L'ho citato diverse volte, pur avendo tardato a recensirlo: Labyrinth è uno dei miei film preferiti di sempre, da cui il voto leggermente altisonante che vedete nella scheda (che ho riservato solo ai miei film preferiti in assoluto).
Labyrinth per me significa fantasia, creatività, bellezza, crescita interiore: raramente dei film mi hanno fatto provare lo stesso senso di avventura, la stessa sensazione di possibilità sospesa tra paura e desiderio.
Lo avevo visto per la prima volta da ragazzino, ma paradossalmente, pur essendo uno di quei film rivolti all'adolescenza, l'ho apprezzato soprattutto da adulto.
La regia, su sceneggiatura di Terry Jones (uno dei Monty Python) è affidata a Jim Henson (l'inventore dei Muppets, ma anche co-regista del bellissimo Dark crystal), mentre George Lucas è produttore esecutivo: il pedigree è ottimo già in partenza.
La protagonista invece è l'incantevole Jennifer Connelly (A beautiful mind, Dark City, Innocenza infranta, Noah, Requiem for a dream), la cui bellezza si intuiva sin dalla giovane età e che ha incarnato perfettamente il ruolo di eroina tormentata in questo film. In cui, peraltro, recita anche David Bowie, nei panni del cattivo Re degli Gnomi.
Ed è proprio il Re degli Gnomi a dare il via alle danze, rapendo il fratello neonato di Sarah, dietro il di lei desiderio che sparisse dalla sua vita, in quanto invidiosa delle attenzioni che gli dedicavano i suoi genitori.
Pentita, la ragazza si recherà proprio nel regno degli gnomi e affronterà il temibile labirinto per arrivare al castello e riprendere l'infante rapito (ciò che rappresenta un percorso di recupero-risanamento-guarigione).
Dal rapimento in poi è tutto un susseguirsi di situazioni e personaggi bizzarri, a volte piacevoli a volte meno.
La volontà e il coraggio della ragazza saranno messi a dura prova...
È inevitabile che un film degli anni "80, visto con gli occhi del nuovo millennio, sconti la sua vetustà, mostrando degli evidenti limiti tecnologici, sotto forma di pupazzi grezzamente animati o di effetti speciali assai pacchiani.
Tutto ciò, però, non toglie nulla al fascino e alla potenza evocativa di Labyrinth, vero capolavoro del cinema fantastico-immaginifico.
Alcuni personaggi sono semplicemente indimenticabili, dalla stessa Sarah allo gnomo Gogol, dal cavaliere Sir Didymus al gorillone Bubo, come lo stesso Re degli Gnomi.
E che dire di ambientazioni come quella della palude, o dei sotterranei del labirinto?
Semplicemente memorabile.
Chiudo con alcune frasi tratte dal film, utili a evidenziarne il lato psicologico-esistenziale.
"La mia volontà è forte come la tua, e il mio regno altrettanto grande."
"Non hai alcun potere su di me."
"Ciò che è detto è detto."
"È inutile chiederti qualunque cosa."
"No, se mi si fanno le domande giuste."
"Tu dove andresti, a sinistra o a destra?"
"Sembra tutto uguale."
"Mi sa che non andrai molto lontano."
"Tutto non è sempre come sembra in questo posto, perciò tu non puoi dare nulla per scontato."
"Non è giusto."
"Lo dici così tanto spesso: mi chiedo quale sia il tuo metro di giustizia."
"Perché non fai un po' d'attenzione a dove vai?"
"Non si può fare attenzione a dove si va quando non si sa dove si va."
"Io stavo cercando qualcosa..."
"È stato solo un sogno.
Ho sognato tutto, ma era così reale."
"Meglio restare là dentro: non c'è proprio niente che tu voglia là fuori."
A proposito, a testimonianza del fatto che si sta parlando di mondo interiore, di coscienza, di spirito e quindi di leggi energetico-spirituali, il cane della ragazza si chiama Merlino, mentre un suo pelouche Lancillotto: magia e spirito, dunque.
Aggiungo anche che il labirinto è un evidente simbolo della mente: va superato per giungere nel "castello" e ottenere il proprio "premio".
Ancora: dopo aver mangiato una mela avvelenata (come Biancaneve: un'altra storia altamente simbolica della coscienza, tra addormentamento, sette nani, specchio, ingannatori e salvatori), Sarah inizia a dimenticarsi le cose e poi perde conoscenza (ricordo di sé da un lato e coscienza/veglia dall'altro).
Subito dopo tale oblio, c'è la scena del ballo in maschera, in cui tutti sono mascherati (ego=personalità=maschera; "persona" in latino vuol dire proprio "maschera") e Sarah è tentata dagli svaghi dell'inconsapevolezza, nonché dal fascino dell'incoscienza (un fascino che fa presa sui più). Il "ballo in maschera" rischia di deviarla dal suo percorso interiore di crescita, e di mantenerla in una sorta di limbo/oblio coscienziale... ma la ragazza, con un supremo sforzo di volontà ("La mia volontà è forte come la tua"), riesce a fuggire e a rimettersi alla ricerca ("Io stavo cercando qualcosa"), e comprende che sta vivendo qualcosa di ambivalente rispetto alla dicotomia realtà/finzione ("È stato solo un sogno").
Piccola menzione per l'edificio, architettonicamente impossibile, pieno di scale che conducono in tutte le direzioni: esso rappresenta le contorsioni della mente. Da un lato ciascun corridoio e ciascuna camminata sembrano logici e ben fatti, dall'altro lato l'insieme è senza senso.
Non a caso esso è il terreno di sfida del Re degli Gnomi, che qua rappresenta il nemico, lo sfidante del viandante spirituale.
Il nemico, subito dopo, fa alla ragazza una proposta che sa molto di corruzione animica e che ricorda la tentazione del Diavolo a Gesù: l'uomo le dice che la ragazza avrebbe potuto avere tutto quanto, se solo si fosse inchinato a lui.
"Guarda, Sarah, guarda quello che ti sto offrendo: i tuoi sogni.
Ciò che ti chiedo è così poco: lascia solo che io ti domini, e potrai avere tutto quello che desideri.
Piuttosto chiaro, dunque, come chiaro è il simbolo generale del film.
Fosco Del Nero
Titolo: Labyrinth - Dove tutto è possibile (Labyrinth).
Genere: fantasy, fantastico, commedia, musicale.
Regista: Jim Henson.
Attori: David Bowie, Jennifer Connelly, Toby Froud, Shelley Thompson, Christopher Malcolm, Shari Weiser, Frank Oz.
Anno: 1986.
Voto: 9.
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