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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

lunedì 26 novembre 2012

L’alba dei morti dementi - Edgar Wright

Quest’oggi ci tuffiamo nel comico.

Anzi, nel demenziale, visto che il film odierno è una parodia degli zombie movie alla Romero: parlo de La notte dei morte dementi, film diretto nel 2004 da Edgar Wright (esordio alla regia).

La prima cosa che salta all’occhio del film è l’humor prettamente britannico, e infatti si riconoscono molti attori visti in altre produzioni della terra di Albione, come Hot fuzz, I love Radio Rock o Guida galattica per autostoppisti, peraltro tutti film che ho gradito.

Anche se forse il riferimento a me più noto, almeno come genere, è il più recente e ottimo Benvenuti a Zombieland… il cui titolo parla da solo.

La seconda cosa de La notte dei morte dementi che salta all’occhio, anzi all’orecchio, è la colonna sonora, aiutata da pezzi classici e veri e propri evergreen.
Memorabile, in particolare, una scena di pestaggio collettivo di uno zombie sulle note di Don’t stop me now dei Queen.

Ma ecco in breve la trama, che tuttavia non è molto originale in sé, ricalcando molti film precedenti: Shaun è un trentenne un po’ in ritardo con la vita: lavora come commesso, tra ventenni che non lo rispettano, in un negozio di elettrodomestici; vive con due amici, di cui uno nullafacente cronico; ed è in crisi con la fidanzata, che vorrebbe un uomo più maturo e capace di prendere in mano la propria vita.

Un bel giorno, però, proprio all’indomani della rottura con Elizabeth, questi problemi scompaiono, di fronte al ben più grave problema di un’invazione di zombie in tutta Londra. Come da tradizione, peraltro, basta un morso per diventare, dopo poco, uno zombie a propria volta, cosa che propaga il “virus” a non finire.

Ed ecco che Shaun, affiancato dall’amico nullafacente Ed, inizierà una scorribanda per tutta Londra alla ricerca della madre e della fidanzata (ormai ex fidanzata, a dire il vero), costituendo una piccola compagnia che farà da cassa di risonanza delle varie componenti del film: paura, comicità e relazioni interpersonali.

Come dicevo, la trama non è nulla di che, ma il lato positivo è che essa non è un pretesto per uno dei soliti film splatter sugli zombie: sì, c’è anche questa componente, ma stringi stringi è minoritaria rispetto a quella comica e relazionale.
Alcune gag, inoltre, valgono veramente la visione del film e si lasceranno ricordare a lungo.

Nel caso, buona visione.

Fosco Del Nero



Titolo: L’alba dei morti dementi (Shaun of the dead).
Genere: comico, horror, splatter.
Regista: Edgar Wright.
Attori: Simon Pegg, Nick Frost, Kate Ashfield, Dylan Moran, Nicola Cunningham, Bill Nighy, Lucy Davis, Matt Lucas, Martin Freeman.
Anno: 2004.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 19 novembre 2012

Il pianeta delle scimmie - Franklin Schaffner

La recensione odierna di Cinema e film è dedicata a un classico della fantascienza, che non a caso ha generato diversi sequel, serie tv, remake: Il pianeta delle scimmie, girato nel 1968 da Franklin J. Schaffner e basato sull’omonimo romanzo dello scrittore francese Pierre Boulle.

È ambientato in un lontano futuro allorquando, da una Terra in disfacimento morale e ambientale quattro astronauti, tre uomini e una donna (ma come composizione di genere sarebbe stato più sensato il contrario) lasciano il pianeta col duplice scopo di dare all’umanità una seconda possibilità di diffusione e di verificare la teoria di un fisico del loro tempo, secondo cui i quattro esseri umani si sarebbero risvegliati in un lontano futuro pur essendo passato passato per loro poco tempo.

Detto, fatto: i quattro si ritrovano nel 3978.
Tre, per meglio dire, visto che la donna muore per un guasto tecnico alla sua cabina di crioconservazione, il che cancella da subito la possibilità di riprodursi (e in questo senso è stato stupido mandare tre uomini e una donna, mentre avrebbe avuto molto più senso il contrario).
Gli uomini si trovano da subito a lottare per la propria sopravvivenza, visto che il velivolo affonda in un lago e che tutto intorno ad esso vi è una sorta di landa desolata, un canyon grandissimo che mette alla prova le loro provviste e la loro capacità di sopravvivenza. I tre, peraltro, diventano poi uno solo: dopo aver trovato un gruppo di esseri umani non civilizzati, i terrestri vengono attaccati insieme ad essi da un gruppo di scimmie bellicose e assai meglio equipaggiate (gorilla soprattutto, mentre gli scimpanzé son meno aggressivi e rivestono un ruolo secondario nella società scimmiesca).
Così, dei tre superstiti, Taylor, Landon e Dodge, gli ultimi due sono dispersi, probabilmente morti nell’attacco, mentre Taylor viene catturato e studiato da alcuni zoologi.
Tra i quali si scopre presto esservi una disputa su questioni scientifico-dottrinal-religiose, giacché presso la società di scimmie scienza e religione sono intimamente unite: secondo le loro sacre scritture, l’uomo è un animale, e pericoloso, mentre Dio ha creato la scimmia a sua immagine e somiglianza.
Lo scopo di Taylor sarà evitare esperimenti e castrazione, nonché varie umiliazioni, aiutato in questo da Zira e Cornelius, due scimmie studiose e culturalmente progressiste.
Nel quadro partecipano anche il dottor Zaius, custode delle verità religiose e scientifiche, e Nova, indigena umana affibbiata a Taylor per fini riproduttivi.

Il film è considerato un classico, come dicevo, tanto che nel 2001 è stato selezionato per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

È un classico che ha ancora qualcosa da dire, peraltro, e molto pure, considerando il suo contenuto e i suoi significati. Difatti, Il pianeta delle scimmie è una grandissima lezione di relativismo, di senso della prospettiva, di flessibilità, di apertura mentale e di umiltà. Al contrario, insegna con buona chiarezza che aggressività, fanatismo e rigidità andrebbero evitati.
Soprattutto, il film è un'ottima rappresentazione scenica del motto tanto taoista quanto cristiano "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te": nella storia l'essere umano viene catturato, incaprettato, imprigionato, picchiato, umiliato, denudato e trattato da animale...
... e probabilmente non a caso, a proposito di non fare ad altre creature quello che non si vorrebbe ricevere, a inizio film risuona una frase: "Dio li benedica, sono vegetariani".

Quanto agli aspetti tecnici del film, spesso lasciano a desiderare: inquadrature e movimenti della telecamera, recitazione dei protagonisti (lo stesso Charlton Heston non mi è piaciuto per nulla, e anzi in generale lo giudico quasi inguardabile), alcuni dettagli poco verosimili (il livello detentivo ridicolo cui è sottoposto Taylor, che infatti fugge in continuazione; l’aspetto da pin up dell’indigena Nova; alcuni dialoghi veramente poco convincenti,  espressioni un po' ingenue o forzate, e così via).

In un film così importante dal punto di vista dei contenuti, e comunque a suo modo affascinante, questi rimangono dettagli, e certamente Il pianeta delle scimmie è un classico del cinema che merita ancora di essere visto e rivisto.

In chiusura, riporto un paio di frasi tratte dal film.

"Come può non essere etica una verità scientifica?"

"Che cosa troverà là fuori?"
"Il suo destino."

E la ripropongo per sottolineare il tutto, giacché a tutt'oggi la gran parte dell'umanità si comporta verso gli animali proprio come le scimmie si comportano verso il protagonista umano del film, e anzi assai peggio.

"Dio li benedica, sono vegetariani."

Fosco Del Nero



Titolo: Il pianeta delle scimmie (Planet of the apes).
Genere: fantascienza, fantastico.
Regista: Franklin J. Schaffner.
Attori: Charlton Heston, Kim Hunter, James Whitmore, Linda Harrison, Roddy McDowall, Maurice Evans, James Daly, Robert Gunner, Lou Wagner,Woodrow Parfrey, Jeff Burton.
Anno: 1968.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 12 novembre 2012

Il signore degli anelli - Ralph Bakshi

Mi ricordo che anni fa, quando ero bambino, vidi in televisione un film d’animazione piuttosto cupo ed ombroso, che addirittura mi inquietò in certe scene dal sapore decisamente dark. Quel film non lo vidi più, né seppi di che si trattava, fino a che, da grande, non lo ricollegai alla versione animata de Il signore degli anelli realizzata da Ralph Bakshi nel 1978.

Le scene che mi fecero una certa impressione erano quelle in cui Frodo si metteva l’anello e finiva nella dimensione in cui i cavalieri neri lo attaccavano.

La versione animata de Il signore degli anelli fu un coraggioso tentativo di mettere su schermo i romanzi di John Ronald Reuel Tolkien, che ebbe successo a metà da diversi punti di vista.

In primo luogo, nel gradimento riscontrato nel pubblico e nella critica, con giudizi positivi e negativi in entrambi gli schieramenti.
Tanto che il film, che copre il primo romanzo della trilogia (La compagnia dell'anello) e parte del secondo (Le due torri), non ha poi avuto il seguito che il regista aveva programmato, causa insoddisfazione della casa di produzione (per la precisione, la pellicola s'interrompe dopo la battaglia del Fosso di Helm).

Anche il mio giudizio sul film sta a metà strada, per i motivi che ora vi dirò.
Va da sé che per giudicare un film d’animazione del 1978 con gli occhi del 2012 occorre una certa dose di flessibilità, data l’enorme differenza di mezzi tecnici tra le due date.
Il fatto che si tratti di un’animazione vetusta è palese, e peraltro molte cose di essa non convincono, dai movimenti dei personaggi, innaturali, ai volti e alle espressioni facciali.
Belli invece molti fondi acquerellati, che danno un sapore realmente fantastico a molte ambientazioni.

Passiamo alla trama: l’incipit del film ugualmente non convince, nel suo essere frettoloso e avaro di informazioni e di coinvolgimento, tanto che si rischia di perdere lo spettatore fin da qui.
Fatto che sarebbe comunque un peccato, visto che, pur tra dettagli mal studiati, a cui comunque l’occhio dello spettatore si abitua (i movimenti innaturali, certe mimiche facciali un po’ buffe, il fatto che Aragorn sembra un indigeno americano, Boromir un vichingo o Legolas un figlio dei fiori un po’ troppo effeminato e anche mezzo mongoloide), il film scorre gradevolmente, e propone molti momenti ben fatti, risultando alla fine degno di essere visto sia da chi fosse già fan dell’opera originaria, sia da chi invece non sappia ciò di cui si sta parlando (ma c’è qualcuno che non ha mai sentito parlare de Il signore degli anelli?).

Rimane il rammarico per il fatto che alle due ore di questo film non siano seguite altre due ore del seguito che avrebbe animato tutta la trilogia di Tolkien, anche se in realtà un seguito "spirituale" (per quanto diverso nella tecnica d'animazione) c'è stato alcuni anni dopo con il Il ritorno del re, diretto da Jules Bass e Arthur Rankin Jr., ossia la stessa equipe che aveva diretto il film d'animazione Lo hobbit (bello), nonché L'ultimo unicorno (molto bello) e Il volo dei draghi (scarso).
Peccato.

Fosco Del Nero



Titolo: Il signore degli anelli (Lord of the rings).
Genere: animazione, fantastico, fantasy.
Regista: Ralph Bakshi.
Anno: 1978.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 5 novembre 2012

Cappuccetto Rosso e gli insoliti sospetti - Cory Edwards

La recensione di oggi su Cinema e fim è dedicata a un film d’animazione di qualche anno fa: del 2006, per essere precisi.
Per essere ancora più precisi, parliamo di Cappuccetto Rosso e gli insoliti sospetti.

Come intuibile dal titolo, trattasi di una parodia delle fiabe in generale e in modo particolare di quella di Cappuccetto Rosso. Se il genere è quello, tuttavia lo stile è molto diverso da quello di Shrek e testimonia un prodotto meno curato dal punto di vista estetico, ma assai ironico e arguto, probabilmente rivolto a una fascia di età superiore, nonostante le apparenze.

La produzione non è certo da colossal, fatto suggerito sia dallo scarsissimo battage pubblicitario, sia da un’animazione non certo ai massimi livelli, e anzi per certi versi un po’ pacchiana.
Peraltro è il film di esordio di una casa produttrice d'animazione, altro dato che lascia intendere un certo profilo basso.

Tuttavia, come dicevo, Cappuccetto Rosso e gli insoliti sospetti si dimostra vivace, anzi vivacissimo, divertente e arguto. Alcune scene, a dirla tutta, sono letteralmente memorabili, come quella di Mister Capra.

L’incipit stesso del film dimostra creatività e incuriosisce lo spettatore, visto che si parte dalla fine, per poi ricostruire gli avvenimenti che hanno portato a quel punto (un punto bizzarro, invero).

La ricostruzione è affidata all’investigatore Nicky Zampa, mentre i quattro sospettati sono Rossa, Nonna, Lupo e Kirk, ognuno dei quali racconterà la storia dal suo punto di vista, tutti collegati tra di loro, fino a che il quadro generale non sarà composito.

Ottima ironia, ottima caratterizzazione dei personaggi (anche visiva: nonostante un livello di animazione generale non eccellente, spesso le espressioni facciali sono strepitose), buone sequenze musicali, e anche un doppiaggio italiano eccellente. La conversione in italiano delle numerose canzoni presenti nel film, tuttavia, perde vari punti rispetto alle originali in inglese.

Molti più pregi che non difetti, dunque.
Ciononostante Cappuccetto Fosso e gli insoliti sospetti ha raccolto incassi scarsi in tutto il mondo, Italia compresa, probabilmente per via del basso profilo produttivo-pubblicitario di cui sopra, nonché per una certa stranezza di fondo, non tanto per una qualità carente.
Anzi, qualità e contenuti me lo fanno preferire a molti film di animazione della Disney o di rivali ugualmente qualificati.

Fosco Del Nero



Titolo: Cappuccetto rosso e gli insoliti sospetti (Hoodwinked).
Genere: animazione, commedia.
Regista: Cory Edwards.
Anno: 2006.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

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