Jade warrior è un prodotto davvero curioso. A partire dalle dalla sua genesi, con la coproduzione finnico-cinese, fatto più unico che raro.
Se la genesi è meticcia, lo è anche la sostanza: il film prende spunto, e lo cita anche, dal Kalevala, un poema epico finnico di metà 1800 che comprende racconti e canti popolari finlandesi, ma poi propone in modo massiccio scene di arti marziali orientali, ugualmente con ambientazione orientale.
La descrizione sommaria della trama darà un’idea di come tutto ciò è stato unito: nell’odierna Finlandia, Kai è giovane fabbro che è stato appena lasciato dalla fidanzata Ronja, una ragazza con la passione per il pugilato e che si sta apprestando a lasciare la città dopo essersi disfatta di tutti i ricordi dell’ex fidanzato.
I due, però, non sono solo ciò che sembrano, ossia due ragazzi finlandesi qualunque, bensì sono anche le reincarnazioni di due guerrieri del passato: Sintai, fabbro, figlio di padre cinese e di madre nordeuropea, e Pin Yu, una guerriera cinese del villaggio in cui è ambientata questa seconda parte del film.
I due sono uniti da una promessa d’amore… che però troverà due ostacoli: il primo è che a Shinati è stato promesso il nirvana, e quindi l’uscita dalla ruota delle reincarnazioni, se ucciderà il demone che sta infestando quella parte di mondo; il secondo è che Pin Yu ha appena ritrovato il suo antico amore, che credeva perduto…
Tali motivazioni si seguiranno nel corso dei secoli nelle differenti vite.
Dunque, l’ambientazione di Jade warrior, e anzi la sua doppia ambientazione, è interessante e accattivante, come interessante è anche la storia.
Menzione d’onore per la fotografia, sontuosa, al livello dei grandi prodotti di Hollywood.
Anche i combattimenti, di genere orientale ma spesso in stile Matrix con movimenti e rallenty più occidentali, hanno il loro perché e si fanno vedere volentieri.
Però il film ha pure evidenti difetti.
Partiamo dalla storia, che è sì curiosa e interessante, ma rimane a metà via tra le varie sue componenti: il film d’azione/arti marziali, il filone fantastico/mitologico, la storia d’amore. Rimane a metà e non approfondisce nessuno di essi, per dirla in altro modo.
Tuttavia, la sua origine di film “non big” si vede soprattutto nel cast: qualche attore fa la sua figura e se la cava bene, ma qualche altro no, e la cosa stona parecchio.
Il doppiaggio italiano, inoltre, è pessimo, e rovina quasi tutto; se lo dovessi riguardare in futuro, lo riguarderei in lingua originale (ossia finlandese e mandarino) con i sottotitoli (o almeno in inglese, sperando che l’inglese abbia avuto un miglior trattamento).
Nel complesso, Jade warrior non è un film memorabile come valore in sé, però ha alcune peculiarità che lo faranno ricordare al suo spettatore, e comunque è da elogiare il grande coraggio nel procedere con una sceneggiatura così audace e anche difficile.
Tra destino e reincarnazione, inoltre, il film non manca di qualche frase di spessore, come le due che propongo e che chiudono la recensione.
“Il destino raggiunge inevitabilmente coloro che fuggono da esso.”
“Tutto ha un principio.”
Fosco Del Nero
Titolo: Jade warrior (Jadesoturi).
Genere: fantastico, fantasy, sentimentale, arti marziali.
Regista: Anti-Jussi Annila.
Attori: Tommi Eronen, Krista Kosonen, Zhang Jingchu, Markku Peltola, Hao Dang, Taisheng Chen, Elle Kull, Liansheng Tong, Qiupu Tao.
Anno: 2006.
Voto: 6.5.
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