Quest’oggi si fa un’eccezione al tipico prodotto di Cinema e film, che per l’appunto è il film, recensendo un suo cugino: un documentario, e precisamente il film-documentario diretto nel 2013 da Rithy Panh e intitolato L’immagine mancante.
Non mi ricordo in che modo fossi arrivato al suddetto titolo, ma immagino che mi sia stato suggerito come film in qualche modo ispirante, giacché di mio non ho una passione per i documentari, e soprattutto per quelli a sfondo storico, e soprattutto per quelli di impronta fortemente triste e drammatica… come è per l’appunto L’immagine mancante.
Pur non amando questo genere di prodotti, devo elogiare L’immagine mancante per due motivi.
Il primo è la tecnica di realizzazione originale e coraggiosa: il regista, non avendo a disposizione che pochissime immagini o filmati, giacché il regime di Pol Pot aveva fatto distruggere tutto, ha ricreato gli scenari tramite statuine di legno realizzate e dipinte e mano, e circondate da scenografie assai semplici, cui si unisce il sonoro per dare quantomeno l’impressione di filmato.
Il secondo è l’aver raccontato dal punto di vista di un bambino abitante di Phnom Penh, la capitale della Cambogia, ciò che è stata la dittatura dei Khmer Rossi dal 1975 al 1979, periodo relativamente breve ma che bastò ai Khmer per uccidere circa un milione e mezzo di persone, sarebbe a dire un quarto della popolazione cambogiana di quel periodo. A quel periodo seguì peraltro una sorta di resistenza armata.
Pesantemente influenzato dal maoismo più estremista, Pol Pot e il suo regime ha cercato di realizzare con la forza una sorta di socialismo reale, col quale si sarebbe dovuta rendere grande e indipendente la nazione: un misto di utopia, violenza, condizionamento e propaganda massiccia, con cui si cercò di “purificare la Cambogia” e con cui si mandarono tutti, bambini compresi, ai lavori forzati nei campi di riso o nelle miniere.
Insieme a ciò, vi furono l'espropriazione totale dei beni (con l’unica eccezione del cucchiaio personale con cui si mangiava la razione giornaliera di riso), la distruzione dei nuclei familiari (ritenuti contrari alla socializzazione globale), una propaganda massiccia, l'eliminazione di intellighenzia e artisti (considerati pericolosi), esecuzioni arbitrarie e torture, e un particolare accanimento nei confronti degli abitanti della capitale (ritenuti “borghesi”), tanto che il regime praticamente svuotò la città…
… e forse la cosa che più rimane impressa di tutto il film è il contrasto tra due filmati di Phnom Penh (questi reali, di repertorio), dapprima piena di vita e di colore e poi letteralmente vuota e morta, cosa peraltro vista per altri paesi che hanno vissuto qualcosa di simile tra guerre o rivoluzioni civili: Afghanistan, Iraq, Siria, Libia… e spesso peraltro in mezzo ci siamo stati noi occidentali, tra Usa, Nato e Italia stessa, il che è ancor più triste.
Al tempo, per dire, Pol Pot ebbe l’appoggio di Usa e Cina in funzione anti-Russia, ed erano molti gli intellettuali europei che guardavano con simpatia al “progetto socialista egualitario” dei Khmer Rossi.
In sintesi, L’immagine mancante racconta tutto questo, che è noto come il “genocidio cambogiano”, e lo fa a modo suo, tra le poche immagini presenti, i suoni ricreati, e le tante statuine scolpite per l’occasione.
Ripeto: non amo molto gli omaggi ai drammi del passato (che peraltro son pure difficilmente confermabili o smentibili, giacché pure del presente non si ha certezza… nemmeno del proprio, figuriamoci di quello altrui e lontano), ma L’immagine mancante comunque è un buon prodotto, che peraltro non fa l’errore di metterla troppo sul pesante, e che con la sua originalità si è guadagnato una nomination agli Oscar e agli European Film Awards.
Fosco Del Nero
Titolo: L’immagine mancante (L'image manquante.).
Genere: documentario, storia, drammatico.
Regista: Rithy Panh.
Anno: 2013.
Voto: 6.5.
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