Chi mi legge da tempo credo ormai abbia compreso una cosa, la quale è la mia promessa implicita nel momento in cui scrivo recensioni: mi importa poco il nome del film o del regista o dell’attore, e i miei voti si basano solamente sul senso di piacere/piacevolezza evocato dal film, sensazione che poi motivo in recensione, cercando di far capire al lettore cosa può aspettarsi dal film e se eventualmente può piacere a lui, nonostante a me non sia piaciuto o viceversa.
Ergo, il fatto che ora stia recensendo uno dei film più importanti della storia, ossia Metropolis di Fritz Lang, non mi porterà certo ad attribuirgli ipso facto un 9 di voto, come fanno molti pseudocritici per darsi un tono e per far finta di capirne di cinema.
Intendiamoci, anche io faccio finta di capirne, però almeno non do 9 a un film solo perché è “storico”.
Ma andiamo con ordine: Metropolis è un film muto girato nell’ormai lontanissimo 1927 dal regista austriaco Fritz Lang e ambientato nel 2026, quindi un secolo dopo.
È una delle opere principali del cinema espressionista ed è stato un precursore di molti altri capolavori, tanto del cinema quanto della narrativa, da Blade runner a Brazil per il primo, da 1984 a Il mondo nuovo per la seconda.
Ben prima di Orwell e del suo 1984 (scritto nel 1948), Lang immagina una società gerarchica e completamente controllata, con una classe di padroni, sfruttatori, e una classe di servi, sfruttata e tenuta all’oscuro di tutto, utile solo a mantenere in vita i privilegi dei ricchi.
Ricchi che governano tutta Metropolis dalla Torre di Babele, un edificio magnificente al centro della città, un luogo dalla skyline tuttora avveniristica e che nel 1927 doveva apparire probabilmente quasi folle (per l’epoca il film era una meraviglia tecnologica).
Negli uffici centrali risiede Johhan Fredersen, l’uomo più potente tra tutti, tanto altezzoso nel suo potere quanto suo figlio Freder si dimostra sensibile e di mente aperta, tendente a solidarizzare con la situazione delle classi povere.
In una delle sue missioni in incognito, nelle catacombe in cui si riuniscono gli operai, egli si avvicina a Maria, una sorta di oratrice (che però sembra più una profetessa-sacerdotessa, anche per il luogo in cui si trova) la quale predica l’amore, l’unione delle classi sociali e l’avvento di un "mediatore" che riunirà ricchi e poveri.
Maria, peraltro, somiglia molto a Hel, la madre di Freder, morta durante il parto e vecchia fiamma dello scienziato Rotwang, a cui però la donna ha preferito il politico Johhan Fredersen.
Tutti questi personaggi avranno un ruolo importante nella storia, in un crescendo rossiniano. E, forse non a caso, il film è strutturato come un’opera teatrale, con un lungo prologo, un intermezzo e un furioso finale.
Da sottolineare che, a posteriori, Fritz Lang ha ripudiato il finale del film, che era stato scritto da Thea von Harbou, al tempo sua collaboratrice, pochi anni dopo divenuta sua moglie e dopo qualche anno ancora diventata ex moglie, soprattutto a causa del fatto che lei entrò nel partito nazista, cosa poco gradita a Lang.
A proposito del partito nazista, Hitler era un grande ammiratore di Metropolis (e come avrebbe potuto non esserlo?), ma il film stesso al tempo ebbe delle recensioni veramente poco lusinghiere, tanto da avere sulle prime uno scarso successo e anzi essere definito da Orson Wells (regista dell’altrettanto storico La guerra dei mondi) come “uno dei peggiori film mai fatti”.
Altra considerazione che è doveroso fare: Metropolis è un concentrato di riferimenti al mondo dell’occultismo e dell’esoterismo e, onestamente, la cosa mi ha molto sorpreso, perché non lo avevo mai sentito accostato a tali argomenti.
Ecco alcuni riferimenti piuttosto palesi:
- la Torre di Babele ricorda la Statua della Libertà con la corona di raggi e la fiaccola, statua che a sua volta è stata costruita da un noto massone e che è un’effige della regina Semiramide, anch’essa babilonese,
- il nome di Maria non è simbolico: da un lato riecheggia la madre di Gesù; dall'altro lato l’iconografia di Maria è stata realizzata su quelle precedenti di Ishtar, Astarte, Iside, Venere, Artemide e Semiramide stessa, fino alla Columbia esportata negli Stati Uniti e che appare nei film dell’omonima casa produttrice (con un’icona praticamente identica a quella della Statua della Libertà), oltre che nel distretto nel quale è stata sistemata la capitale federale, ossia la sede del potere,
- il Dio Moloch che divora alcuni uomini,
- i palazzi che sembrano formare una piramide (la stessa originaria Torre di Babele era una piramide ziggurat dedicata al dio Marduk),
- le croci bianche (la croce bianca è un simbolo ben precedente al cristianesimo),
- la colomba e il pesce (idem come sopra: la colomba era il simbolo della madre Semiramide, mentre il pesce era il simbolo del padre Nimrod; completava la “trinità” babilonese Tammuz, il figlio che si era sacrificato per salvare l’umanità),
- il pentacolo (uno enorme rivolto sia verso il basso e altri più piccoli con la punta verso l’alto),
- il riferimento all’Apocalisse di Giovanni,
- le catacombe,
- la cattedrale gotica e i gargoyle,
- infine, a proposito di gargoyle, gli occhi verticali di alcuni attori del film (questi mi hanno lasciato di stucco, ma senza dubbio deve trattarsi o di lenti a contatto o di un effetto speciale in voga nel 1927).
Ma lasciamo perdere tutto questo, e concludiamo il commento del film.
Non me lo sarei aspettato, trattandosi di un film muto (do molta importanza ai dialoghi), nonché di un film a cui mancano dei pezzi, ma Metropolis di Fritz Lang mi è piaciuto; ha tensione e passione e peraltro, pur con i limiti tecnologici derivanti dalla sua vetustà, si dimostra tuttora in qualche modo spettacolare.
Chiudo con poche frasi estratte dal film, la prima delle quali ne sintetizza il senso.
"Mente e braccia hanno bisogno di un mediatore.
Il mediatore tra la mente e le braccia deve essere il cuore."
"Lascia riposare i morti."
"Grande è il mondo e il suo creatore, e grande è l'uomo."
Fosco Del Nero
Titolo: Metropolis (Metropolis).
Genere: fantastico, fantascienza, drammatico.
Regista: Fritz Lang.
Attori: Alfred Abel, Gustav Fröhlich, Brigitte Helm, Rudolf Klein-Rogge, Fritz Rasp, Theodor Loos, Erwin Biswanger, Heinrich George.
Anno: 1927.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.