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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

martedì 15 ottobre 2024

The place - Paolo Genovese

The place, film girato da Paolo Genovese nel 2017, è stata una bella sorpresa.

Partiamo dalle basi, una generale e una individuale-personale: la prima è che il film è tratto da una serie tv statunitense: The booth at the end.
La seconda è che mi è stato consigliato da un mio lettore per dei contenuti esistenzialmente interessanti… che ci sono, anche se in maniera un po’ traslucida.

Cominciamo con la trama sommaria del film, che in verità pare più un pezzo teatrale che un’opera cinematografica: in un bar-tavola calda di Roma, chiamato The place (realmente esistente) un uomo di mezz’età (interpretato da Valerio Mastandrea) è sempre seduto al medesimo tavolo, alla fine del locale, in praticamente qualsiasi ora del giorno e della notte (non si fa menzione di eventuali orari di chiusura). Sapendo che è sempre lì, ed evidentemente essendo ormai noto per le sue capacità, c’è sempre qualcuno che va a trovarlo per chiedergli di realizzare un suo desiderio.

Così, arriva la donna in crisi col marito, la ragazza che vuole diventare più bella, il padre che vuole ricongiungersi col figlio grande, il padre che vuole salvare la vita al figlio piccolo malato, l’uomo che desidera una certa modella e così via.

Il “genio”, che non si definisce né benigno né maligno, ma rimane misteriosamente sulle sue, si dichiara disponibile a esaudire ogni desiderio, ma più il desiderio è grande più domanda un prezzo elevato da pagare… che non è necessariamente una cattiva azione, come ho letto in qualche recensione del film, ma è un comportamento contrario ai valori, ai desideri o all’immagine che il singolo questuante ha di sé.

Così, a un bravo ragazzo viene chiesto di violentare una donna, al padre di famiglia viene chiesto di uccidere un bambino a sua scelta… perché sono evidentemente comportamenti contrari al loro essere più intimo.
Parallelamente, alla suora viene chiesto di unirsi con qualcuno e concepire un bambino, mentre al meccanico che non vuole dipendenze o prendersi cura di nessuno viene chiesto di difendere una bambina che potrebbe essere aggredita. Queste due ultime azioni non sono cattive (fare l’amore con qualcuno, difendere qualcuno), ma rappresentano comunque qualcosa di opposto agli istinti caratteriali dell’individuo.

La domanda di fondo del film è chiara: fin dove sei disposto a spingerti per veder realizzato un certo desiderio?
Una seconda domanda si aggiunge dopo: sei sicuro che quel desiderio era proprio quello che volevi e che rappresentava il tuo bene?

A fine film, giunge anche una terza considerazione, la quale forse è l’unico elemento veramente interessante in senso esistenziale del film, giacché quanto veniva prima può facilmente essere ricondotto alla morale: se il livello di base è rappresentato dalla genia umana, ossia anime incarnate alle prese con i desideri egoici della personalità, e un livello di sapienza-coscienza superiore è rappresentato dall’uomo che mette alla prova le varie persone, un livello ancora più elevato è rappresentato dal personaggio che non a caso è chiamato Angela (interpretato da Sabrina Ferilli): così come l’uomo-genio del bar dava agli esseri umani la possibilità di conoscere e di evolvere, la donna-cameriera-angelo dà all’uomo-genio la possibilità di evolvere anch’egli, andando oltre la sua condizione…

… ch’era evidentemente una condizione di mezzo, non troppo gradita, come l’uomo mostra sin da subito con la sua stanchezza e come dice apertamente a fine film.
Con ciò, The place mostra apertamente un’esistenza di tipo gerarchico, come effettivamente è.

Il valore esistenziale del film non sta tanto nelle questioni morali, che rappresentano la parte più “popolare” della questione, ma in tale visione gerarchica del creato, che rappresenta la parte più “sapienziale”.
È un po’ la stessa differenza che passa tra il livello essoterico e quello esoterico di una medesima religione, per chi capisce cosa si intende.

Detto questo, The place di Paolo Genovese è un ottino film, che non a caso è stato largamente premiato: come sempre, la qualità, soprattutto la qualità interiore, porta con sé risultati… e senza effetti speciali, inseguimenti, sparatorie, scene di sesso, adrenalina e dintorni, visto che l’intero film si svolge all’interno del bar che gli dà il titolo.

Fosco Del Nero



Titolo: The place.
Genere: fantastico, drammatico.
Regista: Paolo Genovese.
Attori: Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alessandro Borghi, Silvio Muccino, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Sabrina Ferilli, Silvia D'Amico, Rocco Papaleo, Giulia Lazzarini, Vinicio Marchioni.
Anno: 2017.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.



martedì 8 ottobre 2024

Agora - Alejandro Amenabar

Agora è il quinto film di Alejandro Amenabar che vedo: dopo The others, Apri gli occhiMare dentro e Tutto su mia madre. Data la qualità media del regista spagnolo, nonché il cast e l’argomento importante e delicato di Agora, ci ho messo molto per accostarmi al film in questione, giacché temevo su vari versanti, tra manipolazione culturale, violenza e dramma.

La storia di Ipazia, almeno per sommi capi, è famosa, ed essendovi di mezzo battaglie di dominio tra pagani, ebrei e cristiani, nonché tematiche maschiliste-femministe, il rischio di un prodotto “poco pulito” era dietro l’angolo, nonostante la buona fama del regista.

Partiamo dalla trama del film e poi lo commentiamo: siamo alla fine del quarto secolo dopo Cristo, ad Alessandria d’Egitto, in un periodo di forti tensioni tra gruppi religiosi. La tradizione pagano-ellenistica è in crisi, mentre sono in forte ascesa i cristiani, con gli ebrei a fare da sfondo e a partecipare, essi stessi, alla contesa.

La lotta “religiosa” si mescola alla tematica sociale del ruolo della donna, ciò che trova in Ipazia un bersaglio perfetto: intelligente, colta, studiosa, insegnante, bella e attraente, restia al matrimonio e alla sottomissione a una figura maschile… tutto ciò che non piace alla cultura maschilista delle emergenti religioni monoteiste di allora.

Il film, della durata di più di due ore, si divide in due parti: la prima mostra lo scontro tra pagani e cristiani che condusse alla confisca del Serapeo (ossia il tempio e la famosa Biblioteca di Alessandria) ai danni dei pagani, per ordine dell’Imperatore Teodosio; la seconda mostra l’emergere del potere del Vescovo Cirillo, di fatto avversario del Prefetto Oreste, ex allievo di Ipazia.

Agora è un film esteticamente bellissimo: come solitamente si usa in questi casi, il passato viene edulcorato di tutte le questioni problematiche e mostrato più splendido di quanto fosse: gli abiti, l’architettura, l’igiene, etc.
Anche l’aspetto dell’insegnamento e della discussione intellettuale, per quanto presentati in modo piuttosto naif, vantano il loro fascino: in effetti, Agora fa venir voglia di vivere quel tempo e quel luogo (disordini e omicidi a parte).

Il problema è che non solo tutto è edulcorato, ma di storico c’è molto poco (a cominciare dal coinvolgimento di Ipazia nella questione del Serapeo, per proseguire sulla sua età al tempo dei fatti): da quel che ho letto online, la lista di inesattezze storiche del film è molto lunga… e qua torniamo all’aspetto potenzialmente manipolatorio. I cristiani sono tutti brutti, sporchi e cattivi; gli ebrei una via di mezzo; i pagani, nonostante qualche punto debole, appaiono come i più intelligenti e meritevoli… anche se poi sono proprio loro ad aver iniziato i disordini e i massacri.

La sensazione generale è quella di un film anticristiano e tendenzialmente femminista… come va di moda nei tempi recenti. 

Togliendo tali questioni di mezzo, Agorà è un film esteticamente bellissimo, con un ottimo cast e un’eccellente Rachel Weisz come protagonista (non una novità: La mummia, La mummia - Il ritornoConstantine, L’albero della vitaIl grande e potente Oz, Amabili resti, Io ballo da sola), godibile per larghi tratti e per molti motivi (fotografia, costumi, etc); parallelamente, Amenabar si conferma regista di ottimo livello… pochi film, ma buoni.

Fosco Del Nero



Titolo: Agora.
Genere: storico, biografico, drammatico.
Regista: Alejandro Amenabar.
Attori: Rachel Weisz, Max Minghella, Oscar Isaac, Ashraf Barhom, Michael Lonsdale, Rupert Evans, Richard Durden, Sami Samir, Manuel Cauchi, Homayoun Ershadi, Oshri Cohen, Harry Borg, Charles Thake, Yousef 'Joe' Sweid, Andre Agius, Paul Barnes.
Anno: 2009.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.



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