Sono da ormai tanti anni un appassionato di animazione giapponese, per cui non appena vengo a conoscere un titolo che ha buona fama, vado a guardarmelo.
Lo Studio Ghibli viene naturalmente al primo posto, ma un’occasione la si concede a tutti, e stavolta è toccato alla casa di animazione Production I.G, al regista Hiroyuki Okiura e al film Una lettera per Momo.
Non è Studio Ghibli, ma poco ci manca, almeno nelle intenzioni dei produttori: la protagonista ricorda la bambina de La città incantata, gli spiriti-mostri che compaiono nel film ricordano anch’essi il mondo Ghibli, e il generale tutta l’opera vorrebbe inserirsi in quel filone.
La suddetta casa di produzione, peraltro, ha collaborato con lo stesso Studio Ghibli in alcuni titoli, tra cui La città incantata e Il castello errante di Howl, cosa che spiega alcune somiglianze di stile.
Il problema, detto molto semplicemente, è che l’intento non è stato raggiunto, e anzi la differenza di energia, di qualità, è enorme.
Non è un discorso tecnico, giacché l’opera è stata eseguita bene sia negli sfondi sia nell’animazione, ma è una questione di direzione dietro le quinte: è l’anima che sta dietro alla storia che è molto diversa.
Andiamo con ordine, partendo dalla trama di Una lettera per Momo (persino il nome della protagonista è preso da un’altra opera, ossia Momo di Michael Ende): Momo ha undici anni, e sta attraversando un periodo difficile. Ha da poco perso il padre, e si è appena trasferita da Tokyo all’isoletta di Shio, tra campagna e mare, dove la madre Ikuko aveva passato parte dell’infanzia per curare la sua asma.
Alle difficoltà di ambientamento si aggiunge un problema non da poco: la bambina d’improvviso inizia a intravedere quelli che sembrano degli spiriti, che poi vede man mano più chiaramente… mentre le altre persone non li vedono e non li sentono.
Tali spiriti-demoni-mostri, di chiara impronta ghibliana, sono peraltro i responsabili dei numerosi furti di frutta e ortaggi che stanno avvenendo nell’isola, e di cui invece sono incolpati dei poveri cinghiali.
I tre spiriti, di nome Iwa, Kawa e Mame, sarebbero l’elemento vivacizzante, immaginifico e scombussolante della storia, ma purtroppo non riescono ad incidere, e fanno il paio con il personaggio di Momo, davvero poco interessante e anzi un po’ troppo melodrammatico… come è piuttosto melodrammatica l’intera storia, che punta a far leva su emozioni basse come pietà e tristezza… e sta proprio qui la differenza con i film di Hayao Miyazaki: questi ultimi ispirano e veicolano forza e coraggio, mentre Una lettera per Momo punta più banalmente al coinvolgimento emotivo basso (pietà, tristezza, compassione, etc).
Il fatto che il film abbia ricevuto numerosi premi e il consenso di pubblico, anche quello italiano, mi conferma il fatto che il grosso delle persone non sa distinguere le cose della vita, che siano film o libri o altro.
O, semplicemente, ha bisogno ancora di “cibo” un po’ denso e grossolano, e in tal senso va bene così.
Per conto mio, Una lettera per Momo e il regista Hiroyuki Okiura sono promossi nella tecnica, ma bocciati nella sostanza, che poi è ciò che importa di più.
Fosco Del Nero
Titolo: Una lettera per Momo (Momo e no tegami).
Genere: anime, animazione, fantastico, commedia.
Regista: Hiroyuki Okiura.
Anno: 2011.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.
Genere: anime, animazione, fantastico, commedia.
Regista: Hiroyuki Okiura.
Anno: 2011.
Voto: 5.
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