Avevo in cascina da molto tempo il film animato C’era una volta Windaria… molti anni, ormai.
Finalmente ce l’ho fatta a vederlo, ricavandone una valutazione in parte deludente, o comunque non entusiastica.
Intanto, datiamolo: siamo nel 1986, il regista è Kunihiko Yuyama e si tratta dunque di un anime, il quale prende spunto da molti topos letterari e cinematografici… troppi, davvero troppi, tanto da far naufragare il film nella media-mediocrità.
Ecco in grande sintesi la trama di C’era una volta Windaria: nel continente di Windaria Alan e Maria, due innamorati, vivono felici nei pressi di Lunaria, una città-stato devota alla natura e alla vita semplice. In Windaria c’è però un altro regno, nella Terra delle Ombre, assai più tecnologico e bellicoso, che progetta di distruggere Lunaria in quanto vuole impadronirsi delle sue risorse idriche.
La guerra sembra imminente, nonostante gli eredi al trono del primo regno e del secondo regno, la bella Veronica e il bel Roland, siano segretamente innamorati e cerchino di mantenere la pace.
Mentre politica, generali ed eserciti dispiegano i loro mezzi, ad Alan, ragazzo apparentemente molto semplice ma dentro di sé assai ambizioso, verrà data una missione, che determinerà le sorti della guerra e del continente intero.
Prima annotazione: molto male i nomi. Siamo nel periodo in cui non se ne parlava di lasciare i nomi originali delle storie giapponesi ed essi venivano italianizzati in modo ridicolo, tipo per l’appunto Maria o Veronica. Ma magari non del tutto, ed ecco dunque Roland o Alan... il che è anche peggio in quanto parecchio dissonante.
Per di più, il nome di un luogo geografico ha assonanza inglese (Windaria, sorta di “terra del vento”), mentre uno ha assonanza italiana (Lunaria, e dunque una “terra della luna”). Ma né la prima è caratterizzata dal vento né la seconda dalla luna: e qua si vede il lavoro dilettantesco che c’era dietro l'opera, utile probabilmente solo a presentare ai “bambini italiani” i “cartoni animati”.
Seconda annotazione: i cliché narrativi, davvero troppi, con tanto di quelle che sembrano citazioni vere e proprie. Abbiamo un’atmosfera alla Conan, il ragazzo del futuro, lo spunto centrale di Romeo e Giulietta (peraltro, a fine film compare pure un personaggio che dice: “Sono Juliet, e anch’io come te ho perduto la persona che amavo di più al mondo”), il conflitto tra la natura e la tecnologia che fa molto Studio Ghibli, antimilitarismo compreso, il topos dell’uomo ambizioso il quale dimentica i veri valori stando appresso agli obiettivi materiali ed egoici, il topos del figliol prodigo, il tutto condito con una salsa anime di genere fantasy.
Molta roba, niente di originale, e con la sensazione che si tratti di qualcosa "studiato a tavolino", ma del tutto privo di ispirazione artistica o didattica.
Dimenticavo: nel “mix tutti frutti” c’è anche una spruzzata di spiritualità: abbiamo l’albero della vita, abbiamo la dualità rappresentata dall’esercito maschile in azzurro e dall’esercito femminile in rosa, abbiamo il percorso di redenzione, abbiamo l’illuminazione. Questo elemento in verità è apprezzato, ma da solo non riesce a sollevare di molto il valore generale del prodotto, che rimane appena sufficiente, e forse neanche quello.
Ecco qualche frase sul tema.
“Volgendo lo sguardo in alto vidi l’albero della vita.”
“Albero della vita, nostro guardiano: dacci salute e felicità.”
“È stato tutto un incubo.”
“Io di solito non avevo timore di entrare nel bosco infestato: ho visto che le apparizioni tendono a ignorare coloro che entrano senza paura.”
“Prima dovrai raggiungere l’illuminazione, la pace dello spirito: la guadagnerai dando il meglio di te in questa vita.”
“La pace è l’unica strada verso l’illuminazione.”
“Io so che un giorno, dopo che avrò espiato tutte le mie colpe, potrò ricongiungermi con Maria, e insieme continuare il nostro viaggio verso l’assoluto.”
Come detto, il tutto è molto confuso, meticciato, poco originale e poco sviluppato per essere degno di attenzione e memoria. Il messaggio centrale che esce dal film è quello di molte animazioni giapponesi, Miyazaki in testa: la guerra è una follia, come sono folli le ambizioni dell'ego.
Il tratto grafico è ovviamente anziano, ma risulta sufficientemente gradevole alla vista e abbastanza fluido.
Fosco Del Nero
Titolo: C’era una volta Windaria (Pete’s dragon)
Genere: anime, animazione, fantastico, azione, sentimentale.
Regista: Kunihiko Yuyama.
Anno: 1986.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.