La classe non è acqua.
Cinematograficamente parlando, è un concetto su cui mi sono trovato a riflettere in passato per alcuni registi che apprezzo molto, per quanto per motivi e generi filmici differenti (tra gli altri, Hayao Miyazaki, David Cronenberg, Stanley Kubrick, David Fincher, Francis Veber, o per esempio il nostro Paolo Virzì), e che mi trovo a ripercorrere anche stavolta, per un film d’animazione che si è rivelato un vero gioiello.
Il regista in tal caso è Michel Ocelot, che avevo avuto modo di apprezzare per il delizioso e caratteristico Kirikù e la strega Karabà e che mi sono ritrovato di fronte anche questa volta, peraltro in modo non programmato; solo durante i titoli di coda, difatti, mi sono reso conto della paternità dell’opera.
Come per il caso precedente (tra l’altro di Ocelot ho recensito da poco anche Kirikù e gli animali selvaggi, tuttavia meno bello del suo predecessore), anche Azur e Asmar è un prodotto sui generis, sia per il tratto grafico, molto lontano dai modelli di animazione tipici, tanto all’occidentale (si vedano Disney e Pixar) quanto all’orientale (si veda lo Studio Ghibli), sia per la sceneggiatura, ambientata in un non meglio precisato luogo dell’Africa settentrionale (dopo un'introduzione "europea").
Azur e Asmar comincia un po’ in sordina, se devo essere sincero, con la storia che non avvince da subito e una grafica che ci mette un po’ a risultare familiare e godibile allo spettatore.
Inoltre, anche gli antefatti con protagonisti la nutrice e i suoi due piccoli, Azur e Asmar (il secondo suo vero figlio e il primo figlio di un ricco signorotto europeo cui lei fa da balia), non ispirano particolarmente.
Le vicende, tuttavia, si vivacizzano dopo l’incipit, con Azur ormai grande, diviso da lungo tempo dal fratello adottivo e dalla nutrice e ora impegnato in un viaggio alla ricerca della Fata dei Jinn, della quale la nutrice aveva parlato a lui e ad Asmar quando erano bambini.
In tale viaggio, più simile in realtà a un’epopea, egli incontrerà alcuni personaggi, come il mendicante Rospu o la principessa Shamsus, entrambi a loro modo memorabili.
Il suo viaggio acquisirà un senso quando…
Azur e Asmar è uno dei migliori film di animazione che abbia mai visto, e anzi dalla frase si potrebbe pure togliere il complemento di specificazione, data la qualità del prodotto, vera e propria fiaba messa su schermo, tra colori, magia, morale e avventura.
C’è tutto, ed è tutto messo bene, compreso un finale veramente scintillante e divertente, che tra l’altro rappresenta un bellissimo messaggio contro il razzismo e più in generale può essere visto come un invito alla riconciliazione delle dualità opposte (bianco/nero, Oriente/Occidente, maschio/femmina), vero motore centrale del film.
Che il film abbia un significato di tipo educativo/esistenziale si nota poi in tanti simboli che appaiono di quando in quando nel film: piramidi, porte gemelle, chiavi e serrature, occhi di profilo, il simbolo del quarto chakra (oltre che simbolo evolutivo in generale... anche se qua appare formalmente nella veste di simbolo della nazione di Israele, fatto che peraltro è un paradosso storico), draghi, colonne appaiate, pavimento a scacchi, tenebre che diventano luce, e c'è persino il volto di Gesù... senza contare che il film si conclude precisamente con l'unione degli opposti, obiettivo di qualunque percorso evolutivo.
Che il film abbia un significato di tipo educativo/esistenziale si nota poi in tanti simboli che appaiono di quando in quando nel film: piramidi, porte gemelle, chiavi e serrature, occhi di profilo, il simbolo del quarto chakra (oltre che simbolo evolutivo in generale... anche se qua appare formalmente nella veste di simbolo della nazione di Israele, fatto che peraltro è un paradosso storico), draghi, colonne appaiate, pavimento a scacchi, tenebre che diventano luce, e c'è persino il volto di Gesù... senza contare che il film si conclude precisamente con l'unione degli opposti, obiettivo di qualunque percorso evolutivo.
In tutto ciò, fa sorridere pensare che il film è stato osteggiato per una lievissima scena di nudo, con la nutrice che allatta i due piccoli, disavventura peraltro capitata anche a Kirikù e la strega Karabà.
Come fa sorridere il fatto che Azur e Asmar non ha avuto il successo che avrebbe meritato (certamente più dei pur discreti Wall-E e compagnia bella).
Insomma, il mio consiglio spassionato è di non perdervi questo piccolo gioiello del cinema, gioiello tanto nell'estetica quanto nell'intrattenimento e nell'insegnamento.
Chiudo con alcune frasi tratte dal film.
Chiudo con alcune frasi tratte dal film.
"Dando la colpa agli altri non farete molta strada."
"Quando un cavallo si comporta male, la colpa non è mai del cavallo, ma sempre del cavaliere."
"Ma insomma, tu sei cieco e devi farti guidare."
"Ma è quando non vengo guidato che scopro le cose."
"Ti avrà mentito e derubato e insultato il paese che lo ospita, per farti smarrire la via come lui ha smarrito la sua."
"Ognuno ha il proprio turno per vivere e per rendersi utile."
"Ma insomma, tu sei cieco e devi farti guidare."
"Ma è quando non vengo guidato che scopro le cose."
"Ti avrà mentito e derubato e insultato il paese che lo ospita, per farti smarrire la via come lui ha smarrito la sua."
"Ognuno ha il proprio turno per vivere e per rendersi utile."
"Gli ostacoli erano previsti: accrescono la mia determinazione."
"Avete fatto presto a trasformarvi in schiavi."
Fosco Del Nero
Titolo: Azur e Asmar (Azur et Asmar).
Genere: fantastico, avventura, animazione.
Regista: Michel Ocelot.
Anno: 2006.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.