Il film presentato questa volta su
Cinema e film è
Dark City, film del 1998 girato da
Alex Proyas, regista poco prolifico ma con al suo attivo alcuni film piuttosto noti come
Il corvo o
Io, robot.
Dark City segue di quattro anni il successo internazionale avuto con Il corvo, e propone gli stessi toni cupi e scuri, per quanto con una sceneggiatura e un genere filmico completamente diversi.
Il film è essenzialmente un film fantastico, oscillante tra fantascienza, horror e psicologico, a seconda del lato da cui lo si vuol guardare... e con dei riferimenti di tipo esistenziale, se si vuole guardare questo lato.
È un film piuttosto ambizioso, peraltro, sia nella scenografia sia nella trama.
Eccola, in breve: una razza aliena dai poteri mentali molto sviluppati sta rischiando l’estinzione sul suo pianeta, cosicché vaga nel cosmo alla ricerca di un pianeta abitabile… ed ecco che trova, ovviamente, la Terra e gli esseri umani.
A quel punto si mette a studiare gli uomini e la loro anima, di cui essa è sprovvista, in pratica rendendoli schiavi e marionette nel suo grande studio-esperimento, in cui codesti signori hanno il potere di addormentare gli uomini e farli vivere in realtà simulate da loro dirette, in totale stato di inconsapevolezza.
A parte che questa idea di fondo corrisponde secondo certi autori alla precisa situazione dell’umanità a seguito di un'antica invasione dominatrice aliena, e secondo certe dottrine esistenzial-spirituali al percorso evolutivo umano (gnosticismo, arconti, addormentamento nella illusoria realtà materiale, etc), andiamo ora a valutare il film in sé e per sé.
In sostanza, abbiamo una simulazione di città e una simulazione di vita, retta dai
Signori dell’Oscurità, i quali peraltro odiano sia la luce che l’acqua (veglia/illuminazione ed emozioni/purezza, dunque). Ma soprattutto abbiamo la vita e l’amnesia di
John Murdoch (
Rufus Sewell;
I pilastri della Terra,
L'uomo nell'alto castello), che non solo non si ricorda cosa sta facendo, ma nemmeno di sua moglie
Emma (
Jennifer Connelly;
Labyrinth,
Phenomena,
A beautiful mind, Innocenza infranta, Noah,
Ultimatum alla Terra)…
… con l’intero film che in sostanza è una ricostruzione di chi è il protagonista, il quale svolgerà poi il ruolo di eletto distruggi-finzione, un po’ alla
Neo di
Matrix… ma un anno prima.
Anche se, a dire il vero,
Dark City più che
Matrix mi ha ricordato
Il tredicesimo piano, dello stesso anno di
Matrix e ugualmente ben riuscito.
Dark City dal punto di vista realizzativo si pone una tacca sotto, dal momento che, a mio avviso, l'eccellente idea di fondo non è stata dispiegata al meglio, tanto nelle scene quanto nei dialoghi. La stessa presenza dei Signori, che peraltro curiosamente si chiamano tra di loro con nomignoli tipo
Mister Book o
Mister Hand, risulta poco incisiva, mentre avrebbe dovuto essere più solenne ed efficace.
Nel complesso, Dark City dà l’idea di un film molto ambizioso, nel suo apparato concettuale, che tuttavia non è stato dispiegato al meglio. Il risultato è un'opera certamente buona, ma che avrebbe potuto (e dovuto, considerando i temi esistenziali del film?) essere più importante.
Il contenuto, difatti, c'è, come dimostrano anche queste frasi, estrapolate dal film e dal ricchissimo significato simbolico.
"Prima c'era l'oscurità, poi vennero gli stranieri. Era una razza antica quanto il tempo. Erano padroni della più potente delle tecnologie: la capacità di alterare la realtà fisica con la sola forza di volontà. Loro chiamavano questa capacità "accordarsi". Ma stavano morendo: la loro civiltà era vicina alla fine. Perciò abbandonarono il loro mondo, in cerca di una cura per la loro mortalità. Un viaggio infinito li condusse verso un piccolo mondo azzurro, nel più remoto angolo della galassia: il nostro mondo. Qui pensarono finalmente di avere trovato quello che avevano sempre cercato."
"Io mi chiamo Daniel Paul Schreber. Sono un semplice mortale. Aiuto gli stranieri a condurre il loro esperimenti. Ho tradito la mia razza."
"Dovunque suo marito si trovi adesso, è in cerca di sé stesso."
"Devo mantenere il controllo."
"Ci stanno osservando, non c'è via di scampo."
"Chi sei?"
"Potremmo farti la stessa domanda, non credi?"
"Non mi sembra vero: è come se vivessi in un incubo. Che mi è successo?"
"Ho solo passato il tempo camminando in cerchio, pensando in cerchio. Non c'è via d'uscita."
"La notte qui non finisce mai."
"Quella lì non è mia moglie. Non so chi sia. Non so chi siamo tutti noi."
"Niente sembra essere reale.
È come se avessi solo sognato questa mia vita."
"Non vi interessava l'anima umana?
Questo è il fine del vostro grande zoo..."
"Tu possiedi un grande potere.
Puoi fare cose incredibili con la tua forza di volontà.
Posso insegnarti a usare il tuo potere consapevolmente.
Lascia che ti aiuti."
"Ogni tanto qualcuno si sveglia."
"Lo hai visto che cosa siamo: noi usiamo i vostri cadaveri come recipienti."
"Perché stanno facendo tutto questo?"
"La nostra capacità di essere singoli individui, la nostra anima, che ci rende diversi da loro.... credono di poter trovare l'anima umana se capiscono come funziona la nostra memoria. Tutta la loro razza è sull'orlo dell'estinzione, e credono che noi possiamo salvarli."
"Per questo qui è sempre buio: non sopportano la luce."
"La tua vita, la tua storia, è un'illusione."
"Cessi ogni attività; cessi ogni attività per sempre."
"Ricordati, John."
"È così, John, la pratica rende l'uomo perfetto."
"Ricordati, John: tu sopravviverai, riuscirai a trovare la forza in te stesso, e li batterai."
"So che puoi sconfiggerli, ma serve il massimo della concentrazione."
"Tu puoi fare accadere qualunque cosa vuoi, ma devi agire ora."
"Posso modellare il mondo a mio piacimento. Per farlo devo solo concentrarmi profondamente."
"Quella persona non ero io: non sono mai stato io."
"Ricordati."
"Puoi far accadere qualunque cosa vuoi, ma devi agire subito."
Altri concetti simbolici, espressi non a parole ma come eventi.
La gente che cade addormentata in massa; i Signori che mettono la mano sulla fronte degli uomini e dicono "Dormi", con quelli che parimenti cadono addormentati.
A inizio storia in un cinema viene proiettato un film intitolato "The evil" (cioè "Il male"), mentre a fine storia nel cinema viene proiettato un altro film, "Book of dreams", (ossia "Il libro dei sogni").
Vi sono immagini di spirali ovunque.
A inizio film il protagonista, caduto precedentemente in stato di incoscienza, si risveglia senza sapere cosa è successo e nemmeno senza sapere chi è, simbolo dell'esistenza umana; la prima cosa che fa il suddetto protagonista è andare a guardarsi allo specchio, altro simbolismo
Nello specchio vede che gli scende un rivolo di sangue esattamente dal terzo occhio, nella fronte.
Subito dopo gli cade in terra e si frantuma una sfera piena d'acqua (acqua simbolo di emozioni e sfera simbolo del mondo spirituale), mentre a fine film egli rompe un'altra sfera piena d'acqua, ma più grossa, una sorta di bacino idrico cittadino, come a certificare il suo percorso di ingrandimento-evoluzione.
Pochi secondi dopo guarda una cartolina con su scritto
Shell Beach ("shell" tradotto come guscio, motivo per cui
Ghost in the shell si traduce meglio come "Spirito nel guscio" piuttosto che "Fantasma nella conchiglia"), e così abbiamo lo spirito della sfera, le emozioni dell'acqua e la carne del guscio corporeo.
Si vede l'esperimento di un labirinto che contiene un topo che non riesce a uscirne, nonostante il labirinto non abbia tetto, perché il topo vede solo la dimensione orizzontale e non quella evolutiva verticale (esattamente come l'uomo, che vede solo il mondo orizzontale fenomenico e non quello verticale-spirituale).
Il protagonista si accorge che può sfuggire a quei signori-arconti-alieni-demoni manipolando i pensieri-energie e quindi lo stesso mondo fenomenico intorno a lui.
Più avanti il protagonista, avendo innanzi molte persone cadute addormentate, urla "Sveglia!" molte volte di fila.
Quando i signori neri si riuniscono ogni fine giornata per modificare fisicamente il mondo e spostare palazzi, strade, ponti, etc, tutto muta all'istante: ciò è una rappresentazione dell'illusione-maya del mondo fenomenico materiale.
L'"accordo", ossia l'inganno-manipolazione della realtà-apparenze a opera dei signori-arconti, non è dissimile, come concetto, dalla manipolazione del mezzi di comunicazione a livello denso e dalla manipolazione spirituale a livello sottile. La folla umana comunque subisce ed è ingannata.
Il livello denso è la propaganda-manipolazione collettiva.
Il livello sottile è l'illusione di maya.
L'umano che serve gli arconti effettua punture "addormentanti" negli esseri umani esattamente nel punto del terzo occhio.
Nel momento in cui John si risveglia-acquista consapevolezza, è in posizione di uomo vitruviano, con gambe leggermente allargate e braccia larghe ad altezza cuore-petto, e in quel mentre è diventato l'eletto, l'uomo superiore, cioè si è svegliato, si è ricordato.
Dopo tale risveglio, la città oscura, "Dark City" per l'appunto, si illumina e diviene luminosa con il sorgere del sole (compare anche un faro, simbolo esso stesso di illuminazione): dopo il buio, la luce, dopo l'inconsapevolezza, la consapevolezza... e infatti di notte si dorme, e di giorno si è svegli.
Aggiungo qualche altro concetto rilevante.
Il dottore parla di riportare all'ovile John, ossia la pecora fuggita dal gregge (e che rischia di aprire una breccia nel gregge stesso).
Dire arconti, oppure demoni oppure satana (parola ebraica che significa "l'avversario", "il nemico") è la stessa cosa.
I demoni in questione utilizzano i corpi umani come contenitori-gusci ("shell"), cosa che nel film è detta apertamente: tecnicamente si tratta di possessione. Il tema degli arconti-demoni è dunque confermato.
Quando viene detto che "la notte qui non finisce mai", si sta usando, come in tante altre frasi, un doppio livello di significato: la notte non finisce mai nella città a livello fisico e non finisce mai nell'umanità dormiente a livello coscienziale.
Il detective impazzito si toglie la vita: ha compreso qualcosa, uscendo anche lui dal gregge, ma non si è risvegliato, cosa che lo rende disagiato; è la condizione psichica della persona che inizia un percorso, cominciando a capire certi fenomeni, ma si trova ancora agli inizi, oppure non riesce ad andare oltre. Viceversa, il protagonista del film conclude quel percorso: "Dobbiamo arrivare alla fine del canale", vien detto a un certo punto nel film.
Alla resa dei conti, viene evidenziato che i signori oscuri stavano cercando nel posto sbagliato: nella memoria e nella mente degli esseri umani, invece che nel cuore e nell'aspetto più profondo e spirituale.
È lo stesso errore delle persone razionali e mentali, così come anche dei pagani/materialisti: non stanno cercando dove dovrebbero cercare, ossia nell'anima.
Un'ultima cosa: il nome del protagonista, John, è il più comune tra tutti, e simboleggia per l'appunto l'uomo comune, ogni singolo essere umano, chiamato a elevarsi tramite impegno, concentrazione e percorso interiore. A riprova di ciò, dopo che il protagonista dice a una donna che si chiamava John, lei risponde dicendo che dicono tutti di chiamarsi John.
A fine film il protagonista, l’uomo comune ora non più comune, finalmente vede all’orizzonte la tanto agognata “spiaggia”, che aveva cercato di raggiungere per tutto il film. La spiaggia rappresenta il traguardo spirituale della “pecora scappata dall’ovile” dei “pastori-arconti”, ossia il risveglio della coscienza. Vi si indirizza, peraltro, insieme alla persona amata, che ancora non si di essere amata e di amare a sua volta: si è passati dai ricordi-memorie-mente-cervello al cuore-amore.
Insomma, si sarà capito:
Dark City a livello cinematografico è un film di buon valore, che aumenta enormemente se si considerano anche i suoi contenuti e i suoi simboli. In questo secondo senso, esso è uno dei film più importanti mai girati, e la mia valutazione intende premiarlo in questo senso.
Fosco Del Nero
Titolo: Dark City (Dark City).
Genere: fantastico, psicologico.
Regista: Alex Proyas.
Attori: Rufus Sewell, Jennifer Connelly, Kiefer Sutherland, William Hurt, Richard O’Brien, Ian Richardson, Colin Friels, Mitchell Butel.
Anno: 1998.
Voto: 8.5.
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