Ho visto tutti o quasi tutti i film di Woody Allen, e dico “tutti o quasi” perché ho perso il conto e non so di preciso se me ne manca qualcuno.
Di sicuro me ne mancava uno, in cui Woody Allen partecipava come attore, ma non come regista, cosa più unica che rara: il film in questione è intitolato Ho solo fatto a pezzi mia moglie (credo che l’unico altro film in cui Allen recita senza essere anche regista sia Provaci ancora, Sam).
La prima cosa che colpisce del film, diretto nel 2000 da Alfonso Arau (un regista minore noto solo per Il profumo del mosto selvatico), è il cast piuttosto cospicuo: oltre a Woody Allen (che ha recitato in troppi film per poterne citare pochi, ma giusto per la cronaca cito La dea dell’amore, Manhattan, Amore e guerra, Il dormiglione), abbiamo Sharon Stone (Basic instinct, Allan Quatermain e le miniere di re Salomone, Catwoman, Atto di forza), Kiefer Sutherland (Dark City, Melancholia, Riflessi di paura), David Schwimmer (Ross di Friends), Fran Drescher (Francesca de La tata), la nostra Maria Grazia Cucinotta (Il postino, Il mondo non basta), e inoltre un giovanissimo Joseph Gordon-Levitt (che si è fatto notare da piccolo nella serie Una famiglia del terzo tipo e da grande in 500 giorni insieme, Inception, Looper - In fuga dal passato, Sin City - Una donna per cui uccidere).
Insomma, il cast è di buon livello… anche se a mio avviso è clamorosamente mal sfruttato: l’unico in una parte adatto ad essa è, manco a dirlo, Woody Allen, mentre gli altri sono sistemati tutti in parti da macchietta o da comparsa.
Ma veniamo alla trama di Ho solo fatto a pezzi mia moglie: Tex Cowley (Woody Allen), un macellaio texano, in un impeto di gelosia uccide la moglie plurifedifraga Candy (Sharon Stone), nota in tutta la città per la sua attività amatoria extramatrimoniale, e poi ne occulta il cadavere.
Si perde un pezzo per strada, però, giacché l’aveva squartata, ossia la mano, la quale viene ritrovata da una vecchia cieca di un paesino messicano vicino al quale l’uomo aveva sepolto il cadavere (male, a quanto pare).
La donna riacquista immediatamente la vista, tanto che la mano, a seguito anche di altri miracoli improvvisi e straordinari, diviene presto famosa come la mano dei miracoli, tanto da attirare frotte di paesani e di turisti ansiosi di ricevere il loro miracolo.
In questo bailamme di eventi si inseriscono il sacerdote Leo Jerome (David Schwimmer), la prostituta Desi (Maria Grazia Cucinotta), il poliziotto Bobo (Kiefer Sutherland) e altri personaggi minori (come la “tata Francesca”, qua una suora, o il prelato che curiosamente è interpretato da colui che in Friends faceva il padre di Ross... produzione in famiglia a quanto pare).
La prima cosa che colpisce di Ho solo fatto a pezzi mia moglie è la scenografia piuttosto pacchiana, talmente tanto pacchiana da rendere pressoché certo il fatto che si trattasse di un fatto voluto, a mio avviso comunque poco efficace.
Ma in generale tutto il film sa di pacchiano: non ci si impegna nemmeno a motivare la questione del miracolo, mentre ci si impegna solo ad affidare battute a Woody Allen, nonché ad inscenare gag di vario tipo tra i vari personaggi della storia… ma sempre senza troppa qualità.
Il che mi ha reso piuttosto evidente come mai Alfonso Arau non ha fatto carriera come regista.
Tanto che una delle cose del film che mi è piaciuta di più è una frase dal sapore esistenziale, sparata nel mucchio:
“Dio abita in noi.
Se il corpo è il tempio, la chiesa ci segue dovunque.”
A parte questa, l’unico motivo per vedere il film è la sua dinamica vorticosità, che come detto però è un po’ confusa e un po’ grossolana.
Peccato.
Di sicuro me ne mancava uno, in cui Woody Allen partecipava come attore, ma non come regista, cosa più unica che rara: il film in questione è intitolato Ho solo fatto a pezzi mia moglie (credo che l’unico altro film in cui Allen recita senza essere anche regista sia Provaci ancora, Sam).
La prima cosa che colpisce del film, diretto nel 2000 da Alfonso Arau (un regista minore noto solo per Il profumo del mosto selvatico), è il cast piuttosto cospicuo: oltre a Woody Allen (che ha recitato in troppi film per poterne citare pochi, ma giusto per la cronaca cito La dea dell’amore, Manhattan, Amore e guerra, Il dormiglione), abbiamo Sharon Stone (Basic instinct, Allan Quatermain e le miniere di re Salomone, Catwoman, Atto di forza), Kiefer Sutherland (Dark City, Melancholia, Riflessi di paura), David Schwimmer (Ross di Friends), Fran Drescher (Francesca de La tata), la nostra Maria Grazia Cucinotta (Il postino, Il mondo non basta), e inoltre un giovanissimo Joseph Gordon-Levitt (che si è fatto notare da piccolo nella serie Una famiglia del terzo tipo e da grande in 500 giorni insieme, Inception, Looper - In fuga dal passato, Sin City - Una donna per cui uccidere).
Insomma, il cast è di buon livello… anche se a mio avviso è clamorosamente mal sfruttato: l’unico in una parte adatto ad essa è, manco a dirlo, Woody Allen, mentre gli altri sono sistemati tutti in parti da macchietta o da comparsa.
Ma veniamo alla trama di Ho solo fatto a pezzi mia moglie: Tex Cowley (Woody Allen), un macellaio texano, in un impeto di gelosia uccide la moglie plurifedifraga Candy (Sharon Stone), nota in tutta la città per la sua attività amatoria extramatrimoniale, e poi ne occulta il cadavere.
Si perde un pezzo per strada, però, giacché l’aveva squartata, ossia la mano, la quale viene ritrovata da una vecchia cieca di un paesino messicano vicino al quale l’uomo aveva sepolto il cadavere (male, a quanto pare).
La donna riacquista immediatamente la vista, tanto che la mano, a seguito anche di altri miracoli improvvisi e straordinari, diviene presto famosa come la mano dei miracoli, tanto da attirare frotte di paesani e di turisti ansiosi di ricevere il loro miracolo.
In questo bailamme di eventi si inseriscono il sacerdote Leo Jerome (David Schwimmer), la prostituta Desi (Maria Grazia Cucinotta), il poliziotto Bobo (Kiefer Sutherland) e altri personaggi minori (come la “tata Francesca”, qua una suora, o il prelato che curiosamente è interpretato da colui che in Friends faceva il padre di Ross... produzione in famiglia a quanto pare).
La prima cosa che colpisce di Ho solo fatto a pezzi mia moglie è la scenografia piuttosto pacchiana, talmente tanto pacchiana da rendere pressoché certo il fatto che si trattasse di un fatto voluto, a mio avviso comunque poco efficace.
Ma in generale tutto il film sa di pacchiano: non ci si impegna nemmeno a motivare la questione del miracolo, mentre ci si impegna solo ad affidare battute a Woody Allen, nonché ad inscenare gag di vario tipo tra i vari personaggi della storia… ma sempre senza troppa qualità.
Il che mi ha reso piuttosto evidente come mai Alfonso Arau non ha fatto carriera come regista.
Tanto che una delle cose del film che mi è piaciuta di più è una frase dal sapore esistenziale, sparata nel mucchio:
“Dio abita in noi.
Se il corpo è il tempio, la chiesa ci segue dovunque.”
A parte questa, l’unico motivo per vedere il film è la sua dinamica vorticosità, che come detto però è un po’ confusa e un po’ grossolana.
Peccato.
Titolo: Ho solo fatto a pezzi mia moglie (Picking up the pieces).
Genere: commedia, fantastico, grottesco.
Regista: Alfonso Arau.
Attori: Woody Allen, Sharon Stone, David Schwimmer, Kiefer Sutherland, Maria Grazia Cucinotta, Fran Drescher, Betty Carvalho, Brian Brophy, Enrique Castillo, Alfonso Arau, Joseph Gordon-Levitt.
Anno: 2000.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.