Il mio vicino Totoro, o più semplicemente e affettuosamente Totoro, era uno dei due film di Hayao Miyazaki che non avevo ancora recensito nel blog, dal momento che non lo avevo ancora rivisto dai tempi dell’apertura del blog.
Viceversa, già facevano bella mostra di sé tutti gli altri: Lupin III - Il castello di Cagliostro, Nausicaa della Valle del vento, Laputa – Castello nel cielo, Kiki - Consegne a domicilio, Porco Rosso, Principessa Mononoke, La città incantata, Il castello errante di Howl e Ponyo sulla scogliera... in attesa del suo ultimissimo lavoro, Si alza il vento.
E alla lista aggiungo anche quei film cui Miyazaki ha collaborato, pur senza essere il regista: Pom Poko, I sospiri del mio cuore, Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento, La collina dei papaveri (diretto dal figlio Goro).
Dicevo che non avevo più rivisto Totoro, mentre praticamente tutti gli altri film del regista nipponico li ho visti dalle 3 alle 7 volte, segno dunque che non si tratta del mio film preferito. E in effetti è così, per quanto si tratti di confronti tra giganti.
Il mio vicino Totoro è il primo film “intimista” di Miyazaki, dedicato al mondo dell’infanzia, dopo i più epici Nausicaa e Laputa e il comunque dinamicissimo Lupin III, e avrebbe generato quella sorta di dicotomia interna nella produzione del regista: da un lato i film più ariosi e ambiziosi (Nausicaa, Laputa, Principessa Mononoke, La città incantata), e dall’altro quelli più intimisti e riservati (Totoro, Kiki, Porco Rosso, Ponyo, per certi versi anche Il castello errante di Howl), spesso dedicati alla fase di transizione dall’infanzia alla giovinezza.
La sigla introduttiva è favolosa, e da sola vale la visione del film, visto che mette subito allegria.
Dopo inizia il film, e abbiamo ancora una volta una ragazzina protagonista, Satsuki, in questo caso bissata dalla sorellina minore, Mei, entrambe davvero deliziose, novelle Alice nel paese delle meraviglie (la tana del bianconiglio, il supergatto sorridente, etc).
Ancora una volta, poi, abbiamo un modello di vita semplice e a contatto con la natura… arricchita però dalla creatura Totoro e dal suo mondo surreale, a cominciare dai "makkuro kurosuke" e per finire col gatto-bus…
… e senza contare l’onnipervadente e contagiosa carica vitale delle ragazzine, dotate davvero di un’energia invidiabile.
Ma per essere un poco più strutturati, ecco in sintesi la trama de Il mio vicino Totoro: siamo negli anni "50 e Satsuki, Mei e il loro padre si trasferiscono in un villaggio di campagna della regione di Tokyo. La madre sta viceversa in un ospedale da lì distante alcune ore, in attesa di rimettersi dalla sua malattia.
Le condizioni di vita oggettivamente non facili (la madre assente, il trasferimento, la zona di campagna priva di molte comodità, la vecchia casa, etc) non impediscono tuttavia alle bambine di essere felici, e anzi per loro tutto è un’avventura…
… persino più del previsto, complice Totoro e il suo mondo.
Questa la trama dal punto di vista “esterno”.
Dal punto di vista “interno”, invece, il film ci parla di gioia di vivere, della famiglia, di natura e semplicità, di fiducia nell’esistenza… argomenti non da poco, letteralmente immersi in un mare di colori, suoni e vivacità.
Dal punto di vista “interno”, invece, il film ci parla di gioia di vivere, della famiglia, di natura e semplicità, di fiducia nell’esistenza… argomenti non da poco, letteralmente immersi in un mare di colori, suoni e vivacità.
Insomma, Il mio vicino Totoro non sarà il mio film preferito di Miyazaki e Studio Ghibli, ma è comunque un gran film, e non a caso il simpaticissimo personaggio di Totoro non solo è divenuto una sorta di mascotte dello stesso Studio Ghibli, ma è letteralmente entrato nell’immaginario collettivo del popolo giapponese.
Per chi non lo avesse mai visto, buona visione.
Fosco Del Nero
Titolo: Il mio vicino Totoro (Tonari no Totoro).
Genere: commedia, animazione, fantastico.
Regista: Hayao Miyazaki.
Anno: 1988.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.