Mi sono imbattuto per caso ne La forma della voce, un anime prodotto nel 2016, e posto che gli anime recenti sono spesso molto belli da vedere, al di là poi della bontà della sceneggiatura, mi ci sono approcciato…
… nonostante avessi dubbi sulla trama, che aveva un’aria un po’ troppo melodrammatica.
Ecco la trama de La forma della voce, realizzato dallo sconosciuto Naoko Yamada e adattamento del manga di Yoshitoki Oima: Shoya Ishida è un bambino di undici anni come tanti altri, che va a scuola, ha amici e via discorrendo. Tende tuttavia ad essere un po’ arrogante, e quando in classe arriva Shoko Nishimiya, una sua coetanea sorda, ben presto inizia a trattarla male, fino a episodi di vero e proprio bullismo, compresa la rottura dei suoi costosi apparecchi acustici.
La bambina è molto mite e sopporta tutto, ma la sua famiglia scopre la sua situazione e la fa trasferire in un’altra scuola. Nonostante varie persone trattassero male Shoko, e comunque tutti rimanessero a guardare indifferenti gli atti di Shoya, è solo su quest’ultimo che ricade la colpa, e ora è lui ad esser bersaglio di atti vandalici e provocatori.
La scena si sposta poi alle superiori, con Shoya ragazzo triste e semi-depresso, con persino idee di suicidio, e letteralmente anti-sociale. Egli farà un grande sforzo per cambiare direzione, e tale sforzo, e percorso di redenzione interiore, passerà dal creare una sincera amicizia con Shoko, anch’essa più grande ma ugualmente sempre poco felice.
La forma della voce è parecchio lungo, e sfonda nettamente le due ore, prendendosi il rischio, dato che una sua protagonista non può parlare e per comunicare deve o scrivere su un quaderno o utilizzare il linguaggio dei segni, di risultare pesante e poco dinamico. Il rischio è ben evitato tramite una serie di accorgimenti, per quanto la questione della comunicazione con la ragazza sia un po’ semplicistica.
Il film mostra però di avere buone soluzioni e discrete trovate, come quella inerente al protagonista, che praticamente nega quasi tutte le persone apponendo loro una croce sul volto… e lasciando cadere quella croce allorquando la persona viene accettata come amica: una trovata originale e interessante.
Inoltre va sottolineata la grande bellezza visiva del film: come evidenziavo in partenza, i grandi miglioramenti tecnologici hanno fatto sì che le produzioni anime degli ultimi anni fossero quasi tutte di grande impatto visivo. Si veda, rimanendo in Giappone, l’esempio di Makoto Shinkai, maestro di animazione tanto quanto Hayao Miyazaki è maestro di sceneggiatura.
Purtroppo, però, avevo intuito bene anche sul versante emotivo della storia: La forma della voce è una storia parecchio melodrammatica, e nel senso basso del termine. Cattiverie, incomprensioni, gesti insensati, rabbia, tristezza, paura, mal di vivere… non esattamente un menu piacevole.
Senza la bellezza tecnica la mia valutazione sarebbe stata infatti assai più bassa, e d’altro canto sarebbe stata assai più alta se la sceneggiatura avesse proposto una storia brillante, ispirante e formativa, cosa che La forma della voce non è: difatti, non riesce a proporre nulla se non il banalissimo “Comportati bene, altrimenti farai del male agli altri e ne pagherai le conseguenze tu stesso”.
Chiudo la recensione con una bella frase del film: “Ho capito che i tuoi peccati tornano sempre a prenderti, e che dovevo sopportare quella croce e la pena che veniva con essa”.
Fosco Del Nero
Titolo: La forma della voce (Koe no katachi).
Genere: anime, drammatico.
Regista: Naoko Yamada.
Anno: 2016.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.
Genere: anime, drammatico.
Regista: Naoko Yamada.
Anno: 2016.
Voto: 5.
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