Sono da tanti anni ormai un grande fan dei film di Miyazaki, tanto che su Cinema e film sono già apparse le recensioni di quasi tutti i suoi film: Nausicaa della valle del vento, La città incantata, Lupin III - Il castello di Cagliostro, Il castello errante di Howl, Porco Rosso, Ponyo sulla scogliera, Laputa - Castello nel cielo, Kiki - Consegne a domicilio.
Oltre che a film, sempre di animazione ovviamente, cui egli ha collaborato in qualche modo, pur non dirigendo il film: Pom Poko, I sospiri del mio cuore, Arrietty.
Oltre che, ovviamente, il primo film diretto dal figlio, Goro Miyazaki: I racconti di Terramare.
Il secondo, invece, è l’oggetto della recensione odierna: La collina dei papaveri.
Con cui si cambia decisamente genere, passando dal fantastico di praticamente tutti i film del padre, e dello stesso I racconti di Terramare, a un’ambientazione storica recente: il Giappone del 1963, e specificatamente la città di Yokohama.
Siamo quindi nel Giappone post Seconda Guerra Mondiale, fase di ricostruzione e di grande cambiamento.
Cambiamento in grande a livello di nazione, ma anche nel piccolo per la protagonista della storia, Umi, ragazza di 16 anni orfana di padre e sorta di vice-madre nell’affollato dormitorio in cui vive con le sue sorelle, la nonna e due affittuarie. La madre, infatti, è professoressa negli Stati Uniti, e quindi assente quasi sempre.
Il film racconta l’avvicinamento tra lei e Shun, un 17enne che va alla sua stessa scuola, tra l’amicizia personale e l’avventura di pulizia e ristrutturazione del Quartier Latino, un vecchio immobile sede dei numerosi gruppi scolastici: dall’astrologia alla filosofia, sino a chimica e giornalino collettivo.
Subito dopo aver completato la pulizia e l'ammodernamento generale, tuttavia, giunge notizia che ai piani alti hanno deciso di smantellare l’edificio per edificare qualcos'altro.
Da un altro lato, invece, arriva una notizia ancora più difficile per Umi e Shun…
La collina dei papaveri ha un sapore un po’ melodrammatico, e il solito nippo-target giovanile ma adulto al tempo stesso (protagonisti adolescenti e tematiche adulte). In questo caso, il concetto di fondo è l’andare avanti, ma tenendo conto del passato: sia la vita dei due giovani, sia la vita del Quartier Latino ha subito dei cambiamenti, e tutto sta nell’equilibrare il vecchio e il nuovo… proprio come il Giappone di quegli anni si apprestava a fare.
Anche se, a onor del vero, il film mantiene un gusto un po’ retrò, che pare sottintendere una certa malinconia e una certa predilezione per quello che è stato: il codice nautico e le bandiere, la colonna sonora, i rapporti molto formali tra le persone, una certa educazione di fondo (molto lontana anche dal Giappone contemporaneo). In particolare, la colonna sonora, davvero bella, si rivela "vecchio stile".
Ho letto in rete commenti che consideravano La collina dei papaveri un passo avanti per Goro rispetto a I racconti di Terramare, che però personalmente ho preferito, un po' per la mia predilezione per le atmosfere fantasy, un po' perché contenente gli spunti esistenziali ereditati dai libri della Le Guin; anche La collina dei papaveri comunque si rivela un prodotto d'animazione eccellente, per quanto un paio di spanne al di sotto dei capolavori del padre, il quale, per la cronaca, ha partecipato come co-sceneggiatore a La collina dei papaveri.
Per certi versi, il film ricorda I sospiri del cuore: in ambo i casi c'è una relazione un poco travagliata tra due adolescenti molto a modo e in gamba, che gira intorno a un qualche tipo di argomento (nel film appena menzionato intorno ai talenti personali e alla musica; nel film qua recensito attorno alla vita scolastica e alla conservazione della cultura tradizionale).
In conclusione, La collina dei papaveri è un film d’animazione che vale certamente la pena di guardare: l'animazione e la colonna sonora sono di ottimo livello, i personaggi sono ben caratterizzati, vi è un diffuso un forte senso di tenerezza e di vicinanza umana, e la sceneggiatura è interessante (sia per la storia in sé, sia come squarcio di quel periodo storico).
Un ultimo appunto: se la prima visione di ambo i film di Goro Miyazaki mi aveva in parte deluso, con le successive visioni le cose sono andate assai meglio, segno che i prodotti sono validi.
Titolo: La collina dei papaveri (Kokuriko-zaka kara).
Genere: anime, sentimentale.
Regista: Goro Miyazaki.
Anno: 2011.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.