Sono un grande ammiratore di George Martin, lo scrittore statunitense autore di quel capolavoro di narrativa che sono Le cronache del ghiaccio e del fuoco, saga fantasy che si muove tra amore, guerra, violenza, strategia ed elemento soprannaturale.
Non a caso, ho già recensito i primi undici libri italiani della saga, a partire da
Il trono di spade.
Che poi è anche il titolo italiano della serie tv tratta dalla suddetta saga (Game of thrones è il titolo originale in inglese), che finora ha collezionato tre stagioni e che dovrebbe andare avanti grazie al grande successo riscontrato presso il pubblico.
Il quale in parte è costituito dai vecchi fan di Martin, e in parte è costituito da nuovi fan, dal momento che in molti hanno fatto il percorso inverso, passando dal piccolo schermo ai libri.
Ero indeciso, di mio, se effettuare il passaggio inverso dal momento che l’esperienza mi ha insegnato che raramente le conversioni visive rendono quanto i grandi libri da cui sono tratte, specialmente in caso di libri ponderosi e densi di dettagli e personaggi come Le cronache del ghiaccio e del fuoco.
L’esperienza aveva ragione, e in effetti tantissimi dettagli, e pure non dettagli ma cose importanti, si perdono, pur nei tempi della serie tv, assai più dilatati rispetto a quelli del film.
Il solo fattore temporale, con eventi e personaggi che incedono sulle scene create da Martin (e che sono ispirate alla storia inglese, con Stark e Lannister che dovrebbero corrispondere alle casate York e Lancaster) nella serie televisiva è clamorosamente latente, laddove invece nei libri il lettore aveva ampio spazio-tempo di affezionarsi a certi personaggi o certe ambientazioni, per poi dolersi quando l’autore decideva di “riprendersi” gli uni o le altre.
Questo tempo nella serie televisiva non c’è, tanto che le prime due stagioni da sole coprono svariati romanzi (e si conti che si parla di libri di 600-700 pagine ciascuno), purtuttavia il prodotto è comunque godibile, tanto che ho iniziato la visione de Il trono di spade per pura curiosità, per poi portare la visione a compimento.
Anche se, mi ripeto, la saga letteraria sta anni luce sopra questa conversione televisiva (o almeno al di sopra di queste prime stagioni), cui la partecipazione dello stesso George Martin ha senza dubbio giovato, dal momento che perlomeno non si è persa l’atmosfera generale dell’opera, che i lettori di Martin avranno comunque ben fissa in mente.
Agli altri consiglierei senza dubbio di leggersi i romanzi de Le cronache del ghiaccio e del fuoco (che vanno bene anche per i non amanti del fantasy, dal momento che di fantastico c’è poco in definitiva: più che altro si tratta di passioni umane)… e magari anche di guardarsi la serie tv Il trono di spade, preferibilmente in questo ordine.
Fosco Del Nero
AGGIORNAMENTO DEL 14/02/17: ad oggi mi sono visto le prime dieci stagioni della serie, ossia quanto prodotto finora. E devo dire, col senno di poi, che la qualità del prodotto si è nettamente alzata rispetto alle prime stagioni. Probabilmente, dato il successo di pubblico riscontrato da esse, poi si è alzata l'asticella sia del budget che della realizzazione, con conseguente ulteriore, e ben meritato, successo. Peccato solo che la serie sia infine andata oltre i romanzi, e anzi si sia discostata da essi in alcuni punti, e alcuni persino importanti, tanto da aver ormai generato un'opera separata dalla saga letteraria.
AGGIORNAMENTO DEL 20/06/19: a distanza di altri anni, segue l'ultimo aggiornamento, relativo alla conclusione della serie con l'ottava e ultima stagione. Devo dire in tutta onestà che il finale della serie non è stato all'altezza delle stagioni che avevano portato ad esso. Non lo dico per un discorso di simpatia o antipatia per specifici personaggi (giacché da molto tempo mi ero abituato a vedere morire i personaggi nei romanzi di Martin), ma proprio per un discorso di coerenza interna.
Abbiamo personaggi che sconfessano se stessi, abbiamo scelte senza senso, abbiamo clamorose dimenticanze. Seguono solo alcuni dei passi falsi della serie nell'ultima stagione (non leggete se ancora non l'avete vista): Daenerys diventa improvvisamente insicura (...) passa in un lampo dall'essere beniamina della gente comune al massacrare un'intera città, donne e bambini compresi, senza che vi fosse il minimo motivo per farlo (...); Varys smette all'improvviso di avere informazioni su ciò che accade nel mondo (che armi stanno preparando i nemici, come si stanno muovendo, etc); intere legioni vengono dimenticate nonostante farebbero molto comodo nelle guerre in atto (Daario con i suoi Secondi Uomini, ancora fedeli a Daenerys ma mai chiamati a Westeros nel momento del bisogno); la condotta della guerra contro i morti è onestamente ridicola (mandare allo sbaraglio interi contingenti sapendo che i cadaveri diventeranno soldati morti con un semplice gesto delle braccia); un animale potente come un drago viene abbattuto con tre lance scagliate con precisione astronomica dalla lunga distanza (e con una tecnologia ben avanti rispetto a quella del mondo descritto, quindi doppio errore); il personaggio di Jon passa dall'essere carismatico e forte e leale all'essere una sorta di fantoccio (che prima si innamora e poi assassina a tradimento); a un certo punto sembra che il resto del regno non esista, e non si sa niente di Dorne o degli altri reami, che verosimilmente sarebbero stati chiamati in causa come alleati nella battaglia per il trono.
Gli esempi sarebbero tanti, e in generale l'impressione è che la serie sia stata conclusa in fretta e furia, come dimostra anche la diminuzione del numero di episodi delle ultime due stagioni, dai dieci delle stagioni precedenti a sette e infine a sei (e già dieci erano decisamente pochi per tenere il passo con i romanzi da cui erano tratti). Negli ultimi sei, peraltro, sono condensati troppi eventi, comprese due grandi guerre; a proposito, errore madornale mettere la guerra contro i morti prima della guerra per il reame, giacché ciò ha causato un inevitabile calo di tensione e anche di credibilità della storia.
Altro punto, ugualmente discutibile: il finale sembra affermare che, alla fine, le persone finiscono dove devono finire e non c'è niente da fare: Sansa da bambina voleva fare la lady e finisce a fare la gran lady, Arya voleva fare l'avventuriera e finisce a fare quello, John finisce a nord dal momento che di cognome faceva Snow, i Targaryen erano davvero tutti pazzi, i gemelli-amanti Lannister muoiono abbracciati a dispetto di tutti e tutto, e via discorrendo. Davvero piuttosto piatto, oltre che incoerente con quello che si era visto fino a quel punto, e non a caso pare che sia stato poco gradito in generale, e che anzi i fan stanno premendo per avere un seguito (ma ormai i danni sono stati fatti).
Questo nella serie televisiva: spero vivamente che i romanzi di Martin propongano una storia parecchio differente... ammesso che prima o poi si decida a scrivere quelli che mancano alla conclusione della saga.
Titolo: Il trono di spade (Game of thrones).
Genere: serie tv, fantasy, storico.
Ideatore: David Benioff, D.B. Weiss.
Attori: Sean Bean, Mark Addy, Peter Dinklage, Lena Headey, Emilia Clarke, Maisie Williams, Michelle Fairley, Alfie Allen, Iain Glen, Sophie Turner, Nikolaj Coster-Waldau, Harry Lloyd, Kit Harington, Richard Madden, Isaac Hempstead-Wright, Jack Gleeson, Aidan Gillen, Charles Dance, Conleth Hill, Natalia Tena, Indira Varma, Gwendoline Christie, Jason Momoa, Thomas Brodie-Sangster, Rose Leslie.