Su Cinema e film, nomen omen, solitamente vengono recensiti film.
Tuttavia a volte capita anche che ci passi qualcos’altro: dalle serie televisive, che comunque sono parenti stretti dei film, ai fumetti, che con essi hanno in comune l’aspetto visivo, ai videogiochi, che se non ne sono vicini parenti, ne sono quantomeno cugini più o meno lontani.
Di videogiochi ne avevo recensito finora appena due, anche perché negli ultimi anni non è che abbia video video-giocato molto, per non dire nulla.
Anche i due già apparsi (i bellissimi Planetscape Torment e Final Fantasy VIII) sono apparsi più come memoria di vecchie glorie, che non come passatempi del momento.
Il terzo della lista, invece, l’ho giocato adesso ed è stata una vera e propria esperienza di vita: parlo di Journey, videogioco del 2012 per Playstation 3.
Journey, e chi lo ha giocato concorderà senz’altro, non è un videogioco classico, tanto che non vi è uno scopo, non vi è un ritmo, non vi è una trama.
C’è solo un viaggio: un viaggio surreale effettuato da uno strano personaggio umanoide con mantello e cappuccio che parte da un deserto e attraversa rovine e situazioni atmosferiche di vario genere.
Il viaggio parte come solitario, ma a tratti la figura incappucciata incontrerà delle creature di vario tipo, per quanto il viaggio rimanga essenzialmente solitario…
… proprio come la vita.
La bellezza di Journey, oltre che estetica e auditiva, sta anche nel suo essere simbolo dell'esistenza: si viaggia da soli, ma in certi momenti abbiamo compagnia, vi è un obiettivo all’orizzonte, ma vi è soprattutto un flusso da seguire, vi sono sfide e difficoltà, ma ci sono anche le risorse per superare tutto… e alla fine ci si accorge che l’esistenza è ciclica.
Bellezza umana nella bellezza sensoriale: i programmatori, nella modalità multiplayer online, hanno predisposto la possibilità di incontrare durante il proprio viaggio (che dura poco, circa 3 ore o anche meno), altri giocatori online, e interagire con loro… nel modo più semplice possibile: emettendo una nota, unica modalità comunicativa del personaggio, e cooperando per il reciproco vantaggio con la semplice vicinanza.
Lo dico da sempre: i videogiochi, come qualunque strumento, possono educare in positivo come in negativo… proprio come televisione, film, libri, fumetti, scuola, etc.
Nella confezione di Journey, peraltro, sono inclusi altri due giochi, Flow e Flower, anch’essi molto particolari, originali e sensorialmente bellissimi (perlomeno, per i due sensi coinvolti: vista e udito… anche se pure il tatto, con le vibrazioni dei joypad moderni, ha un inizio di coinvolgimento).
Se questi due sono originali e interessanti, Journey è pero letteralmente magnificente, e ve ne consiglio l’esperienza di cuore, giacché proprio di questo si tratta: un’esperienza… e magnifica.
Fosco Del Nero
Titolo: Journey.
Genere: avventura.
Produttore: Thatgamecompany.
Anno: 2012.
Voto: 9.
Dove lo trovi: qui.