Io non sono certamente un nostalgico, una di quelle persone che attribuisce lodi a qualcosa solo perché è vecchio, o perché porta una firma prestigiosa, e il film Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini è una testimonianza in tal senso.
Intanto, la collocazione storica: siamo nel 1964, in piena guerra ideologica tra destra-sinistra, tra borghesi e proletari, e all’interno di tale contrapposizione duale ogni cosa era vista in termini di “lotta di classe”. Non a caso, fece scalpore, e non piacque alla sinistra di allora, che un loro cineasta realizzò un film su Gesù, ossia sulla “concorrenza”, come sottolineò allora il giornale L’Unità.
Contrapposizioni infantili, certamente, ma che suggeriscono l’impronta del film. Così come la suggerisce il fatto che il regista Pier Paolo Pasolini per il ruolo di Gesù volle il suo amico intellettuale di sinistra Enrique Irazoqui, il quale peraltro non ne voleva sapere di interpretare il ruolo del “nemico”, e fu convinto tramite il ricco cachet, che avrebbe potuto essere messo a disposizione della “lotta del popolo”, e tramite la prospettiva di realizzare un Gesù “gramsciano”.
Un abbrivio non troppo “spirituale”, diciamo.
Tutto ciò, tra l’altro, come se la cosa fosse innovativa o curiosa: Gesù in realtà è certamente personaggio proletario e popolare, e quindi avrebbe dovuto per forza essere messo a sinistra… questo almeno se tali contrapposizioni dualistiche avessero avuto un senso per lui, ma ovviamente non le avevano (e infatti Gesù invitava al non giudizio, ossia alla non divisione, alla non dualità).
Comunque, come Cristo e cristianesimo siano finiti per essere associati alla destra e non alla sinistra è uno dei misteri della storia.
Ma proseguiamo: date queste premesse, ne esce fuori un film per forza intellettuale, come lo era il suo regista e il suo attore principale. Intellettuale, dunque freddo e cerebrale. Citazionista al massimo, ma privo di forza interiore. Letteralmente privo.
Risultato questo non solo dell’energia motrice del film, ma anche del fatto di aver messo come protagonista il Gesù meno carismatico della storia.
Amico del regista, non un attore di professione, come tanti altri “attori” del film: anche in questo, forse, si voleva evidenziare una natura proletaria del film, visto che quasi tutti non erano attori professionisti, ma conoscenti del regista o gente del popolo.
Ancora sul “popolarismo”: molte scene sono doppiate con pesanti accenti regionali italiani, cosa che abbinata all’ambientazione completamente italiana del film da un lato rende assai difficile una collocazione palestinese della storia, e dall’altro dà a Il Vangelo secondo Matteo un’impronta molto italiana, e italian-popolare.
Lo stesso Enrique Irazoqui, ossia Gesù, se era figlio di padre spagnolo, era figlio anche di madre italiana, così come era italiana la giovane Maria, etc.
A proposito di Maria: la scelta dell’attrice che impersona Maria adulta dà l’idea dell’inaccuratezza del prodotto: ambientazione lontana da quella originale, attori non professionisti e peraltro non del Vicino Oriente, ma tutti italiani… e Maria adulta che sembra un’anziana di 60-65 anni in luogo della 46enne che avrebbe dovuto essere.
Ma tante altre cose del film sono a dir poco opinabili: per esempio, la scelta di piazzare i discorsi più famosi di Gesù uno di seguito all’altro, come fossero una collezione di dipinti, e ciò al di fuori delle scene di vita e di dialogo in cui sono collocati nei Vangeli.
O ancora, la passione è resa in modo frettoloso e ridicolo, come è ugualmente ridicolo il finale.
Ancora: il commento musicale spesso è messo a sproposito. Magari musicalmente bello, ma messo a sproposito, e spesso risulta essere soverchiante rispetto a immagini e parlato.
Ma la cosa peggiore, lo ripeto ancora, è che si vede che è un film fatto da un intellettuale: manca lo spessore spirituale di Gesù, ossia del personaggio spiritualmente evoluto che era, mentre il film è tutta teoria… per non dire che Gesù sembra un represso che non fa altro che mettersi a strillare.
Insomma, ne Il Vangelo secondo Matteo non si salva quasi niente. Appena qualche primo piano e qualche sfondo… e ovviamente i discorsi di Gesù, il cui senso però si perde nelle pieghe da predicatore di strada che ha assunto il film.
Ossia, il film ha perso tutto il senso del cristianesimo… ma d’altronde se lo è perso anche la Chiesa, per cui nulla di strano che se lo sia perso anche la “sinistra” degli anni "60.
Fosco Del Nero
Titolo: Il Vangelo secondo Matteo.
Genere: drammatico, religioso.
Regista: Pier Paolo Pasolini.
Attori: Enrique Irazoqui, Margherita Caruso, Susanna Pasolini, Marcello Morante, Mario Socrate, Settimio Di Porto, Otello Sestili, Ferruccio Nuzzo, Giacomo Morante,Giorgio Agamben, Ninetto Davoli, Paola Tedesco.
Anno: 1964.
Voto: 4.
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