Di recente mi sono visto tanti film d’animazione, e con la recensione di oggi un altro si aggiunge alla lista: Il gigante di ferro, film diretto da Brad Bird nell’ormai lontano 1999, e tratto dal romanzo L'uomo di ferro del 1968, scritto da Ted Hughes.
Per i film d’animazione l’anno di produzione vuol dire molto, giacché ovviamente il fattore temporale va ad influire notevolmente sul livello tecnologico a disposizione dei creatori del film, e quindi del risultato finale.
Se il 1999 paga certamente dazio rispetto agli ultimi anni in fatto di animazione, devo però dire che tal distanza non si vede molto, anche perché Il gigante di ferro rinuncia fin da subito a stupire con effetti speciali, e pone l’accento su tutt’altro.
L’animazione è la classica animazione da “cartone animato”: fumettosa e colorata, tanto classica nella sua bidimensionalità da sembrare quasi un videogioco degli anni "90… e lo dico in senso buono.
Ecco la trama sintetica de Il gigante di ferro: per un motivo non meglio precisato un enorme robot metallico precipita sulla Terra, ovviamente negli Stati Uniti, ed è scoperto da Hogarth Hughes, un bambino assai vivace e sveglio.
Il problema è che il robot è davvero enorme, alto circa 30 metri, si nutre di metallo, e soprattutto è ricercato dal governo degli Stati Uniti, sotto forma dell’agente Kent Mansley, che tenterà in tutti i modi di trovarlo per distruggerlo, ingaggiando in questo senso una sorta di battaglia con Hogarth.
A dare una mano al ragazzino sarà Dean McCoppin, proprietario di una discarica di oggetti metallici, che peraltro converte in opere d’arte.
Il gigante di ferro è il contrario dei film d’animazione che si sono imposti nel mercato degli ultimi decenni: non punta sulla spettacolarità, non punta sulla comicità facile, non punta su personaggi stereotipati, non punta su banalità ed effetti emotivi facili, bensì ricorda i prodotti di tanto tempo fa: per certi versi semplici, ma con un tessuto emotivo piuttosto forte, e dall’impronta educativa ugualmente marcata.
Un prodotto delicato, insomma, affatto pacchiano, che potrà forse deludere i palati più grossolani, abituati ad azione sfrenata e a comicità immediata, ma che non potrà che piacere a chi apprezza le opere cinematografiche con contenuti umani ancor prima che tecnologici.
Insomma, Il gigante di ferro mi è piaciuto: non spiega il prima e non illustra il dopo, limitandosi a fotografare un pezzo del percorso, ma comunque è un buon film d’animazione, tanto per grandi quanto per piccoli… e non a caso ha ricevuto numerosi premi e nomination.
Fosco Del Nero
Titolo: Il gigante di ferro (The iron man).
Genere: animazione, fantastico, drammatico.
Regista: Brad Bird.
Anno: 1999.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.