Conoscevo di nome il film di Win Wenders Il cielo sopra Berlino, ma non lo avevo mai visto, se non per qualche spezzone incontrato qui e là.
L’ho fatto ora, incoraggiato in questo anche da qualche suggerimento in tale direzione, giacché il film veniva segnalato anche per i suoi contenuti esistenziali.
Ma andiamo con ordine, raccontando quel poco di trama che ha il film, girato nel 1987, e quindi due anni prima della caduta del muro di Berlino e della riunificazione delle due Germanie: in una Berlino assai desolata, tutta cemento e palazzoni popolari, e filmata tutta in bianco e nero, Damiel (Bruno Ganz, che in seguito ha interpretato Tiziano Terzani in La fine è il mio inizio) e Cassiel (Otto Sander), due angeli, si aggirano tra la popolazione comune, guardando quello che succede e potendo sentire i pensieri delle persone, condivisi dunque con lo spettatore del film.
L’impatto è praticamente scontato, e veniamo messi di fronte ai problemi e alle sofferenze della gente comune: lavoro, soldi, relazioni sentimentali, etc.
I due, ma non solo loro, visto che la città praticamente pullula di angeli, non solo vedono e registrano, raccontandosi poi tra di loro ciò cui hanno assistito, ma leniscono i dolori delle persone con la loro vicinanza ispirante e col contatto fisico, ovviamente non percepito dagli esseri umani…
… anche se in realtà c’è qualcuno che li percepisce: i bambini li vedono proprio, mentre qualcun altro sente la loro presenza.
Tra i due, Damiel è quello più insofferente, giacché desidera provare ciò che provano gli uomini, e quindi le gioie e i dolori della materia. In ciò è ispirato anche dalla visione della bella trapezista Marion, una giovane donna un po’ malinconica.
Un altro personaggio importante nel film è l’attore Peter Falk (l’attore del Tenente Colombo, per intenderci), che nel film interpreta se stesso.
Altro cameo: il cantante Nick Cave, che allora andava per la maggiore, anche lui interpretante se stesso durante un concerto in un locale della città.
Il cielo sopra Berlino è ispirato alle poesie di Rainer Maria Rilke: ogni tanto una voce fuori campo ne legge qualcuna, e anzi tali brani diventano il motore centrale del film che, si può intuire facilmente, è piuttosto lento e introspettivo.
Ed ha un suo fascino, questo è innegabile… anche se devo dire che mi attendevo qualcosa di più, visto che il film, pur proponendo qualche frase ispirante tra le tante che vengono citate, oscilla tra mente e fascino della personalità (se mi capite) e ispirazione vera e propria, con la prima delle due che è predominante, da cui la mia valutazione non entusiastica.
Sono però praticamente tenuto a proporre alcune tra le frasi più “elevate” del film, che toccano svariati punti esistenziali (in effetti, quelli che non tocca il film con la sua “trama”).
“Quando il bambino era bambino, non sapeva di essere un bambino.
Per lui tutto aveva un’anima, e tutte le anime eran tutt’uno.
Quando il bambino era bambino, su niente aveva un’opinione: non aveva abitudini, e non faceva facce da fotografo.”
“Quando il bambino era bambino era l’epoca di queste domande: perché io sono io e perché non sei tu? Perché sono qui e perché non sono lì? Quando comincia il tempo e dove finisce lo spazio? La vita sotto il sole è forse solo un sogno? Non è solo l’apparenza di un mondo davanti al mondo quello che vedo, sento e odoro? Come può essere che io che sono io non c’ero prima di diventare, e che una volta io che sono io non sarò più quello che sono?”
“A ogni passo, a ogni colpo di vento, vorrei poter dire ora, ora, e ora!”
“Come devo vivere?
Ma forse non è questo il problema… come devo pensare?”
“In ogni monte sentiva la nostalgia di una montagna ancora più alta, e in ogni città sentiva la nostalgia di una città ancora più grande.”
“Tutto è possibile: non ho che da alzare gli occhi, e ridivento il mondo.”
“Ora, in questa piazza, ho una sensazione di felicità…
… che potrei avere sempre.”
“Mi sarebbe piaciuto essere solitaria.
Solitudine significa ‘Finalmente sono tutto’.”
“È necessario che tu ti decida.
Deciditi.
Ora il tempo siamo noi.
Decidiamo noi il gioco per tutti.”
In chiusura del film, una segnalazione negativa: gli angeli, pur essendo invisibili e incorporei per i vivi, proiettano ombre in terra e sui muri, e agiscono sulla massa degli oggetti (abbassando i materassi su cui si siedono, spostando pali su cui si appoggiano, etc)… in ciò, ovviamente, senza che i vivi si accorgano di alcuna anomalia.
In questo certamente non sarebbe stata male una maggiore cura, e in fin dei conti non sarebbe servita che una certa attenzione selettiva nelle inquadrature.
Altra cosa: il film è assai lento, certamente non adatto a chi pretende un'opera vivace di intrattenimento.
Altra cosa: il film è assai lento, certamente non adatto a chi pretende un'opera vivace di intrattenimento.
Concludendo, Il cielo sopra Berlino è un film che ha di sicuro un suo valore… che dal punto di vista esistenziale è maggiore nelle voci narranti che non nell’evoluzione degli eventi (la discesa dell’angelo sulla Terra, in buona sostanza, cosa che anzi sa molto di antropocentrismo piuttosto infantile), ma questo elemento lo si può comunque vedere in “modalità intrattenimento”, riservando invece una maggiore attenzione al primo elemento.
Fosco Del Nero
Titolo: Il cielo sopra Berlino (Der himmel über Berlin).
Genere: drammatico, psicologico, esistenziale.
Regista: Win Wenders.
Attori: Bruno Ganz, Peter Falk, Solveig Dommartin, Otto Sander, Didier Flamand, Curt Bois, Lajos Kovács, Teresa Harder.
Anno: 1987.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.