Funny games è un film ben strano, che in parte tiene fede al suo nome e in parte affatto.
Rimane ad esso fedele nel suo essere bizzarro, giacché la parola "funny" significa anche "strano".
Non lo rimane, volutamente, perché esso non descrive nessun gioco…
… a meno di essere emotivamente disturbati, capaci dunque di definire giochi episodi di violenza, dolore e morte.
Ecco in breve cosa succede in Funny games, film del 1997 diretto da Michael Haneke, che poi, dieci anni dopo, ne ha fatto un remake con attori del calibro di Naomi Watts e Tim Roth (in questo film del 97, invece, non vi è nessun attore famoso)
Peter e Paul, due ragazzi dall’aria assai elegante e distinta, peraltro vestiti completamente di bianco in pieno stile da giocatori di golf (ed effettivamente sono appassionati di tale sport), si presentano alla casa di vacanza di George e Anna, appena recatisi in villa con il loro figlioletto, e chiedono alcune uova in prestito, mandati da una loro vicina di villa.
Anna acconsente, ma dopo poco si accorge che i due (prima si presenta solo uno dei due, e poi entrambi) hanno un’aria strana.
Chiede dunque al marito di mandarli via.
George, però, viene brutalmente colpito alla gamba, e non può più muoversi: la famiglia è dunque alla mercé dei due psicopatici, che non tarderanno ad uccidere il cane, a ferirli e a sottoporli a vari “strani giochi”, decisamente più strani che divertenti.
Contando il genere di “storia” e l’apparenza dei due giovani, molti avranno senza dubbio pensato ad Arancia Meccanica, il capolavoro di Stanley Kubrick, dato che lo schema “apparente eleganza-linguaggio ricercato-insensata violenza” è di fatto il medesimo.
In effetti, Funny games non è nient’altro che una versione da “vacanza in villa” del suddetto film, privo però della sua importanza, delle sue qualità registiche, delle interpretazioni eccellenti degli attori, della sua originalità e della sua importanza storica.
Tolto tutto questo, cosa rimane?
Rimane solo la violenza, che non è violenza fisica, visto che tutto avviene fuori campo, ma è più che altro violenza morale, derivante dal fatto di essere totalmente inutile del tutto gratuita.
Come del tutto inutile è, alla fine della fiera, il film in sé e per sé, aggravato peraltro, persino sporcato direi, da una sorta di finale fantastico, nel quale uno dei due criminali, avendo abbassato la guardia e permesso alla donna sequestrata di uccidere l’amico, semplicemente pigia sul telecomando e torna indietro di un minuto…
Ma d’altronde, lo stesso tipo poco prima aveva parlato alla telecamera, attuando una sorta di interruzione della sospensione narrativa.
In definitiva, Funny games è un film che non ha una regia di spessore (almeno Gus Van Sant, specializzato in film di violenza e “quotidiana follia” si distingue per una regia di valore; si veda il suo Elephant), una grande recitazione, una trama notevole e nemmeno una morale.
Come detto, ha solo violenza… vi basta?
Fosco Del Nero
Titolo: Funny games (Funny games).
Genere: drammatico.
Regista: Michael Haneke.
Attori: Susanne Lothar, Arno Frisch, Ulrich Mühe, Frank Giering.
Anno: 1997.
Voto: 4.
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