Un’amica mi aveva segnalato il film Bab’Aziz - Il principe che contemplava la sua anima come film dai contenuti esistenziali interessanti e, come sempre faccio in questi casi, me lo sono guardato.
Ora, mi sono già stati segnalati molti film con contenuti di genere spirituale, ma raramente il film li possedeva così evidenti e belli come Bab’Aziz - Il principe che contemplava la sua anima.
Il quale, peraltro, non è mai stato importato in Italia, nonostante una paternità in parte italiana, per cui è liberamente disponibile per tutti, per esempio su Youtube.
Paternità in parte italiana, dicevo: il film, diretto da Nacer Khemir, è stato scritto a quattro mani dal regista stesso e da Tonino Guerra… sì, quello di “Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita”.
Peraltro, Bab’Aziz - Il principe che contemplava la sua anima (2005) è il terzo film di una trilogia, la cosiddetta Trilogia del deserto, dopo I figli delle mille e una notte (1984) e La collana perduta della colomba (1991).
L’ambientazione è quella del deserto, col film che ha effettuato le sue riprese in parte in Iran e in parte in Tunisia (a Tataouine, il luogo che ha dato volto e nome a Tatooine di Guerre stellari), e che culturalmente si muove tra il sufismo e il misticismo islamico, e che più in generale ci parla di fiducia, del cammino dell’esistenza, del viaggio esteriore ed interiore, dei talenti e dei doni personali, e del rapporto tra le persone.
Ecco in grande sintesi la trama del film: Bab'Aziz è un vecchio derviscio ormai cieco, il quale viaggia con la nipote Ishtar, una bambina sveglia e premurosa. I due sono diretti a un misterioso raduno di dervisci (sorta di monaci-mistici che utilizzano il canto e la danza come metodo di consapevolezza e di illuminazione spirituale) che si tiene ogni trent’anni…
… ma in un luogo sconosciuto, da cui il motivo del loro peregrinare alla sua ricerca.
Durante il loro viaggio, essi incontrano vari personaggi, tra cui Osman e Zaid, e inoltre Bab'Aziz racconta alla nipote, a puntate, la storia del principe che contempla la sua anima in una pozza d’acqua, sorta di racconto nel racconto.
Va da sé che Bab’Aziz - Il principe che contemplava la sua anima ci mostra un viaggio, quello fisico di Bab’Aziz e di Ishtar (nome della dea babilonese dell’amore e della fertilità, mentre il nome Aziz richiama la forza e potenza, e suppongo che i nomi non siano stati scelti a caso), ma soprattutto ci racconta un viaggio interiore, quello che formalmente è la ricerca del raduno dei sufi, ma che di fatto è il viaggio di scoperta di sé e di evoluzione personale che ogni persona compie.
La natura di meta-storia del film è evidenziata anche dal suo essere cornice di un racconto dentro al racconto: quello già citato del principe che contemplava la sua anima, che il nonno racconta alla nipote.
A proposito, il rapporto tra i due è molto bello, e rappresenta il rapporto educativo ideale tra l'anzianità e la giovinezza, quello che vi era nelle società tradizionali di millenni fa e che si presume tornerà in futuro: in esso l’anziano non è un relitto della società, un uomo che ha smesso di essere utile e che "è andato in pensione", ma al contrario è una risorsa enorme di saggezza ed esperienza… a patto, ovviamente, che abbia percorso un cammino di crescita interiore, altrimenti si sarà come la gran parte dei vecchi di oggi, che sono bambini spirituali in corpi anziani e che effettivamente non sono di grande valore per la società.
Bella anche l'ambientazione tra il deserto e le antiche rovine, ed è affascinante il senso di sacralità che si respira nell'opera, particolarmente in alcuni momenti, tra luoghi e canti.
Bella anche l'ambientazione tra il deserto e le antiche rovine, ed è affascinante il senso di sacralità che si respira nell'opera, particolarmente in alcuni momenti, tra luoghi e canti.
A sottolineare il valore del film, mi sono segnato alcune frasi, quasi tutte pronunciate da Bab’Aziz, che ci parlano di fiducia nell’esistenza, di cammino personale, di talenti personali, di reincarnazione, ancora di fiducia e di cambiamento e abbandono-resa.
“Ci sono tante strade che portano a Dio quante sono le anime sulla Terra.”
“È sufficiente camminare, solo camminare.”
“E se ci perdiamo?”
“Chi ha fede non si perde mai.”
“Come si può andare a una riunione senza sapere dove si tiene?”
“Basta soltanto camminare: coloro che sono invitati troveranno la direzione.”
“Chi è nella pace non perderà la sua strada.”
“Colui che è innamorato non vede il proprio riflesso nell'acqua.”
“Allora cosa vede?”
“Contempla la sua anima.”
“Tutti usano i loro doni più preziosi per trovare la strada.
Nel tuo caso è la voce.
Canta, figlio mio, e ti sarà mostrata la strada.”
“Porti il marchio dell’angelo.”
“Bab’Aziz, cos’è il marchio dell’angelo?”
“I bambini nel ventre della madre conoscono tutti i segreti dell’universo. Ma poco prima di nascere viene un angelo che pone un dito sulle loro bocche così che dimentichino tutto. In ricordo di questa conoscenza perduta, alcuni di loro, come te, hanno un segno sul loro mento: questo è il marchio dell’angelo.”
“Ma allora un giorno ricorderemo tutto ciò che sapevamo?”
“Chi lo sa? Forse.”“Spazza e pulisci con la tua anima davanti alla porta dell'Amato.
Solo allora diverrai il suo amante.”
“Come essere più vicini se non in un abbraccio?”
“Il paradiso è negli occhi di chi guarda.”
“Figlio mio, non accontentarti di una goccia d'acqua.
Devi gettarti nella sua corrente.”
Devi gettarti nella sua corrente.”
“Bab'Aziz, gli altri vanno tutti dal lato opposto.”
“A ciascuno il proprio cammino.”
“Tu sei colui che tutto ascolta.
Tu sei l'anima tra le anime.
Tu sei colui che è unico.”
“Hai avuto fortuna a incontrarmi: è Dio che mi manda a salvarti.”
“Chi mi consolerà dall'insostenibile esilio.
E quando vivrò secondo il desiderio della mia anima?”
“Gli atomi danzano.
Grazie a Lui l'universo danza.
Le anime perdute nell'estasi danzano.
All'orecchio ti dirò dove la sua danza le conduce.
Tutti gli atomi nell'aria e nel deserto
la sentono come se fossero inebriati.
Ogni atomo, felice o miserabile,
è innamorato del sole di cui nulla può essere detto.”
“Devo assolutamente ritrovare mio padre.”
Se tu ricordassi tutto tranne questo, è come se non ricordassi niente. ”
“Le persone di questo mondo sono come le tre farfalle davanti alla fiamma di una candela.
La prima si avvicinò e disse: "Conosco l'amore".
La seconda toccò la fiamma lievemente con la sua ala e disse: "Conosco quanto il fuoco dell'amore possa bruciare".
La terza di gettò nel cuore fiamma e ne fu consumata. Solo lei sa cosa sia l'amore.”
“A forza di contemplare la sua anima il principe lasciò il mondo visibile per quello invisibile.”
“Ishtar, cominci a vedere con gli occhi del cuore.”
Così siamo noi dinanzi alla morte. Ecco perché abbiamo paura.”
“Non può esserci luce nell'oscurità della morte, perché è la fine di tutto.”“Come può la morte essere la fine di qualcosa che non ha principio? Hassan, figlio mio, non essere triste la notte delle mie nozze.”
“La notte delle tue nozze?”
“Sì, il mio matrimonio con l'eternità.”
Recensione finita, e film super-consigliato.
Fosco Del Nero
Titolo: Bab’Aziz - Il principe che contemplava la sua anima (Bab'Aziz - Le prince qui contemplait son âme).
Genere: esistenziale.
Regista: Nacer Khemir.
Attori: Parviz Shaminkhou, Maryam Hamid, Nessim Kahloul, Mohamed Grayaa, Golshifteh Farahani, Hossein Panahi, Hamed Hassanipour, Kaveh Khodashenas.
Anno: 2005.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.