Dai suoi primi film sembrava che M. Night Shyamalan avrebbe portato avanti una carriera registica di prim’ordine, e invece il regista indiano-statunitense si è clamorosamente perso…
… non dando seguito all’alta qualità dei suoi primi lavori: Il sesto senso, Unbreakable, Signs, The village, poi vanificati dalle successive opere, tra il mediocre e l’inguardabile: Lady in the water, E venne il giorno… e L’ultimo dominatore dell’aria, il film recensito quest’oggi.
Partiamo con la trama sommaria del film: siamo in universo fantasy, in cui vi è sì tecnologia, ma vi è soprattutto magia, nonché una forte connessione con la natura e i suoi quattro elementi.
Le popolazioni sono peraltro suddivise proprio in base all’elemento dominante, ed è così che abbiamo i Nomadi dell'Aria, le Tribù dell'Acqua, il Regno della Terra e la Nazione del Fuoco.
Quest’ultima è riuscita a rompere l’equilibrio generale assicurandosi un solido dominio su quasi tutte le terre, approfittando anche dell’assenza dell’Avatar, dominatore di tutti e quattro gli elementi, che si reincarna periodicamente per assicurare l’equilibrio generale.
Sarà una coppia di fratelli, Sokka (Jackson Rathbone; Twilight) e Katara (Nicola Peltz; Transformers 4 - L'era dell'estinzione), dell’elemento dell’acqua, a trovare casualmente il nuovo Avatar, un giovane bonzo di nome Aang (Noah Ringer), il cui addestramento però è incompleto, e così il suo potere.
L’ultimo dominatore dell’aria è la conversione cinematografica della serie animata, Avatar - La leggenda di Aang, e la cosa si nota, giacché tutto procede in modo frettoloso e forzato, tipico per l’appunto delle conversione filmiche di storie lunghe, come serie televisive o saghe letterarie.
Purtroppo questo senso di eccessiva velocità permea tutto il film, minandone alla base l’efficacia.
Altra cosa poco efficace a mio avviso: il casting. Si poteva fare molto ma molto meglio, soprattutto per il personaggio di Aang. Il livello complessivo della recitazione è a dir poco insufficiente, col film che non a caso ha ricevuto numerose nomination come peggiore film dell’anno.
A proposito del casting, piuttosto ridicola la scelta di differenziare i gruppi elementali secondo determinate razze umane: i buoni (acqua) ovviamente sono occidentali e statunitensi in particolare, mentre i cattivi che invadono i territori degli altri (fuoco) sono indiani... mentre a me risulta che gli indiani ultimamente non abbiano mai invaso nessuno (il Kashmir rimane l'unico luogo conteso), mentre siano gli statunitensi a invadere uno stato ogni paio d'anni.
Riguardo gli altri due gruppi, la terra è andata all'etnia cino-mongola, mentre l'aria ai monaci giapponesi... tranne il protagonista, che è invece occidentale e statunitense. Abbastanza ridicolo, come detto, con tutto che Shyamalan è figlio di genitori indiani... ma ha vissuto tutta la vita negli Stati Uniti.
Altra cosa bizzarra: mentre Zuko (Dev Patel; Humandroid), erede della Nazione del Fuoco, è regolarmente di etnia indiana, il padre Ozai (Cliff Curtis; La ragazza delle balene, 10.000 a.C., Push, Sunshine) è invece un neozelandese di origine maori, mentre lo zio, fratello del padre, Iroh (Shaun Toub; Crash - Contatto fisico) è un iraniano, completamente diverso da entrambi, fratello e nipote! Di fronte alla diversità fisica, persino la diversità caratteriale rispetto al personaggio originale della serie passa in secondo piano, cosa che peraltro vale anche per tanti altri personaggi o situazioni.
A proposito del casting, piuttosto ridicola la scelta di differenziare i gruppi elementali secondo determinate razze umane: i buoni (acqua) ovviamente sono occidentali e statunitensi in particolare, mentre i cattivi che invadono i territori degli altri (fuoco) sono indiani... mentre a me risulta che gli indiani ultimamente non abbiano mai invaso nessuno (il Kashmir rimane l'unico luogo conteso), mentre siano gli statunitensi a invadere uno stato ogni paio d'anni.
Riguardo gli altri due gruppi, la terra è andata all'etnia cino-mongola, mentre l'aria ai monaci giapponesi... tranne il protagonista, che è invece occidentale e statunitense. Abbastanza ridicolo, come detto, con tutto che Shyamalan è figlio di genitori indiani... ma ha vissuto tutta la vita negli Stati Uniti.
Altra cosa bizzarra: mentre Zuko (Dev Patel; Humandroid), erede della Nazione del Fuoco, è regolarmente di etnia indiana, il padre Ozai (Cliff Curtis; La ragazza delle balene, 10.000 a.C., Push, Sunshine) è invece un neozelandese di origine maori, mentre lo zio, fratello del padre, Iroh (Shaun Toub; Crash - Contatto fisico) è un iraniano, completamente diverso da entrambi, fratello e nipote! Di fronte alla diversità fisica, persino la diversità caratteriale rispetto al personaggio originale della serie passa in secondo piano, cosa che peraltro vale anche per tanti altri personaggi o situazioni.
Anche i dialoghi sono fortemente tirati e banali, ma è soprattutto la sceneggiatura generale a fare acqua (a proposito di elementi); manca una coerenza interna, uno scorrere fluido e credibile… forse per i tempi forzati di cui ho detto poco fa.
Se il film a livello tecnico-visivo propone una grande bellezza, con tanti panorami suggestivi e molti effetti speciali, manca clamorosamente nel suo contenuto. Insomma, il fuori c’è (e potrebbe pure essere un motivo sufficiente per vederlo, data la grande bellezza che propone), ma manca il dentro, per dire così.
Anche se, ad onor del vero, qualche scena efficace c’è, e la regia in generale è buona; la mia impressione è che M. Night Shyamalan sia più portato per le atmosfere cupe e inquietanti (Il sesto senso, The village) piuttosto che per commedie o sceneggiature surreali o fantasy (Lady in the water, L’ultimo dominatore dell’aria). O, per dirla in un altro modo, che sia più bravo nelle tematiche introspettive, interiori e inquietanti piuttosto che nel mostrare al di fuori, se mi si passa questa espressione.
Altra cosa un po’ deludente: la storia si discosta dalla tradizione dei fantasy a contenuto esistenziale e interiore, quasi formativo-filosofico-spirituale (J.R.R. Tolkien, Raymond Feist, Ursula Le Guin, Philip Pullman, Michael Ende, Orson Scott Card, etc), per proporre una storia che cita sì gli elementi, il chi, la reincarnazione, l’equilibrio tra gli opposti, che fa mosse di tai chi, etc, ma che in realtà ha molta meno sostanza dei suoi competitor, che infatti lo surclassano su tanti versanti.
Purtuttavia, ho estratto alcune frasi ispiranti, e le propongo di seguito, aggiungendo che pur tali pochi elementi, insieme alla grande bellezza visiva, possono essere motivo sufficiente per vedere il film, se non ci si aspetta un capolavoro del cinema… ma al contrario una sorta di colossal mal riuscito.
Parlando di storia e trama, essa si rivela in realtà monca, poiché il film termina dopo la prima stagione della serie televisiva, ignorando le altre due, forse teoricamente destinate a due seguiti... che suppongo non ci saranno mai.
Parlando di storia e trama, essa si rivela in realtà monca, poiché il film termina dopo la prima stagione della serie televisiva, ignorando le altre due, forse teoricamente destinate a due seguiti... che suppongo non ci saranno mai.
“È nei cuori che si vincono tutte le guerre.”
“L’acqua è l’elemento che scorre, l’elemento del cambiamento. Padroni dell’acqua si diventa liberando le emozioni, ovunque ci conducano.
L’acqua ci insegna l’accettazione, che le emozioni scorrano, come l’acqua.”
“Tu non accetti la perdita del tuo popolo e la tua responsabilità in tante morti.
Non dai libero sfogo al tuo dolore, provi rabbia.
Devi imparare il distacco.”
“Siamo nati per una ragione: a ognuno di noi scoprire quale.”
“Siamo nati per una ragione: a ognuno di noi scoprire quale.”
Fosco Del Nero
Titolo: L’ultimo dominatore dell’aria (The last airbender).
Genere: fantasy, avventura.
Regista: M. Night Shyamalan.
Attori: Noah Ringer, Dev Patel, Nicola Peltz, Jackson Rathbone, Shaun Toub, Aasif Mandvi, Cliff Curtis, Isaac Jin Solstein, Seychelle Gabriel, Randall Duk Kim, Dee Bradley Baker.
Anno: 2010.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.