Happy feet è un film che mi ha colpito piacevolmente, e questo nonostante le animazioni occidentali in stile Disney o Pixar non siano il mio genere preferito: trovo difatti che molte di esse siano poco originali e un po’ superficiali (e questo anche senza contare i processi per messaggi subliminali violenti e sessuali in cui è stata coinvolta la Disney in passato).
In tal senso, preferisco di gran lunga l’animazione nipponica (per esempio, dico senza mezzi termini che chi non apprezza Miyazaki difetta per forza o di immaginazione o di dolcezza o di intelligenza, non vi sono altre possibilità), oppure le produzioni occidentali indipendenti e particolari, come gli spettacolari Azur e Asmar, Kirikù e la strega Karabà, I figli della pioggia (che peraltro in moltissimi punti è stato saccheggiato dal più blasonato Avatar).
Ok, ok, ma perché mi ha colpito Happy feet?
Molto semplice: perché dietro la facciata innocua di un film per famiglie ricco di gag e canzoni nasconde uno strato profondo ma importante di film di denuncia sociale.
Addirittura?
Beh, detta così sembra si tratti di un film di protesta, cosa che non è, purtuttavia la trama affronta in modo assai intelligente, per quanto assai metaforico, argomenti come la diversità, il conformismo, la chiusura mentale, le convinzioni sociali, la religione, la dittatura politica.
Inoltre, il film consiglia senza mezzi termini di seguire la propria voce interiore.
Inoltre, il film consiglia senza mezzi termini di seguire la propria voce interiore.
Temi non da poco, ne converrete.
Anzi, a dirla tutta Happy feet sembra la versione animata e comica de Il gabbiano Jonathan Livingston, celebre libro di crescita personale-spiritualità.
Leggere per credere.
Oppure credetemi anche senza leggerlo, ché fate prima.
Ad ogni modo, ecco in grande sintesi la trama di Happy feet: Mambo è un pinguino imperatore un po’ particolare: a differenza dei suoi colleghi di specie, tutti ottimi cantanti (soprattutto Gloria, la pinguina di cui è innamorato), egli è stonato come una campana, e possiede invece il talento del ballo.
In effetti, sembra il Fred Astaire del Polo Sud… peccato che agli altri pinguini del ballo non importi nulla, e anzi la sua diversità dal resto della comunità lo porta ad essere dileggiato da tutti, suo padre compreso, cosa che lo condurrà prima a una sorta di ostracismo sociale e poi a una straordinaria avventura di ricerca, che diventerà anche un percorso di crescita personale nonché, una volta alla “resa dei conti”, di evoluzione sociale collettiva.
Tecnicamente il film è impeccabile: la realizzazione animata è fantastica, come ottima è la colonna sonora, praticamente composta interamente da evergreen dei decenni passati, lasciati in lingua originale e quindi cantati dai vari Robin Williams, Brittany Murphy, etc.
Da citare anche l’ottimo doppiaggio in italiano, con le varie specie caratterizzate ottimamente, e spesso con diversi accenti (ad esempio, con accento ispanico).
Non stupisce in tal senso il grande successo di Happy feet nei cinema Usa (200 milioni di dollari), bissato in parte anche in Italia (5 milioni di euro).
Consigliato.
Fosco Del Nero
Titolo: Happy feet (Happy feet).
Genere: animazione, commedia, musicale.
Regista: George Miller II.
Anno: 2006.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.