Era da molto tempo che non recensivo una serie tv, e così eccomi qui con My name is Earl, che peraltro tra quelle recensite è da molto tempo la prima serie tv che guardo interamente, e dunque oltre la prima stagione.
Arrivatoci per caso, difatti, mi sono pian piano affezionato ai vari protagonisti della storia ed ho finito per guardare tutte le quattro stagioni che essa è durata.
Dopo di che, la serie è stata sospesa, suppongo per l’abbassamento di ascolti… peraltro nel pieno di uno sviluppo della trama, cosa che è un peccato per chi è arrivato fino a quel punto (e che oramai è una prassi sempre più diffusa, persino per serie tv di buona qualità e originalità come Flash forward).
A ogni modo, veniamo a My name is Earl, sit-com (abbreviazione di situation comedy) molto popolare, nell’ambientazione e nei personaggi, tutta gente di strada, per così dire, a partire dal protagonista Earl (Jason Lee; Cose da maschi, Dogma, Vanilla sky) e dal fratello Rhandy (Ethan Suplee), e continuando con Joy (Jaime Pressly), Gamberone (Eddie Steeples) e Catalina (Nadine Velazquez)…
… più una pletora di personaggi secondari e di contorno, i quali a conti fatti sono sempre gli stessi, come in un microcosmo.
Un microcosmo molto dinamico, tanto dinamico quanto alla mano, tra bassifondi, crimini, gente che si arrangia, prostitute, etc.
Ma, sorpresa sorpresa, la serie tv parla di karma, per quanto un po’ alla spicciolata e in modo semplicistico, seguendo la lista di Earl, il quale un bel giorno, pentitosi della sua passata vita da piccolo criminale, adesso convinto che il karma lo punirà qualora continui su quella brutta strada, decide di stilare una lista delle sue malefatte e di rimediarvi man mano.
Da qui la serie tv, con ciascun episodio dedicato a un punto elencato nella lista.
Il che è originale e interessante, anche per via del buon livello di ironia presente nell’opera, che unisce umorismo più visivo ad umorismo più sottile… ma che, dopo un paio di stagioni con lo stesso andazzo, mostra qualche segno di cedimento; difatti dalla terza stagione in poi il tutto sa di già visto e ripetuto, pur continuando a risultare discretamente divertente.
Da segnalare, da un certo punto della serie in poi – probabilmente da quando ha cominciato ad essere sufficientemente famosa – il gran numero di comparsate di vari attori, famosi o per altre serie tv ( per esempio, Alyssa Milano di Streghe, Michael Rapaport di The war at home, Seth Green di Buffy l’amazzavampiri, Roseanne Barr di Pappa e ciccia) o per qualche film.
Arrivatoci per caso, difatti, mi sono pian piano affezionato ai vari protagonisti della storia ed ho finito per guardare tutte le quattro stagioni che essa è durata.
Dopo di che, la serie è stata sospesa, suppongo per l’abbassamento di ascolti… peraltro nel pieno di uno sviluppo della trama, cosa che è un peccato per chi è arrivato fino a quel punto (e che oramai è una prassi sempre più diffusa, persino per serie tv di buona qualità e originalità come Flash forward).
A ogni modo, veniamo a My name is Earl, sit-com (abbreviazione di situation comedy) molto popolare, nell’ambientazione e nei personaggi, tutta gente di strada, per così dire, a partire dal protagonista Earl (Jason Lee; Cose da maschi, Dogma, Vanilla sky) e dal fratello Rhandy (Ethan Suplee), e continuando con Joy (Jaime Pressly), Gamberone (Eddie Steeples) e Catalina (Nadine Velazquez)…
… più una pletora di personaggi secondari e di contorno, i quali a conti fatti sono sempre gli stessi, come in un microcosmo.
Un microcosmo molto dinamico, tanto dinamico quanto alla mano, tra bassifondi, crimini, gente che si arrangia, prostitute, etc.
Ma, sorpresa sorpresa, la serie tv parla di karma, per quanto un po’ alla spicciolata e in modo semplicistico, seguendo la lista di Earl, il quale un bel giorno, pentitosi della sua passata vita da piccolo criminale, adesso convinto che il karma lo punirà qualora continui su quella brutta strada, decide di stilare una lista delle sue malefatte e di rimediarvi man mano.
Da qui la serie tv, con ciascun episodio dedicato a un punto elencato nella lista.
Il che è originale e interessante, anche per via del buon livello di ironia presente nell’opera, che unisce umorismo più visivo ad umorismo più sottile… ma che, dopo un paio di stagioni con lo stesso andazzo, mostra qualche segno di cedimento; difatti dalla terza stagione in poi il tutto sa di già visto e ripetuto, pur continuando a risultare discretamente divertente.
Da segnalare, da un certo punto della serie in poi – probabilmente da quando ha cominciato ad essere sufficientemente famosa – il gran numero di comparsate di vari attori, famosi o per altre serie tv ( per esempio, Alyssa Milano di Streghe, Michael Rapaport di The war at home, Seth Green di Buffy l’amazzavampiri, Roseanne Barr di Pappa e ciccia) o per qualche film.
Nel complesso, nonostante il peggioramento dell’ultima fase, My name is Earl è una validissima sit-com, ispirata e divertente, che con la scusa di parlare di karma propone situazioni simpatiche e personaggi ottimamente caratterizzati; impossibile, per dire, non affezionarsi alla tenerezza di Earl e Rhandy…
… così come alla bellezza di Catalina e Joy.
E che dire del simpaticissimo Gamberone?
Fosco Del Nero
Titolo: My name is Earl (My name is Earl).
Genere: commedia, comico.
Ideatore: Greg Garcia.
Attori: Jason Lee, Ethan Suplee, Jaime Pressly, Eddie Steeples, Nadine Velazquez.
Anno: 2005-2009.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.