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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

lunedì 11 agosto 2008

Lost - J.J. Abrams, Damon Lindelof, Jeffrey Lieber

Ecco un'altra delle mie serie preferite: Lost.

Se devo essere sincero, inizialmente l'ho ignorata per un bel po' di tempo, anche perché mi dava noia il dover avere un appuntamento fisso in televisione (anzi, a dirla tutta la televisione in pratica non la guardo più, eccezion fatta per il calcio).
Inoltre le serie tv hanno la brutta abitudine di essere piazzate proprio in quei giorni in cui tu non puoi perché hai degli impegni fissi.
Risultato: sapevo che c'era questa serie di grande successo in cui dei superstiti di un volo intercontinentale avevano a che fare con un'isola misteriosa, ma non l'avevo mai vista.

Poi un amico mi ha convinto a darci un'occhiata, prestandomi i dvd con le prime serie belle pronte.
Fantastico: molti episodi già disponibili e nessun vincolo di orario, proprio come piace a me...
Inizio a guardarla e, morale della favola, non smetto più.

Anzi, il mio livello di interesse è diventato tale che anticipo gli episodi doppiati in italiano guardando la serie americana, ovviamente opportunamente sottotitolata (il mio inglese non è così buono...).
E devo dire che in lingua originale rende pure meglio.

Che dire di Lost?
Ci sarebbero tante cose da dire, ma mi limito a solo due.

La prima è che contiene una marea di spunti.
Letteralmente: non fai in tempo a capire una cosa, che subito spuntano fuori nuovi indizi, nuovi personaggi, nuove situazioni, nuove implicazioni.

La seconda è che ci devono aver messo dentro qualche additivo chimico, perché una volta che ti appassioni hai bisogno della tua "dose".

Per Friends, la prima serie che ho recensito, avevo incluso nella recensione una breve descrizione dei protagonisti principali... che però sono solo sei.
In Lost la mole di personaggi è esagerata, ma, paradossalmente, pur essendovi ovviamente personaggi più centrali di altri, molti di essi (e parlo di decine e decine di persone) sono molto ben caratterizzati, e ognuno addentro alla storia a suo modo, tanto che ciascuno ha una sua importanza... e spesso continua ad averla pure da scomparso o da morto!

Altra caratteristica di Lost è infatti quella di essere spesso crudo, tanto nelle immagini quanto nelle situazioni, pertanto attendetevi sangue e comportamenti discutibili a profusione. Anzi, praticamente tutti i protagonisti della serie tv sono personaggi in chiaroscuro, ognuno con i propri segreti e scheletri nell'armadio, tanto che, e forse questa è stata la bravura principale dei produttori, non è facile tracciare una distinzione tra buoni e cattivi.
Persino la contrapposizione tra sopravvissuti e Altri non è così chiara, come non era chiara quella tra gli Altri e i componenti del Gruppo Dharma.

La serie procede a spezzoni, raccontando in parte il presente (ossia la difficile vita sull'isola) e in parte il passato (tramite dei flashback volti a caratterizzare meglio i singoli protagonisti).
Nella parte avanzata della serie vi saranno anche dei flashforward, ossia delle anticipazioni di eventi futuri rispetto al periodo dell'isola... che tuttavia, anziché chiarire, renderanno il tutto ancora più complesso.

Come detto, ogni personaggi della storia è importante, persino alcuni che muoiono più o meno subito, determinando così un certo corso degli eventi. E ognuno ha i suoi pregi e i suoi difetti, di modo che non ve ne è uno in assoluto migliore.
Posto che descrivere tutti sarebbe troppo lungo, mi limito ora a scrivere due righe su chi mi piace di più e perché.

Sawyer: presentato come "cattivo", come alter-ego di Jack, è diventato col tempo il mio personaggio preferito. La sua ironia è irresistibile, così come i soprannomi che distribuisce a piene mani.

Kate: ok, è un'assassina. Ok, è ricercata dalla polizia, e anzi è proprio l'incidente che le restituisce la libertà. Ok, fa le fusa un po' a Jack e un po' a Sawyer.
Ma come si fa a non tifare per questa ragazza così bella e decisa?

Locke: col passare delle puntate, è divenuto chiaro che l'alter ego di Jack non era Sawyer, bensì proprio John Locke. Il primo è la ragione; il secondo è la fede. Il primo crede in ciò che vede; il secondo crede in ciò che percepisce. Il primo è un dottore, chirurgo spinale; il secondo è salito sull'aereo in carrozzella, e una volta sull'isola ha ripreso a camminare, a dispetto della schiena spezzata.
Chi avrà ragione dei due riguardo all'isola?

Hugo: come si fa a non simpatizzare per questo ragazzone tanto grosso quanto gentile e generoso?
Non a caso, Hugo (o Hurley) è un po' la mascotte del gruppo, e spesso si rende utile nel tenerlo coeso.

Ana Lucia: Ana Lucia, così ruvida e diretta, mi è piaciuta da subito. Forse, anzi, il suo carisma e la sua presenza erano troppi per non condizionare il gruppo e la storia... e infatti... peccato.

Ben: ebbene sì, Ben mi piace parecchio. Come dicevo prima è difficile stabilire con certezza buoni e cattivi. Certo, Ben è un po' cinico e un po' manipolatore, ma in fin dei conti è quello che sull'isola la sa più lunga di tutti... e finora non si è sbagliato mai.

Desmond: vale più o meno il discorso fatto per Hugo. Non possiede carisma da leader, ma ha tanta generosità e sensibilità, tanto da mettere spesso in pericolo la propria vita per salvare quella degli altri (vedasi le numerose volte con Charlie). L'accento scozzese poi è molto divertente (ma questo lo si apprezza solo in lingua originale).

Mister Eko: un altro personaggio piuttosto misterioso, e come molti altri dal passato oscuro.
Forse è quello che più di tutti, insieme a Locke, intuisce la vera natura dell'isola, e infatti mentre il secondo è credente, il primo è direttamente un sacerdote, per quanto un sacerdote molto sui generis.

Claire: stesso discorso fatto per Kate, benché per ragioni diverse: è quasi scontato simpatizzare per una ragazza così bella e delicata.
La simpatia peraltro è aumentata dalla maternità.

Sayid: pure lui non era esattamente uno stinco di santo, ex miliziano iracheno e torturatore della Guardia Nazionale. Però pare essersi pentito del suo passato, e ora sembra una brava persona...

Richard: a proposito di chi è buono e di chi è cattivo, oppure a proposito di personaggi misteriosi, questo Richard pareva non avere un ruolo di primo piano, e invece praticamente c’è sempre, sia quando i superstiti arrivano sull’isola, sia quando gli Altri e i Dharma si scontrano, sia quando Locke era appena bambino… e il bello è che lui è sempre uguale!
Su di lui mi attendo dunque grandi rivelazioni...

Jack: ma sì, dai, pure Jack mi è simpatico. Benché all'inizio tenda a sembrare un po' troppo boyscout per i miei gusti, mentre alla fine tenda a fare troppo il leader prepotentino.
Però è una brava persona, dai.

E voi, chi preferite?
Io mi fermo qui, visto che ho già scritto abbastanza.
Se non avete ancora visto Lost, fate come me: procuratevi i primi episodi e vedete se vi piace.

Fosco Del Nero

ADDENDUM (30/03/18): mi sto rivedendo la serie a distanza di molti anni (dieci, addirittura). Se già prima erano evidenti alcuni riferimenti di tipo esistenzial-spirituale, tra cristianesimo e induismo, tra sacerdoti e progetto Dharma (per chi non lo sapesse, il dharma è il percorso evolutivo cui è chiamata la singola persona), tra statuette della Madonna e il saluto "namasté", tra la croce ansata e il simbolo dell'i-ching, tra destino e libri di Castaneda (Una realtà separata... manco a dirlo), tra la maglietta con su scritto "Peace and karma" e il simbolo della bilancia del giudizio, tra scacchiere e altri giochi con pedine bianche e nere (simbolo di forze opposte e duali), senza parlare poi dell'asse centrale della serie, il conflitto tra ragione e fede nei due personaggi di Jack e John (ossia Giacomo e Giovanni, fratelli nei Vangeli, come di fatto sono fratelli Jack e John: son quasi sempre in disaccordo, ma si rispettano l'un l'altro), col senno di poi tale sensazione è ulteriormente rafforzata: la serie è stata progettata da qualcuno con forti interessi e conoscenze di tipo esistenziale, al di là poi di quello che ha voluto comunicare con la serie stessa (peraltro poi spunta fuori anche Jacob, ossia Giacobbe, altro importante nome biblico, associato inoltre a una cultura di stampo egizio). A proposito, il padre di Jack si chiama Christian Shepard, ossia "Pastore cristiano".
Solo così si spiegano frasi come: "Un'attenta osservazione è l'unica chiave per una vera e completa consapevolezza" (frase da manuale di corso di risveglio).
O come: "Non c'è nient'altro; siamo chiusi dentro una palla di vetro con la neve. Non esiste il mondo esterno; non c'è via di fuga; è tutto nella tua mente".
O come: "Non c'è niente di reale".
O come: "Non c'è niente che tu possa fare per loro adesso; prima devi fare chiarezza con te stesso".
O come: "Stiamo andando tutti nello stesso posto".
O come: "Io non scapperò, perché non c'è un posto dove andare".
O come: "Siamo la causa della nostra sofferenza" (subito dopo l'immagine di un Buddha).
O come: "Siamo qui per guardare".
O come: "Cammina tra di noi, ma  non è uno di noi".
O come: "Noi cerchiamo qualcuno che ci ricordi che siamo qui per motivi ben più importanti".
O come: "Queste cose mi sono dovute succedere: era il mio destino".
O come: "Ci vediamo in un'altra vita, fratello".
O come: "Noi non esistiamo".
O come: "Quando eravamo qui prima ho passato tutto il mio tempo a cercare di sistemare le cose. Hai mai pensato che magari l'isola (=l'Esistenza) vuole sistemare le cose da sola? E che magari io ero solo d'intralcio?".
O come: "Tutti i soldi del mondo non riempiranno quel vuoto dentro di te".
O come: "Questa non è casa tua. Ci hai solo vissuto per un po'".
O come: "Io sono un prigioniero. Sono prigioniero da così tanto tempo che non ricordo neanche come ci si sente ad essere liberi".
O come: "Come abbiamo fatto a non vederlo prima? Immagino che sia perché non lo stavamo cercando".
O come: "Non hai altra scelta: prendi il calice e bevi."
O dialoghi come: "Tu sei morto?"
"Intendi in senso figurato?"
"No, in senso letterale: siamo tutti morti, e questo, tutto questo, non è ciò che pensate che sia."
O come: "Per ogni uomo c'è una bilancia. Da un lato della bilancia c'è il bene, dall'altro lato il male".
O come: "Cosa c'è laggiù?"
"Luce. La luce più calda e luminosa che abbiate mai visto o sentito."
"E' bellissima."
"Lo è davvero; un po' di questa stessa luce si trova all'interno di ogni uomo."
O come: "Cosa c'è là sotto?"
"Vita. Morte. Rinascita. E' la sorgente."
O come: "Andiamo tutti nello stesso posto".
O espressioni estemporanee tipo "John, devi morire" e "Bello, vedi di svegliarti; hai molto lavoro da fare".
O pure frasi sibilline tipo questa: "Per gli Altri era obbligatorio imparare il latino: la lingua degli Illuminati".
Oppure scene come quella in cui Hugo vede un personaggio immaginario che gli dice che tutto ciò che lo circonda è un sogno, comprese le persone intorno a lui, sue creazioni, e che l'unico modo per uscire da sogno è uccidersi (=far morire la personalità che sta sognando). Gli esempi avrebbero potuto essere tantissimi, ma non mi sono preso la briga di segnarmi tutto, per cui accontentatevi di questi accenni. Peraltro, il fatto stesso che l'opera tratti temi esistenziali è certificato dal alcuni dei protagonisti hanno i nomi di grandi filosofi del passato: Locke, Rousseau, Hume, Burke, Bentham. Così come di scrittori, imprenditori, banchieri, economisti, fisici, chimici, psicologi, personaggi narrativi: Austen, Ford, Lloyd, Smith, Faraday, Rutherford, Alpert, Sawyer. L'intento è quello di citare la cultura, la ricerca e il pensiero dell'umanità il quale ha indagato a lungo la natura della realtà.
La natura della realtà dell'isola pare essere la seguente (anche se gli autori stessi hanno mischiato le carte a riguardo): si tratta di un luogo di mezzo, una sorta di purgatorio in cui le varie anime sono state parcheggiate in attesa di redimersi, ossia di purificarsi dalle loro energie interiori basse. Infatti, tutti i protagonisti hanno scheletri nell'armadio e un passato moralmente discutibile o comunque difficile e pesante. Peraltro, a un certo punto vien loro detto a chiare lettere che il relitto dell'aereo, con tutti i cadaveri dentro, è stato ritrovato in mare aperto... e vien loro detto da una persona che è appena precipitata in mare, e che poi si è ritrovata per miracolo sull'"isola". Un altro personaggio che compare sull'isola all'improvviso lo dice apertamente: aveva appena avuto un grave incidente automobilistico negli USA, teoricamente dall'altra parte del mondo, aveva perso conoscenza... e pure lui si risveglia sull'isola, in buona salute peraltro, ma prima che possa dire dove loro si trovino viene zittito. Un altro personaggio, in seguito, lo dice ugualmente in modo chiaro: "Questo posto è la morte". E un altro ancora, parlando di una ragazza appena morta, afferma che: "Lei è passata oltre, e noi siamo rimasti".
Insomma, l'isola simbolicamente è la terra di mezzo, il luogo di mezzo, in cui le anime che ne hanno bisogno rimangono a purificarsi prima di procedere oltre nel loro percorso. Ma se pure si trattasse di un luogo fisico e non di un luogo metaforico (come gli autori da un certo punto in avanti hanno impostato), pare essere un posto in cui le persone vanno a espiare i loro peccati... e d'altronde il significato del dharma è proprio quello: la legge cosmica e il percorso personale di evoluzione. D'altronde lo stesso Ben, la persona che ne sa più di tutti sull'isola (perlomeno all'inizio, poi subentrano altri "esperti"), parlando di essa dice: "Volevo rispondere di ciò che avevo fatto, volevo tornare per essere giudicato". A confermare tale ipotesi da "samsara" (il ciclo delle rinascite fino a illuminazione conquistata), in un'altra circostanza di un personaggio vien detto: "E' un torturatore che spara ai bambini: di certo si merita un altro giro sulla giostra". La metafora della bilancia non a caso compare diverse volte.
Anche la scena finale dell'ultima puntata (ambientata in una chiesa "multiconfessionale", coi simboli del cristianesimo, dell'induismo, del buddhismo, dal taoismo, dell'ebraismo e dell'islam) parla chiaramente di tematiche spiritual-esistenziali, nonché di morte e di punto di passaggio, e inoltre è molto bella nell'evidenziare come i protagonisti dell'isola, e per analogia tutti gli esseri umani, a livello animico si utilizzino a vicenda per i rispettivi percorsi evolutivi (e che come anime sono tutti amici fraterni, nonostante nella vita terrena se ne siano fatte di tutti i colori).
Tuttavia, il mistero più grande di Lost, tra tutti quelli proposti, rimane uno: perché a interpretare il ruolo di un iracheno ci hanno messo un attore che è evidentemente indiano?? Son proprio etnie e fisicità differenti: colore della pelle, altezza, adiposità del corpo, spigolosità del viso, anche l'accento. Misteri della fede.



Titolo: Lost (Lost).
Genere: avventura, fantastico, psicologico, esistenziale.
Ideatore: J.J. Abrams, Damon Lindelof, Jeffrey Lieber.
Attori: Matthew Fox, Evangeline Lilly, Ian Somerhalder, Maggie Grace, Dominic Monaghan, Jorge Garcia, Harold Perrinau, Josh Holloway, Terry O’Quinn, Daniel Dae Kim, Yunjin Kim, Yunjin Kim, Emilie de Ravin, Naveen Andrews, Michelle Rodriguez, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Cynthia Watros, Michael Emerson, Elizabeth Mitchell, Henry Ian Cusick, Jeremy Davies.
Anno: 2004-2010.
Voto: 9.
Dove lo trovi: qui.

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