L’assenza di Blade runner in un blog di un amante del cinema fantastico, e che da ragazzino si è letto migliaia di pagine fantascienza, cyberpunk compreso, era abbastanza grave… anche se va detto che ovviamente avevo già visto il film in passato, ma non da quando avevo aperto il blog, col risultato di cui sopra.
Ad ogni modo, eccoci qui, con la recensione riferiva alla versione “final cut”.
Iniziamo con lo spendere due parole per la “genesi” del film.
Il film è tratto, per quanto liberamente, dal romanzo di Philip Dick, del 1968, Il cacciatore di androidi. Per chi fosse interessato, ecco alcuni altri film tratti da romanzi di Dick: Atto di forza, A scanner darkly - Un oscuro scrutare, Minority report, I guardiani del destino, Screamers - Urla nello spazio, Impostor, Paycheck, Next.
Il regista, invece, è Ridley Scott, che in quegli anni ha mietuto un successo dietro l’altro, e in generi assai differenti tra di loro, segnalandosi come uno dei più grandi registi del periodo: parliamo di prodotti come Alien (fantascienza-horror), Legend (fantasy), Blade runner (fantascienza-cyberpunk), Thelma e Louise (drammatico). Tuttavia, il prosieguo della sua carriera non è stato all’altezza di quegli anni, e il regista, attivo ancora oggi, non ha prodotto altri capolavori, e anzi si è dedicato più alla produzione che non alla regia in prima persona.
Veniamo ora al cast del film, che contiene due nomi di grido per quei tempi: uno è Harrison Ford (dalla carriera che non ha bisogno di commenti, tra Star wars e Indiana Jones) e l’altro è Rutger Hauer (decisamente meno famoso, ma rimasto impresso nell’immaginario collettivo per due personaggi: quello di Blade runner e quello di Ladyhawke). Scarsina invece la presenza femminile: scarsa come quantità ma anche come fascino, devo dire, cosa che rende Blade runner un film soprattutto al maschile.
Ecco in sintesi la trama della storia: siamo in quello che allora era un abbastanza lontano futuro (dal 1982 al 2019), in una Los Angeles caotica, sporca e nevrotica.
Il livello tecnologico è enorme, con tanto di astronavi, macchine volanti, colonie su altri pianeti, e androidi umani talmente tanto simili al genere umano, nell’aspetto, nell’intelligenza e persino nell’apparato emotivo, da dover utilizzare sofisticati test per distinguerli dall’uomo.
Rick Deckard, vecchio agente dell’unità poliziesca Blade runner, fa il cacciatore di taglie: va in giro, trova i replicanti (così si chiamano gli androidi quasi identici all’uomo) e li “ritira”, ossia li uccide. In verità ha smesso con quell’attività, ma viene richiamato in servizio per seguire un caso particolarmente difficile: quattro androidi, capitanati dal duro Roy, sono fuggiti dalle colonie extramondo, dove venivano impiegati come forza lavoro, e si sono nascosti a Los Angeles. Il loro obiettivo è trovare il creatore dei loro corpi di androidi e chiedergli/costringerlo ad aumentare la loro durata di vita, che in verità è assai ridotta: solo quattro anni.
Il compito di Deckard invece è esattamente l’opposto: terminare le loro esistenze il prima possibile.
Peraltro, la stessa identità di Deckard è dubbia, come lasciano suggerire alcuni indizi.
Partiamo dalle basi, ciò che a mio avviso ha reso grande e famoso Blade runner, che non ebbe un grande successo al momento della sua uscita, ma che col senno di poi si è imposto come film culto, di un genere (la fantascienza) e di un periodo (gli anni “80): l’ambientazione. È molto bella e corposa, ed è questa che dà spessore al film, con la sua curiosa commistione tra mondo futuristico e lo stile degli anni “80: musica, pettinature, loghi di aziende in voga in quegli anni, come Atari o Bulova.
Anche trama e sceneggiatura sono interessanti, ma d’altronde dietro questo c’è la mano di Philip Dick, non uno qualunque.
I personaggi sono globalmente interessanti, anche se alcuni un po’ ingenui, e infatti su questo punto si scende di diverse tacche. Come si scende riguardo ai dialoghi, davvero altalenanti: a volte bene, a volte meno bene, con uno stile piuttosto naif.
Gli effetti speciali, in realtà non tantissimi, ovviamente scompaiono rispetto a quelli del giorno d’oggi, ma non è un problema: i film di valore invecchiano bene, al di là del loro anno di produzione. Penso, per citare quel periodo, a Labyrinth, a Ritorno al futuro, a Ghostbusters, a Dune, etc.
Nel complesso, Blade runner è un ottimo film. Non brilla per dinamismo e nei dialoghi, poteva esser meglio a livello di caratterizzazione dei personaggi, è totalmente assente sul piano dell’umorismo e per questo potrebbe risultare un po’ pesante e noioso per alcuni spettatori, ma globalmente è un ottimo film di fantascienza, che rende onore al periodo d’oro di Ridley Scott… per quanto personalmente considero più importante l’altro suo capolavoro di fantascienza, ossia Alien, anche per la sua simbologia (invasione esterna, possesso, parassitismo di una specie aliena).
Chiudo la recensione con un paio di frasi tratte dal film, dal vago sapore esistenziale (non molto vago, in realtà).
“Su svegliati, è ora di morire”
“Bella esperienza vivere nella paura, vero?
In questo consiste essere uno schiavo.”
Titolo: Blade runner (Blade runner)
Genere: fantascienza, azione, drammatico.
Regista: Ridley Scott.
Attori: Harrison Ford, Rutger Hauer, Sean Young, Edward James Olmos, M. Emmet Walsh, Daryl Hannah, William Sanderson, Brion James, Joe Turkel, Joanna Cassidy, James Hong, Morgan Paull.
Anno: 1982.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.
Genere: fantascienza, azione, drammatico.
Regista: Ridley Scott.
Attori: Harrison Ford, Rutger Hauer, Sean Young, Edward James Olmos, M. Emmet Walsh, Daryl Hannah, William Sanderson, Brion James, Joe Turkel, Joanna Cassidy, James Hong, Morgan Paull.
Anno: 1982.
Voto: 7.5.
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