale, come vedete, e in questo senso mi spiego il grande successo del film, molto più bello e rilevante dentro, nel suo significato, di quanto sia bello fuori, nell’estetica del film (la quale ugualmente ha un suo evidentissimo valore, intendiamoci): ente-ego da un lato e cuore-anima dall’altro… e non a caso nel film è citato il chakra del cuore.

Fight Club è la parabola evolutiva dell’uomo medio: dalle miserie-fatiche-ambizioni del mondo terreno alla tristezza del vuoto interiore (che nella letteratura di settore è stata spesso definita l'"oscura notte dell'anima" e che in modo più prosaico è il classico "toccare il fondo"), arrivando al contatto con la propria anima, alle varie prove iniziatiche che essa ci sottopone, fino ad avere l’ambizione di essere utile all’evoluzione altrui (rappresentata nel film dal liberare l'umanità dal materialismo).
Altro significato del film, concetto ben noto nell’esoterismo: chi diviene sempre più in contatto con la propria anima diventa un faro-guida per gli altri, sviluppa grande magnetismo e viene seguito da molti.

Un’ultima cosa: l’anima-Tyler Durden produce sapone. 
A cosa serve il sapone? A ripulire. 
Cosa deve essere ripulito/cancellato? L’ego.

Fosco Del Nero



Titolo: Fight Club (Fight Club).
Genere: psicologico, drammatico, surreale.
Regista: David Fincher.
Attori: Edward Norton, Brad Pitt, Helena Bonham Carter, Meat Loaf, Jared Leto, Ezra Buzzington, Zach Grenier, Richmond Arquette.
Anno: 1999.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 6 novembre 2013

Napoleon Dynamite - Jared Hess

Finora il film ad aver ottenuto, si fa per dire, il peggior voto su Cinema e film è tale Gentleman Broncos, un film che potrebbe aver senso guardare solo sapendo già in partenza che è ridicolo, con un approccio interiore tra l’ilare e il grottesco.

Sfortunatamente mi sono accorto troppo tardi che il regista del film recensito oggi, Napoleon Dynamite, era lo stesso di Gentleman Broncos.

Il fatto che si tratti di un film che ha ricevuto svariati premi, e che a dispetto del bassissimo budget iniziale ha riscosso al botteghino un successo oltre ogni previsione (tra i 40 e i 50 milioni di dollari negli Usa), fino a diventare un film cult, non ha mutato, ai miei occhi, le sorti di gradimento rispetto al fratello.

Ma basta con il sarcasmo, e andiamo subito alla trama di Napoleon Dynamite: Napoleon è il classico nerd, e anzi va decisamente oltre la categoria, fino ad addentrarsi in quella dei ritardati. In lui tutto chiede di essere preso in giro (e in effetti è un ottimo soggetto su cui esercitare il non giudizio...), dalla capigliatura, all’espressione del viso, dal modo di parlare alle movenze, fino a nome e cognome.
E difatti la sua vita è una sorta di dramma continuo, soprattutto a scuola.
Anche se, ad onor del vero, non è che le persone che gli stanno intorno siano molto più brillanti di lui: il fratello maggiore Kip è un semiritardato anche lui, lo zio Rico di testa c’è un poco di più ma in compenso è squallido come personaggio, l’amico Pedro propone lo stesso sguardo vacuo, mentre l’amica Deb pure ha qualche rotella fuori posto.

Insomma, Napoleon Dynamite è un campionario di scarsità da ogni punto di vista… e, curiosamente, proprio a tale scarsità è stato ricondotto il grande successo del film, nel senso che si è supposto che vi fossero tanti personaggi in cui è facile immedesimarsi.

Bontà loro e della società statunitense…

Sta di fatto che a me le disavventure tragicomicoridicole di Napoleon Dynamite non hanno divertito per niente.
Ok i nerd e anche gli imbranati, ma l’esibizionismo del ritardo mentale mi sembra eccessivo.
In questo senso, così come non ho apprezzato Napoleon Dynamite, dall’altro lato mi era piaciuto invece l’altro film con il medesimo attore protagonista, Jon Heder, che evidentemente è adatto a parti di questo tenore: Scuola per canaglie, in cui il protagonista è sì un po’ imbranato, ma ha anche delle qualità, e in cui la storia non è una semplice successione di episodi ridicoli.

Il lato positivo è che, con Napoleon Dynamite, ora ho un nuovo candidato a contendere la palma di “peggior film” del blog… a Gentlemen broncos.

Fosco Del Nero



Titolo: Napoleon Dynamite (Napoleon Dynamite).
Genere: drammatico, psicologico. Regista: Jared Hess.
Attori: Jon Heder, Efren Ramirez, Tina Majorino, Diedrich Bader, Jon Gries, Aaron Ruell, Sandy Martin, Haylie Duff, Trevor Snarr.
Anno: 2004.
Voto: 3.
Dove lo trovi: qui.

domenica 3 novembre 2013

Scuola per canaglie - Todd Phillips

Scuola per canaglie è un film che mi è proprio piaciuto, e non mi sono sorpreso, a posteriori, di vedere che il regista, Todd Phillips, è lo stesso di altri film-commedie di buon successo come Road trip, Stursky & Hutch e soprattutto Una notte da leoni.

Il protagonista della pellicola invece è Jon Heder, protagonista di un film non troppo dissimile come contenuti, e di grande successo: Napoleon Dynamite.

Ma andiamo subito alla trama di Scuola per canaglie: Roger è un vigile un pochetto complessato, timido e imbranato, nonché vittima di frequenti attacchi di panico.

Egli è un fallimento persino nella sua attività di volontariato, dove viene per l’ennesima volta rifiutato come “fratello maggiore”, e di conseguenza cacciato dall’organizzazione per inutilità.

Preso dallo sconforto per questo nuovo fallimento, accetta il consiglio di partecipare a un corso per l’autostima… o a qualcosa che sembra tale ma che si rivelerà essere molto di più: in esso il Dottor P. insegnerà a lui e ad altri “falliti” come riscattare le proprie esistenze.

E i risultati non tarderanno ad arrivare, anche in ambito sentimentale, con Roger che finalmente riuscirà ad uscire con l’amata Amanda.
Proprio qua inizieranno i problemi, peraltro inaspettati…

Scuola per canaglie è un curioso mix tra commedia, film sentimentale e film comico, condito peraltro da una certa dose di humor sarcastico.

Il film, devo dire la verità, cattura bene lo spettatore, e lo diverte tra una trovata e l’altra, buona sinergia tra dialoghi e azione-dinamismo.

Forse avrebbe meritato una maggiore esplorazione della fase “scolastica”, che avrebbe potuto regalare tanti altri spunti e che avrebbe probabilmente aumentato attesa e climax per la fase successiva del film, quella “battagliera”.

Ma, anche se ha qualche difetto, e anche se non raggiunge la brillantezza di Una notte da leoni, Scuola per canaglie è comunque un buon film, originale e divertente, e certamente piacerà a coloro che hanno apprezzato gli altri film di Todd Phillips.

Fosco Del Nero



Titolo: Scuola per canaglie (School for scoundrels).
Genere: commedia, comico, sentimentale.
Regista: Todd Phillips.
Attori: Jon Heder, Billy Bob Thornton, Jacinda Barrett, Sarah Silverman, David Cross, Michael Clarke Duncan, Matt Walsh, Ben Stiller.
Anno: 2006.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

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