Evidentemente questo è periodo propizio per i film di animazione, considerato che ne sto vedendo parecchi, e peraltro con buoni risultati, data la qualità riscontrata in alcuni (penso per esempio ad Azur e Asmar, recensito di recente).
Anche in questo caso siamo di fronte a una produzione di origine francese, col regista dell’opera che risponde al nome di Philippe Leclerc.
L'opera, viceversa, porta il nome de I figli della pioggia, ed è un’opera che vale veramente la pena di essere vista.
Peraltro, mi stupisco ogni volta del fatto che, animazione o meno che sia, i film piatti e commerciali sono conosciuti da tutti (me compreso, nella gran parte dei casi, perché è quasi impossibile non aver mai sentito nominare qualcosa che viene molto reclamizzato), mentre molti film di valore passano inosservati, probabilmente perché troppo profondi o ricercati per mietere successi al botteghino.
Azur e Asmar è uno di questi ultimi esempi, così come lo è I figli della pioggia, una storia dal sapore epico veramente bene eseguita.
Ecco la trama: i Pyross e gli Hydross sono due popoli in guerra, con la natura stessa che pare averli messi l’uno contro l’altro per via delle loro specificità: i primi adorano il sole e il fuoco, e muoiono a contatto con l’acqua (infatti vivono all’interno di un’enorme città-stato); i secondi invece adorano pioggia e acqua, mentre la luce del sole li pietrifica in statue.
Tutto scorre su questi binari, apparentemente immutabili, fino a quando Skan, giovane pyross, si innamora di Kallisto, bella e giovane hydross.
Sembra ripetersi la storia di Romeo e Giulietta, finché…
I figli della pioggia è una storia con diverse anime: si parla d’amore, si parla di razzismo, si parla di diversità e cooperazione (interessante come molti film d'animazione francesi, si vedano per esempio Kirikù e la strega Karabà o lo stesso Azur e Asmar, abbiano dentro di sé dei forti messaggi contro il razzismo; probabilmente per via della società francese, assai meticciata per contingenze storiche con Maghreb e isole centroamericane), e si parla in generale di dualità che si riuniscono, che siano dualità micro (il maschio e la femmina) o dualità macro (due razze, due mondi diversi e apparentemente opposti, giorno e notte, luce e buio, fuoco e acqua).
Per andare ancora più nello specifico, nel film si parla di un'energia originaria unitaria, simboleggiata da un drago, che poi si scinde in due, creando un mondo duale.
Per andare ancora più nello specifico, nel film si parla di un'energia originaria unitaria, simboleggiata da un drago, che poi si scinde in due, creando un mondo duale.
Non a caso, il film è bello fuori ed è bello dentro, tanto apprezzabile a livello di animazione quanto a livello di trama e valore educativo.
E, ripeto, sorprende che prodotti di tale qualità passino sotto silenzio, mentre il successo di altri sia dettato non dal loro valore intrinseco, quanto dal tamtam mediatico.
Una curiosità: I figli della pioggia non tratta tematiche cospirazionistiche, ma la citazione di draghi, divinità primigene, serpenti, manipolazione mediatica, gruppo elitario di sacerdoti-politici definito come "casta degli “Illuminati”, la figura del "ladro di anime" (chiamato anche "il grande separatore", ciò che praticamente è la traduzione della parola greca "diábolos", il diavolo, "colui che separa"... che infatti nella storia è la causa di tutti i problemi, in primis la separazione e l'inimicizia tra le due razze), lascia intendere che gli autori abbiano qualche interesse o conoscenza in tale direzione.
A proposito, il suddetto "grande separatore", un umanoide dalla fattezze di rettile, a un certo punto vien detto che "è posseduto".
Altra curiosità: praticamente è citato anche Il profeta di Kahlil Gibran: dal "popolo di Orfalese" al "popolo di Orphales", con pronuncia quasi identica, il passo è molto breve, ulteriore indizio del fatto che chi ha creato l'opera aveva degli interessi di genere esistenziale.
Curiosità finali: viene mostrato un simbolo che ricorda molto quello del tao, con i due opposti che si contrappongono ma che al contempo si intersecano anche; la riunificazione finale ha luogo quando i due elementi opposti del gioco della dualità si riuniscono; la statua che simboleggia la riunione dei due opposti che si riuniscono rappresenta una figura umanoide ma serpentesca seduta nella posizione del loto... e che peraltro dopo la riunificazione si eleva in cielo, con tanto di ali di luce, con l'energia serpentesca kundaliniana finalmente risvegliata (e difatti dabbasso le energie yin e yang si stanno baciando-unendo).
Altra curiosità: praticamente è citato anche Il profeta di Kahlil Gibran: dal "popolo di Orfalese" al "popolo di Orphales", con pronuncia quasi identica, il passo è molto breve, ulteriore indizio del fatto che chi ha creato l'opera aveva degli interessi di genere esistenziale.
Curiosità finali: viene mostrato un simbolo che ricorda molto quello del tao, con i due opposti che si contrappongono ma che al contempo si intersecano anche; la riunificazione finale ha luogo quando i due elementi opposti del gioco della dualità si riuniscono; la statua che simboleggia la riunione dei due opposti che si riuniscono rappresenta una figura umanoide ma serpentesca seduta nella posizione del loto... e che peraltro dopo la riunificazione si eleva in cielo, con tanto di ali di luce, con l'energia serpentesca kundaliniana finalmente risvegliata (e difatti dabbasso le energie yin e yang si stanno baciando-unendo).
La suddetta statua serpente parla anche, e a un certo punto dice: "È il vostro amore impossibile che ha sconfitto il ladro di anime. È la congiunzione dei contrari che vi ha liberato. Essa libererà anche voi, Figlio della Luce, Figlia della Pioggia. Questo lago d'oro è il vostro futuro: entrandovi, ristabilirete l'ordine cosmico".
Poi viene detto anche: "Allora il grande drago cosmico ritroverà il suo posto fra le stelle".
Tutto piuttosto chiaro, e persino oltre il simbolo, dal momento che viene detto a voce alta.
Altro dettaglio: dopo che la riunificazione viene effettuata, le debolezze delle rispettive razze-energie spariscono: il Figlio della Luce non ha più paura dell'acqua, e la Figlia della Pioggia non ha più paura del fuoco... ossia, l'elemento solare-maschile non teme più l'elemento femminile, e l'elemento lunare-femminile non teme più l'elemento maschile, proprio perché i due poli opposti sono stati ormai riuniti, esattamente come il simbolo simile al tao mostrava all'inizio della storia. Nel momento in cui si ottiene l'unità, i problemi spariscono, letteralmente.
Siamo vicini alla magnificenza.
Insomma, I figli della pioggia è a dir poco un eccellente prodotto, una di quelle eccellenze valide sia come opera d'intrattenimento, sia come opera educativa, e per gli adulti e per i piccoli. Difficile immaginare un prodotto d'animazione più valido e bello.
Fosco Del Nero
Titolo: I figli della pioggia (Les enfants de la pluie).
Genere: animazione, sentimentale, fantastico.
Regista: Philippe Leclerc.
Anno: 2003.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.